Le banche centrali e la coesistenza degli opposti — di Gerardo Coco
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Gerardo Coco.
Nel ricordare l’anniversario della fondazione della Banca Centrale americana o sistema federale delle banche di riserva (FED) avvenuta nel dicembre del 1913, la stampa americana ha rimarcato il fallimento del mandato di questa istituzione, preservare il potere d’acquisto del dollaro e l’occupazione. Ricordando che da allora il famoso biglietto verde ha perso il 90% del suo valore la conclusione è che l’istituzione andrebbe se non proprio abolita quantomeno riformata. Il che è quanto dire che andrebbe separata dal potere politico. La banca centrale è infatti lo strumento primo del potere politico o meglio la massima espressione dei cosiddetti poteri forti. Quale potere più forte infatti di quello di creare il denaro?
Il presidente americano Woodrow Wilson benché firmatario del Federal Reserve Act espresse il concetto con queste parole: «Mi sento infelice, inconsapevolmente ho rovinato il mio paese. Il sistema del credito è ora concentrato. Lo sviluppo di una nazione e tutte le sue attività sono in mano ad un gruppo di persone dominanti che governeranno il paese…». Fin dai tempi di Thomas Jefferson, gli Stati Uniti erano cresciuti nella convinzione che la nozione di banca centrale era in contrasto con una società libera e che il potere monopolistico della creazione del denaro avrebbe minacciato il paese. Per Wilson, tale istituzione avrebbe cambiato la nozione di democrazia perché la concentrazione finanziaria non era espressione del popolo ma, appunto, dei poteri forti. La FED sostituiva il sistema di una pluralità di banche, centralizzando il potere di emissione che comunque era limitato a salvaguardare la disponibilità di adeguate riserve metalliche per non compromettere la conversione dei biglietti, la loro solvibilità e il controllo dei cambi. L’indipendenza politica sarebbe quindi stata assicurata fino a che le regole del gioco del sistema aureo fossero durate. La degenerazione del sistema cominciò con il primo conflitto mondiale quando il gold standard fu sospeso e il credito fu appositamente creato per finanziare la distruzione. In tempo di pace, tuttavia, si proseguì con la stessa metodologia ma con un altro scopo: manipolare il denaro per garantire al governo il dirigismo economico e limitare la sfera della libera scelta, il che in pratica significava fare l’interesse di pochi ai danni della maggioranza. Pertanto dalla crisalide del 1913 si sviluppò una creatura con una fisionomia ben diversa da quella prospettata dalla funzione unificatrice del sistema creditizio diventando, di fatto, l’organo esecutivo della politica economica e finanziaria dei pubblici poteri. La necessità di assicurare alla tesoreria statale l’appoggio in caso di urgente necessità e sostenerne i deficit è stato appunto il più importante vantaggio dell’esistenza di un’unica e potente banca di emissione. Il modello di gestione si è replicato dappertutto collegandosi alla gestione delle politiche di bilancio a a quelle fiscali e quindi alle responsabilità monetarie delle tesorerie dei governi. Questa evoluzione ha modificato l’universo finanziario mondiale e influenzato la cultura economica fino a cambiare il significato di categorie fondamentali quali moneta, capitale interesse, debito e credito. Nel tempo questa evoluzione ha prodotto delle « singolarità» cioè quei punti di svolta cruciali che cambiano la natura delle cose fino ad un punto critico irreversibile.
La prima singolarità riguarda il fenomeno della monetizzazione del debito degli governi. Nell’atto originario di fondazione della FED tale pratica era vietata. Primo, perché l’idea che il debito del governo dovesse trovare rifugio in un bilancio di una banca al riparo dalla concorrenza del mercato era inaccettabile. Secondo, perché in periodi di crisi tali strumenti si erano dimostrati inadeguati a preservare la liquidità bancaria perché la loro vendita in massa per fare cassa ne falcidiava il valore e la banca per sostenerne il corso avrebbe dovuto emettere moneta creando pressioni inflazionistiche. Terzo, la banca assorbendo titoli in modo sistematico avrebbe incentivato la spesa pubblica. Ma questi sani principi furono ignorati durante la Grande Depressione e, in violazione del Federal Act, furono introdottole le cosiddette «operazioni di mercato aperto» attraverso cui la banca poteva iniettare liquidità nel mercato acquistando titoli nel mercato secondario e ottimizzare la politica monetaria. Questa pratica cambiò irreversibilmente la struttura del bilancio della banca centrale: le coperture delle emissioni monetarie costituite all’attivo dalle riserve auree e da titoli rappresentativi di operazioni di prestito di indubbia solidità e prontamente liquidabili perché garantiti dalla domanda di beni reali, furono gradualmente sostituite dai titoli di stato. Con tale trasformazione, legalizzata ex post facto (Banking Act 1945), fu creata la patologia del sistema monetario moderno: i titoli di debito hanno valore in quanto sono convertibili in denaro che a sua volta si presume abbia valore perché è garantito da questi titoli. Il meccanismo è più di un circolo vizioso: è una frode contabile eseguita in forma legale ai danni di terzi: il denaro convertibile in