24
Nov
2012

La recessione ha dissolto 43 mld. su 49 delle manovre 2011

Cosa è rimasto delle tre manovre di finanza pubblica del 2011? Quella adottate a tamburo battente dal Parlamento italiano su proposta di Tremonti (le prime due) e di Monti  (l’ultima) per tacitare il crescente spread? Praticamente nulla. In realtà le maggiori tasse da pagare e pagate restano tutte, i tagli alla spesa pure. Quello che è scomparso è invece l’effetto atteso di quei provvedimenti sui saldi di finanza pubblica: non pervenuto, evaporato, scomparso, dissolto, volatilizzato, integralmente bruciato dalla recessione economica che ha cancellato Pil nominale e quindi le tasse che su di esso sarebbero state pagate con le precedenti aliquote, senza bisogno di manovra alcuna, oltre ad aver probabilmente accresciuto la spesa per la protezione sociale. A dirlo è lo stesso governo, seppure in maniera implicita attraverso le tabelle dei suoi documenti di finanza pubblica.

Riprovare (le manovre) per non credere

Conviene ricordare brevemente le tre manovre dello scorso anno. La prima fu presentata da Tremonti a inizio estate, in concomitanza col primo rialzo rilevante dello spread, e approvata dal Parlamento  come legge 15 luglio 2011 n. 111. Essa aveva per obiettivo il conseguimento del pareggio di bilancio nel 2014 da raggiungersi in due tappe di riduzione, sostanzialmente equivalenti, nel 2013 e 2014. Gli effetti previsti sul 2012 erano invece limitati a 5,6 miliardi dato che sull’anno già operavano le disposizioni della manovra del maggio 2010 e non si intendeva realizzare una correzione troppo brusca dai possibili esiti recessivi. Nel 2013 gli effetti della manovra salivano invece a 24 miliardi e ½ e nel 2014 a 48 miliardi, corrispondenti ad una correzione di circa tre punti di Pil.

Poiché i mercati finanziari non si accontentarono e la manovra non si rivelò in grado di fermare la crescita dello spread, Tremonti ne adottò una seconda e il governo italiano si accordò incautamente in sede europea (vi erano  segnali evidenti di rallentamento dell’economia) per l’anticipo di un anno dell’obiettivo del pareggio di bilancio che fu fissato al 2013. Il d.l. 138/2011, convertito con legge 14 settembre 2011 n. 148, aggiunse provvedimenti di maggiori entrate e minori spese per ulteriori 23 miliardi circa nel 2012, 30 circa nel 2013 e 11 nel 2014. L’effetto complessivo delle due manovre diveniva quindi di 28 miliardi per il 2012, 55 per il 2013 e 60 per il 2014. In tal modo si sarebbe dovuto conseguire un sostanziale pareggio di bilancio già dal secondo anno.

Ma neanche la seconda manovra Tremonti fu sufficiente a fermare lo spread il quale anzi nella prima metà di novembre salì a livelli preoccupanti e funse da lettera di licenziamento per il governo precedente. Arrivò quindi il governo tecnico Monti il cui primo provvedimento fu la terza manovra del semestre (d.l. 201/2011 convertito dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214). Con essa si aggiunsero effetti per ulteriori 20 miliardi e ½ già nel 2012, e 21 ½ sia nel 2013 che nel 2014.

Sommando le tre manovre, la correzione totale dei conti pubblici diveniva di 49 miliardi nel 2012, 76 nel 2013 e 81 nel 2014. In rapporto al Pil si trattava di 3 punti di correzione nel 2012 (in pratica l’intera correzione prevista dalla prima manovra al terzo anno veniva ora attuata già al primo) e quasi 5 nei due anni successivi. Considerando che nel 2011 l’indebitamento della pubblica amministrazione (il disavanzo totale del settore pubblico) era stato del 3,9% del Pil, le tre manovre risultavano tali da assicurare il pareggio già dal 2013, compensando senza problemi il maggior onere per interessi sul debito derivante dall’aumento dello spread.

Tanto rigore per nulla

Che cosa ne è stato dei 49 miliardi di effetti previsti per il 2012? Nel precedente post ho sostenuto che sino a giugno non si è visto alcun miglioramento nei saldi di finanza pubblica, col disavanzo totale della P.A. ancora a 59 mld. nei 12 mesi tra luglio 2011 e giugno 2012, praticamente lo stesso livello dell’intero anno 2011 La recessione avrebbe quindi integralmente cancellato (almeno nel primo semestre 2012) gli effetti attesi delle manovre.

Se ne  è accorto il governo? Se leggiamo le dichiarazioni ufficiali si direbbe di no:

ll Governo di Mario Monti ha garantito che i conti pubblici del Paese venissero messi “in ordine in maniera permanente da qui al 2014”. Lo ha detto il ministro delle Finanze, Vittorio Grilli, durante la conferenza stampa a Bruxelles al termine dei lavori dell’Ecofin. Il ministro ha ricordato che tra le previsioni di autunno formulate dalla Commissione europea e quelle contenute nel Documento di economia e Finanza del Governo “c’e’ poca differenza”. “Sono scarti decimali che in questo clima di incertezza sono del tutto accettabili”, ha aggiunto Grilli. (MF Dow Jones, 13 novembre 2012).

“Negli ultimi 12 mesi il mio governo ha portato avanti le riforme per migliorare la situazione economica italiana. Ora i conti pubblici sono in salute”. E’ quanto ha detto Mario Monti durante un convegno organizzato dalla Camera di Commercio di Dubai. Il presidente del Consiglio ha fatto notare come gli investitori stranieri e i capitali siano “tornati in Italia” dopo il lavoro di risanamento dei conti pubblici. (AGI, 20 novembre 2012)

Può darsi che gli effetti della manovre 2011 sui saldi di finanza pubblica si manifestino tutti nel secondo semestre 2012, ma col ciclo persistentemente negativo è lecito dubitarne. E in ogni caso è lo stesso governo a riconoscere che la recessione ha bruciato nel 2012 gran parte degli effetti attesi dalla manovra. Lo fa non in maniera esplicita ma attraverso i numeretti inseriti nelle tabelle dell’aggiornamento al DEF presentato lo scorso 20 settembre e lo si può scoprire solo mettendo a confronto questi numeretti con i loro equivalenti inseriti nei documenti ufficiali di finanza pubblica precedenti, cosa che facciamo attraverso la tabella sottostante. Essa riepiloga tutte le previsioni ufficiali degli ultimi due governi sul Pil e i saldi di finanza pubblica del 2012, formulate  nei differenti documenti ufficiali di previsione e programmazione finanziaria che si sono succeduti nell’ultimo biennio.

43 miliardi delle manovre in fumo (grazie alla recessione prodotta dalle manovre)

La prima previsione è del settembre 2010, decisamente  radiosa dato che indica un Pil reale in crescita del 2%,una cifra che nell’ultimo decennio si è vista una sola volta. Le previsioni 2012 formulate ad aprile 2011 appaiono invece più realistiche ed interessanti: Pil in crescita dell’1,3%, indebitamento della P.A. a 45 miliardi (2,7% del Pil) e saldo al netto degli interessi, l’avanzo primario, a 39 miliardi (2,4% del Pil). Sono le ultime previsioni ufficiali prima delle manovre dell’estate 2011. Nel loro aggiornamento di settembre 2011 esse incorporano invece gli effetti delle prime due manovre e infatti l’avanzo primario è previsto di 21 miliardi più elevato rispetto ad aprile e il disavanzo totale, l’indebitamento, di 20 miliardi più basso. Queste differenze sono più piccole rispetto all’entità delle prime due manovre, che abbiamo visto pari a 28 miliardi, perché nel frattempo la previsione di Pil nominale è stata corretta al ribasso di 20 miliardi e su di essi, evidentemente, non ci può essere gettito fiscale.

Di maggiore interesse ancora sono i dati previsivi inclusi nella relazione al Parlamento presentata dall’attuale governo a fine 2011 (i valori assoluti su sfondo grigio sono desunti moltiplicando i valori in rapporto al Pil per la previsione del Pil): poiché nel frattempo vi è stata anche la terza manovra, l’avanzo primario è ora previsto più elevato di 35 miliardi rispetto all’aprile precedente pre manovre.  35 miliardi sono meno dei 49 di effetti complessivi sul 2012 indicati nelle  manovre ma i 14 miliardi di differenza sono spiegabili con la minor previsione di Pil. Poiché essa si è complessivamente ridotta di 30 miliardi rispetto ad aprile, è plausibile che quei 14 miliardi rappresentino il corrispondente mancato gettito. Ciò non toglie tuttavia che l’effetto netto delle manovre risulti sceso al 70% (35 miliardi su 49) dell’effetto previsto al momento della loro emanazione.

