18
Mar
2010

L’euro-dracma continua, Germania batte Italia

L’eurodramma, anzi l’euro-dracma continua, con stile da iniziati appassionati di testi sanscriti. Tramontata la finta apertura tedesca a un Fondo Monetario Europeo da far finanziare ai soli Paesi a rischio, stamane Papandreu è tornato da Bruxelles a far appello al Consiglio europeo della prossima settimana, perché i capi di governo varino misure comuni per aiutare i Paesi a rischio.  Altrimenti, bisogna accettare che si rivolgano al FMI, ma in quel caso la questione si riporoporrebbe, perché i maggiori Paesi europei a cominciare dalla Germania sarebbero loro a Washington a  doversene ripartire i costi. Berlino è contraria anche a quello, naturalmente. L’Italia ha -saggiamente ma molto molto sommessamente – fatto presente con Tremonti all’Eurogruppo che occorrerebbe insieme accettare la via FMI ma unirvi una proposta europea di ribilanciamento dei pesi nazionali al suo interno, unendo le rappresentenze europee. Germania e Francia sono contrarie, naturalmente, pur essendo la Francia più vicina alla posizione italiana che a quella del niet tedesco a ogni proposta. Così oggi Berlino finge di riconsiderare l’idea di aiuti diretti ai greci. Mentre allo stesso modo finge di accelerare, sul fronte interno avvicinandosi il voto nella Nord Renania Westfalia, sulla via del taglio alle tasse che al rigorista-sociale Schauble piace per nulla.  Si capisce, messa così, che la partita interessi solo gli specialisti. Diverso è se consideriamo la partita vera, quella di cui i giornali nostrani parlano poco o nulla. In quella gara, la Germania sta facendo male innanzitutto  a noi italiani, prima che ai “poveri” greci e spagnoli. Ma Roma non se la sente, di sfidare Berlino.

La vera partita è tra grandi Paesi che sono in surplus su bilancia pagamenti, impegnati nella gara mercantuilista mondiale a esportare di più e dunque crescere di più nella ripresa del commercio mondiale.  La Germania corre per un surplus di 190-200 miliardi di dollari quest’anno, a fronte dei 285 della Cina e dei 290 della somma delle tigri asiatiche Taiwan-Corea del Sud-Giappone-Singapore-Hong Kong. Con l’euro la Germania ha guadagnato in un decennio circa il 35% di competitività sulle imprese italiane costrette a deflazionare i costi degli input reali senza più svalutazioni competitive, e crca il 20% sulla Francia. Con il no a ogni politica europea volta a riequilibrare surplus degli uni contro domanda interna a debito degli altri, la germania spinge tutti a dover ulteriormente deflazionare, doimi nuendo salari reali orari e domanda pubblica per evitare deficit e debito. I più colpiti, in quanto secondo Paese manifatturiero ed esportatore d’Europa, su specialità produttive analoghe a quelel tedesche anche se spesso a monir valore aggiunto, siamo proprio noi italiani. E’ questa la partita vera: quella che ci spinge a esportare meno. certo, per colpe del passato sul debito pubblico. Ma intanto significa minor crescita, per un Paese, il nostro, che già da dieci anni cresceva molto meno dei concorrenti.

Un governo italiano serio direbbe: bene, non protestiamo per il deficit pubblico che non possiamo fare, in quanto non lo faremmo comunque, e vista la posizione tedesca siamo ancor più costretti a riforme strutturali che abbassino i costi e migliorino la produttività. Riforme degli ammortizzatori sociali, del mercato del lavoro, delle pensioni, delle tasse e della spesa pubblica. Ma è esattamente quanto l’attuale governo non fa, e non promette nemmeno l’attuale opposizione (anzi, l’opposizione dice cose demagogico-popolari da accapponar la pelle, su tasse e spesa pubblica). Nella stasi governativa che vanta come successo semplicemente il giusto rigore pubblico ma senza riforme, l’Italia è la vera vittima dei tedeschi. Non mi stupisco, che la stampa non lo scriva. Bisogna leggerle sul Telegraph, le cose che ci toccano così da vicino.

