Le tre scommesse che condannano a morte i tagli di spesa
E’ arduo poter esprimere opinioni su una legge di stabilità senza averne i testi e nemmeno le principali tabelle. Ci si può limitare solo ad alcune considerazioni generali. Che provo a organizzare in tre blocchi.
Il primo è sulle scommesse da cui parte il governo. Il secondo è su alcune delle tante misure annunciate. Il terzo è un giudizio politico.
LE SCOMMESSE. Si tratta di tre assunzioni più apodittiche, e cioè opinabile materia di fede, che ragionevolmente molto probabili.
La prima è che la grande frenata in corso nelle attese di crescita e dell’export mondiale – somma dell’effetto Cina, più crisi dei paesi ex emergenti, più difficoltà tedesche in Ue – abbia effetti in realtà molto contenuti sull’Italia, anche se in realtà dovrebbe trasmettersi proprio attraverso il canale dell’export che sin qui è stato quello più trainante del tossicchiante PIl italiano.
La seconda è che, se per caso non fosse così, a maggior ragione occorre una manovra fortissimamente pro-ciclica, dove il ciclo da assecondare diventa quello domestico, della ripresa di fiducia di famiglie e imprese, e dei primi segni di ripresa dei consumi in corso dall’estate.
La terza è che l’inflazione italiana nel 2016 sia almeno dell’1%, mentre tutti i segnali che provengono dall’euroarea attestano – vedi i dati di settembre – un ritorno nell’area negativa, e comunque un trendo così lontano dagli obiettivi del QE BCE da aver obbligato Draghi reiteratamente a dichiarare che Francoforte è pronto ad allungarlo e ispessirlo.
Dalla prima e seconda premessa discende la scelta di una manovra per oltre il 60% coperta in deficit, percentuale che potrebbe ulteriormente salire se dal 2,2% di deficit 2016 verremo autorizzati dalla Ue a raggiungere il 2,4% grazie alla cosiddetta “clausola 99” relativa all’emergenza profughi ( 3 miliardi che però, con un classico escamotage italiano, verrebbero utiolizzare non per i profughi ma per anticiopare i tagli IRES) . Dalla terza premessa dipende l’intera scommessa di invertire l’andamento crescente del debito pubblico nel 2016 malgrado un aumento del deficit prima contrattato in Europa: senza una netta crescita della componente nominale del PIL nel 2016, il debito infatti non scende ma sale.
<
IL MIX DELLE MISURE
Da queste premesse dipendono alcune scelte di fondo.
La prima è una sconfitta bruciante per chi, come noi, è convito da anni che occorra una ridefinizione e generale del perimetro della spesa pubblica e delle sue priorità, che ne consenta un sostanziale alleggerimento per tagli delle tasse strutturali e sostenibili, e faciliti l’efficientamento di una PA ancora disastrosa. Muore infatti definitivamente, almeno in questa legislatura, l’idea della spending review che i governi sempre più stancamente dichiaravano solo a parole. Anche i pochi “tagli” annunciati ieri dal governo per il 2016 in realtà non lo sono affatto: i 5,8 miliardi provenienti da sanità, acquisti e ministeri sono infatti inferiori alla crescita tendenziale a legislazione vigente dei relativi capitoli di spesa prevista per il 2016. Ergo in tutti e tre i casi le minori risorse previste per il 2016 consentiranno a tutti e tre i capitoli di spesa di continuare a crescere, sia pur più lentamente del previsto, e senza incidere in nulla la “spesa storica”: a conferma, guardate le tabelle della nota di aggiornamento del DEF. Per favore evitiamo di parlare di “costi standard” per 1,5 miliardi nel 2016 di minori acquisti dovuti al troppo graduale passettino in avanti della quota CONSIP: quella è una blanda misura di efficientamento delle gare, i costi standard c’entrano zero. I tagli “reali” alla spesa vengono evitati perché contrari alla natura “domesticamente prociclica” della manovra. Non sono né necessari né tanto meno auspicabili, spiega oggi il consigliere economico del governo Marco Fortis. Addio interventi radicali sulle partecipate pubbliche locali: tra partita IMU-TASI da coprire e riaccentramento delle competenze a livello nazionale disposta dalla riforma della Costituzione, il governo sospende ogni ipotesi di serie dismissioni. Al netto delle convinzioni del governo, pesa drammaticamente su questo capitolo l’assenza da molti anni di una destra in grado di contrapporre strategie credibili. E tutto ciò proietta un’ombra ninacciosa: le clausole di salvaguardia fiscale vengono evitate così solo per il 2016, ma restano per decine di miliardi nel biennio successivo…