Ma più interessanti di tutte sone le ultime previsioni, quella di settembre scorso. Esse prevedono un calo del Pil reale del 2,4% contro un aumento dell’1.3% nell’aprile scorso, quasi quattro punti percentuali di differenza. E che fine hanno fatto i 49 miliardi di effetti totali delle tre manovre? Ahinoi l’avanzo primario è ora previsto a 45 miliardi, solo 6 in più dei 39 previsti ad aprile scorso. In sostanza i 49 miliardi di aumenti di tasse e riduzioni di spese per il 2012 delle tre manovre 2011 si sono ridotti, nelle stesse previsioni del governo, a soli 6 miliardi di miglioramento dell’avanzo primario. E gli altri 43 miliardi di cui non abbiamo più notizia? (I quali corrispondono all’88% dell’effetto atteso sul 2012 delle tre manovre)

I 43 miliardi sono evaporati con la recessione in corso: il Pil nominale è infatti previsto ora a soli 1564 miliardi, 78 in meno rispetto ai 1642 della previsione dello scorso aprile. I 43 miliardi di effetti mancanti delle manovre sono le tasse che gli italiani non stanno pagando sui 78 miliardi di Pil che non sono stati prodotti in conseguenza delle recessione (assieme a probabili maggiori spese di protezione sociale). Si conferma così, nelle stesse previsioni del governo, come la recessione abbia sostanzialmente azzerato gli effetti delle manovre attesi nel 2012 . Questa è la finanza pubblica dell’Italia al momento attuale.

La coda problematica del cane della Merkel

Ma l’Europa è contenta di tutto questo? Apparentemente si. Questa è infatti la sua posizione ufficiale:

L’Italia rispetterà gli impegni presi in sede europea sui conti pubblici. E’ quanto emerge dalle previsioni economiche d’autunno diffuse dalla Commissione Ue. ”Nel 2013 sarà raggiunto il pareggio strutturale di bilancio”, cioè al netto dell’effetto del ciclo, lo scrive Bruxelles ricordando che ”che il saldo primario di bilancio (spesa pubblica meno entrate, al netto degli interessi sul debito pubblic,ndr) e’ stimato sopra il 5% del Pil nel 2013 e ampiamente stabilizzato nel 2014”. Si tratta della migliore performance tra i 17 paesi dell’Eurozona. Nel dettaglio la Commissione prevede per il 2012 un deficit pubblico pari al 2,9% del Pil nel 2012, poi 2,1% nei due anni successivi. Depurato dell’effetto del ciclo, il deficit pubblico strutturale risulta nei fatti azzerato nel 2013 pari infatti allo 0,4% del Pil rispetto all’1,3% di quest’anno. Per quanto riguarda il debito, il rapporto debito/pil crescera’ nel 2013 al 127,6 del Pil dal 126,5% di quest’anno.(ASCA, 7 novembre 2012)

In sostanza poiché siamo in recessione, se non lo fossimo i nostri conti pubblici con queste aliquote fiscali così alte starebbero molto meglio (riferimento ai saldi ‘strutturali’ anziché effettivi). All’Ue un disavanzo pubblico italiano 2012 al 2,7% del Pil con Pil crescente non andava bene (la previsione di aprile 2012) mentre un disavanzo effettivo al 2,6% del Pil, che tuttavia l’UE prevede al 2,9%, e col Pil in profonda recessione va invece benissimo (la previsione di settembre 2012) perché il disavanzo ‘strutturale’, al netto del ciclo, risulta molto migliore. Peccato che la recessione ce la siamo prodotta in casa grazie alla manovre recessive che l’Europa ci ha imposto e noi abbiamo imprudentemente accettato di attuare.

La logica dei saldi strutturali ha senso in presenza di ciclo negativo di origine esogena, non quando è internamente prodotto dalle scelte fiscali. Altrimenti è come affermare che il cane è curvo perché si sta mordendo la coda ma se non lo facesse risulterebbe perfettamente dritto.

P.S.: Una vocina malevola mi suggerisce che quando avremo i dati definitivi sulla finanza pubblica del 2012 anche i residui 6 miliardi di effetti delle manovre 2011 si saranno volatilizzati…

(Una versione più ampia è stata pubblicata sul Sussidiario.net)

68 Responses

  1. marcello capucciati

    come mai se siamo sempre stati in avanzo, il debito pubblico e’ aumentato di quasi 50 miliardi all’anno??

  2. paperino

    Perche’ l'”avanzo primario” non considera gli interessi da pagare sul debito. Significa che se non fossimo strozzati dai creditori che su mandato del rigore tedesco pretendono massimi interessi, il debito diminuirebbe abbastanza in fretta, e per loro non ci sarebbe piu’ nulla da lucrare.

  3. paperino

    Davvero poteva prevederlo anche la povera nonna lavandaia di qualcuno, che una politica fiscale minacciosamente vessatoria e recessiva come quella che e’ stata posta in essere nel paese col gia’ piu’ alto indice al mondo di burotassazione, avrebbe provocato sfracelli e definitiva disaffezione alla vita (civile) dei produttori.
    Ma il bello e’ che suppongo questo sia solo l’inizio della danza: sta stirando le membra lo spirito di tremenda vendetta che ribolle sotto la sedia degli ancora inconsapevoli professori robotizzati, politici irresponsabili, e tedeschi teste dure.
    Certi spiriti, quando evocati, non rientrano nella loro tana prima di aver compiuto fino in fondo il loro lavoro.
    Se fossi in loro comincerei ad avere una certa fifa per i guai, ormai irreversibili, combinati.

  4. paperino

    A Monti, per scoprire come va a finire, consiglierei di studiare la biografia di Badoglio, specialmente la parte concernente la fuga in compagnia col re. Salvo che a loro converra’ puntare verso l’altro punto cardinale.

  5. Luciano

    LA DEMENZIALE “CRESCITA ATTRAVERSO AUSTHERITY”
    Questi i “mirabolanti” risultati delle politiche di austherity imposte dalla troika all’Europa.
    Non si combatte la recessione con manovre recessive.
    Senza interventi anticiclici di matrice Keynesiana -investimenti pubblici, incisive politiche redistributive, difesa del welfare- dalla crisi non se ne esce.
    Negli USA lo hanno capito; in Europa si traccheggia.

  6. paperino

    Negli Usa hanno capito tutt’altro: che e’ inutile lesinare nella stampa di quattrini ai poveracci, quando ne vengono distribuiti ad libitum alla grande finanza, che li fa sparire nei suoi meandri.
    Politica finanziaria europea: prestito dalla BCE alle banche private all’uno per cento, mentre loro lucrano sui BTP il 7 per cento, pagato dalle tasse dei cittadini.
    Il tutto garantito da governi non eletti i cui membri erano, in parte, a libro paga delle banche stesse.
    Mi viene in mente una feroce offesa che non scrivo.
    Pensatela voi.

  7. Luciano

    LIBERISTI CON LA MEMORIA CORTA
    Paperino hai totalmente ragione!! Obama con la finanza si procede con i piedi di piombo e mille cautele, ma almeno si interviene (con successo) x difendere manifatturiero e sostenere produzine, reddito e consumi.
    Cosa ci si poteva aspettare? Per 20 anni gli USA hanno creduto di poter vivere di sola Wall Street e raccontato al mondo quanto la loro deregolamentata industria finanziaria fosse modello del libero mercato (ricordate?). Il problema è che il “cavallo” americano ha bisogno dell’Europa per tirare “il carro” fuori dalla recessione con politiche interventiste.
    In Europa il pensiero unico liberista/rigorista a guida tedesca sembra invece un dogma totalmente indiscutibile e immodificabile; alla recessione si risponde solo con manovre recessive. Austherity! Austherity! strilla la troika; i governi obbediscono e la crisi si aggrava.
    I liberisti/rigoristi si devono rassegnare,la crisi è figlia delle loro idee, è ora di cambiare.

  8. Stefano

    …anche in questo caso, a parte la sostanza dell’analisi del prof.Arrigo, sconvolge il fenomeno di blackout contro cui questi dati (perchè di dati si tratta, non di opinioni) si scontrano nel mondo dei media.
    “ragazzino, non disturbare” sembra dire il mondo della politica e dei media; abbiamo ben altro di cui parlare: la disfida personale tra Bersani, Renzi & c.; il rischio(/opportunità) del ritorno di Berlusconi, le preoccupazioni di Napolitano, ….

    Se non (ri-)cominciamo noi cittadini a farci carico del nostro futuro e questo non solo a livello nazionale, ma a livello europeo, ci troveremo a breve ricacciati in un nuovo Medioevo.

  9. Francesco_P

    Il rigore dovrebbe riguardare la spesa pubblica, non la pressione fiscale.

    Sarebbe necessario aggredire i meccanismi di spesa perversa a partire dalle amministrazioni locali passando per i ministeri fino a giungere alle amministrazioni pubbliche ed ai costi della politica.

