Legalizzare l’uso di stupefacenti: quale impatto sui bilanci pubblici? – di Flavio Stanchi
Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Flavio Stanchi:
Lo stato della California, che deve rimediare ad un deficit di bilancio di 19,9 miliardi di dollari in vista dell’anno fiscale 2011, a inizio novembre ha votato per il “no” in un referendum popolare sulla legalizzazione della marijuana.
Se a prima vista le due cose possono apparire poco legate tra di loro, bisogna sapere che un recente studio (PDF) di due economisti americani, Jeffrey A. Miron e Katherine Waldock, edito dal Cato Institute, mostra come la stessa California avrebbe potuto generare dalla legalizzazione un risparmio per le casse dello stato di circa 960 milioni di dollari all’anno, senza considerare i possibili introiti derivanti dalla tassazione della droga in questione, stimabili intorno ai 352 milioni di dollari annui. In realtà il dato potrebbe anche essere maggiore, in quanto i due autori, per impostare il calcolo, hanno costruito uno scenario in cui si ipotizza la legalizzazione contemporanea degli stupefacenti da parte di tutti gli stati e del governo federale degli Stati Uniti d’America. Questo significa che, a causa della concorrenza tra stati, gli introiti di natura fiscale risultano minori per ciascuno stato rispetto al caso di una legalizzazione nella sola California.
Per calcolare i possibili ricavi derivanti dalla tassazione delle droghe legalizzate, gli autori hanno prima stimato l’ammontare della spesa in stupefacenti da parte dei consumatori sotto l’attuale condizione di divieto (basandosi sulle stime dell’Office of National Drug Control Policy, rivedute e corrette); in secondo luogo, hanno stimato l’ammontare della stessa spesa nel caso della legalizzazione; infine, guardando all’attuale situazione di alcool e tabacco, hanno formulato un’assunzione sulla tassazione che verrebbe applicata. Lo studio ipotizza che la curva di domanda rimanga invariata a seguito della legalizzazione, a causa del contrasto tra il maggior consumo casuale e la riduzione nel consumo dovuta a un effetto “frutto proibito”: la droga perderebbe il fascino dell’illegalità. Dal lato dell’offerta, prezzi e quantità prodotte dipenderebbero largamente dal tipo di droga in considerazione; se da alcune ricerche emerge che il prezzo della marijuana potrebbe subire una flessione inferiore o uguale al 50%, d’altra parte è lecito aspettarsi che i prezzi della cocaina e dell’eroina possano crollare rispettivamente fino al 20% e al 5% dei prezzi attuali. L’effetto sul consumo varierebbe a seconda dell’elasticità della domanda di stupefacenti, che alcuni studi mostrano essere anelastica; questo significa che una diminuzione del prezzo porterebbe a una riduzione della spesa totale in stupefacenti.
Partendo da queste ipotesi e allargando l’analisi a tutti gli stati e al governo federale, il risparmio per il paese dovuto alla legalizzazione della sola marijuana ammonterebbe a circa 8,7 milardi di dollari, derivanti dalla riduzione delle spese di polizia, delle spese giudiziarie e di quelle penitenziarie legate al traffico e al possesso della droga. Ipotizzando poi una tassazione simile a quella di alcool e tabacco, con un’accisa che pesa per il 33% del prezzo finale, e considerando anche le potenziali maggiori entrate delle imposte sul valore aggiunto e sui redditi, gli autori calcolano possibili introiti per altri 8,7 miliardi di dollari.
Generalizzando ulteriormente e guardando alle cifre relative alla legalizzazione (altamente improbabile) di tutti gli stupefacenti, il risparmio per le casse del paese salirebbe a 41,3 miliardi di dollari all’anno e le entrate della tassazione sarebbero pari a 46,7 miliardi di dollari all’anno, per un impatto totale sul bilancio di circa 88 miliardi di dollari annui. Per quanto sia improbabile che i risparmi possano davvero essere quelli prospettati, perché ciò implicherebbe licenziamenti tra le forze dell’ordine, i pubblici ministeri, ecc., è comunque plausibile ipotizzare un miglioramento economico dovuto al ricollocamento di questi a mansioni più produttive.
