28
Gen
2010

Lehmanopoulos

A Davos, il premier greco Papandreou giura solennemente che il suo paese rispetterà i criteri di Maastricht e riporterà il rapporto deficit-Pil sotto il 3 per cento, “mettendo ordine a casa propria”. Sfortunatamente, nelle sue osservazioni Papandreou ha evocato il ruolo della “speculazione”, lo spaventapasseri a cui si ricorre quando si è deciso di rifiutare di guardare in faccia la realtà e ci si butta nel cospirazionismo. E i mercati lo hanno preso in parola, andando a “vedere” la sua mano di carte, esattamente perché quello è il compito di ciò che alcuni chiamano speculazione: compiere un reality check.

Noi qui ci sbilanciamo, come del resto già fatto in passato, assumendoci la responsabilità della frase e sperando di poter essere sconfessati dalla realtà: la prognosi per la Grecia resta infausta. Il paese ha troppe tensioni sociali, non intende accettare la svalutazione interna necessaria per tentare di uscire dai guai, come sta facendo l’Irlanda. E anche così la strada sarebbe tutta in salita.

A questo punto, che ipotizzare? Forse una ristrutturazione del debito (cioè tecnicamente un default) senza fare uscire il paese dall’euro. Ma in questo caso verrebbe a crearsi un precedente per risolvere il problema dell’eccesso di debito in una unione monetaria, e il mercato punirebbe duramente la moneta unica europea. Oppure un bailout organizzato da un paese leader dell’Area (una Germania a caso), ma con creazione di un meccanismo di cessione di sovranità fiscale. In ogni eventualità, Eurolandia non sarà più come l’abbiamo conosciuta. Ma per oggi notiamo soprattutto alcune inquietanti analogie con il settembre 2008.

P.S. Nel frattempo, i mercati sembrano aver capito che prezzare un rischio di credito sovrano superiore a quello corporate dello stesso paese è un lieve non senso.

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22 Responses

  1. Giovanni Boggero

    Il bailout di una Germania a caso aleggia nella sfera tra l’improbabile e l’impossibile. 🙂

  2. Giovanni, però potevi dirmelo che hai sentito la Merkel, avrei modificato il post…
    Battute a parte, l’Unione europea avrà bisogno dell’avallo ed eventualmente dell’esplicita iniziativa tedesca, per poter anche solo immaginare di intervenire.

  3. Non c’è dubbio. Ma credo che non avverrà. Come si è visto per i paesi dell’Europa dell’Est, la Germania è (fortunatamente) inflessibile.
    Sull’equivalente tedesco di Chicago-Blog, Frank Schaeffler, presidente della commissione finanze del Bundestag dell’FDP, ha scritto che bisognerebbe tagliare il cordone che lega l’Europa alla Grecia, che dopo aver vissuto alle spalle degli altri paesi membri ora ha pure la faccia tosta di chiederne l’aiuto. “Meglio una fine orrenda, che un orrore senza fine”.

  4. Temo che le cose non siano così semplici come le vede Schaeffler, a meno di ipotizzare che l’obiettivo tedesco (e non solo di un esponente dell’Fdp) sia quello di cancellare l’euro e tornare al marco. In quel caso fare quello che ha detto Schaeffler sarebbe lo strumento d’elezione per raggiungere il fine.

  5. Non è un discorso “de lege lata”, ma “de lege ferenda”, ovvero di come dovrebbe essere modificato (o meglio rispettato..) il Trattato di Maastricht a Suo avviso. Siamo sicuri che facendo uscire la Grecia, perderemmo l’euro? La Grecia val bene l’Euro? Sinceramente, I don’t know.

  6. Questo è tutto fuorché un problema legale. E’ un problema politico assoluto. La Grecia può andare in default restando nell’euro, ad esempio ristrutturando il debito. Però in quel caso il mercato attaccherebbe gli altri paesi a finanza pubblica debole. Diciamo Portogallo, per ora. I portoghesi, che non sono disposti a subire una devastante deflazione, finirebbero col fare lo stesso della Grecia. A quel punto, i mercati si volgerebbero alla Spagna, e così via. Nota che non pronuncio un nome a noi ben noto. A quel punto, però, il mercato avrebbe capito che l’euro è uno scherzo, e lo distruggerebbero. Paesi come la Germania, per evitare di trovarsi con una valuta-scherzo, direbbero la parola fine all’esperimento. Questo è il grande dilemma di oggi con la Grecia, non è un problema di dimensione del debito di quel paese.