un debito che non poggia su una base indipendente di ricchezza non ha alcun valore. Ma lo acquista se attinge alla ricchezza dei bilanci dei privati per i quali gli incrementi di volume della circolazione si trasformano in cambiali pagabili con il bottino della rapina fiscale dei governi. L’uomo della strada è però rimasto assolutamente inconsapevole di questa tecnica da finanza bellica in tempo di pace e guarda alla banca centrale come ad una istituzione miracolosa in grado di creare la ricchezza dal nulla e non come macchina che olia incessantemente quella predatrice dei governi. In questo modo la gestione delle monete manovrate ha creato, nella forma discreta delle politiche monetarie, il più astuto espediente di trasferimento e ridistribuzione di ricchezza mai escogitato. Naturalmente ciò ha postulato l’esistenza di un doppio standard contabile: ciò che è frode in un bilancio privato è probità in un bilancio pubblico. Alla deliberata confusione tra attivo e passivo ne è seguita un’altra non meno grave perché ha inquinato tutta la cultura economica: la confusione tra ricchezza e debito, tra capitale e credito, tra liquidità e solvibilità. Ricchezza e capitale sono per natura limitati; credito e passività possono essere illimitati. Oggi non si dice più oggi che una banca è insolvente cioè nella condizione di non poter soddisfare le sue passività; si dice che è illiquida e alla bisogna provvede la banca centrale reintegrandole la liquidità. Ma, bisogna sempre ricordarlo, la fonte ultima di questa liquidità sta sempre nei bilanci dei privati.
Questa singolarità ne ha creata un’altra: la coesistenza degli opposti, depressione e l’inflazione insieme, fenomeno, anche questo mai prima verificatosi. Per rendere appetibili i titoli di debito la banca centrale deve tagliare periodicamente i tassi di interesse poiché senza questa misura, che aumenta il corso dei titoli e che consente guadagni di capitali, il mercato non li assorbirebbe mai. Poiché il livello dei prezzi è correlato al livello dei tassi di interesse, il loro continuo calo induce la deflazione dei prezzi che la banca centrale cerca poi di combattere usando lo stesso espediente che la crea, iniettando ancora più liquidità e rafforzando così la spirale deflazionistica. Neanche i banchieri centrali si rendono conto di quello che fanno accadere. Il mercato del debito stimolato dai ribassi dei tassi agisce come un campo gravitazionale che assorbe tutte le risorse dell’economia causandovi depressione e scarsità di denaro, mentre nel mercato finanziario dove la liquidità si riversa si verifica inflazione con scadimento della qualità della moneta e del credito. Si è arrivati al punto di non ritorno o per usare ancora il linguaggio dell’astrofisica, all’orizzonte degli eventi: ogni ulteriore intervento o accomodamento monetario produce effetti negativi. Come le leggi tradizionali della fisica, in prossimità di un buco nero, non funzionano più, lo stesso avviene nell’economia. Il regime delle banche centrali, dei governi e dalla moneta manovrata invece di assicurare le condizioni pregiudiziali dello sviluppo economico, la stabilità monetaria e la difesa del potere d’acquisto, ha creato l’instabilità sistemica e la moneta avariata. Forse il modo di uscire da questi problemi insolubili è proprio quello di entrare nel buco nero.
più scrivi più mi accorgo che tanta Teoria sommata a ciò che Vorresti che sia ti inserisce nel perfetto parco buoi (vedi le perdite che voi austriaci avete accumulato con Oro nn stampabile, tantè che questa volta ti 6 astutamente dimenticato di citarlo come soluzione:).. cmq Fmi si è riunito da poco con Banchieri Centrali ed han detto : Tassi Reali Negativi (cioè Nominali – Inflazione < 0) per molti molti anni (Tappering o Non Tappering) per tagliare valore reale Debiti Pubblici e PRIVATI dell'occidente Quantitativamente Impossibili da Rimborsare (questo a dire il vero lo dico io, perché loro nn possono dirlo).. e per Limitare i Danni della Sovra-Produzione/Output-Gap (chiusure e licenziamenti di massa ben superiori a quelli ad oggi contabilizzati) che Hayek/Mises/Menger/Schumpeter/Coco vorrebbero (anche se nn han coraggio di dirlo apertamente) smaltire per partire da una base pulita (le macerie totali nn solo economiche ma forse pure sociali/democratiche).. Buon Natale
PS: la Ricchezza Reale nn è data dai Simboli (Soldi, Crediti/Debiti ed il tuo Oro).. la Ricchezza Reale è la Capacità Produttiva Fisicamente Installata (incluse le Commodity e l’Occupazione).. se lasciassero andare il sistema verrebbe Smantellata ancor più di quel che è gia successo oggi.. ed allora tutti i Simboli sarebbero nn solo Nominalmente Svalutati ma Totalmente Vuoti.. la Distruzione Creatrice di Shumpter è Necessaria ma deve essere Graduale.. e deve tener conto che Oggi con 10 Trattori e 10 Catene di Montaggio innondi di Pomodori ed Automobili l’intero occidente ipersaturo.. e questa cosa NON era mai avvenuta nella storia umana…
Per me “difesa del potere d’acquisto” significa la seguente frase: “pere sulle banane, cazzo di gomma” ossia nulla. L’occupazione, la ricchezza, il numero di imprese in un dato territorio hanno significato. Se invece di pagare 1 kilo di pane con una banconota con uno zero in meno ne devo usare una con 8 zeri in più non frega assolutamente nulla a nessuno.
