L’allarme rosso che nessuno vuol vedere
La politica italiana si balocca in telefonate televisive su chi è più popolare, e polemiche su Maroni a Varese. Al più, si occupa ma solo incidentalmente della prima sveglia venutaci dal FMI, per il quale le stime del governo sulla crescita potrebbero rivelarsi ottimiste – malgrado i due primi trimestri abbiano accumulato già una crescita tendenziale annuale di O,6 punti di PIL – e dunque occorrerebbe una nuova manovra correttiva per scendere davvero al 2,75% di PIl di deficit pubblico al 2012, una manovra di almeno altro mezzo punto rispetto all’1,& proposto dal governo. Ma l’allarme rosso non è rappresentato da questa notizia, bensì dalla caduta libera che i titoli decennali pubblici italiani stano mettendo a segno da 5 sedute a questa parte. Oggi siamo arrivati a 160 punti di spread sul BTP, peggio che nel giorno più rovente precedente l’eurosalvagente di tre settimane fa, e il CDS sull’Italia ha toccato quota 270, a un sofffio dal Portogallo: è evidente che i mercati interpretano gli acquisti della BCE sui mercati, riservati sino a oggi ai titoli greci, portoghesi e irlandesi, come non confacenti al nostro rischio, in via per questo di rapido deterioramento. La politica italiana dovrebbe capire che, se si mette così, nel giro di qualche giorno andrebbe a farsi benedire ogni chiacchiera sull’ottimismo, e sulla nostra salute relativa rispetto ai Paesi che hanno fatto più deficit nell’ultimo biennio. Viene da piangere. Sullo sfondo, una batteria di commenti ai quali ci allineiamo. Tutti improntati al pessimismo.
Qui Vaclav Klaus che spiega come l’euro non abbia portato crescita aggiuntiva né convergenza tra i Paesi membri, e continui in questo frangente – per l’idiozia della politica che blandisce i propri elettori – a rappresentare un costo negato, più che un vantaggio: i polacchi hanno deciso di farne a meno perchè virtuosi “in proprio” e senza rinunciare a svalutazioni controllate, e hanno ragione.
Qui la mappa interattiva del TIGER – Tracking Indexes for the Global Recovery – elaborato dal FT: attenzione che a maggio la ripresa ha segnato ritmi inferiori alle attese sia negli USa sia in Cina sia nell’Europa colpita dalla crisi dei proipri debiti sovrani. Il rischio di un global glut è stato magistralmente messo a tema di Ambrose Pritchard-Evans qui, in un’analisi che per noi monetaristi chicagoers è oro, ma per i keynesiani è nulla: M3 sta cadendo in un solo trimestre a ritmi di quasi il 10% annuo negli USA. In altre parole la corsa delle banche a ricapitalizzarsi drena liquidità e il picco della domanda monetaria deprime nevitabilmente la domanda di beni e servizi reali in tute le economie avanzate. I keynesiani sanno solo chiedere ancora più spesa pubblica, aggravando il male.
Infine, la spietata analisi dello Spiegel sui fallimenti della politica europea che blatera. Invito a riflettere sul giudizio che riguarda l’Italia, dopo aver fatto a fette Olanda, Belgio, Grecia e Spagna:
The situation is no different in Italy: the country, one of the founding members of the European Union, has been in a state of political denial for years. The people of Italy doze in front of the television programs of media czar and Prime Minister Silvio Berlusconi, who himself has made a fulltime job of protecting his supporters in parliament with more and more new laws that will save them from prosecution. Meanwhile, opposition politicians are devouring each other over trivialities.
Mi pare possa bastare, per una buona festa della Repubblica in mano a scriteriati. Inutile lamentarsi degli eccessi di cui è intriso il giudizio dato dai mercati e dai media internazionali: viene il tempo in cui bisogna prenderne atto.
La tendenza è del tutto evidente, anche al netto dell’aumento di volatilità di questi giorni. Con una manovra di qualità così scadente, come ho scritto ieri, possiamo solo allacciare le cinture. Ma di certo è colpa dei malvagi speculatori.