    A cosa servono più di 8.000 comuni e più di 100 Provincie (anche se in via di parziale accorpamento, la funzione e i relativi costi rimangono). Non possono essere dimezzate come numero 20 Regioni più la Provincia autonoma di Bolzano che incorpora funzioni tipicamente regionali? Non ci sono forse gravi ridondanze nei ministeri, sprechi nella giustizia, costi insostenibili della politica? E questi marpioni delle poltrone parlamentari, anziché tagliare il prossimo parlamento del 50% degli onorevoli e dei senatori, non vogliono forse proporre 90 nuove poltrone della “commissione dei 90 per le riforme istituzionali”?

    Questa follia ha come comune denominatore il clientelismo e la fame di “poltrone” su cui si è basato per anni il consenso ed il potere dei partiti. E’ lapalissiano che i conti non tornino. D’altronde PPE e PSE sono uniti nel difendere i partiti fratelli; per questa ragione l’Europa del rigore ben si guarda dal toccare le poltrone dei Paesi in crisi. Salvare la nobiltà dissoluta affamando il popolo. C’è da richiamare in servizio attivo monsieur Guillotine.

    Eppure c’é chi, pur di difendere la spesa pubblica, le poltrone e le clientele, racconta balle pseudo-keynesiane, come se non ci si dovesse confrontare con il mercato finanziario globale e con quello dei beni e dei servizi reali.

  10. Luciano

    IL LAMENTO DEL LIBERISTA
    I liberisti/rigoristi lamentano gli effetti nefasti dell’Austherity. Ormai è chiaro a tutti; senza il buon vecchio Keynes non se ne esce.
    Il tardivo lamento somiglia molto alle lacrime del coccodrillo. Un solo possibile commento; meglio tardi che mai!

  11. paperino

    Le politiche keynesiane sono state usate fino a ier l’altro, sono loro che ci hanno condotto qui.
    Adesso pero’ si sta facendo ancora di peggio, MOLTO peggio delle politiche keynesiane pure: si persevera in esse dal lato della spesa, facendone pagare pero’ il costo al contribuente fino a spolparlo totalmente attraverso lo Stato di polizia fiscale, invece di far stampare moneta allo Stato cosi’ da svalutare la moneta, e non invece tutti i beni materiali in vantaggio di chi possiede moneta (forse le banche?). A chi mastica un po’ di economia non occorre spiegare a chi giovi questo, e perche’ da essi sia imposto tanto ferocemente.
    Il bello e’ che, per arrivare a queste che sono evidenti, lapalissiane stupidaggini, abbiamo avuto bisogno del massimo tasso di professori di economia.
    Il problema principale di “fermare il declino” e’ questo: la categoria, non certo per colpa del buon Giannino ne’ di altri del suo gruppo fra cui attualmente Arrigo, e’ ormai totalmente screditata agli occhi del popolo, che quando mette in moto le ghigliottine (per ora solo virtuali) non va certo per il sottile.

  12. Luciano

    @Mario45
    Da Laburista la mia critica ai fallimentari dogmi liberisti è chiara.
    Più investimenti pubblici x rilanciare l’economia, difesa del welfare e diritti dei lavoratori,incisive politiche redistributive sono l’unica via possibile per uscire dalla recessione.
    In sintesi il buon vecchio Keynes. La crescita attraverso austherity, tanto cara alla troika, è una monumentale stupidaggine.
    Ne sono convinti la maggioranza dei cittadini/elettori sia in USA che in Europa; non crede?
    Leggendo gli ultimi articoli di questo blog sembra se ne siano accorti anche i paladini dell’ortodossia neoliberista. Un solo possibile commento; meglio tardi che mai!

  13. Mario45

    @Manuel Seri

    Scusi dottore, forse piu’ che commercialisti e tributaristi avrebbero dovuto muoversi le associazioni di categoria gia’ opponendosi agli studi di settore. Ma anche qui la classe dirigente soffre di commistioni e legami con la burocrazia: che centrano le FFSS con confondustria ? Non se ne esce…

  14. Francesco_P

    OT importante, più ancora dell’eccellente risultato del “blairiano” Renzi.

    La proposta di fusione in un unico comune di 5 comuni della Valle Samoggia: Bazzano, Crespellano, Savigno, Castello di Serravalle e Monteveglio è stata approvata con il 51,47% dei voti favorevoli ( vedere http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2012/11/26/Referendum-Valsamoggia-ok-fusione_7857173.html ).

    La gente ha molto più buon senso dei politici incollati alle loro “poltrone”.

  15. Fabio

    Scusate, al di la di tutte le idee personali e i dogmi su quale politica economica sia piú corretta, vorrei sapere il motivo che ha portato questa Europa e questi governanti a dettare le regole che hanno portato l’Italia nella recessione che stiamo ora affrontando.
    In soldoni cosa e a chi é convenuto tutto ció?
    Perché fare il male di una paese e dei suoi cittadini?
    Perché rischiare il disgregarsi dell’Euopa?

    Perché un motivo ci sará sicuramente, non credo siano solo degli inetti.

  16. paperino

    @Mario45
    In quanto a studi di settore ormai l’italia ha lunga esperienza: ormai sappiamo tutti benissimo perche’ le associazioni di categoria non si oppongono: esse sono dirette da personaggi di rilievo all’interno della categoria, che dagli studi di settore hanno tutto da guadagnare: gli studi di settore colpiscono, attirando l’attenzione dell’autorita’ tributaria, chi guadagna sotto la media, lasciando agire indisturbato chi guadagna sopra, purche’ dichiari il minimo prescritto.
    In questo sono assolutamente, totalmente indegni di uno stato che sia un minimo civile. Ma tant’e’, non solo vengono continuamente inaspriti, alla caccia fin dell’ultimo centesimo, ma affiancati da altri strumenti degni del peggior incubo kafkian-orwelliano, tipo lo… “spesometro!!!” (ahahah).
    Ragazzi, a quale infima roba si e’ ridotto questo paese? Su Hiroshima e Nagasaki hanno tirato le atomiche gli americani? Ma per piacere, cosa stiamo qua ancora a parlare a vanvera…

  17. Massimo74

    @Luciano

    Parole in libertà.Qui di “neoliberismo” nn c’è nemmeno l’ombra e anzi l’italia è un paese in cui vige un economia di stampo sovietico(spesa al 52% del PIL,tassazione sulle imprese al 70%,burocrazia bizantina,ecc).La vera austerità si fà con tagli draconiani alla spesa pubblica(come hanno fatto Estonia e Irlanda che guardacaso hanno un economia che sta tornando a crescere), non certo con inasprimenti folli della pressione fiscale come sta facendo l’attuale governo.

  18. Ricardo

    @ Luciano
    @ Paperino

    Signori, scusatemi, temo che stiate facendo un po’ di confusione.

    L’approccio keynesiano di spesa a debito ha senso quando, in un paese che cresce e che ha un debito pubblico sotto controllo, si verifica una crisi della domanda.

    La situazione dell’Italia NON è questa.

    L’Italia NON ha un temporaneo problema di crisi della domanda, l’Italia è a crescita zero da almeno 10 anni, è una questione strutturale, e questo nonostante l’enorme spesa pubblica a debito che è stata fatta.

    Questo è l’incudine, ora passiamo al martello.

    Perché se il problema fosse “solo” l’incudine (la strutturale mancanza di crescita), lo si potrebbe affrontare facendo le adeguate riforme (e.g. liberalizzazioni, riforma mercato del lavoro, taglio tasse, riforma giustizia, abbattimento burocrazia, investimenti in ricerca, etc etc) ma senza misure di austerity così dolorose – è quello che ha fatto la Germania più di 10 anni fa, e che avremmo dovuto fare anche noi se non fossimo stati governati da un signore più interessato al bunga-bunga.

    Oggi invece i nodi sono venuti al pettine e ci troviamo schiacciati tra due fuochi: il martello è nel debito pubblico che ha raggiunto livelli assolutamente insostenibili.

    Già a Novembre 2011 abbiamo sfiorato la catastrofe, evitata per un soffio, ma anche adesso siamo tutt’altro che fuori pericolo.
    In questa situazione l’ipotesi di deficit spending nella migliore tradizione keynesiana non è nemmeno ipotizzabile: finiremmo al default in un attimo.

    Nella nostra situazione, tra incudine e martello, i margini di manovra sono molto stretti, e c’è una sola via possibile: tagliare spesa e tasse, ridurre il debito, liberalizzare l’economia.

    I liberali NON stanno invocando politiche keynesiane, l’esatto contrario, stanno invocando IL TAGLIO DI SPESA PUBBLICA E TASSE, e la RIDUZIONE del debito attraverso la DISMISSIONEDI PATRIMONIO PUBBLICO, oltre che tutte le altre riforme strutturali che indicavo prima.