Se la difesa del potere d’acquisto è il mezzo per ottenere punti di PIL e ricchezza, allora che lo si difenda. Altrimenti che si vada a prendere il pane con le cariole piene di denari.
Ciò su cui sono d’accordo con Coco è che il mare di liquidità è finito solo nel mercato finanziario (tant’è vero che gli indici borsistici sono ai massimi da anni) mentre nulla, o poco, è arrivato all’economia. Sono anche conscio che ciò sia molto pericoloso. E’ pero vero che la BCE sta solo a guardare, bloccata dai Talebani del rigorismo tedeschi.
La FED stampa come se non esistesse domani, il dollaro perde valore e le nostre aziende perdono competitività. Noi, dall’altro lato dell’atlantico, si muore.
Gent.mo professor Coco, tralascio di proposito lo studio della crisi dei fattori di civilizzazione (individualismo eo comunitarismo, ad esempio), l’analisi dei fattori di disgregazione sociale e politica e l’interpretazione della crisi attuale come momento della lotta di classe segnata dalla reazione del neoliberismo che come un rullo compressore vuole abbattere lo Stato quale ‘bestia affamata’, dopo 30 anni di sconfitte…
Tanto premesso vorrei commentare il Suo lucido saggio (che presenta tuttavia due punti critici: la moneta è endogena o esogena?, il credito deve essere dei privati che agiscono responsabilmente sul mercato nell’ambito di una ‘res publica’ oppure il credito è prerogativa dello Stato nazionale?) alla luce della teoria di G.Arrighi sul rapporto tra il potere del denaro e il potere del territorio che mostra che quella che noi stiamo attraversando è una ‘fase di transizione’ da un ciclo egemonico -americano- ad un altro -cinese?-, e che si caratterizza per una notevole espansione finanziaria (questa dinamica sarebbe rintracciabile dal Cinquecento in poi).
Tale inquadramento storico consente di dare il giusto rilievo da una parte, alla Sua teoria del rapporto tra moneta solida in regime aureo e moneta manovrata in un sistema monetario internazionale che non funziona più. In breve mentre il primo sistema ha assicurato l’epoca del massimo sviluppo dell’umanità con la rivoluzione industriale, quella studiata da Marx che puntava sul LAVORO per dirigere il processo rivoluzionario verso una società senza classi, mentre Keynes cerca la mediazione tra capitale e lavoro puntando sullo Stato quale garante, giustificando così l’ interventismo e il dirigismo dello Stato.
D’altra parte, si comprende il programma del Consiglio di New York on Foreign Relations (programma 80s del 1973) per la disintegrazione controllata (leggi de-industrializzazione) dell’economia dell’Occidente allorquando il CAPITALE decide di investire in Oriente (si ricordi il viaggio in Cina di Nixon nel 1972).
In questa prospettiva si capisce anche cosa ha fatto la finanza speculativa in forza dell’alleanza tra governi e banche centrali e non, fino alla distruzione della ricchezza (Fekete ) e ala coesistenza inedita degli opposti: depressione economica ed inflazione finanziaria.
E’ da notare che le crisi petrolifere degli anni Settanta che hanno portato al rialzo dei tassi di interesse che ha affamato l’Africa e la istituzione dell’euro degli anni Novanta, rappresentando il vincolo esterno ha complicato vieppiù la situazione in Europa, costituiscono dei momenti topici di quel programmaà
Infine a proposito dell’euro è ormai chiaro che la via economica è bloccata (Savona), mentre resta praticabile la via giuridica poichè, secondo Guarino, l’euro che abbiamo in tasca è falso nel senso che non è quello deciso con i Trattati di Maastricht, Amsterdam e Lisbona, bensì è quello voluto dalla Commissione europea con il suo Regolamento del 1996/7. Purtroppo però i più avveduti parlano da tempo di crisi-regressione del diritto…
Grazie della Sua attenzione. Carlo Ghiringhelli