Alcuni giorni fa stavo spedendo questa mail poi non l’ho più spedita per una distrazione.
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Non penso che la situazione Italiana sia diversa da quella Greca.
La spesa pubblica in Italia non diminuirà perché nessun politico vorrà mai tagliarsi le gambe da solo, rinunciando al consenso che ne deriva, di conseguenza non diminuiranno neanche le tasse.
E’ possibile che una volta arrivati sull’orlo del precipizio, qualche “stratega” sarà obbligato a tagliare sempre e solo sul welfare, ma a quel punto si spera che gli Italiani buoi si sveglino.
Parlo degli Italiani buoi, perché poi ci sono tutti gli altri, ai quali questi signori
che ci governano, piacciono, spesso perché fanno loro comodo. La situazione italiana è simile a quella greca, ma non per il balletto di cifre sul debito, sul deficit e via discorrendo in questioni di lana caprina (a quello si riducono argomenti seri e fondamentali, quando per anni cerchi di manipolarli a piacimento), ma perché anche noi, grazie ai nostri governanti rossi verdi azzurri ecc. (prestati alla politica per il bene del paese), presto saremo con le spalle al muro e quando per l’ennesima volta il nostro Capo di Stato annuncerà, con la faccia di chi non vede l’ora di cambiare discorso, che gli Italiani (buoi) saranno chiamati a fare sacrifici, la piazza si sveglierà, esattamente come la piazza dei “buoi” Greci, ai quali sono stati chiesti i sacrifici per poter riparare le falle procurate dalle ruberie del sistema. Tutto il resto sono solo chiacchiere da golf club.
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Oggi, col senno di poi, devo ammettere che mi sbagliavo, gli Italiani infatti non li smuove più niente e nessuno.
Certamente un’unione monetaria, come i suoi cugni concettuali currency board e Gold Standard, da solo non garantisce nulla in termini di stabilita’ e sviluppo: in un paese che vi appartiene i bassi tassi d’interesse possono persistere solo se la politica fiscale e’ sufficientemente virtuosa. Ha pero’ il vantaggio di sottrarre la politica monetaria dalle mani dei governi, evitando ai cittadini quella presa in giro che e’ l’illusione monetaria (il sentirsi piu’ ricchi che in passato solo perche’ l’inflazione ha ridotto il valore della moneta): rappresenta quindi un’opportunita’ nella battaglia contro il cosiddetto “primato della politica” e le coperture keynesiane al deficit spending permanente (anche in fasi del ciclo economico in cui lo stesso Keynes non li approverebbe). Poi e’ chiaro che ci sono paesi come Hong Kong dove questa opportunita’ si traduce in bilanci mediamente in pareggio, e altri come l’Argentina dove il risultato finale e’ l’insolvenza. Temo che Grecia e Italia appartengano alla seconda categoria: ma cio’ dipende da caratteristiche politiche che le renderebbe comunque condannate anche con una propria valuta free-floating (l’Argentina era un basket case anche prima del 1991). Inutile quindi prendersela con l’Euro.
@Ezio:
ho la stessa tua impressione, ovvero che “sia stato deciso” a livello politoco, e non oggi ma parecchi anni fa, un trade-off che tenda a drenare l’ingente risparmio accumulato, di fatto impoverendo la cittadinanza, piuttosto che azzardare modifiche sostanziali ad un sistema estremamente instabile come quello italiano.
D’altronde se si va a vedere cosa si dovrebbe fare c’è da mettersi le mani nei capelli. Non tanto per questioni direttamente economiche, quanto per il fatto che – per poter incidere in maniera sostanziale sull’economia – sarebbe necessario rifondare tutta la struttura costituzionale-istituzionale-giuridica italiana. Il che, come si sa, è impossibile con le procedure vigenti (40 anni di tentativi, per quanto quasi sempre farlocchi, e zero risultati).