    La mancanza, o la applicazione poco incisiva, di queste misure è la critica che facciamo, più che a Monti in sé, al Parlamento (purtroppo ancora a maggioranza berlusconiana) che si mette di traverso (vedi: liberalizzazione finite a tarallucci e vino, spending review annacquata, taglio province che forse salta, legge anticorruzione minimale, riforma del lavoro non ne parliamo, etc etc etc)

  19. Massimo74

    @Ricardo

    L’approccio keynesiano non ha MAI senso visto che lo stato non può spendere i soldi dei cittadini meglio e in modo più efficente di quanto farebbero i cittadini stessi.

    L’estonia aveva un debito basso,ma invece di affidarsi a politiche keynesiane di spesa in deficit per rilanciare la sua economia,ha deciso di ridurre la spesa pubblica.I risultati parlano da soli:

    http://www.ilfoglio.it/soloqui/15805

  20. Luciano

    @Ricardo
    NO Ricardo, nel 2008 si sono fermati USA e progressivamente l’Europa intera; prima i paesi periferici (i famigerati PIIGS) e ora Francia e Germania.
    Cosa è successo? PROVIAMO A RIASSUMERE IN MODO SINTETICO. Nel 2008 è esplosa la gigantesca bolla della DEBITO PRIVATO (questo è stato il credit crunch in USA, UK, Irlanda, Spagna). I governi, per soccorrere banche “TOO BIG TO FAIL” hanno dilatato i debiti pubblici innescando, succesivamente, la crisi dei debiti sovrani denominati in euro (Grecia,Spagna,Potogallo,Italia) e l’instabilità finanziaria globale.
    I paesi lepre (Usa,UK,Irlanda,Spagnia,Grecia),che correvano grazie alla droga dei DEBITI PRIVATI (la finanziarizzazione dell’economia) si sono arenati (o arretrati, quanto a PIL, di più di 10 anni; IRL,GR,UK) e ora hanno deficit pubblico fuori controllo (IRL,UK,E,GR) e debito pubblico con livelli simili se non peggiori a quello italiano (USA,UK IRL,GR).
    Francia e Italia (paesi tartaruga) si sono trovati in una situazione intermedia (comunque grave) grazie a una minore esposizione speculativa del proprio sistema bancario e una struttura manifatturiera (export) più solida di altri. La Germania (altro paese definito tartaruga) si è invece (sino ad ora) avvantaggiata dalla crisi; sia grazie al forte settore manifatturiero, sia con la possibilità di finanziare i propri bond a un tasso prossimo allo zero. Il problema tedesco è però che non è possibile crescere ed esportare all’infinito in un deserto recessivo.
    In sintesi i PAESI TARTARUGA hanno raggiunto i PAESI LEPRE e TUTTI INSIEME SONO IN RECESSIONE!
    CHE FARE? risanare i conti pubblici ora? Insistere con l’Austherity -tanto cara alla troika e ai paladini dell’ortodossia neoliberista- significa innescare una devastante spirale RECESSIONE/AUSTHERITY/RECESSIONE. Grecia e Portogallo docet.
    L’IDEA DELLA CRESCITA ATTRAVERSO AUSTHERITY NON FUNZIONA. Al contrario bisogna coordinare – a livello europeo- politiche interventiste di tipo Keynesiano.
    Green economy, smart city,infrastrutture transnazionali,ricerca e sviluppo; gli argomenti non mancano!
    Senza il buon vecchio Keynes non si esce dalle secche della recessione. (Non dimentichiamo che l’area euro ha un rapporto debito/pil del 90%; contro il 150% usa e 200% del Giappone). Negli USA lo hanno capito; in Europa si traccheggia.

  21. Piero from Genova

    ci saremmo impoveriti con austerity.. lo sapevano tutti.. ovviamente anche Essi..

    matematicamente comanda formula: (I-S) + (G-T) + (X-M) = 0

    deficit estero (sovraconsumi interni) era pagato con aumento debito in mano a stranieri.. x 40 anni fino al 50%.. ora nn vogliono più finanziarci.. con Bce nascosta siam già scesi al 30%.. e nn è ancora finita.. manca ultimo terzo.. allacciamo cinture..

    Amen

  22. Francesco

    @Ricardo
    Penso che la situazione sia ancora più complessa e che ormai non vi sia più alucna cura possibile. Vorrei intanto sfatare una volta per tutte l’interpretazione politiche keynesiane = più spesa pubblica che sono false e da ignoranti, di chi non ha neanche mai letto un manuale di introduzione all’economia politica. Keynes non ha mai sostenuto che occorre lo stato deve spendere di più in caso di crisi della domanda. Ha presentato una politica economica molto più articolata, applicabile con “relativo” successo in certe situazioni, che comunque non sono assolutamente quelle dell’Italia attuale.
    In sintesi, Keynes dice che se vi sonole seguenti condizioni:

    – bilancio statale in sostanziale pareggio
    – possibililità per lo stato di stampare moneta

    davanti ad un crisi della domanda, lo stato può aumentare la spesa per investimenti (NON LA SPESA corrente, come gli stipendi degli statali) che sarà finanziata da un incremento della moneta circolante (stampare più soldi). La spesa per investimenti, destinata alle aziende private, stimolerà l’offerta, ma da sé non sarà sufficiente. Tuttavia avrà l’effetto di ridare fiducia agli imprenditori privati i quali a questo punto, investiranno di tasca propria grazie al ritrovato ottimismo (aspettative degli imprenditori) e di conseguenza se lo stato spenderà in investimenti 100, questi si moltiplicheranno grazie agli investimenti aggiuntivi degli imprenditori privati (il famoso moltiplicatore keynesiano) e da questo momento l’economia riprenderà a crescere.
    Per completezza, questa fu la risposat del “New Deal” Roosveltiano alla grande depressione che ottenne solo in parte gli effetti desiderati, infatti è noto che la vera ripresa negli USA e in altri paesi dell’occidente avvenne solo con la 2a Guerra Mondiale grazie alla enorme spesa per armamenti.

    Quinid chi parla oggi di politiche keynesiane come: che lo stato spenda di più è un cretino perché non sa di cosa parla e tantomeno capisce che nessuna delle condizioni poste da Keynes -che aveva ache aggiunto che lo stato doveva rapidamente rientrare dal debito creato nei momenti di crescita economica – sussistono oggi in Italia.

    L’uncio rimedio oggi, ma oramai è tardi, sarebbe quello di tagliare con l’accetta (a livelli di parecchi punti di PIL) la spesa pubblica corrente improduttiva, parissitaria e che distrugge ogni giorno di più la possibilità per le aziende di produrre richezza tramite il “cappio” dell’oppressione fiscale. Una dismissione del patrimono pubblico andrebbe fatta ma i tempi, le modalità e il probllema di trovare acquirenti a prezzi congrui la rendono una strada impervia e non facilente percorribile. Si dovrebbereo invece mandare a casa centinaia di migliaia di dipendenti pubblici i cui sostentamento continua, come una metastasi, a succhiare la linfa vitale della aziende tramite l’oppressione fiscale. Non si vogliono mandare per strada i dipendenti pubblici? Bene, allora distruggiamo finché possibile le aziende sane (coem sta accadendo), madiamo prima a casa i dipendenti privati (che producono) e così i dipendenti pubblici saranno gli ultimi a restare senza stipendio, ma a quel punto rimarranno solo macerie. D’altro canto vi siete mai chiesti perché con un apparato pubblico così elefanticao i servizi ai cittadini sono praticamente pari a zero? Allora a che servono tutti questi dipendenti pubblici? Solo a mettere i bastoni tra le ruoti a regole, regoline e regolette del tutto inutili a prevenire i veri problemi (vedi ILVA di Taranto) ma perfette a evssare in ogni modo possibile la piccolo e media industria, che era (sigh) la spian dorsale di questo paese. La produttività dei dipendenti pubblici è pari praticamente a zero ma loro sono intoccabili (illiceziabili sempre e comunque), e siamo in un neo feudalesimo dove i signori (politici e burocrati) con i loro sgherri (dipendenti pubblici) succuhiano il sangue ad imprenditori e dipendenti privati, i quali ancora non se sono accorti e si fanno menare per il naso. Per quanto ancora?

  23. Marco Tizzi

    @Luciano
    Compagno Lucianovic,

    le ho già spiegato che la politica di austerità della Troika non ha nulla a che fare col neoliberismo.
    Glielo (ri)spiego nel dettaglio: la politica del “Washington Consensus”, solitamente utilizzata dal FMI nei suoi interventi su Paesi sovrani (interventi imperialisti nella maggior parte dei casi e in suo fallimentari) si compone di:
    – liberalizzazioni;
    – privatizzazioni;
    – semplificazione della pubblica amministrazione (deregulation);
    – riduzione della spesa;
    – RIDUZIONE DEL CARICO FISCALE

    La Troika, invece, per ordini superiori (arrivano da Berlino) sostituiscono l’ultimo punto con “aumento carico fiscale” e annacquano pesantemente gli altri punti.
    Tant’è che i poveri irlandesi, truffati dal governo tedesco che li ha costretti a pagare debiti di banche fallite, hanno mandato a stendere BCE e UE e si son tenuti solo il FMI. Non van bene, ma dei peggio son quelli messi meglio.