You may also like

La veridica istoria della terribile Bolkenstein
Punto e a capo n. 53
L’Unione europea deve lasciarsi alle spalle la sua deriva dirigista, burocratica e ideologica
Punto e a capo n. 51

14 Responses

  1. lorenzo toglia

    Caro Giannino, tra l’incudine tedesca ed il martello asiatico, stiamo messi malissimo. Eppure, come ho dimostrato nella mia nota (da lei commentata positivamente), abbattere il debito pubblico, tagliare le imposte e rilanciare lo sviluppo è possibile utilizzando razionalmente e virtuosamente il nostro immenso patrimonio pubblico (mobiliare de immobiliare). Invece si apprestano norme volte a dilapidare questo patrimonio che forse costituisce l’ultimo estremo mezzo per uscire dalla stagnazione.
    Cari saluti

  2. Ha ragione Tremonti: Bersani nei manifesti elettorali parla di un’Italia che allo stato attuale non può esistere. Mancano i presupposti. Per sua fortuna sta all’opposizione ma se si ritrovasse a governare non potrebbe mantenere nulla di ciò che va promettendo.

  3. salvo88

    Caro dottor Giannino,
    sono frustato quanto lei per il vuoto informativo dei nostri media nazionali riguardo a quello che sta succedendo sui debiti sovrani (Grecia in primis). Anch’io come lei mi devo rivolgere alla stampa estera (per fortuna esiste internet!).
    in Italia la situazione non è molto buona.
    il problema dei conti pubblici italiani è tanto grave quanto sottovalutato. A pagare le conseguenze di questa politica (se non si dà da fare per diminuire la spesa pubblica) saranno le imprese e i lavoratori.
    comunque… ritornando sull’argomento grecia, essendo un sostenitore del libero mercato (anche dei debiti sovrani eheheh…), sono d’accordo con la politica tedesca: non possono essere i contribuenti europei (e più in particolare i tedeschi) a pagare per le scelte irresponsabili della politica greca. Se la Grecia ha sbagliato, paghi!
    dopodichè, volevo segnalare anche il fatto che la germania non può permettersi il salvataggio della grecia per due motivi:
    -1) la corte costituzionale tedesca ha giudicato insufficienti le misure di welfare della merkel e quindi il governo tedesco deve rimediare aumentando (in teoria) la spesa pubblica
    -2) la germania già quest’anno ha superato il patto di stabilità europeo fissato al 3% del rapporto deficit/PIL.

    alla luce di questi fatti, sono d’accordo con lei sul fatto che le imprese italiane perderanno competitività nel mercato europeo, però… se il mercato dei debiti sovrani non verrà distorto da qualche aiuto (anche lui sovrano), penso che l’euro si deprezzerà molto a vantaggio delle nostre imprese sul mercato globale. Visto che i cinesi non ne vogliono sentire niente di rivalutare lo yuan, penso che l’unica strada da percorrere per dare competitività alle imprese europee sul mercato globale sia appunto quello di lasciare naufragare la grecia e avvantaggiarci dalla svalutazione dell’euro. E’ vero che anche in questa partita le imprese tedesche saranno più competitive, però sempre meglio di niente.
    P.S. mi rendo conto anch’io che le mie conclusioni sono assurde però ho fiducia nel libero mercato

    distinti saluti

  4. Luca Salvarani

    Bell’articolo! Centra i problemi e, una volta tanto, richiama finalmente il governo alle sue enormi responsabilità! Meglio ancora sarebbe stato richiamare direttamente il ministro Tremonti, verso il quale i media mostrano sempre una insopportabile e “incomprensibile” accondiscendenza, invece di citarlo solo su una iniziativa che Lei concorda, e dunque in un certo senso riducendone la responsabilità.