Il fatto che la legalizzazione possa generare dividendi fiscali non è, da sola, una ragione valida per considerarla una policy migliore della proibizione. Che si prenda l’una o l’altra parte, è tuttavia utile avere un’idea dell’ordine di grandezza dei possibili benefici economici che ne deriverebbero.
Certo, anche ripristinando la schiavitù o riaprendo i casini si potrebbero realizzare forti risparmi e ingenti introiti. Qualcuno ha studiato i vantaggi economici della pedofilia ? Sono sicuro che qualche sedicente “economista” americano l’abbia fatto.
Ai costi di una società piena di tossici, non ha ancora pensato nessuno
Hi,pls, mi aiuti a capire. Se ipotizziamo CA=circa=IT, maria vale circa 1G€.
Tutte(vuoto per pieno) valgono 3G€. Ora in italia si dice che mafia “fattura” circa 120G€. Aggiungendo prostituzione, pizzo et similia ce ne vuole per arrivare a 120. Infatti i sequestri di beni ai mafiosi viaggiano sul 2% circa dei 120€. I conti non tornano: o sono sovrastimati i “fatturati” o i nostri inquirenti sono dei mentecatti. Con tutti gli strumenti che hanno “raccolgono” meno del 2%..
Ke lo sforzo sia con noi.
Serenissimi Saluti
Martino
ma è ovvio che va legalizzata!
qualcuno ha mai capito perché l’erba è illegale, mentre alcol e farmaci sono legali?
l’unica che mi viene in mente è che potrebbe essere una specie di valvola di sfogo per la piccola criminalità che è dentro ognuno di *voi ;-)*, che facendosi le canne, secondo questa assurda teoria, non va a rubare perché la trasgressione è soddisfacente.
Personalmente sono certo che dare lavoro alla gente sarebbe una soluzione migliore al problema.
@martino
Caro Martino, dispiace se ti dò del “tu”? E’ mia brutta abitudine sui blog, è più forte di me.
Il tuo riferimento ai sequestri dei beni della mafia fa parte di un discorso diverso, anche se sicuramente il dato non è incoraggiante. Non voglio neanche paragonare la California all’Italia e procedere a ritroso coi calcoli, non ho i dati per farlo.
Piuttosto vorrei sottolineare come, da quanto apprendo da un altro blog (purtroppo non c’è il link diretto alla fonte), in un dato ANSA del 2007 si quantifichino i costi sociali dovuti all’uso delle droghe in Italia in 10,5 miliardi di euro. Di questi, il 65% sarebbe rappresentato dalla “applicazione della legge”. Sarebbe interessante capire quale sia la percentuale associata al solo consumo della marijuana.
Sono perfettamente d’accordo con j.
Ah e riprendendo PiGi… sono pure d’accordo alla legalizzazione della prostituzione.
(non rientra la pedofilia in quanto lesiva di libertà personale di bambini, per definizione non considerati pienamente in grado di decidere… e soprattutto
CHE C’ENTRA?!?!)
@PiGi
Caro PiGi, è scientificamente provato che le conseguenze dell’abuso di Marijuana (solo di quella si parla) non sono poi troppo diverse da quelle dell’abuso di alcolici. In più negli USA c’è già uno stato (la Florida) che produce una buona parte del suo pil grazie alla commercializzazione dei cosiddetti “pain killer”. Anche quelli danno dipendenza. Aggiungo che la posizione finanziaria della California non è tale da escludere a priori ogni moral hazard. Semmai dovremmo chiederci quali sarebbero i costi per il sistema sanitario nazionale, finchè la riforma Obama langue non riuscirebbe a sopportare grossi stress.
Mi permetto di aggiungere che legalizzare la prostituzione sarebbe un ottimo metodo per combattere la schiavitù di molte ragazze, istituire controlli sanitari seri e far emergere una quantità di nero di considerevole entità. Per quanto riguarda la pedofilia, ancora, non si permetta di accostare chi fa del male ai bambini con uno che al massimo è pericoloso quanto un ubriacone. L’accostamento è agghiacciante!