    Il programma di “austerità” della Troika è completamente assurdo e destinato ad un solo risultato: la povertà delle masse.
    Ora si può pensare che ciò sia dovuto all’ignoranza dei soggetti oppure, come penso io, al preciso scopo di creare l’Unione delle Repubbliche Socialiste Europee. Perché quando la massa è povera è più facile da tenere sotto il giogo di un totalitarismo che dall’alto della sua statale bontà fornisce un tocco di pane, un lavoro inutile, una casa decrepita e la trabant a tutti.
    Infatti mai come oggi lo statalismo (di destra o di sinistra, poco cambia) regna sovrano nei paesi in crisi: è una specie di sindrome di Stoccolma, in cui più lo Stato ti legna e più la gente urla “voglio più Stato!”.
    Dimostrazione che i servi godono ad essere tali se vengono frustati a dovere.

    La sua ricostruzione della crisi è corretta, ma parte da un punto di partenza completamente sbagliato: Fannie e Freddie sono due aziende statali, quindi è vero solo formalmente che l’esplosione della bolla dei subprime è un problema solo di debito privato. Se chiamo un’azienda statale “privata” per tenerla fuori dal conteggio del debito pubblico non significa che non sia statale in realtà.
    E comunque il sistema delle banche centrali rende in realtà completamente “statale” il sistema finanziario, a meno che davvero non si creda che le banche centrali siano indipendenti (ah ah ah. AH.).

    Mi tolga una curiosità: ma un operaio comunista come lei, perché viene a scrivere in un blog liberale?
    Non è un invito a non farlo, ci mancherebbe, anch’io probabilmente c’entro poco in questo blog, ma è pura curiosità perché le persone “di sinistra” (autodefinizione che nulla significa) solitamente stanno solo tra chi la pensa come loro, perché si sentono detentori della assoluta Verità.
    E soprattutto, che cosa voterà lei alle prossime elezioni?
    Sono davvero curioso di capire cosa vota chi crede ancora che esista la lotta di classe.

    Grazie se vorrà rispondermi.

  24. Marco Tizzi

    @Francesco
    Keynes viveva in un periodo in cui il debito pubblico era basso, le tasse bassissime e c’era un bisogno assoluto di infrastrutture.
    Oggi il mondo è completamente all’opposto su tutti e tre i punti. inoltre l’industria non fornisce più occupazione, perché è fortemente automatizzata.
    Quindi la ricetta non funzionerebbe.

    Le do però ragione che Keynes viene oggi additato senza alcun motivo come fonte di tutti i mali, dimenticandosi che ha perso a Breton Woods e che quindi le sue ricette sono state completamente cassate.
    D’altra parte lo Stato ha bisogno di qualcuno che dia un lustro di “scientificità” e di “ingegno” alle sue follie: per questo ha inventato gli “economisti”, falsi studiosi che dicono ciò che il padrone abbisogna per mantenere il proprio potere.
    Ha anche creato un premio apposta facendo finta che fosse un premio Nobel! E la propaganda è riuscita talmente bene a convincere il mondo che la gente crede che esista il Nobel per l’economia!

  25. Luciano

    @Marco Tizzi
    Caro signor Tizzi, perchè senza il mio punto di vista Lei passerebbe il tempo a raccontarsela e suonarsela da solo. In ogni caso un libertario Rothbartiano -come Lei stesso ammette- centra in un blog liberista un pò come i cavoli a merenda;in questo siamo simili non crede?
    A sinistra, ad esclusione di Renzi. (SEL xchè no? ma c’è ancora tempo x valutare). E lei per chi voterà signor Tizzi? Un caro saluto.

  26. Luciano

    @Francesco
    Si sono attraversate in passato situazioni più drammatiche e una possibile soluzione esiste sempre. I problemi sono particolarmente complessi xchè ci troviamo in un momento di trasformazione “strutturale” del sistema capitalista. Dal mio punto di vista la fine del trentennale ciclo politico/economico neoliberista. Considerare dei “cretini” i nobel Stigliz e Krugman o lo staff della banca centrale USA e dell’amministrazione Obama mi sembra eccessivo

  27. Marco Tizzi

    @Luciano
    Avevo premesso che anch’io sono un pesce fuor d’acqua, ma in realtà tra chi commenta questo blog le assicuro che anarchici e libertari non mancano.
    Perché non è solo Rothbard, ma anche Bakunin che mi interessa. Aggiornato ai tempi ovviamente.

    Per coerenza non dovrei votare, non l’ho quasi mai fatto e forse non lo farò nemmeno questa volta alla fine.
    Ma ho una mezza voglia di votare per il default tramite il M5S: un nuovo tipo di “boom”, con la speranza che non tornino quelli che di solito compaiono magicamente in questo paesello ogni volta che ci si trova in situazioni come quella attuale.
    Oppure se il Movimento Libertario dovesse presentare potrebbe meritarsi una croce per la fatica: so che nelle elezioni non credono, se fanno ‘sto sforzo bisognerà dar loro un minimo di credito!

    E se per caso Renzi dovesse vincere le primarie come fate? Anche questa è una domanda che mi ronza in testa.

    P.S.
    Il Nobel per l’economia non esiste, Compagno, non mi caschi anche lei vittima della propaganda!!!

  28. Jack Monnezza

    @Ricardo

    ” Già a Novembre 2011 abbiamo sfiorato la catastrofe, evitata per un soffio, ma anche adesso siamo tutt’altro che fuori pericolo. ”

    A me sembra che a novembre 2011 ci siamo infilati in un tunnel di suicidio economico e soprattutto un tunnel liberticida. Ci vorranno decenni, se mai, per rimediare.
    Quando sarebbe stato meglio un default parziale o, meglio ancora, onorare il debito ma un bel blocco degli stipendi della pubblica amministrazione…..

  29. Marco Tizzi

    @Luciano
    A dire il vero penso che non sia mai esistita.
    E che in realtà tutto il circo che vedremo da qui ad Aprile serve per poi rimettere in sella questo dittatore sobrio che porti avanti il progetto dell’URSE senza che la piazza tiri fuori i cappi.

    Ma per puro esercizio dialettico, che succede a sinistra se vince Renzi?
    Scissione? Si torna ai DS?

  30. Jack Monnezza

    @Luciano

    Vedo che Tizzi e gli altri sono in grado di spiegarle qualcosa in modo molto più’ efficace e civile di quanto potrei mai fare io.
    Aggiungo solo:
    – su krugman e Stieglitz ha perfettamente regione: basta leggerne un paio di paragrafi per capire la cretineria e partigianeria delle loro affermazioni
    – i 30 anni neoliberisti se li è’ sognati la notte
    – liberali/libertari/liberisti e anche anarchici hanno matrice comune – la necessità di garantire la libertà individuale per dare significato alla vita – e le differenze sono di gradazione Cioe’ di come e quanto questa libertà individuale possa essere in qualche ambito limitata per ottenere un sistema che possa, nel lungo termine, mantenere questa libertà per tutti.

  31. Riccardo

    @Francesco
    Ma in Italia la spesa pubblica non e poi piu alta degli altri paesi, anzi forse e piu bassa rispetto Germania Francia (senza contare la Svezia che pure ha un pil in crescita) se non consideriamo le pensioni ( che forse dopo Monti sono forse sul binario giusto) e gli interessi. Se vogliamo fare le cose per bene non dobbiamo licenziare i dipendenti pubblici ( certamente bisogna organizzarli e farli lavorare meglio) mavendere il patrimonio pubblico e ridurre il debito ( con questi tassi i capitali in giro ci sono, esisteva anche un piano di investimento forzoso che e meglio di un inasprimento fiscale), fare le riforme strtturali che servono ( penso alla giustizia in primis) eliminare gli sprechi piu eclatanti della spesa pubblica, spostare la tassazione come si dice dalle persone alle cose. Chi ha il coraggio di farlo?

  32. Marco Tizzi

    @Jack Monnezza, Luciano
    A tal proposito leggevo sul sito del partito libertario americano una cosa che mi è parsa molto intelligente: il concetto di destra e sinistra è profondamente sbagliato perché un movimento (partito, pippo, pluto paperino… quella roba lì) andrebbe giudicato dal grado di libertà che vuole nei due distinti settori della vita sociale e di quella economica.
    Quindi si ottiene (almeno!) una matrice:
    Alta libertà sociale, alta libertà economica –> libertari/anarchici
    Alta libertà sociale, bassa libertà economica –> liberal/progressisti
    Bassa libertà sociale, alta libertà economica –> conservatori
    Bassa libertà sociale, bassa libertà economica –> fascisti, comunisti & C.