    Sempre approposito di mezzi di informazione: volevo farvi notare un altro paradosso, che comunque tutti ben conoscete!
    Molti paesi stanno pianificando come ottenere nei prossimi anni DEFICIT più contenuti, e come ACCRESCERE il meno possibile il debito pubblico! Quindi anche volendo fare gli ottimisti e volendo credere a questi propositi, nonostante in passato siano stati completamente disattesi e nonostante questi stati abbiano falsificato i dati ingannando gli investitori e i loro concittadini, soggetti che spesso coincidono (non solo la Grecia!), si tratta comunque di dati PEGGIORI di quelli di oggi, o di un maggior e non minor debito per essere più concreti! Anzichè spiegare questa incontrovertibile realtà i media lasciano intendere non solo che ci sarà la ripresa ma che i problemi legati all’indebitamento andranno riducendosi quando è inevitabilmente vero il contrario! Io credo che finchè i cittadini non comprendono appieno la gravità della situazione, non ci saranno i margini per i politici di attuare quelle riforme strutturali cosi essenziali quanto impopolari, che Lei ha ricordato!

  5. mauro meneghini

    Nulla di strano che dopo dieci anni dall’introduzione dell’euro che ha spalmato, per via del differenziale fra interesse reale e tasso d’inflazione, la ricchezza dai paesi più ricchi ai paesei più poveri qualcuno dica basta. Probabilmente ma seriamente la Germania sta valutando l’uscita dall’euro. Gli accordi lo prevedono dovrebbe solo rimborsare i debiti fin lì presi in euro. Ma anche questo diventerebbe un ulteriore vantaggio in quanto la reintroduzione del marco vedrebbe una valuta che permanentemete si rivaluterebbe rispetto ad un euro infossato dal carovanserraglio dei bilanci nazionali delle rimanenti Nazioni europee.
    Insomma i tedeschi saranno cinici ed opportunisti ma forse si sono rotti di, noi italiani in primis, furbi.

  6. michele penzani

    …Come accennato nel finale d’articolo, è chiaro che la competitività del nostro Paese sarebbe rilanciata coi punti citati…Ma questo passa per una consapevolizzazione generale di ciò che gli italiani sanno fare, ma disatteso durante lo sviluppo socio-culturale dal dopo boom economico del dopoguerra in poi, riducendo le piccole imprese a fare il loro lavoro e vendere i loro prodotti quasi di nascosto al fisco.
    Come Giannino cita:”…Riforme degli ammortizzatori sociali, del mercato del lavoro, delle pensioni, delle tasse e della spesa pubblica -che il governo non fa-… l’opposizione dice cose demagogico-popolari da accapponar la pelle, su tasse e spesa pubblica”, vale a dire: la scelta del sistema fiscale, è sempre stata quella di punìre proprio quei consumi interni, in cui la produttiva Italia medio piccola e artigianale ha sempre eccelso e giustifica-giustificato la sua esportazione. Con un’aggravante industriale (e faccio un solo esempio automobilistico): oggigiorno i segmenti auto più produttivi sono quelli di fascia medio-alta (in media 18000euro per esemplare, contro gli 800 che percepisce la FIAT per una “500” venduta); ma sappiamo che proprio negli anni del “canto del cigno”’60-’70, in cui eccellevano ancora i prodotti Alfa e Lancia, con taluni marchi tedeschi all’inseguimento (Audi; BMW), le lotte sindacali e la percezione di quella che si identificava nella filosofia della classe operaia dell’epoca, erano più vicini alla mentalità “preud’hommiana” che la proprietà privata era un furto; immaginiamoci, poi, quanto questo contesto poteva aiutare le vendite interne di beni quali yacht; elicotteri; piccoli aerei; motoscafi ed altri beni di lusso per la cui progettazione-fabbricazione-vendita, la manifattura italiana è sempre stata leader…Con ripercussioni negative proprio nella perdita di posti di lavoro, diminuzione della competitività e bassi salari e consumi interni.
    Ormai in quel segmento si è persa la competitività, come si può dire di altre scelte industriali in ambito siderurgico, chimico ed energetico…Ripercuotendosi inevitabilmente sulla scelta del tipo di investimento infrastrutturale nazionale.
    Il risultato è che oggi è prevalentemente il settore la moda che detta legge nell’esportazione del “made in Italy”.
    Il problema per l’elettore liberale e il piccolo-medio imprenditore, unitamente all’artigiano, è quello che -nel panorama politico- si trovano essi ormai spiazzati nella scelta di chi dovrebbero votare, come ormai -ritengo- conclusasi la spinta berlusconiana (per colpa sua od impedimento politico resterà un dubbio che, all’elettore produttivo, in soldoni, non interessa)…Perchè nessuna delle parti politiche ha come progetto dichiarato -e senza vergogne di falsi “ipocrisismi demagogici”- quello della detassazione, o meglio l’applicazione di una sola aliquota fiscale senza categorie privilegiate e tutti gli altri punti dell’articolo sopracitato…
    Personalmente sono fiducioso…Se non altro perchè credo ci avviciniamo economicamente a quel “raschiamento del fondo del barile” che presto o tardi farà aprire gli occhi alle nostre istituzioni ed ai nostri politici…Speriamo lo capiscano anche i nostri magistrati.

