3
Set
2010

La tassa sui voli tedeschi: l’ennesimo errore statalista

Il Governo tedesco, guidato da Angela Merkel, ha confermato pochi giorni fa la manovra finanziaria di rigore che porterà 80 miliardi di euro nelle casse dello Stato Teutonico in 4 anni. Questa manovra è fatta sia di tagli alla spesa sociale, che di nuove tasse. E una di queste nuove entrate è al centro delle polemiche: la tassa sui biglietti aerei. Il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble ha confermato che l’introito di questa imposta sarà di circa un miliardo di euro l’anno ed entrerà in vigore dal prossimo anno. La strutturazione della tassa sui biglietti aerei prevede un sovrapprezzo di 8 euro per le tratte di breve distanza, 25 euro per il medio raggio e 45 euro per le rotte a lunga percorrenza. Se questa nuova imposta, che pesa il 5 per cento della manovra finanziaria quadriennale, dovesse entrare realmente in vigore, sarebbe un grave colpo per l’aviazione tedesca che vedrebbe la propria competitività diminuire.

La Germania, nonostante la presenza di Lufthansa, è uno dei Paesi in Europa che meno ha visto sviluppare il proprio traffico aereo dal momento della liberalizzazione dei voli europei del 1997.

L’indice dei voli per abitante, che mette in relazione il numero di viaggi annuali con la popolazione in ogni Paese Europeo, era nel 2009 inferiore a 2 voli per abitante. La media europea “viaggiava” sopra il valore di 2,5 e Gran Bretagna e Spagna registravano rispettivamente un valore di 3,25 e 3,29 voli per abitante.

Solamente Francia e Italia avevano nel 2009 un indice piú basso e dunque la Germania vede uno sviluppo del traffico aereo non eccezionale.

L’introduzione di questa nuova imposta è un rischio per le imprese aeronautiche tedesche, perché di fatto molti viaggiatori preferiranno viaggiare verso le destinazioni intercontinentali passando da hub differenti da quelli di Monaco e Francoforte.

La competizione nel settore del trasporto aereo è così forte che una tassa di 45 euro per tratta non è indifferente nella scelta della compagnia aerea. Se un biglietto intercontinentale ha un prezzo di 300 euro solo andata, l’introduzione dell’imposta significa aumentare il prezzo del 15 per cento. Nei voli a breve raggio, ad esempio, Ryanair ha un prezzo del biglietto medio di 40 euro e dunque il sovrapprezzo raggiungerà il 20 per cento (8 euro).

Il Governo tedesco spera che i voli diretti di breve raggio non siano sostituibili, mentre per le destinazioni intercontinentali suppone che il tasso di utilizzo di altri hub stranieri sia limitato.

Negli ultimi anni diversi Paesi europei hanno deciso di “fare cassa” grazie al settore del trasporto aereo. Questo è dovuto al fatto che il trasporto aereo, grazie alla liberalizzazione, è cresciuto a “ritmi cinesi” con un raddoppio del traffico tra il 1997 e il 2007.

Gran Bretagna, Olanda e Irlanda hanno introdotto tasse che hanno scoraggiato il traffico nell’ultimo biennio, mentre in Italia ci si prepara all’aumento delle tasse aeroportuali di 3 euro.

Questi incrementi della pressione fiscale in realtà portano introiti limitati per i bilanci sofferenti degli Stati dell’Unione Europei, ma penalizzano fortemente il traffico aereo.

Oltretutto una struttura della tassazione che ha un peso identico in termini monetari, non incide ugualmente percentualmente sul prezzo del biglietto.

Ryanair con un prezzo medio per tratta di 40 euro, vede un sovrapprezzo del 20 per cento, mentre Lufthansa o altre compagnie tradizionali, che hanno un prezzo medio del biglietto superiore ai 100 euro, vedono l’impatto fermarsi al 5 per cento circa.

In questo modo si colpiscono maggiormente i consumatori low cost e le compagnie come Ryanair ed Easyjet.

L’aumento del gettito dovuto all’introduzione della tassa sui biglietti sarà certamente compensato da una caduta dei ricavi che provocherà una diminuzione del gettito.

Come al solito i problemi dei bilanci statali sono “curati” colpendo settori dell’economia dinamici.