    La trovo una suddivisione molto più calzante della tradizionale Destra/Sinistra perché mi pare riesca meglio a far capire alla gente che cosa vuole fare un dato movimento/partito.
    Forse è proprio per questo che in Italia si fa fatica a mettere chiunque in uno dei quattro schieramenti 🙂

  33. Riccardo

    @Marco Tizzi
    Da quando in qua non esiste la lotta di classe ( e degli interessi di classe?) E’ sempre esistita e sempre esistera fino alla fine del mondo, il problema e capire quale sia la prpria classe. Esagero un poco ma il mondo moderno mi sembra molto ben rappresentato dalla immagine marxista del capitalismo che domina il mondo intero e che attraverso le crisi aumenta la diseguaglianza tra ricchi capitalisti ( 1 per cento) e tutti gli altri ( il 99 per cento). Solo che Marx non aveva previsto il progresso tecnologico che grazie a dio per il momento non ci riduce alla fame ( e speriamo anche in futuro!)

  34. Marco Tizzi

    Luciano :

    ..completata da una robusta patrimoniale sopra il milione di euro.

    Compagno, è davvero divertente avere a che fare con lei perché non molla: ma che diavolo deve succedere più di così per farvi capire che le tasse sono recessive?!?!?!?!?!?!?
    Guardi che anche il suo amico Keynes – per non parlare di Stiglitz e di quel buffone prezzolato di Krugman – sarebbe d’accordo che una pressione fiscale come quella italiana è completamente insostenibile!

  35. Luciano

    @Marco Tizzi
    A dire il vero la questione non riesce a suscitare in me grande interesse..si decide e agisce quando le cose succedono. il carro davanti ai buoi è inutile e “puro esercizio dialettico”.

  36. Jack Monnezza

    @Riccardo

    Lei, mi sembra, continua a sognare. La sua ricetta forse poteva andare bene 15 anni fa. Ormai la situazione e’ marcia e servono rimedi radicali. Altro che riformine della giustizia o aumentare la produttività dei dipendenti pubblici….

    I primi due esempi di rimedi radicali che mi vengono in mente. Cestinare il codice civile e le procedure processuali e ripartire a scriverle da zero (o copiarle da qualcuno). Licenziare meta’ delle forze dell’ordine, specialmente in alcune Regioni. Passano la giornata a giocare a videogiochi o fare da scorta ai politici o a proteggere i tifosi. Negli ultimi 20 anni due volte ho avuto ho avuto bisogno del loro intervento e tra poco arrestano me invece di risolvere il problema…..Metà delle forze dell’ordine per il 99% dei cittadini sono del tutto, ma del tutto, inutili.

  37. Marco Tizzi

    @Riccardo
    Mi spiace, ma per me la lotta di classe non esiste da secoli.

    Se per lotta di classe si intende quella del capitalista che sfrutta il “lavoratore”.
    Se esiste una lotta di classe è quella tra gente che paga le tasse e gente che usa le tasse, ma anche quella è solo una messinscena per nascondere la vera lotta, quella che è sempre esistita e che sempre esisterà: la lotta tra lo Stato che soverchia col potere delle armi e il cittadino che cerca di resistere a mani nude.

    Quel 1% che detiene la ricchezza, glielo assicuro, è nella stragrande maggioranza dei casi gente che si spacca il c… 16 ore al giorno 365 giorni l’anno, che a Natale si alza prima dal pranzo perché ha da fare, che quando è in ferie intrattiene relazioni con clienti o potenziali tali.
    Certo, c’è anche qualche erede. Ma stia traquillo che non dura più di un paio di generazioni.

    Il tempo dei latifondisti è finito da mo. E lì è finita la lotta di classe.
    Quella con gli industriali era un’invenzione.
    Gli industriali hanno bisogno degli operai molto più come consumatori che come lavoratori e lo sanno benissimo. Lo sapevano benissimo anche prima che glielo spiegasse John Nash.
    Se ne faccia una ragione.

  38. Riccardo

    @Marco Tizzi
    Il fatto che 1 per cento si faccia il mazzo piu di altri ( ammmesso e non concesso che sia cosi) non giustifica che possa depredare e ridurre alla fame ( magari attraverso il salvataggio delle banche falite) gli imprenditori e gli operai che si fanno un mazzo altrettanto! La lotta di classe e’ lotta di interessi, e’ la vita stessa, e’ il motore del mondo! Gli industriali hanno bisogno dei consumatori e’ vero, ma quando devono scegliere tra un milirado di consumatori in Cina e 400(?) milioni in europa, abbandonano i secondi e vanno dai primi, che hanno molta potenzialita’ di crescita e costano poco per produrre, masimo guadagno con il minimo costo. Fino a quando la capacita di spesa tra mondo occidentale e teezo mondo non si pareggera i capitalisti faranno sempre piu profitti, il ” proletariato” che si sente borghese si lamentera delle tasse e delle crisi sempre crescentu

  39. Luciano

    @Jack Monnezza
    Come definire gli ultimi 30 anni, dalla vittoria della Thatcher e Reagan (passando x i signori Bush) sino ad oggi?. Non certo il trionfo del modello socialdemocratico!
    Finchè il “cannone economico (finanziarizzato) ha tirato i libersti intonavano sperticate lodi al “turbocapitalismo”,al mercato che si autoregola, alla deregulation, alla fine della storia e delle classi sociali, al trionfo di Hayek su keynes..ricordate?
    Oggi mi sembrano molto,molto più prudenti..se non in totale default ideologico . Persino negli Usa vince (x la seconda volta) un socialdemocratico moderato come Obama.
    Nonostante lo sconforto e gli impropri sarà un pò di deficit spending (indirizzato verso investimenti e composta da interventi sia diretti che indiretti, naturalmente) e di politica industriale(dirigismo) a toglierci dagli impicci. Capisco che tanti anni di pensiero unico liberista/rigorista genera dipendenza da cui è difficile emanciparsi.

  40. Riccardo

    @Jack Monnezza
    Quello che lei afferma mi sembra un ottimo esempio di organizzazione del lavoro dei dipendenti pubblici ! Se anziche riformare la giustizia la volgliamo rifare da zero se ne puo sempre discutere l’ importante e’ migliorare, certamente come adesso un grande e ricco paese come il nostro non potra’ fare altro che scivolare indietro e perdere la ricchezza accumulata con tanti sacrifici in passato

  41. Marco Tizzi

    @Riccardo
    Mi spiace, ma non è vero.
    Visito aziende tutti i giorni, lavoro per le aziende più disparate e le assicuro che quelle che vanno in Cina lo fanno perché lì ci sono un miliardo di consumatori veri, mentre in Europa su 400 milioni di abitanti di consumatori veri (almeno di beni, di servizi no) ce ne sono sempre meno.
    Innanzitutto per le tasse, ma anche perché semplicemente hanno diversi desideri: il lusso in Europa è poter girare in bicicletta, in Cina avere una targa per l’automobile.
    E comunque anche lì siamo sempre allo stesso discorso: purtroppo lo Stato cinese è troppo forte e costringe, con barriere all’ingresso, a spostare lì le produzioni.

    No, l’unica lotta di classe che conosco è quella tra lo Stato e i cittadini. Tra cittadini vige la legge dell’equilibrio di Nash, siano essi molto ricchi o molto poveri, non conta.

  42. Jack Monnezza

    @Luciano

    “..completato da robusta patrimoniale…”

    Questa e’ proprio la differenza tra un liberale/libertario e un socialista/fascista.

    Per un liberale la proprietà, il diritto individuale alla proprietà, e’ parte fondamentale della definizione stessa di libertà (eccetto per quel fesso di Croce che non è mai stato liberale eccetto che di nome).

    Privare un individuo del diritto di godere dei frutti del proprio lavoro, del diritto di decidere se consumare quei frutti subito (consumo) oppure magari risparmiare per l’istruzione del figlio o magari investire quei frutti per un’idea o una causa sono cose fondamentalmente insite nella definizione di libertà stessa.

    Lei invece, caro compagno, crede invece che riempirsi tutti insieme la pancia allegramente alla festa di Paese sia più importante. E chi ha di più’ sia obbligato a pagare il conto.

    E la storia, caro Luciano, fino ad oggi, ha dato ragione ai liberali. I Paesi dove la libertà e’ stata anteposta all’eguaglianza godono di un grande benessere per tutti e di liberta’ e di eguaglianza di fronte alla legge. Nei Paesi dove tutti hanno diritto ad avere subito la pancia piena non hanno raggiunto ne’ il benessere, ne’ la libertà, ne’ soprattutto l’eguaglianza, che poi era l’obiettivo fondamentale.

  43. Marco Tizzi

    @Luciano
    Durante tutto il governo Reagan la spesa pubblica aumentò. Idem Bush. Entrambi per questioni militari.
    Tatcher diversa, ma tornando alle quattro definizioni della matrice di cui sopra stiamo semmai parlando di una conservatrice perché a livello sociale la libertà non vide anni più bui nel regno d’Albione.