  7. Per semplificare, questi sono gli effetti della “linea dura” tedesca. Vediamo se i tedeschi fanno la faccia feroce in pubblico e negoziano in privato, oppure se proprio non riescono a rendersi conto che facendo gli hardliner in questo modo finiranno col segare il ramo dove sono seduti loro e le loro opacissime banche:

    http://www.telegraph.co.uk/finance/comment/ambroseevans_pritchard/7095818/Funds-flee-Greece-as-Germany-warns-of-fatal-eurozone-crisis.html

  8. Mario, io capisco molto bene quello che dici, il pericolo contagio e via di seguito, ma… non eri tu che qualche tempo fa parlavi della pericolosità di un deus ex machina nazionale o sopranazionale che tira fuori d’impaccio chi ha azzardato troppo? Non so… vediamo che accade, ma credo che o la Grecia fa una bella cura da cavallo oppure gettarle il salvagente costituirebbe un pericoloso precedente.

  9. Tempo fa ho parlato con un prof. tedesco che si vantava di essere stato fra i redattori dei parametri di convergenza poi confluiti nel Trattato di Maastricht. Quando gli ho fatto notare che la sostenibilità del bilancio pubblico é un problema di sostenibilità del debito e non ha molto senso vincolare il deficit al 2% per legge, mi ha risposto. Ja, ja, ja…
    Ora che l’art 121 del trattato di Roma é carta straccia, io ho come l’impressione che tutta questa attenzione al deficit/PIL al 2% con relative procedure di infrazione (a paletti ondivaghi), sia poi stata tutta una scusa per lasciare inalterati gli equilibri di potere all’interno dell’Unione.
    Infine, l’EURO fa molto comodo alla Germania, perché la competizione sull’export non é più “viziata” dalle svalutazioni competitive. Quindi per me non segheranno il ramo. Lo scuoteranno solo un pò.

  10. Non si tratta deus ex machina né di bailout incondizionati, ma più o meno pesantemente condizionati, il punto (politico prima che economico) è quello. Ma mi fermo perché detesto i loop, che sono l’aspetto oggettivamente più frustrante dei tentativi di fare divulgazione.

  11. eonia

    L’entrata della Grecia nell’euro era già viziata sin dall’inizio e la Commissione Europea segnalò il fatto dei falsi bilanci.
    Alcun provvedimento serio preso per anni mentre oggi si svolge l’ultimo atto della tragedia greca.
    Come lo risolverà il governo è un mistero se non fosse che la Grecia con alcune sue banche è particolarmente presente in Serbia e Bulgaria che sono i paesi emergenti dell’euro.
    La presenza dello Stato ellenico è particolarmente ingombrante e la cittadinanza poco propensa a farsi sfuggire il benessere appena conquistato.
    Gli investitori esteri che erano corsi ad accaparrarsi i titoli decennali del debito sovrano sono neri di rabbia a vederli con rendimenti superiori del punto percentuale nel giro di 24ore.
    Poiché ora tutti dicono che l’affare Grecia è un affare nazionale, non escludo che la nazionalità sia rispettata un’altra volta non dal governo socialpopulista ma da un governo militare ombra.
    Non sarebbe la prima volta.

  12. Giovanni Boggero

    Mi dispiace frustrare la tua azione divulgativa. Non rientra naturalmente tra le mie intenzioni.