Forse l’aspettativa della cosiddetta *classe politica* è che avvenga uno choc di tali proporzioni da rendere “vendibile” una disruption politico-istituzionale che porti a cestinare una costituzione che era obsoleta 60 anni fa, e che oggi è putrefatta.
Parlo da profano, dall’ “alto” del mio stipendio che non arriva da cinque mesi… per motivi ignoti, ma di fatto dovuti alla lentezza burocratica con la quale la pubblica amministrazione “paga” i suoi fornitori dopo mesi e mesi che questi hanno svolto il proprio lavoro o fornito i servizi/le merci.
Si parla di italiani buoi o italiani allocchi drogati dalla televisione e dal calcio. Ma per chi ha ancora un barlume di lucidità… io registro l’impossibilità di esercitare un “diritto di revoca” se non occasionalmente ogni cinque anni circa e limitatamente ad un esile “singolo voto”.
Come si può, secondo voi che siete degli esperti di economia, porre rimedio?
Se un impiegato non lavora, il datore di lavoro provvede e lo sega. Se una merce non ci piace, andiamo al negozio e la cambiamo. Se un politico ruba e sta “sereno e spensierato” per almeno cinque anni seduto in comode poltrone di pelle, come posso io, contribuente e di fatto suo datore di lavoro, togliermelo dai piedi per prendere un altro più capace e più avveduto?
A me sembra che ci lamentiamo delle buche per strada, quando è l’autista che ci conduce in giro ad essere “ubriaco” mettendo a rischio la nostra incolumità. Servirà a poco pensarci dopo, quando avremo sbattuto e ci saremo fatti male.
Mi associo a Calogero, va bene svegliarsi ma per fare che?
Ad oggi posso influire solo con il mio voto ma non ci sono partiti di “economisti”, pretendere che i partiti attuali comincino veramente a fare l’interesse dello Stato dopo anni che hanno solo pensato a farsi rieleggere è follia.
Per come la vedo c’é parecchio da fare, finché il grosso della gente viene tenuta buona da una informazione inesistente non ci saranno mai le giuste pressioni ai politici per fare qualcosa almeno fino a quando non saremo sprofondati nel burrone, perché io non credo che si fermeranno prima del salto nel buio.
@ Giannino
Bellissimo post. Aggiungerei, però, che siamo in presenza anche di una guerra mediatica dove le informazioni quotidiane devono essere valutate attentamente (sarà argomento del Festival di Trento cui spero di andare almeno per una giornata).
L’FMI non è esente da informative sbagliate o, meglio, elusive. Per le informazioni che provengono dalla Germania è bene dire che i tedeschi stanno facendo di tutto per togliere l’attenzione (nascondere) i buchi che hanno le loro banche. In Italia, non ne parliamo…informazione indipendente solo su qualche blog come questo.
Secondo me ci troviamo in una guerra informativa dove l’interesse è evitare che la tua parte sia il primo tassello del domino a cadere (per esempio, il suggerimento inglese alla Grecia di fare default….). Teniamo conto di questo nei nostri giudizi.
Ora non ci rimane che pensare a cosa fare dei nostri risparmi. Che torni il utile il metodo della nonna che metteva i “schei sotto il pajon” (i soldi sotto il materasso)?
Ironia a parte, vorrei davvero sapere cosa si può fare il singolo per evitare un possibile scempio dei propri risparmi.
Ottimo spunto di riflessione!
L’analisi fatta da Spiegel riflette in modo cinico la situazione italiana, sia politica sia sociale. La classe politica italiana è di questo livello perchè ci meritiamo questo livello, perchè la nostra società non offre, a livello aggregato, qualcosa di diverso; a livello di singolo individuo esistono le eccellenze, ma ,come tutti sappiamo, sono prevalentemente obbligate ad evadere all’estero, in quanto non supportate da un sistema capace di garantire la giusta competizione (in quasi tutti i settori). Altro punto fondamentale riguarda la questione delle risorse e della relativa allocazione. Il nostro sistema non è in grado di garantire un’allocazione ottimale o quantomeno razionale delle risorse (per razionale intendo la normalità, in italia non si vede con facilità). Non so fino a che punto possiamo andare avanti in questo modo, le condizioni strutturali non sono in grado di garantire sviluppo, ma solo decrescita (non lo dico io, ma lo dicono i dati); l’unica leva su cui è possibile intervenire resta la politica economica, ma anche qui, le condizioni non sono favorevoli.