La seconda è nella parte più rilevante delle misure di sgravio fiscale annunciate, quelle alle quali il governo annette il più della forza propulsiva a breve per tornare a una crescita più vicina al 2% che all’,15%. A partire dalla conferma del taglio integrale di IMU-TASI su prima casa, si dice fieramente questa volta senza far rientrare analogo o maggior gettito dalla finestra a Comuni e Regioni come puntualmente avvenuto in passato. Non è una misura dagli elevati effetti sul PIL potenziale e sull’ouput gap, serve ad accrescere fiducia e propensione al consumo, riconosce lo stesso governo (ergo non cambio idea, era meglio devolvere i 5 mld all’abbattimento dell’IRAP). Continuando con l’energico rafforzamento degli incentivi fiscali agli investimenti lordi delle imprese attraverso il maxi ammortamento al 140% ai beni strumentali d’impresa tranne gli immobili (tra le migliori misure a mio giudizio della legge di stabilità, ne avevo scritto chiedendoli). E con le misure dedicate al lavoro autonomo la cui bontà potremo giudicare solo quando le vedremo scritte: la correzione del pasticcio fatto dal governo l’anno scorso sul regime dei minimi IVA estendendone l’applicazione a soglie di ricavi più alte, il cosiddetto Jobs Act per il lavoro autonomo (tutto da capire). Nonché la decisione di tenere comunque elevata la decontribuzione a tutti i nuovi contratti di lavoro, non più 8mila euro biennali ma comunque oltre 3mila biennali per poi scendere ulteriormente ed estinguerli al 2018. Il governo purtroppo non si fa nemmeno sfiorare dal dubbio che 10 miliardi triennali per aver ottenuto solo 91 mila contratti a tutele crescenti “netti” aggiuntivi in 8 mesi sia un vero falò di risorse. Il mix discende dalla tre scommesse iniziali: se fosse stato adottato un criterio di priorità per maggior apporto al PIL potenziale, come io preferirei, concentrando le risorse equivalenti al mancato intervento su IMU-TASI, al riservare gli incentivi fiscali solo a investimenti e contratti “aggiuntivi” e non più lordi, avrebbe significato poter disporre di 8-9 miliardi di ulteriore meno IRAP nel solo 2016. Cioè una spallata vigorosa nella direzione della sua totale cancellazione. Invece, niente. Ma alle grandi imprese va bene così, non illudetevi.
Il MIX politico. A queste celte di fondo se ne aggiunge poi una miriade che porta il marchio peculiare della politica renziana: misure alcune delle quali piacciono a destra e altre a sinistra, per imbastire una complessa strategia di consenso. Contemporaneamente dunque l’abolizione IMU-TASI e l’innalzamento del tetto al contante, che piacciono a destra. Insieme al canone Rai in bolletta e al potenziamento del fondo per la lotta alla povertà, che piacciono a sinistra. Uno schiaffo al sindacato sui contratti pubblici, solo 300milioni previsti per il rinnovo contrattuale, aspettando i decreti attuativi della riforma Madia. Ma insieme un occhietto strizzato a sinistra cosa il parlamento deciderà sui pre pensionamenti, al di là delle misure su opzione donna e prepensionati a part time annunciati in legge stabilità. E ancora una sterzata a destra, con le misure per le partite IVA.
Conclusione. Con la morte strutturale dei tagli di spesa e misure fiscali concentrate su effetti lordi a breve, ecco tornato tra noi, aggiornato ai tempi e alla funambolica capacità comunicativa di Renzi, un grande classico: il ciclo elettorale della finanza pubblica italiana. Il conto a chi verrà dopo.
Al ciclone della spesa renzi aggiungerei la dcontribuzione dei contratti stabili che viene in parte prorogata al 2016 ( nel 2015 i contratti stabili decontribuiti saranno più di un milione con effetti sulla spesa pubblica nei prossimi 2/3 bilanci ).
Per ridare fiducia alle famiglie e agli italiani in genere, neanche più se regalassero i soldi per strada. Oramai sembra di vivere un rassegnato crepuscolo senza speranza.
