7
Gen
2015

Le “lenzuolate” di Macron, la mosca bianca liberale della gauche

Mentre in Italia la legge di Stabilità appena varata si appresta a tartassare ulteriormente i contribuenti (senza peraltro far calare la pressione fiscale globale), i nostri vicini d’oltralpe, notoriamente perfino più statalisti di noi, si apprestano a varare un provvedimento di ampio respiro, emblematicamente denominato “progetto di legge sulla crescita e sulle attività” (Project de loi sur la croissance et l’activité), con l’intento di liberalizzare (parzialmente) i servizi, le professioni e gli orari degli esercizi commerciali, riformare il mercato delle professioni legali e favorire gli investimenti. Un provvedimento ambizioso e a suo modo rivoluzionario, tanto più se il suo estensore è un governo socialista.

La soluzione del paradosso, per la verità, ha un nome e un cognome: Emmanuel Macron. Ex banchiere di Rotschild, considerato l’esponente più liberale dello schieramento di Hollande (e fedelissimo a quest’ultimo), Macron è divenuto ministro dell’Economia dopo il rimpasto di governo di agosto, che ha visto lo scacchiere del premier Valls virare verso destra. Ed è a lui che si deve il vasto e articolato pacchetto di riforme contenuto nel progetto di legge.

In primo luogo, viene prevista la parziale liberalizzazione dell’apertura domenicale e serale dei negozi. Oggi in Francia vige un divieto in questo senso, mitigato da due possibili eccezioni: l’autorizzazione del sindaco per un massimo di cinque domeniche all’anno, e la deroga per le zone turistiche e i grandi centri commerciali in periodi particolari o in alta stagione.

La Loi Macron vorrebbe portare il numero di permessi domenicali a disposizione dei sindaci a 12 (di cui cinque “obbligatori”) e creare zone turistiche “internazionali” dove sia possibile tenere aperte le proprie attività commerciali di domenica o in orario serale, imponendo un’indennità obbligatoria (oggi non prevista) per i lavoratori.

Altro tema contenuto nel progetto di legge è quello relativo alla regolamentazione dei pullman, che in Francia è molto stringente e rende impraticabile il settore ai privati. Basti pensare, come esemplificato emblematicamente da Marco Moussanet sul Sole, che “non è possibile collegare due località nazionali se non all’interno di una linea internazionale con fermate intermedie. Ma queste fermate non possono essere più di una per regione, il pullman non può avere più del 50% dei passeggeri che scendono a una fermata intermedia e la società che gestisce i collegamenti non può realizzare più del 50% del proprio fatturato con i collegamenti regionali/nazionali”.

Il sistema di trasporto passeggeri extraurbano su gomma, di conseguenza, è largamente sottoutilizzato, in Francia, rispetto alla media europea, rappresentando solamente lo 0.0005% del totale dei viaggi a lungo raggio. La completa liberalizzazione del settore, secondo le stime del governo, potrebbe portare a un risparmio di 800 milioni all’anno per le casse dello Stato (oggi il servizio di trasporto su gomma è gestito quasi interamente dagli enti locali) e alla creazione di circa 10.000 nuovi posti di lavoro.

Il progetto, infine, contiene una serie di misure per la liberalizzazione delle professioni legali. In primo luogo, il governo prevede di deregolare le tariffe notarili, pur entro determinate soglie minime e massime legate ai costi di produzione, oltre le quali le tariffe manterranno il criterio di calcolo della remunerazione proporzionale. Tale previsione ha trovato di fronte a sé il prevedibile dissenso del Consiglio superiore notarile, secondo cui il mantenimento del criterio di proporzionalità garantirebbe una forma di “redistribuzione sociale”.

Sempre relativamente ai notai, il ministro prevede la liberalizzazione dell’accesso alla professione o quantomeno l’aumento del numero, secondo una “copertura territoriale ottimale”. In ogni caso, qualunque sia il sistema prescelto per aumentare la concorrenza nel settore, il disegno di legge esclude un sistema di compensazione da parte dello Stato per i notai già operanti, ma ammette che i nuovi operatori potrebbero essere costretti a pagare una sorta di “risarcimento”, a condizione che il professionista già operante dimostri il danno subito. Cosa non banale, anche perché il Consiglio costituzionale (una sorta di Corte costituzionale francese) non considera risarcibile il danno recato alla carriera di un professionista.

Il governo conferma, inoltre, la creazione dello status di “legale d’impresa”, il cui contratto di lavoro non potrà limitarne la libertà di stabilimento né pregiudicarne gli obblighi deontologici o la capacità di essere sollevato dal proprio incarico se ritenuto in contrasto con la sua coscienza o pregiudizievole per la sua indipendenza. Per distinguere gli avvocati liberi professionisti da quelli dipendenti, la legge prevede che l’avvocato d’impresa sia iscritto ad un elenco speciale del proprio ordine, istituito presso la corte della giurisdizione in cui è situata la sede della società di cui fa parte o in cui esercita regolarmente la propria attività. Infine, altra grande novità è quella relativa alla possibilità, per i professionisti legali, di associarsi tra loro, anche utilizzando forme di società di persone del tutto escluse in precedenza.

Macron ha dichiarato che nulla è più di sinistra della sua proposta di legge, che con il suo pragmatismo libererebbe la Francia da intollerabili corporativismi e privilegi che ne frenano la crescita. Ciononostante, attorno alla Loi Macron il Partito Socialista si è spaccato: una vicenda che ricorda molto da vicino, da una parte, le “lenzuolate di Bersani, e, dall’altra, gli estenuanti dibattiti sorti dalle nostre parti attorno a pressoché ogni tentativo di deregulation negli ultimi decenni. Segno che i “liberali di sinistra” certi tabù non riescono ancora a sconfiggerli, ma è comunque solo a sinistra che ogni tanto si prova a farlo. Non arrivando a liberalizzare propriamente interi settori dell’economia e delle professioni, ma quantomeno virando, sia pur timidamente, nella direzione di una maggiore concorrenza.

Twitter: @glmannheimer

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1 Response

  1. francesco taddei

    le liberalizzazioni le fa una parte della sinistra e il mantenimento dei privilegi lo fa il partito di destra. a scuola ti insegnano che i socialisti vogliono ridurre la società ad uno stipendio uguale per tutti e che a destra ci sono i liberali che vogliono la meritocrazia e la concorrenza. il mondo va al contrario. ci vorrebbe un bell’esame di coscienza.

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