    Il problema non è economico nè giuridico, ma politico. Vabbò. E quindi, in sostanza? La Grecia ha da essere salvata a tutti i costi? O forse sarebbe meglio fare la faccia feroce ora per farle fare davvero la cura da cavallo annunciata? Il difensore del federalismo europeo in versione teutonica Martin Kapo’ Schulz fa queste richieste alla commissione. Ti senti di condividerle?!

    http://www.adnkronos.com/IGN/News/Economia/Grecia-Schulz-chiede-a-Commissione-Ue-ricorso-a-eurobond_4249000351.html

  13. eonia

    Se l’invito fosse rivolto a me, Le rispondo subito di no.
    Non condivido affatto un’emissione di eurobond per correre in aiuto ai membri componenti l’euro.
    A parte l’offerta delle garanzie per il bond (difficoltà della paternità dell’emittente, dettaglio tecnico ma che forse richiede una legge ad hoc), tale pratica aprirebbe la strada per altri membri in difficoltà. E’ vero che l’entità del debito è risibile ma la portata sarebbe pesantissima.
    Se l’evento descritto dovesse attuarsi, allora sarebbe opportuno rivedere l’unione monetaria e le regole che la compongono (visto che in definitiva è un contratto), costituendo un’agenzia di mutuo soccorso per membri in difficoltà in modo da mantenere il libero mercato dell’area euro.
    D’altra parte oggi a Davos il sig. Papandreou dichiarava di godere di una maggioranza assoluta (80%) di consenso e che il suo governo era pronto al rispetto del contratto dell’unione monetaria.
    Stessa cosa quasi ribadiva il suo ministro delle finanze.
    Intanto €54mld devono essere sollevati per metà entro i successivi tre mesi per rispettare le scadenze di marzo e aprile.
    E poiché pure lei dice che il problema è politico, Le rispondo che se le piazze non si calmano le vie alternative sono minime (personalmente le ignoro). Il popolo reclama non solo sovvenzioni governative ma rispetto dei diritti acquisiti durante gli anni. E i diritti sono succosi che difficilmente noi immaginiamo.
    Cordialmente Eonia.

  14. marcinkus

    Dei report interessanti di GS e CS di ieri prendono in considerazione esattamente quanto scritto da Mario: il mercato sta prendendo a calci in faccia la Grecia (CDS verso 400, magari han già superato la quota), il prossimo è il Portogallo, seguirà la Spagna e dulcis in fundo toccherà al vero punto debole (per le sue dimensioni economiche), lo stivale.
    A quel punto gli scenari diventano da fantascienza, ma la sparata del dollaro negli ultimi 15gg non ha altre spiegazioni se non un *discreto* nervosismo dei mercati. Se inizia (e forse è già iniziato) un trend di posizioni short sull’euro, poi sarà estremamente difficile fermare la valanga.

  15. Pietro M.

    Il dibattito Boggero/Seminerio tocca temi fondamentali, peccato si sia interrotto. Credo scriverò un post per analizzare meglio alcune cose.

    Al momento mi limito a riassumere la questione come la vedo io:

    Se si salva la Grecia, si creerà moral hazard… il moral hazard o distruggerà l’euro nel lungo termine, oppure produrrà uan centralizzazione politica ed economica dell’UE, perché i singoli paesi non saranno in grado di prendere decisioni responsabili se sanno che non ne pagheranno le conseguenze.

    Se non si salva la Grecia, il costo potrebbe essere ingente, perché governanti idioti sono abbastanza frequenti in tutta l’Europa, soprattutto mediterranea. Il contagio è una possibilità reale. Il problema più grave è però che le democrazie non sono in grado di prendere decisioni responsabili, quindi porle di fronte alle conseguenze dei propri errori passati non genera politiche virtuose, genera l’affannosa ricerca di capri espiatori, come la speculazione.

    E’ un bel guaio. Middle of the road policies lead to socialism, diceva Mises… il principio è sempre all’opera, nei mercati finanziari USA protetti dalla Fed per 30 anni e nei conti degli stati UE che si rischia di proteggere europeizzando (anziché nazionalizzando) i costi…

  16. giorgio arfaras

    L’euro aveva lo scopo economico di dar vita ad un mercato finanziario paragonabile a quello statunitense. Si potevano così raccogliere i capitali per modernizzare l’Europa Orientale. La Germania avrebbe fornito i beni capitali ai nuovi paesi che entravano nell’orbita dell’Europa Occidentale, finanziandosi su un mercato enorme. Evidentemente le elites tedesche pensavano che il marco non fosse all’alteza del gioco. Se si rompe l’Europa dell’Euro, si torna al mondo precedente la caduta dell’Unione Sovietica. Un mondo di paesi europei ricchi ma alla fine piccoli, Germania inclusa. Dunque se Atene piange, Berlino non ride.