I tagli non sono serviti a eliminare il marcio, il marcio è evidentemente l’ultima cosa a morire, come il tumore che muore solo dopo che il corpo ha cessato di vivere.
bla bla bla ……
tanto parlare e alla fine quello che conta sono solo le ultime parole di giannino, la spesa non si taglia e il conto a chi verrà dopo, cioè aumento del debito pubblico……
non so che senso ha in questa situazione stare li a favellare dello 0,2% in più o in meno di deficit permesso dall’europa per l’anno venturo, quando sui principi fondamentali siamo all’età della pietra, cioè al muori tu che vivo io e in culo proprio ai principi, a qualsiasi principio di qualsiasi tipo, razionale, equitativo, libertario, vale solo quello che conviene di più in questo momento per questa maggioranza e si fotta tutto il resto.
e quindi vai con più debito e viva madama la marchesa, che tanto i tassi non si potranno alzare mai più pena il fallimento di praticamente tutti gli stati.
e allora quello che ci aspetta è la fine del giappone che fa questo da 20 anni prima di noi, e cioè stagnazione e lento declino.
tra 30 anni i paesi occidentali ad alto debito pubblico, chi prima e chi dopo, saranno quasi tutti popolati da una stragrande maggioranza di poveri che non potrà fare altro nella vita che sbarcare il lunario dalla nascita alla morte, schiacciati da uno stato sanguisuga che siccome ha fatto debiti in passato deve prendergli tutto nel presente e nel futuro, e d’altro canto mica si può farlo fallire, eh no e poi chi ci penserebbe ai poveri e ai bisognosi…….
il vero problema è che non c’è ormai più nessun posto dove si possa sfuggire a questo destino, i paesi anglosassoni sono 100 volte meglio di noi ma anche li stanno andando in questa direzione, si può solo sperare che prima di arrivarci succeda una presa di coscienza collettiva enorme ed incredibile, frutto di una evoluzione culturale ed economica tale da impedirlo.
ma non lo so proprio se e quando succederà, segnali non ne vedo
nel frattempo ammiro chi come giannino conosce benissimo queste cose che ho scritto ma riesce lo stesso a lottare come se ci fosse una possibilità, senza farsi prendere dallo scoramento e dalla consapevolezza dell’inutilità
Colgo l’occasione di questo spazio (non ne trovo uno alternativo purtroppo) per commentare la puntata di stamattina in onda su Radio24 con riferimento all’ascoltatore che ha sollevato un problema attualissimo e cioè che doveva pagare due canoni Rai per lo stesso appartamento (perchè secondo la rai se non si appartiene allo stesso stato di famiglia e si è in 3 in un appartamento, bisogna pagare 3 canoni, come confermato dal “gentile e disponibile” desk di Corso Sempione). Oscar diceva a riguardo del canone rai che è la legge ad essere assurda, probabilmente riferendosi alla discutibilità di tale tassa. Io invece vorrei fare presente che non c’è ALCUNA LEGGE che parli circa il fatto che in un appartamento dove abitino 2,3 o più persone debbano INDIVIDUALMENTE pagare il canone, solo perchè non fanno parte della stessa famiglia. L’unica legge che c’è a riguardo è datata 1938 e recita così:
Secondo quanto dispone l’Art. 1 del R.D.L. del 21/02/1938 n. 246, il canone tv dev’essere corrisposto da chiunque detenga uno o piu’ apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive indipendentemente dalla qualita’ o dalla quantita’ del relativo utilizzo (Sentenza costituzionale 12/5/1988 n. 535 – Sentenza cassazione 3/8/1993 n.8549).
In conclusione, mentre possiamo discutere se sia giusta o meno tale tassa, se il costo sia adeguato o eccessivo, se sia corretto addebitarla o meno in bolletta, credo che sia semplicemente inaccettabile che per ogni appartamento si debbano pagare più canoni. MA STIAMO SCHERZANDO?!? Onestamente sull’argomento mi sarei aspettato un presa di posizione più netta da parte sia da te Oscar che da Milan, o forse pensavate che si trattava di una cosa talmente assurda da essere inventata? Ebbene è tutto vero, terrribilmente vero. Mi spiace che abbiate affrontato la questione con tanta leggerezza. Andrea
Se tre amici dividono un appartamento, e ciascuno nella propria stanza detiene un tv, perche nn dovrebbero pagare tre canoni?
Gabriele scusi, la Rai non applica un canone sul rapporto o sulla relazione tra numero di tv e persone presenti, ma semplicemente sul numero di persone. Inoltre nell’articolo di legge citato si dice espressamente… chiunque detenga uno o piu’ apparecchi.
questa è la situazione del nostro paese
http://blog.soldionline.it/cosamuoveimercati/tagliare-la-spesa-pubblica/
Andrea scusa. Mi sembra indubitabile che ciascuno dei tre amici detiene un apparecchio tv.