Alla domanda: “Cosa possiamo fare a parte votare”, direi che ci sarebbero molte risposte.
Prima di tutto, parlando in generale, bisognerebbe essere un pò più responsabili nei propri comportamenti per poi poter lanciare strali nei confronti della nostra classe dirigente, (vogliamo parlare degli avvocati con le loro tariffe e regolette varie, vogliamo parlare dei medici e di come sono scelti per ruoli dirigenziali, vogliamo parlare degli insignanti che, per un discreto numero, essere a scuola o all’I.N.P.S. è la stessa cosa, vogliamo parlare dei giornalisti, opresunti tali, vogliamo parlare dei dentisti o di tutti coloro i quali vogliono sempre che siano gli altri a comportarsi bene?).
Poi direi che oggi sono tanti i mezzi a disposizione per dimostrare indignazione ma non vengono usati. Ricordo all’inizio degli anni ’90 il popolo dei fax, la discesa in piazza di chi mai se lo sarebbe sognato.
Oggi dormicchiamo accusando i politici di qualsiasi cosa deplorevole ma certi che comunque nulla cambierà, almeno per alcuni perchè purtroppo altri, ad una qualunque domanda sulla politica attuale ti rispondono che loro non sono interessati…
Un paio di considerazioni:
1° esistono modelli di politica economica che contemperino una stabilità o benessere a pil invariato? mi spiego meglio: soprattutto a causa di almeno 70 miliardi l’anno di interessi da pagare, la crescita del PIL di almeno tre punti percentuali sembra un utopia per un loop generato da: non posso abbassare la tassazione per pagare l’indebitamento quindi non attuo politiche di rilancio per le imprese quindi non agevolo la ripresa dei consumi quindi non abbasso le tasse e così via. Mi domando: ma il PIL (ormai siamo una economia matura e una nazione comunque ricca rispetto alla stragrande maggioranza dei paesi del mondo) può/deve sempre e solo crescere?
2° Sono fortissimamente critico sulla finanziaria appena approvata: è una toppa da 25 miliardi che produrrà solo la diminuizione dei consumi e , come dice l’ottimo articolo di Giannino, genererà probabilmente un nuova manovra correttiva. Il Sole 24 ore di ieri preannunciava un documento di IBL che tra le altre cose dice (a mio avviso correttamente) che la spesa corrente è fuori controllo, soprattutto quella interemedia (regioni e comuni) a causa di quella iattura (secondo il mio sommesso avviso) che è il federalismo già in atto, e che potrà solo peggiorare. La storia insegna che il federalismo nei primi anni porta solo un incremento di costi e una diminuizione di efficienza. Possibile che non se ne parli mai da nessuna parte?
@Gigi
Da profano a profano (se mi posso permettere), mi sono a lungo chiesto anch’io il perché di questa condanna all’eterna crescita del PIL.
Non voglio sdottorare su una materia di cui sono un semplice appassionato, e non un esperto, ma imho potremmo fare un passo avanti in questa ricerca se ci chiedessimo: l’inflazione è necessaria?
Perché, se accettiamo l’idea che l’inflazione sia sempre positiva, allora anche il PIL di una nazione industrializzata deve crescere di pari passo, altrimenti avremmo una contrazione della quantità di beni e servizi prodotti e questo sarebbe un indizio (ripeto, indizio) di una diminuzione del benessere.