    ‘Notte compagno!

  44. Luciano

    @Riccardo
    Convengo con la sua analisi. Aggiungo che la delocalizzazione produttiva (nel 99% dei casi) è mossa dalla spasmodica ricerca di lavoratori a basso costo da spremere come limoni e con pochi o nulli diritti allo scopo di moltiplicatre i profitti.Con buona pace della favoletta dello Chief Executive buono che condivide le sofferenze e la vita dei suoi sottoposti. Un compagno del secondo millennio.

  45. Marco Tizzi

    Jack Monnezza, Luciano :

    E la storia, caro Luciano, fino ad oggi, ha dato ragione ai liberali. I Paesi dove la libertà e’ stata anteposta all’eguaglianza godono di un grande benessere per tutti e di liberta’ e di eguaglianza di fronte alla legge. Nei Paesi dove tutti hanno diritto ad avere subito la pancia piena non hanno raggiunto ne’ il benessere, ne’ la libertà, ne’ soprattutto l’eguaglianza, che poi era l’obiettivo fondamentale.

    E con queste santissime parole me ne vado a letto.

    Compagno Luciano, io sto adesso lavorando in Svizzera per la prima volta nella mia vita e le assicuro che sarebbe un sogno soprattutto per lei!
    Se le piacciono i laghi e le montagne.
    Purtroppo io li odio e ciò rende il trasloco molto ostico.

  46. Marco Tizzi

    @Luciano
    I prodotti industriali che hanno un costo della manodopera che pesa davvero sul costo industriale di prodotto sono POCHISSIMI.
    Glielo assicuro, faccio costi industriali dalla mattina alla sera.
    E anche quei pochissimi sono comunque annullabili molto facilmente con una tassazione onesta.
    Le aziende vanno in Svizzera, in Austria, in Olanda e negli Emirati Arabi. E quelli che vanno in Cina ci vanno perché son costrette per vendere merce ai cinesi.
    Non fatevi imbacuccare dalla Camusso, che non ha mai lavorato in vita sua, parlateci con gli imprenditori. Parlateci in prima persona e vedrete che è così.

  47. Riccardo

    @Marco Tizzi
    E trai cittadini e le grandi banche? Tra una grande classe capitalista sovranazionale da cui escono iMonti e iDraghi e i Passera e i cittadini comuni Lei non vede contrasto? Alla prossima giornata l’ eventuale risposta buonanotte a tutti i cortesi e “colleghi” scrittori di questo blog

  48. Luciano

    @Marco Tizzi
    Troviamo una crescente sintonia, in special modo nel dissacrare 2 “icone” politiche liberiste come la Thatcher e Reagan. Comincio a preoccuparmi in modo serio!

  49. Fabio

    E’ curioso come qui tutti si parlino addosso, ognuno con la propria idea e ricetta di salvezza.
    Nella mia ignoranza (specifica economica) ho posto delle domande a cui nessuno ha voluto/saputo rispondere, io ci riprovo nella speranza che tanta saggezza e conoscenza possa illuminarmi:

    ” Scusate, al di la di tutte le idee personali e i dogmi su quale politica economica sia piú corretta, vorrei sapere il motivo che ha portato questa Europa e questi governanti a dettare le regole che hanno portato l’Italia nella recessione che stiamo ora affrontando.
    In soldoni cosa e a chi é convenuto tutto ció?
    Perché fare il male di una paese e dei suoi cittadini?
    Perché rischiare il disgregarsi dell’Euopa?
    Perché un motivo ci sará sicuramente, non credo siano solo degli inetti. ”

    Amen

  50. Marco Tizzi

    @Riccardo
    La finanza e lo Stato sono un tutt’uno. Non esiste alcuna distinzione tra gli apparati statali e le dirigenze bancarie, da nessuna parte del mondo.
    Le banche sono in tutto e per tutto organi politici, i casi BPM e MPS in Italia sono solo la microscopica punta dell’iceberg. Nel resto del mondo è uguale: Fannie e Freddy ho già detto, le cajas in Spagna, le casse dei lander tedesche e quella cosa immonda che porta il nome di KFW, tutte le banche nazionalizzate in U.K., TUTTO.
    Il sistema finanziario è il braccio armato “politically correct” che lo Stato usa contro cittadini inermi, attraverso il governo del Generale Banca Centrale.

    E’ un modo più pulito di fare quello che faceva lo sceriffo di Nottingham: rubare a tutti per tenere per se.

  51. Jack Monnezza

    @Fabio
    Fabio,
    Ha ragione quando scrive che i governanti di Italia/Europa non sono tutti inetti.
    Ha torto quando ipotizza che il loro obiettivo sia il bene dei popoli europei (mi passi questo utilizzo del termine “bene” caro alla sinistra). IL LORO MOTIVO E’ PIUTTOSTO, COME IN TUTTE LE OLIGARCHIE DELLA STORIA, IL PRESERVARE DELLO STATUS QUO, il preservare di una eurocrazia socialistoide e antidemocratica.

  52. Jack Monnezza

    @Luciano
    Luciano,
    Io c’ero. Io c’ero durante le crisi degli anni settanta: in coda per la benzina, con i miniassegni e con i miei compagni di liceo che esaltavano in piazza Brezhnev e il modello sovietico. Ed anch’io credevo parecchio che lo sviluppo passasse per politiche industriali e redistribuzione ed altri orpelli statalisti…
    Poi vennero la figlia del droghiere e l’ex attore fallito. Mi fecero cambiare idea.
    Le assicuro che il mondo che ci hanno lasciato e’ migliore di quello che hanno trovato. Soprattutto mi hanno trasmesso la convinzione che il loro modello funziona: che con le idee e la libertà e la pace e lo stato di diritto e il libero mercato – la piu’ grande delle invenzioni – si possa cambiare il mondo.

  53. Piero from Genova

    @Fabio

    ovviamente Essi sapevano effetti austerity.. lo sapeva pure casalinga Voghera..

    relatore governo supermanovrona 2011 lesse in parlamento relazione di accompagnamento che più o meno diceva tradotto in italiano :

    deficit estero (sovraconsumi interni) era x anni pagato con aumento debito in mano a stranieri.. x 40 anni fino al 50%.. ora nn vogliono più finanziarci.. quindi dobbiamo importare di meno (visto che nn riusciamo ad esportare di più).. cioè consumare meno.. cioè impoverirci.. ed il relatore aggiungeva che la contrazione consuntivata nn era ancora sufficiente.. serviva un altro -2% o -3% !!!!

    oppure: sottosegretario Polillo si lasciò sfuggire con quelli di Libero (che nn sopporto, ma questa la dissero giusta) qualcosa di simile tanto che titolarono il gg dopo che “il loro obiettivo nn dichiarato è impoverirci”..

    matematicamente comanda formula presente in qualunque manuale di macroeconomia del mondi di qualunque scuola di pensiero : (I-S) + (G-T) + (X-M) = 0

    se lo stato nn può più aumentare debiti (G-T)
    e dobbiamo riequilibrare bilancia con estero (X-M)
    allora dobbiamo RIDURRE risparmio privato (I-S)

    ma nn aspettarti che qualcuno dei Governi Europei ufficialmente te la dica così..

  54. marco

    mi domando come ci siano moltitudini che lodano i Monti (uni e trini) invocandoli ancora per cavar sangue dalle rape.
    Non sarebbe il caso di vendere un po’ di ciarpame? dalle TV pubbliche all’ENI ? e privatizzare tutti gli enti in perdita cacciandone a calci nel sedere tutti quei politici trombati già dai contribuenti elettori e mantenuti lò per solidarietà dai loro ex colleghi in attesa di giusta rottamazione

  55. Riccardo

    “Peccato che la recessione ce la siamo prodotta in casa grazie alla manovre recessive che l’Europa ci ha imposto e noi abbiamo imprudentemente accettato di attuare.”

    Vorrei commentare e capire il senso di questa affermazione di Ugo Arrigo perchè nella mia ignoranza di fatti economici mi sembra un passo importante dell’intero articolo.