Quel che manca a tanti liberisti è il senso del limite.
Individualisticamente rifiuto l’idea di dover concorrere con le mie tasse o con il mio premio di assicurazione sanitaria a garantire le cure per ampi strati della popolazione sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope, pur legalizzate.
Scusate, ma preferisco una società di uomini non solo liberi, ma anche vigili e responsabili.
@Andrea 73
a parte il fatto che le cure per i drogatelli le paghiamo già, ritengo che la legalizzazione delle droghe porterebbe via parechhi introiti alla criminalità. Va da sé che i costi andrebbero a picco. Avremmo meno spese per contrastare la diffusione degli stupefacenti.
Per evitare una generazione di stonati la questione è di educare i figli (da e ducere= portare fuori, condurre). E i figli devono essere educati dai genitori e non dallo stato, a stare lontani da certe schifezze. Compreso l’alcool.
Mio padre mi ha impartito una discreta educazione, a volte anche a scapaccioni (faceva il muratore, non ci andava leggero), e io ho visto bene di stare lontano da certa roba. Grazie papà, procurerò di continuare la tradizione.
Il fatto è che proibire le droghe non rende più liberi, rende solo proibite le droghe. E più bravi e subdoli coloro che le propongono ai consumatori.
@PiGi: ma la schiavitù è legalizzata! Fai mai la denuncia dei redditi? Che lavoro fanno i nostri politici? Quello di farsi mantenere! (Sì, oggi sono fortemente qualunquista). Loro padroni, noi schiavi.
E non tiro in ballo altre valenti categorie di “servitori dello Stato”.
La legalizzazione della prostituzione non sarebbe una cattiva idea, ma io non la guardo dal punto di vista degli introiti fiscali, semplicemente toglieresti tante ragazze dalla strada e probabilmente porteremmo via ancora terreno alla criminalità.
Concludendo, perché non dotare i nostri rappresentanti pubblici, a qualsiasi livello, di un voucher per prestazioni sessuali (trans-mignot-lesbo-gayo-gigolottali, ognuno si “rilassi” come gli pare, con tutto quel daffare, porelli…) e di una spettanza di 1 kg mensile di droghe a scelta, però esclusivamente per uso personale e con obbligo di consumo completo. Chissà che schiattino, ‘sti maledetti.
@ stefano
concordo sull’importanza dell’educare e probabilmente abbiamo condiviso l’impronta dataci dai genitori.
Però se è vero che la proibizione rende più subdoli gli spacciatori (in senso lato), questo esalta la nostra funzione educativa di genitori, perché ci richiede un surplus di capacità nell’aiutare la prole a discernere.
La questione criminalità diventa, sotto altro profilo, un problema mal posto: in altri termini, con la legalizzazione la criminalità scompare perché scompare la fattispecie penalmente rilevante, non perché viene eradicato il fatto in sé del commercio della sostanza.
Per quanto ci ripugni questo Stato, uno Stato pur minimo è necessario alla civile convivenza: in quest’ottica continuo a preferire una convivenza tra persone libere, coscienti e responsabili, piuttosto che liberamente “alterate”. E di questo uno Stato pur minimo credo debba farsi carico nella sua legislazione anche penale.
dose efficace,dose letale, effetti collaterali a medio e lungo termine.
Questi dovrebbero essere i parametri di cui il legislatore dovrebbe tener conto.
@andrea 73
Io rifiuto l’idea di pagare con le mie tasse costosissime terapie per gente ipertesa, che fuma, si ingozza di porcherie, si scola un litro di vino al giorno, non fa due passi a piedi neanche pagata e ha un girovita superiore ai 120 cm.
@Francesco Titoni
Ti sbagli, sono infinitivamente minori. Non lo dite in giro pero`. Anzi inculchiamo alla gente che due bicchieri di vino al giorno sono un toccasana. Nelle bottiglie di superalcolici mettiamo un etichetta con un “drink responsibly” e siamo a posto.