Parliamo allora dell’inflazione: perché deve sempre essere positiva? Perché si guarda al suo contrario, la deflazione, come ad una iattura? A chi fa comodo che vi sia inflazione? Cosa succede se, come qualcuno paventa, siamo a rischio iper-inflazione? Perché qualcun’altro paventa invece, la deflazione? Perché non si trovano due esperti in materia che la pensino allo stesso modo? 😉
ottima riflessione.
Poi non saprei dire se la classe politica italiana non è in grado di operare cambiamenti strutturali perchè le manca il coraggio (inchiodata più dai sondaggi che dall’idea di un futuro) o semplicemente è meglio così perchè è talmente incapace che alla fien farebbe dei danni macroscopici?
Sulla Polonia ci andrei cauto. Se hanno ancora lo Zloty non è per scelta loro e comunque l’eliminazione dei costi correlati alle transazioni valutarie sortirebbe l’effetto di un inevitabile rilascio di risorse di lavoro e di capitale impegnate nelle operazioni di cambio, e conseguente riallocazione delle stesse quantomeno in investimenti…
I hurt myself today
E se invece di impostare l’economia in modo: produzione del bene, acquisto, fine ciclo breve vita del prodotto, spazzatura, e così all’infinito, riscrivessimo totalmente l’impostazione con:
Produzione bene di qualità in Italia, lungo ciclo vita del prodotto, meno spazzatura, meno crescita drogata, più occupazione in Italia, meno apparenza (SUV, vacanze esotiche, fast food ecc) e più sostanza (uso dell’auto solo necessario,intelligente ed economico, vacanze nel paese più bello del mondo, cibi genuini e prodotti in Italia ecc), ho sintetizzato , ma il concetto mi pare chiaro, non potremmo ricominciare a crederci? Se facessimo insomma crescere il pil in modo intelligente dato che cresce anche con il semplice aumento del costo dei carburanti, non potremmo forse trovare una via d’uscita? Non credo che Latouche sbagli quando dice che non esiste una crescita infinita, ma ci può essere una acrescita (non decrescita). Una premessa: dimentichiamo i politici e la politica fino a tempi migliori ed uomini migliori e diamoci da fare.
http://francescoprina.blogspot.com/2010/06/le-bugie-hanno-le-gambe-corte-2-puntata.htmlLa nuova manovra finanziaria del Governo, è la fotografia di un ceto politico che si fonda sui sondaggi e su una leadership a forte carica populista, che promette le riforme e poi non le fa per accontentare tutti. Per due anni ci accusavano di essere dei pessimisti e catastrofisti, con due finanziarie consecutive, dichiaravano che l’Italia, stava meglio di altri paesi europei, dicevano che avevano i conti a posto e tutto andava bene, poi al risveglio da un lungo letargo di ventuno mesi la dura realtà: “Il paese per non finire come la Grecia ha bisogno di una urgente manovra correttiva dei conti pubblici” a carico degli Italiani. Delle due, l’una, o ci hanno detto bugie per be due anni oppure questa manovra è il frutto amaro di due anni di politica economica sbagliata nel bel mezzo di una crisi globale. L’Europa fa bene a chiederci di mettere i conti pubblici a posto, ma se non lo sono l’unico vero responsabile è il Governo!
