4
Ago
2009

Legal standards: c’è un anti Tremonti, laggiù nell’Oregon

Ofer Raban insegna alla Law School della Oregon University, e ha appena pubblicato un saggio che evidentemente non tiene molto conto di quanto Giulio Tremonti ha alacremente sottoposto al G8 dell’Aquila, in materia di nuovi legal standards condivisi da porre al centro dell’agenda del prossimo summit di Pittsburgh in materia di supervisione finanziaria internazionale, di requisiti di capitale per gli intermediari e criteri di redazione dei bilanci. Il titolo, esplicitamente, propone la tesi: Why Vague Legal Standards May Be Better for Capitalism, Liberalism, and Democracy.  L’autore considera la “mania” dei legal standards come un frutto tardivo del “testualismo”, corrente ultima che attribuisce al diritto codificato superiorità su tradizione, norme statutarie dal basso e autoregolazione. Gli effetti di “very binding legal standards” possono tradursi in conseguenze inintenzionali che accrescono le crisi in direzioni prociclica invece che anticiclica, a meno di essere proclamati per compiacere il ritorno della politica alla sovranità preminente, ma a patto di applicarli solo a crisi terminate cioè quando essi serviranno ancor meno. Una lettura in controtendenza, giusto per stimolare il cervello e non arrendersi al mainstream.  Scommetto che molti dei membri dello steering commitee del Financial Stability Board – si riunisce domani, ed è un incontro decisivo per la concreta agenda di Pittsburgh – sono più d’accordo con Ofer che con il nostro amato Giulio.

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1 Response

  1. SkyTom

    Carissimo Giannino,

    molto interessante questo suo intervento.

    Le scrivo da (buon?) conoscitore dell’ordinamento giuridico di common law.

    credo che la sfiducia verso un sistema “del diritto codificato” da parte della dottrina giuridica classica americana sia anche frutto di un dibaditto che sta animando le law schools americane da alcuni anni, ormai.

    A maggior ragione immagino il “terrore” che questa dottrina avrebbe nei confronti di “legal standars”.

    Effettivamente l’idea del nostro amato Giulio, non è insana nel principio, ma trae spunto da un’esperienza molto poco proficua, a mio modesto parere.
    E’ un po’ se vogliamo, la filosofia che sorregge la nostra Unione Europea. Quello di standardizzare gli ordinamenti dei paesi membri.Mi consenta di affermare che si vede benissimo nelle aulee dei tribunali cosa sta comportando: un eccesso infinito di produzione legislativa per lo più inutile e alquanto sconosciuto agli operatori dell’economia e ancor di più a quelli operatori del diritto.

    Dicevo, l’idea non è malsana. Non lo è perchè è evidente a tutti che i controlli, o meglio il complicato sistema dei controlli, non ha funzionato negli ultimi anni; non ha funzionato a livello planetario!!

    Ma ancor di più è risultato del tutto carente e insufficiente L’INFORMAZIONE. L’informazione che è giunta ai risparmiatori di ciò che stavano acquistando.

    E allora perchè non concordare congiuntamente degli “standards” minimi legali in materia di controlli e di informazione al mercato??

    se parliamo in termini di efficienza economica di norme giuridiche è evidente che giungere all’uniformazione di standards legali validi in tutti i paesi occidentali, avrebbe l’effetto sicuramente di rendere consapeli milioni di risparmiatori (o forse, operatori del mercato finanziario) molto più semplicemente, riducendo il rischio di errori nella circolazione delle informazioni, in virtù della migliore conoscibilità del sistema.

    Ripeto, però non bisognerebbe cadere nell’eccesso di legificazione che afflige la UE.

    E sopratutto, forse ha ragione Lei e il Prof. Raban: meglio definirli quando la crisi sarà alle spalle. A mio avviso se non altro a causa del notevole costo che ogni “riforma” legislativa di questa natura comporta alle imprese!

    Cordialmente la saluto.

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