  17. orazio

    Perchè si è voluto l’euro? Perchè si sono fatte carte false per entrarvi ben saperndo di non poterci stare? Percè i nostri governanti sia di destra che di sinistra e di centro hanno sottaciuto addirittura ponendo un omissis ai documenti che entravanano nell’Unione? Perchè ben sapendo che come nazione italia, che vive sulla trasforazione dei prodotti e che pertanto doveva salvaguardare la nostra economia, si è messa alla pari con nazioni + forti?
    Chi sono gli artefici di questo stato di cose? e quali erano veramente i loro scopi? Detto questo che non è poco, visto l’andazzo sarei per una revisione di tutto quanto fatto sino ad ora, con un progressivo e rapido allonatanamento dall’europa e da tutti gli organi europei sino a quando la situazione non sia chiarita. Giova ricordare che, oltre ad aver perso la sovranità monetaria, stiamo perdendo altre sovranità il codex non vi dice nulla? e del trattato di Lisbona? anche quello niente?
    Andatevi a vedere come funzionano gli stati come il Brasile o + vicini a noi la Polonia ed in particolare il loro funzionamento monetario ed economico/industriale…
    Il resto è chiacchere…

  18. eonia

    Mi riferisco al msg scritto dal sig. Arfaras.
    A me era sembrato che l’architettura dell’unione monetaria era voluta per abolire i dazi doganali e permettere la libera circolazione delle merci all’interno dell’iniziale area di scambio francotedesca con pochi altri attori presenti. Addirittura doveva essere un area chiusa e per nulla globalizzata.
    Se i costi della Germania orientale e i crediti tedeschi incagliati principalmente in Russia ed Europa dell’Est abbiano alimentato il sogno della grande area finanziaria con epicentro Frankfurt, confesso che sino ieri lo ignoravo.

  19. Pietro M.

    Non era una questione di crediti incagliati.

    Cambi flessibili e svalutazioni competitive impedivano l’integrazione economica europea, l’euro serve per evitare ciò. I cambi fissi del serpentone erano troppo a rischio, come dimostrato dalla crisi della lira e della sterlina.

    Ovviamente l’intgrazione finanziaria aumenta anche la diversificazione e consente di poter finanziare l’est con i soldi dell’ovest, aumentando i rendimenti, ma questa è una conseguenza. Ovviamente l’integrazione va a favore di tutti i risparmiatori, e quindi soprattutto quindi della Germania.

    In realtà un euro credibile farebbe bene a tutti, ad esempio impedisce all’Italia di danneggiarsi da sola con le svalutazioni competitive, ma purtroppo la presente crisi ha dimostrato che la ECB è solo marginalmente più seria della Fed, e forse assomiglia più a Bankitalia che alla Bundesbank.

  20. giorgio arfaras

    Ovviamente l’euro va capito sulla base di quello che si sapeva allora, non sulla base di quel che si sa ora. L’unificazione della Germania e la caduta dell’URSS aprivano degli spazi politici ed economici immensi, la Cina era poco più che una curiosità, e gli Stati Uniti erano visti in seria difficoltà. L’euro era il colpo di reni per ridare forza all’Europa dopo mezzo secolo di silenzio politico. Si capisce che si voleva il modello politico e sociale dell’Europa “renana”, non quello del mondo “anglosassone”. In Italia, infine, l’euro era il modo per far cadere il costo del debito pubblico senza arrivare ad uno scontro politico maggiore. Le svalutazioni della lira rilanciavano l’economia, ma non riducevano il costo del debito pubblico.

  21. gobettiano

    Sono lieto che i miei limiti nella conoscenza dell’economia e della politica internazionale mi inducano a cercare di capire tentando di astenermi da commenti contenenti affermazioni diciamo “audaci”.

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