mah… quello che non si vuol vedere è che l’accorciamento delle filiere ha abbassato i prezzi, ma anche i redditi prodotti. Secondo anno del corso di economia… macroeconomia… che effetto ha un’espansione monetaria in un sistema oligopolistico? Stesso esame: in un sistema che riassume in un unico soggetto committente della fabbrica, importatore distributore e dettagliante, a quanto ammonta il moltiplicatore keinesiano dell’economa? in sintesi la creazione di moneta non ha seguito l’andamento del reddito, anzi, spesso ha finanziato le cose che o deprimevano. Qualche anno fa ricordo il suo commento al sorpasso di Wall Mart, azienda che vendeva merci a basso costo generalmente cinesi, su GM, e il commento era che non poteva venirne fuori nulla di buono. In effetti quello che ne è sortito è stata la crisi dell’economia mondiale. Solo che non lo si dice, e si continuano a perseguire bassi prezzi. Tra l’altro, in occidente, a nascita di nuove aziende si schianta contro la concorrenza di imprese enormi, con forte accesso al credito, senza utili e forti di una legislazione fatta per aziende che possano permettersi di dediacere personale a singoli adempimenti burocratici. Qual’è la definizione di concorrenza? La concorrenza è compatibile con la presenza di aziende molto grandi? Si dice che il mercato sia da preservarsi. No, è la concorrenza quella che può fare solo bene. Il mercato può fallire, e siccome può farlo, lo fa. Roberto67
Beh, vedo che c’è già un certo numero di persone che si chiede se possiamo evitare la crescita, e mantenere le nostre sane abitudini. Li vorrei tranquillizzare: non cresciamo da anni.
Certo, i motivi sono tanti e diversi, ed anch’io ho scritto nel pomeriggio un commento infuocato contro i politici e la partitocrazia.
Però una cosa va detta: leggi i commenti, e tutti chiedono misure rigorose, e si lamentano del fatto che lo spettro di un brusco calo dei nostri standards di benessere si stia concretamente profilando all’orizzonte. E quindi “questa manovra non serve a nulla”, “ci hanno truffato”, “l’avevo detto io che quel Berlusconi diceva balle..” etc etc.
Ma il nocciolo del problema è: non è che tutti noi, per decenni enon per due anni, abbiamo contribuito a creare questa situazione? Com’è che, appena fatta la manovra, si mobilita il sindacato, addirittura i magistrati, il mondo dello spettacolo e della cultura, e chiedo scusa se ho dimenticato qualche altra decina di categorie. Ma tutti quelli citati sopra fanno parte di chi, con questo sistema demenziale del tassa & spendi, ci ha sguazzato da sempre. E quanta gente ci ha mangiato sopra, chi molto ( i furbi) e chi poco (i fessi)? Molta, tanta e troppa.
Per cui, e chiudo la filippica, non sono commosso per niente dagli statali che piangono per gli aumenti che non avranno, per gli attoruncoli mediocri che c’è caso debbano cambiare lavoro, per quel manager pubblico (ma ce ne sarà poi uno?) che non incasserà più le cifre astronomiche a cui è abituato, per quei ricercatori che, non contenti di mantenere un posto ( ma quanti sono, cosa producono, e sono tutti genii che il mondo ci invidia o ci sono anche un tot di imboscati?), si lamentano del fatto che dovranno cambiare sede.
Io so solo che, grazie al fatto che per decenni si sono pagate pensioni anche a chi non versava una lira, quando ci andrò io non otterrò niente, e so che già da anni devo pagare un’enormità di tasse e balzelli per mantenere uno stuolo di persone le quali, potendo, in pensione ci andrebbero appena diplomate, e che non capiscono che il primo problema non è Berlusconi e neppure Tremonti, ma sono proprio loro. Ecco, se lo facciano su di loro un bel sondaggio, e magari vedrebbero che c’è un consistente numero di persone che li manderebbe volentieri a quel paese, dove magari non girano gli odiati suv e tutti girano con quei sandalacci tedeschi ai piedi, sperando che nel mentre questo possa diventare un paese normale.
@bill
Non si tratta di non crescere, ma di crescere diversamente. Se per ottenere più raccolto riversi in un terreno quintali di concime per esasperarne la fertilità, alla fine quel terreno morirà. Se poi il suv è già diventato essenziale per il sereno sviluppo della vita, allora forse vuol dire che non c’è più molto su cui discutere. Spero di averti frainteso.
@ezio
Ciao Ezio; l’ipotesi + accreditata dagli etimologi è che Italicus derivi per l’appunto da Vitulus: Vitello per l’appunto ( ergo toro o bue).
è quindi superfluo ribadire quanto già implicito nella sua origine: gli italiani sono dei buoi.
Serenissimi Saluti
Martino