  7. eonia

    Gentile Dott. Giannino,
    non sarà un caso che la grande potenza teutonica ha dalla notte dei secoli combattuto e vinto le sue guerre nell’interno di questa povera, divisa e superba Europa.
    Quand’anche occasionalmente le ha parse, casi rari e sporadici anche se di durata pluriennale, è ritornata sempre sul podio a chiedere il pagamento della sconfitta con gli interessi.
    E’ una costante storica, che caratterizza l’area, forse in virtù di qualche peculiarità antropologica superiore. Sarà la creatività o la disciplina?
    Comunque, questo groviglio e questo nodo gordiano dell’euro è stata tutta un’ispirazione teutonica per sole ragioni commerciali e non di beneficenza o per promozione mutualistica degli Stati membri.
    Infatti si è cautelata coi trattati a sua immagine e somiglianza.
    Dunque il niet odierno non è altro che il risultato della guida logica dell’ispirazione.
    Caso mai dovrebbero essere gli altri a recitare il mea culpa……anche perché la guerra è stata pacifica e soprattutto democratica.
    Cordialmente Eonia.

  8. azimut72

    A chi fa l’apologia della Germania faccio notare che basterebbe una svalutazione del dollaro (non impossibile) per mandare a …… tutti i surplus in giro per il mondo…e ciò che conterà sarà solo la solidità privata delle famiglie.
    La stessa crisi finanziaria attuale ci ha insegnato che ciò che era una eccessiva liquidità ieri, nel giro LETTERALMENTE di 24 ore, si può trasformare addirittura in crisi di solvibilità oggi.
    Inoltre, nel caso specifico della Germania, è bene tener conto che ha in pancia “tesori” non trascurabili (forse se la gioca con il Giappone) di debiti pubblici di altri paesi.
    Quindi è un tema molto complicato e intrecciato, non facile da sbrogliare.
    Di certo, la Germania, in caso di caduta, avrebbe la capacità di riprendersi abbastanza facilmente tenendo presente che, come ha scritto Giannino, la sua manifattura è ad alta marginalità…ma, anche qui, non è detto che la domanda di manifattura mondiale si mantenga a livelli adeguati e non è detto che il consumo si orienti sempre verso l’alta marginalità (siamo nel campo delle aleatorietà).
    Personalmente, a titolo provocatorio (ma non troppo), auspicherei la fine (accompagnata e progressiva) dell’euro con buona pace di tutti.
    L’errore fu partire con l’economia invece che con la politica estera e la difesa.
    Grazie per l’ottimo post.

  9. Luciano Pontiroli

    @azimut72
    Partendo dalla politica estera e dalla difesa non si sarebbe fatto alcun passo in avanti.
    L’Europa odierna merita molte critiche, però esiste ed è cresciuta perché ha seguito l’unica strada che, nelle condizioni date, poteva offrire una prospettiva di successo.
    Ricordiamoci che la difesa comune è stata subito affossata dalla Francia, quando ancora la Germania era un paese sconfitto ed occupato, mentre la CECA prima e la CEE poi hanno permesso il superamento delle maggiori rivalità tra quei due Paesi.

