Lavare le strade per ridurre lo smog? Non vale la spesa
Bocciata a Milano la proposta di sperimentazione del lavaggio delle strade per ridurre il risollevamento delle polveri.
Scrive il Giornale che vi sarebbe il rischio di intasamento delle fogne e di allagamento delle strade. La motivazione più interessante che ha fatto propendere per il no è però quella evidenziata dall’assessore all’ambiente Paolo Massari secondo il quale: «sembra che l’effetto stimato sul contenimento del Pm10 non sarebbe tale da giustificare la spesa». Ottimo. Di norma, infatti, i provvedimenti di tutela ambientale vengono posti in essere a prescindere da una valutazione dei rispettivi costi e benefici. E’ sperabile che l’approccio seguito nel caso a Milano da eccezione diventi la regola sia per quanto riguarda gli altri interventi volti a limitare lo smog (limitazioni del traffico, incentivi al rinnovo del parco veicolare, investimenti a favore del trasporto collettivo) sia negli innumerevoli altri casi di regolamentazione.
Due pesi, due misure.
Quando il provvedimento ricade sulle teste e sulle tasche del (suddito) cittadino non c’è problema, quando l’esborso ricade sull’amministrazione bubblica non ne vale la pena.
ROTFL(TAC): Rolling On The Floor Laughing (To Avoid Crying)
Ricordo che l’esborso non ricarde sull’amministrazione pubblica ma sulle tasche dei cittadini. Sempre. In qualche caso direttamente in altri indirettamente (più tasse)
Da un amministratore mi aspetterei maggior rigore sui dati. Liquidare tutto con un “sembra che…..” non fa presagire nulla di serio o di scientificamente provato. Tanto piu’ che curiosamente in molte altre citta’ europee sono giunti a conclusioni diametralmente opposte…… e anche quotidianemente nell’ambito domestico sperimentiamo che la polvere non rimossa ritorna in circolo ( effetto blocco del traffico).
Detto questo, sarebbe bello che certi tipi di decisione fossero sempre prese valutando il rapporto costi/benefici, a patto pero’ che tali valutazioni siano pubbliche e consultabili perche’ altimenti c’e’ il rischio che i costi/benefici calcolati non siano quelli per la collettivita’ ma piuttosto per la platea di eletti.
@andrea dolci
Mettere sullo stesso piano ambito domestico e ambito urbano non mi pare così corretto, dal momento che nel primo caso ci troviamo di fronte ad un ambiente chiuso. Ma forse mi sbaglio…
Invece mi sa tanto di scusa n°238 del manuale della risposta pronta, che tutti i politici hanno con sè, stilato da decenni di esperienza e continuamente aggiornato.
Se così non è mi aspetto da cittadino che venga fatto un intervento il cui rapporto costi benefici sia nettamente migliore di questo, e che entrambi i rapprti vengano trasparentemente e esaustivamente resi pubblici ai cittadini
Bocciarlo prima della sperimentazione è evidentemente una stupidaggine, una scelta che ha poco o nulla a che fare con costi e benefici.
E’ l’ennesima scelta per cui sono sempre tanto pronti a chiedere qualsiasi irragionevole sacrificio ai cittadini, ma quando tocca a loro fare qualcosa si tirano indietro.
La sperimentazione serve appunto a vedere cosa succede, se le fogne reggono, quali sono i benefici, se ci si può organizzare per spendere meno. Dopo si valuta e si decide, non prima: le auto le fanno cambiare anche se non serve a niente, ma provare per un mese a lavare 10 strade no, quello no, è troppo impegnativo.
Io credo che alcuni provvedimenti tipo blocco auto non siano motivati dalla volontà di modificare la qualità dell’aria quanto da quella di creare un senso di colpa nei cittadini o almeno in alcuni di essi (“scopi pedagogici” dicono cripticamente i promotori di questi provvedimenti) in modo da poterne poi influenzare le decisioni. In questo modo si stabilisce il primato degli ecologisti, le cui teorie i cittadini seguiranno poi docilmente. Insomma più psicologia che ecologia.