A chi preferisce tenere le droghe leggere nell’illegalita’, quale misura di sicurezza, ricordo che rendere le stesse illegali non significa affatto non avere drogati per strada. O, molto peggio, alla guida. O che operano in corsia. O che fanno i poliziotti.
Il mio punto e’: ha senso porre un divieto, magari con relative pene draconiane e sproporzionate, che poi non faccio rispettare?
Dovremmo interrogarci sui motivi del mancato enforcing (volonta’, capacita’ e possiblita’), e da li capire se e come modificare il divieto.
E poi credo che se dovessimo basarci sul danno sociale arrecato da sostanze psicotrope che danno dipendenza, dovremmo rendere illegali subito il fumo di sigaretta e l’alcool.
@FlavioStanchi & @todos
rammento che i “costi sociali delle droghe” li stiamo già pagando ogni picosecondo !!!!. Ergo, da un punto di vista rigorosamente numerico, forse la “fiscalizzazione” delle droghe costerà circa un +10% in termiini di costi sociali. Però togliamo il terreno sotto i piedi alle mafie per “regalarlo” al “vile scheriffo di Nottingham”…prevedibilmente senza che il vile sceriffo retroceda epsilon agli sponsor=noi.
Serenissimi Saluti
@Andrea 73
Sì, un minimo di Stato ci vuole, non c’è dubbio che la legge serve alla civile convivenza ed a proteggere i più deboli.
Sono perfettamente d’accordo con te.
Sai, ogni tanto trascendo perché mi pare veramente di essere suddito di persone di un’incapacità che levati! E in più ci massacrano e ci danno dei ladri.
Tutto qui.
Quasi dimenticavo: auguri di buone feste a tutti.
@ Francesco Titoni: da chi è che sarebbe stato provato che i danni della marjiuana sono paragonabili a quelli dell’alcool? I derivati della cannabis non sono innocui e molti studi stanno evidenziando il pericolo del loro uso, specie nell’età dello sviluppo (oltre ovviamente a quello costituito dalla modalità di assunzione, cioè l’inalazione, che è cancerogena quanto il fumo di sigaretta), ma ci vuole una faccia tosta per suggerire che il burden sanitario e sociale sia anche solo paragonabile a quello legato all’uso di alcolici. La marijuana non ha gli effetti cronici sul sistema nervoso e sul fegato che ha l’alcol etilico, non dà dipendenza fisica, non è associata ad episodi di violenza…
Ma secondo me non ha senso discutere su quale droga faccia più male. La verità è che, come sempre più persone nel campo (medici, operatori del sociale, economisti) dicono, è che bisognerebbe legalizzare TUTTE le droghe, anche quelle più dannose. Adesso non ho tempo di dilungarmi, ma consiglio di recuperare i servizi che ha pubblicato su questo tema l’Economist… l’attuale politica sulla droga in Occidente ha più o meno 100 anni, si va dall’inizio del ‘900 (proibizione in molti paesi di oppiacei e cocaina) agli anni ’30 (guerra contro la marijuana, guarda caso iniziata dopo il fallimento del Proibizionismo) al ’66 (proibizione dell’LSD) alla war on drugs cominciata con Reagan… ed è la storia di un fallimento epocale.
Non si può ragionare in maniera emotiva, la medicina (perchè parliamo di salute pubblica qui, non di massimi sistemi morali) si valuta in termini di cost-effectiveness: la politica di proibizionismo non funziona. Da quando è stata implementata la situazione è peggiorata in maniera esponenziale (e sottolineo che i derivati dell’oppio, della cannabis e la cocaina erano ampiamente disponibili per la popolazione generale già a fine ottocento). Attualmente il Messico (che non è il Sudan, ma un paese che ha istituzioni stabili da almeno cinquant’anni) non è in grado di controllare la sicurezza di ampi territori del nord, totalmente in mano ai narcotrafficanti; ma al di là da questo una percentuale enorme della popolazione mondiale usa o ha usato sostanze illegali. Mi chiedo in che modo le cose potrebbero andare peggio con la legalizzazione.
@Cachorro Quente
Allora prepariamoci per la legalizzazione della maria.