Gabriele, forse non mi sono spiegato bene: alla Rai che ci siano 1 o 2 o 3 televisioni (tralascio sul fatto di come lei possa essere certo che in un appartamento di 3 persone ci siano SICURAMENTE 3 tv)) in uno stesso appartamento è del tutto indifferente. Calcola semplicemente il numero di persone fisiche, punto. Non è assolutamente indubitabile, la media aritmetica è un concetto differente dalla detenzione, visto che stiamo dentro lo stesso appartamento. Se fosse indubitabile allora alla stessa stregua si dovrebbe dire che una coppia di conviventi con due tv è come se ciascuno ne detenesse uno, quindi due abbonamenti da pagare. Anche questo sta capitando, naturalmente.
Per precisione aggiungo che alla coppia di conviventi arriverà cmq il doppio canone da pagare anche se hanno un solo tv.
Devo rinviare la mail perchè purtroppo quella inviata ieri è andata smarrita. Gabriele forse non mi sono spiegato bene: che in un appartamento ci siano 1 o 2 o 3 tv (tralascio il fatto di come lei possa essere certo che sicuramente 3 studenti abbiano 3 tv) alla Rai non interessa nulla, interessano solo il numero di persone fisiche. Lei ha effettuato un calcolo aritmetico, una media, che la Rai non farà mai perchè fa un calcolo molto più basic. Alla stessa stregua due conviventi possono ricevere due richieste di canone, senza che la rai si ponga il problema di quante televisioni ci sono nel loro appartamento. Per lei ha un senso? Per me assolutamente no! Questo è stato semplicemente un escamotage con il solo scopo di recuperare gettito e di raccimolare quattrini.
Forse nn ha letto bene la ipotesi. Ho detto SE tre amici detengono tre TVC. Solo allora pagheranno tre canoni, così come se ne posseggono uno solo pagherà il canone solo il detentore. O forse ritiene che il soggetto detentore sia l appartamento?
@Gabriele
Apparentemente il soggetto detentore è il nucleo familiare, infatti il sottosegretario Giacomelli ha dichiarato che “la tassa arriverà solo con la bolletta dell’abitazione di residenza, non delle seconde case”.
E infatti anche oggi, lo stesso nucleo familiare non deve pagare più canoni se possiede in casa (o in seconde case) più televisori.
E veniamo al caso dell’appartamento con 3 coinquilini e 3 televisori. Se ciascuno dei 3 coinquilini appartiene a un nucleo familiare che già paga il canone, direi che il problema non si pone.
Se invece ciascuno dei 3 fa nucleo familiare a sé, beh direi buona fortuna allo stato (con la minuscola) a cui tocca dimostrare che ciascuno dei 3 televisori in casa appartiene a ciascuno dei 3 coinquilini.
Infatti, nel momento in cui il pubblico ufficiale a cui spetta il controllo, viene fatto entrare nell’appartamento e trova i 3 televisori nella medesima stanza, come fa a dimostrare che appartengono a 3 persone diverse? Il possesso dei 3 apparecchi da parte dei 3 coinquilini è quindi non dimostrabile da parte dello stato.
“Ho detto SE tre amici detengono tre TVC. Solo allora pagheranno tre canoni” E chi glielo ha detto che vale solo allora? La Rai non sa quante tv ci sono in un appartamento e non vuole nemmeno saperlo. E’ la terza mail in cui lo ripeto, non so più come spiegarglielo. Lei sta facendo delle pure ipotesi che nella realtà non vengono nè considerate nè applicate. Caso reale accaduto a coppia di colleghi: c’è un tv e ci sono due conviventi, arriva il secondo canone da pagare anche se il canone è stato GIA’ pagato dal proprietario della casa. Guardi che io ci sono andato a discutere con la Rai ed ho sperimentato il problema sulla mia pelle; se ci sono 5 persone in un appartamento loro vogliono 5 canoni, a prescindere dal numero di tv. Se c’è una badante che vive a casa della vecchietta, loro vogliono due canoni, a prescindere dal numero di tv ed a prescindere che i tv o la tv si trovino in sala, in cucina, in bagno, in anticamera o in camera. Ritengo semplicemente che il soggetto detentore debba essere uno per appartamento (tralascio il fatto che nel 30% anche quell’uno non la paga), come penso del resto credo operi e ragioni l’addebito rai in bolletta. Spero di essere stato definitivamente chiaro.
Conclusione:sarà la solita manovra di tasse che diminuiscono crescendo e debito che cala aumentando.Tutto nella migliore tradizione democristiana.Sono felice di apprendere che la fiducia degli italiani cresce,insieme ai consumi.Si vede che abito in un altro paese.Il mio reddito continua a calare e le prospettive entusiasmanti di Francoforte sui tassi negativi è confortante.Come il cosidetto QE,che non si sa perchè non si chiama monetizzazione del debito.Sembra che adesso la BCE compri anche azioni.Se ne sentiva l’esigenza.Così quando scoppierà la bolla il botto sarà maggiore.