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5 Responses

  1. Pastore Sardo

    Un colpo mortale per l’indotto del turismo portato dai low cost, un colpo anche per i professionisti e le aziende che lavorano con l’estero e come se non bastasse non si potrà portare più la propria famiglia con i figli a vedere come si vive fuori dall’Italia ….. ormai invece di dire “povera Italia” prenderò sempre di più l’abitudine di esclamare “povera Europa!!”

  2. stefano tagliavini

    La scelta della Cancelliera Merkel è davvero un pugno allo stomaco ai tanti che in questo blog professano uno stato liberale con riduzione dell’imposizione fiscale e tagli alla spesa pubblica per rilanciare l’economia. I tagli alla spesa pubblica ci sono ma di riduzione delle tasse neanche l’ombra, strano!

  3. Come al solito un “bravo!” ad Andrea Giuricin per aver smascherato la fallacia di una misura assolutamente populista voluta dalla signora Merkel e dalla sua CDU (l’FDP ha nicchiato, ma poi si è piegata) e che pure – stando ad un recente servizio del Corriere della Sera- sarebbe sinonimo di quel modello tedesco da seguire a tutti i costi. Una breve chiosa. Il problema dei costi scaricati in particolare su alcuni vettori e non su altri con un’evidente distorsione della concorrenza è sicuramente l’aspetto principale della tassa. Ce n’è poi ancora un altro. Quello legato alla lotta per la riduzione delle emissioni. La finalità della tassa è conclamatamente ambientalista, perché dovrebbe costituire una sorta di internalizzazione dei costi di emissione in capo ai passeggeri (a parte i bambini, chissà perché). Peccato però che l’introduzione della tassa abbia l’effetto di tassare maggiormente chi effettua tratte meno lunghe, con il risultato che chi viaggia da Berlino a New York é meno tassato di chi viaggia da Berlino a Stoccarda. Si tratta di una sorta di disincentivo all’uso dell’aereo per i voli interni, in modo da avvantaggiare Deutsche Bahn, che per i suoi prezzi astronomici subisce una forte concorrenza da parte delle compagnie aeree. Proprio oggi alcuni costituzionalisti hanno messo in dubbio che l’imposta sia costituzionale e compatibile con i Trattati comunitari. E ciò, benché le tariffe siano state modificate, rispetto alla versione originaria di metà luglio.

  4. Mi permetto di fornire un punto di vista differente della questione.

    Storco sempre il naso quando sento di balzelli creati ad hoc per far cassa ma, in questa circostanza, vorrei porre l’accento su una delle motivazioni che può portare a far “piangere il piatto” da parte del policy maker di turno, ossia che il fenomeno lowcost, tanto amato e glorificato sia dall’uomo della strada che da blasonati commentatori economici, a mio modestissimo giudizio ha creato delle pesanti e gravissime distorsioni del mercato che altro non hanno fatto che ubriacare il trasporto aereo e i suoi utilizzatori (noi stessi) con la convinzione che un volo potesse costare pochi euro.

    Era chiaro che prima o poi il circolo vizioso innescato delle sovvenzioni pubbliche mascherate dalla felice terminologia degli “accordi di co-marketing”, arrivasse al capolinea fornendo un quadro devastante dei bilanci delle varie società di gestione degli scali europei che troppo hanno creduto in questa forma (certamente innovativa) di trasporto.

    Il sistema poteva reggere, e reggeva, sino a che il grado di “sovvenzione” non superasse un certo limite, limite che in Italia, in Spagna e in tanti altri Paesi si è abbondantemente valicato. Ora, pertanto, l’unico sistema per ripianare i debiti accumulati da quegli aeroporti che fornivano condizioni troppo agevolate ai vettori lowcost per permettere loro di applicare tariffe stracciate, è quello di chiudere lo scalo, privatizzarlo (se possibile) o, più semplicemente, aumentando le tasse.

    Ovviamente il discorso non può essere ridotto a una filippica contro i vettori lowcost, sarebbe ingiusto e stupido e, aumenti di tasse come quello pensato in Italia per permettere a Fiumicino di modernizzarsi, sono facilmente traducibili come una presa in giro come, probabilmente, la decisione tedesca che invoca la “crisi”.

    Rimango però convinto che come disse un vecchio professore spagnolo: non si può pensare di volare da Madrid a Tenerife con 50 euro.

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