In fin dei conti in effetti l’alcool fa più danni, cronici per quanto ne so.
Oltretutto, se è vero che questo potrebbe portare alla discesa del prezzo di eroine e cocaina, le spettanze di sostanze psicotrope per gli amministratori pubblici potrebbero aumentare di conseguenza. Evvai!
@Cachorro Quente
!!parole sante!!
e, per ricordare il succo dell’articolo, ricordiamoci dei SOLDI che arrivano allo stato
la legalizzazione (che mi trova d’accordo) andrebbe legata a doppio filo con la responsabilizzazione. Quindi differenziare anche il costo sanitario. Tra le discriminanti comunque non ci sarebbero solo le sostanze stupefacenti ma anche lo stile di vita, il lavoro, il fumo, il mangiare piu’ o meno sano ecc.
Saluti
che la cannabis non abbia effetti cronici sul sistema nervoso centrale purtroppo non corrisponde alla realtà, in quanto è ormai dimostrato in letteratura come il consumo di cannabis (peraltro non dose correlato, quindi dall’abusatore cronico al consumatore occasionale) sia un importante fattore di rischio per lo sviluppo di patologie psichiatriche quali, su tutte, la schizofrenia… d’altronde anche il fumo di sigaretta e l’alcol sono fattori di rischio comprovati, se non addirittura principali agenti responsabili, di tutta una serie di altre patologie che non ho bisogno di starvi ad elencare… e nonostante questo non mi sembra che ci siano leggi che ne proibiscano l’uso o quantomeno lo accumunino a quello di altre sostanze che possono causare dipendenza, anzi.
piuttosto che discutere della cannabis mi sembrerebbe doveroso di discutere del problema di alcol e tabacco che sicuramente sono epidemiologicamente, e socialmente, più rilevanti.
qualcuno parlava di ragionare in termini di cost-effectiveness: non ho dati a disposizione, e quindi chiedo a chi ne sa più di me, se i costi sanitari di gestione di pz affetti da patologie alcol- e fumo-correlate siano “compensati” dai guadagni che lo stato ne ricava.
No aspetta, per cost-effectiveness non si intende il risparmio dello stato, si dice che c’è un problema medico (l’uso di droghe, l’alcolismo, ecc.) e si decide qual è il sistema migliore a parità di prezzo (o più economico a parità di efficacia).
Attualmente la policy condivisa da tutto il mondo per il problema dell’uso di droghe (con l’eccezione dei derivati della cannabis in alcuni paesi) è quella di proibirne l’uso e sancirne penalmente la vendita. Questa policy è estremamente costosa, sia in termini economici che sociali, e di dubbia efficacia.
Per l’alcool e il tabacco c’è una policy diversa: sensibilizzare la popolazione sui danni, sancire l’uso di queste sostanze quando è dannoso per il prossimo (fumo nei locali pubblici, guida in stato di ebbrezza), offrire un trattamento medico della dipendenza e degli effetti cronici, disincentivare l’acquisto con la tassazione del prodotto…
Perchè policy così diverse? Una possibile risposta è che l’alcool e il tabacco hanno permeato già la società e il proibizionismo farebbe solo più danni (come negli anni ’20 negli USA), mentre le droghe che attualmente sono illegali hanno un bacino di utenza più limitato, e rendendole mainstream ci sarebbe un aumento enorme del loro uso. Questo sicuramente NON è successo per la marijuana in Olanda, ma se uno potesse entrare al tabacchino e comprare un grammo di cocaina così per gradire forse le conseguenze sarebbero diverse. Quello che è certo è che bisogna prendere in considerazione tutte le opzioni, visto che l’attuale situazione non è, credo, sostenibile.
@PiGi
Cosa stai dicendo BLASFEMO!
La cannabis crea meno dipendenza dell alcol e nicotina!
La legalizzazione porterebbe la diminuzione del controllo della criminalità organizzata sul prodotto !
E poi da quando una pianta è una droga?
Allora metti al bando le ortiche!
Non lo sai??
Se le tocchi ti provocano irritazione!!
da sempre a favore della legalizzazione… non credo di dover scrivere altro.