    Quindi secondo Arrigo l’Europa ha imposto all’Italia manovre recessive.Queste manovre eseguite da Tremonti e da Monti hanno prodotto l’unica cosa che potevano produrre: recessione. Domande agli economisti di Chicago blog:
    1) Perchè l’Europa ha imposto all’Italia manovre recessive sapendo che il paese si
    sarebbe solo impoverito senza risolvere nessuno dei problemi?
    2) Perchè l’Europa non ha perseguito perseguito per l’Italia manovre volte a stimolare
    la crescita del Pil?
    3) Non è più facile ripagare i debiti accrescendo la propria ricchezza che privandosene
    impoverendosi sempre più?
    4) Come può un paese che si sta impoverendo fare fronte alle richieste dei propri
    debitori in maniera da rassicurare questa entità nebulosa e onnipervasiva che viene
    chiamata “mercat”?
    5) Perchè secondo voi i ministri economisti sopra citati hanno implementato manoivre
    recessive, non sanno fare i conti, oppure ci sono altri motivi?
    6) Che senso ha questo paradigma economico che ci viene imposto per cui più debiti
    ripaghiamo e più siamo indebitati?
    7) Possibile che tutti questi professori, economisti di BCE, F.M.I. BANCA D’ITALIA,
    BOCCONI, COMMISSIONE EUROPEA, nessuno sappia fare di conto?
    8) Siamo certi che dietro questi provvedimenti infernali invece non si nasconda una
    strategia che miri scientemente proprio a renderci più poveri e quindi più deboli
    economicamente e politicamente?
    9) Che senso ha pensare adesso di vendere i migliori assets dello stato, “a prezzi di
    realizzo” impoverendoci ulteriormente senza certezza di ridurre in termini
    significativi il nostro debito, 60/70% almeno ?
    10) Dobbiamo continuare con i sacrifici? Ma per andare dove, per approdare a quale futuro benessere che nel presente nessuno di noi riesce a intravedere?
    Intanto dall’Europa ci cominciano a dire che nel 2013 l’Italia dovrebbe fare un ulteriore manovra economica per stare nei paramentri. Faremo la manovra ci impoveriremo ancora di più e intanto, siccome saremo più poveri i paramentri saranno raggiungibile con maggiore difficoltà per cui la BCE o i “mercati” o la Commissione o la sotto-commissione o qualche altro bestia ci chiederanno di fare un altra manovra ancora. In un giro vizioso in cui noi saremo sempre più poveri e i “mercati” sempre più potenti.
    Ma gli economisti di Chicago blog cosa reputano prioritario l’euro o il benessere delle nazioni?

  56. Il ricatto è la legge e la leva del potere. In questo regime pseudoeuropeisticodemocratico il ricatto ha raggiunto il suo apogeo. Perché il ricatto si basa sull’affermazione di una legge buona che è quella utopica (vedi il pamphlet fiction pubblicato da Liberilibri dal titolo “Dossier Utopia. Ovvero l’inganno democratico” di Giovanni Heidemberg- che è uno pseudonimo del sottoscritto) a cui tutti devono conformarsi pena l’ostracismo e lo statuto criminale di nemico del bene comune. Il ricatto si basa sull’accettazione di una legge che sancisce cosa è bene e come raggiungere il bene. Come fuggire l’abisso del male (vedi l’abisso sempre più spesso menzionato da Monti, sul cui orlo lui ci avrebbe fermati) pena la condanna pubblica e la rovina di tutti. Mai una legge è stata più menzognera di quella che sancisce le norme sul disavanzo pubblico di uno Stato e mai una teoria sballata come quella dei tecnocrati professori che pretendono di salvare un meccanismo così in fondo umano e particolarmente sensibile e peculiare ad ogni paese e ad ogni umano come l’economia è stata strombazzata e “venduta” quasi senza contraddittorio. Ma ora i fatti sono sotto gli occhi anche del più, si fa per dire, sempliciotto: il meccanismo umano non gira più, il soggetto e il suo fare sono sempre più strozzati mentre il debito pubblica aumenta in ragione dell’alto interesse promesso dai titoli che lo stato vende a Banche che non finanziano attività umane ma che comprano questi guadagni con soldi loro imprestati a tasso quasi zero. Il delitto è patente e badiale ma parlarne e denunciarlo può anche farci andare in galera posto che il reato di opinione (eufemisticmente chiamato diffamazione) è ormai una realtà. Tutti sono disperati e ingrillati, pronti al disordine come i vecchi partiti sono pronti a qualsiasi accordo- monti o non monti- pur di restare a succhiarsi le loro ricche prebende privilegiate che finora non sono state toccate, nemmeno sfiorate, direi, e pronti a saltare addosso con l’ennesima patrimoniale, stavolta dichiarata, ai cosiddetti grandi patrimoni ed evasori. Ma se si sparla di evasori, chi sono costoro che evadono ogni verità e buon senso? Per questo FERMARE IL DECLINO è l’unico movimento scientificamente e umanamente con le carte in regola per condurre il contrasto con una menzogna così diffusa, e chi dice che è numericamente ancora poco influente e che conviene accodarsi qua o là cade nel solito vizio italiano di andare in aiuto dei possibili vincitori che qui da noi appaiono ancora una volta senza idee se non quelle di restare in sella o di montarci.

  57. marco

    WUNDERBAR||| alla fine tutti assolti…la colpa è dell’Europa
    a questo punto l’unica vera alternativa è lasciare l’Italia
    gli italiani non sono ancora in grado di scegliere per potersi governare, tagliando selettivamente, cacciando parolai e incapaci, retribuendo e gratificando i migliori, pianificando un futuro accettabile per i propri figli e insegnando loro che un pezzo di futuro sta nelle nostre mani, come i nostri sacrifici, scelte e responsabilità.

  58. marcantonio

    Era facile prevedere che accadesse che aumentamdo indiscriminatamente la tassazione si sarebbe verificata una spirale recessiva. Secondo i professori ora dovremmo imporre altre tasse per colmare i buchi verificatisi. Così operando si perpetuerà una spirale all’infinito. Penso che anche la donna che pulisce le scale del mio condominio comprenda queste cose (alla faccia dei professori della Bocconi).
    Ma non finisce qui: Si sta scoprendo che la riforma delle pensioni provocherà degli effetti aberranti tali che pochissimi raggiungeranno il traguardo dell’agognata misera pensione perchè ce la faranno a crepare prima. (alla faccia della Fornero lacrimante).
    Nell’evidenza di questi risultati, imperterriti, i nostri politici di tutti i colori, continuano a difendere a spada tratta i loro privilegi.
    Ma non finisce qui!! Il prossimo anno avremo aumenti assurdi nelle bollette della spazzatura, per le attività economiche si parla di aumenti del 400/500%. L’IVA aumenterà almeno di un punto ma già si paventa che sarà aumentata di 2 punti.
    Se, come ormai è certo, le sinistre andranno a governare la nostra povera Italia, avremo sicuramente una nuova tassa: la famigerata patrimoniale. Questa sarà la goccia che farà traboccare il vaso. Ci saranno ripercussioni sul mercato immobiliare difficilmente quantificabili. infatti se assommiamo all’IMU, alla TARSU che sarà trasformata in TARES ma costerà il 400/500% in più tutte le piccole aziende saranno soffocate, molti proprietari di immobili che non riusciranno ad affittare i loro beni a valori sufficientemente remunerativi saranno costretti a vendere, non potendo sostenere la tassazione sui beni di loro proprietà e iul mercato immobiliare avrà dei crolli imprevedibili.
    Siamo veramente arrivati alla frutta. Ma attenti politici di ogni colore e grado, boiardi di stato, profittatori aggangiati alla politica la pacchia potrebbe essere alla fine anche per voi. Non sperate che si verifichino suicidi di massa, (chi si suicida ha, oltre che problemi economici, qualche rotella che gira male), siatene certi che se le cose continuano così, se non lo avete ancora fatto portate i vostri beni nei paradisi fiscali e preparate le valigie, perchè gli italiani si ribelleranno e vi spazzeranno via.

  59. Riccardo

    No le colpe non sono tutte dell’Europa, senza una classe politica corrotta e connivente non sarebbero riusciti a renderci un paese di serie B. Esempio voto dell’ESM al Parlamento italiano 99% con l’obbligo di adesione a qualunque somma la BCE stabilirà per l’Italia da qui alla fine dei tempi.
    Al Parlamento tedesco la decisione viene rimessa alla corte costituzionale che sancisse un approvazione limitata solo al 1° finanziamento, per ogni ulteriore stok ci sarà l’obbligo di nuove ratifiche da parte del parlamento. Dove è la differenza?

  60. Alba

    A me la cosa che tutti i giorni mi fa rimanere allibita è la quasi inesistenza della consapevolezza del perché stiamo in questa crisi e come ne usciamo. Sento tutti i giorni gente che mi dice che la colpa è degli evasori fiscali quando il più grande evasore in questo paese è lo Stato stesso. E pure non c’è nessun modo di poter organizzare qualche forma di rivolta fiscale così da poter fare morire di fame il cancro dello Stato. Si continua con la stessa logica medievale da sudditi. Del resto inutile pensare di trovare in questo paese una qualche briciola di cultura economica liberale. Sembra che vivere nell’Ex Unione Sovietica. E so molto bene cosa vuol dire vivere in una economia pianificata come a me sembra quella italiana. SVEGLIA!!

  61. luciano

    carissimo oscar la seguo da tanto e questa sera e questa mattina l’ ho seguita commosso. dove la seguo ora non ha risposto all’interlocutore.dal blog non vedo l’impegno politico grazie luciano

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