  10. azimut72

    @Luciano Pontiroli
    Vero.
    Ma questo non fa dell’euro un collante sufficiente (…senza poi una politica fiscale uniforme). Cose vecchie che molti economisti già avevano fatto notare una decina di anni fa.

  11. giacomo

    se lei permette , signor Giannino, le porrei questa domanda:- perchè il governo non fa niente o molto poco , di quanto lei ha puntigliosamente scritto. Grato

  12. Pier

    Essendo ” over 70 ” penso che la maggior disgrazia per tutta l’Europa, sia politica che economica, sarebbe la fine dell’Euro.

    Non vedo in giro emuli di Adenauer , De Gasperi e degli altri promotori Europei del tempo. Con loro, forse avremmo già anche l’Europa politica.

    Spesso però, come talvolta può accadere quando ci si trova sull’orlo del precipizio, anche i vari Merkel, Berlusconi/Tremonti, Sarkosi & Co. potrebbero arrivare a capire che un fallimento della Grecia, dell’Euro e dell’ Europa , di sicuro trascinerebbe nel baratro oltre ai PIGS anche tanti altri stati Europei.

    Le conseguenze non sono facilmente prevedibili ma sicuramente anche Germania e Francia ne patirebbero pesanti ripercussioni

    Al sig. Giacomo, visto che il sig. Giannino ha già detto che vorrebbe che il Governo agisse su “AMM.SOCIALI + MERCATO DEL LAVORO + PENSIONI + TASSE + SPESA PUBBLICA, direi , pensa che Berlusconi sia Mandrake ?

    L’unica possibilità sarebbe che richiudessimo, come nel concistroro,
    tutti i Parlamentari di Pdl + Lega + DS + IDV + UDC e gruppo misto, tutto il Governo , i Governatori delle Regioni e tutti i Segretari dei Sindacati, rilasciandoli alla presentazione ed approvazione di leggi coerenti.

    Posto che dopo qualche mese si accordassero, non appena tali leggi
    fossero rese note, sarebbero tutti passati a fil di spada, perche come popolo siamo ancora lontani da una vera responsabilità individuale.

    E proprio per questo abbiamo bisogno di un’Europa unita.

    Pier

  13. Alex

    @mauro meneghini
    E’ semai la Grecia ad uscire dall’euro e non pensare sia così semplice dopo la ratifica del trattato di Lisbona l’uscita sarebbe molto complessa , l’euro è gia un marco travestito . La germania è l’ultima nazione europea a poter pensare di uscire dalla “sua” moneta

  14. Alex

    “costretti a riforme strutturali che abbassino i costi e migliorino la produttività.
    Vale a dire : Riduzione degli stipendi (gia bassi) Aumento delle tasse (Gia alte) Taglio delle spese sociali( gia poche) riduzione delle pensioni (… no comment ) . Bella pospettiva … tutto per il profitto ed il mercato e nessun pensiero rivolto alla “cosa” piu importante , L’Uomo che è finito per ammazzarsi di lavoro per pochi spiccioli quando gli va bene o suicidarsi per troppi debiti o disoccupazione quando va male . non capisco come si ci possa ostinare ad ostentare un sistema che mette le persone in secondo piano e che ci ha portati alla situazione in cui siamo attualmente.
    @Pier ci fossero emuli di De Gasperi le persone come Giannino ( e Forse come lei ma non la conosco e quindi il FORSE è d’obbligo) lo etichetterebbero come Demagogolo , qualunquista ,populista, socialista , comunista e chi piu ne ha piu ne metta : non si preoccupi ormai l’ideologia è potente e viene difesa anche contro i propri stessi interessi .
    “Un politico guarda alle prossime elezioni,
    uno statista guarda alla prossima generazione.”
    Alcide de Gasperi

Leave a Reply