11
Ott
2015

La realtà contro l’ossessione redistributiva

Lo scorso settembre la Banca Centrale Europea ha pubblicato uno studio a firma di Pirmin Fessler e Martin Schürz. Si tratta di un’indagine sulle differenze nella dotazione di ricchezza privata delle famiglie in tredici Paesi Europei. In particolare, gli autori studiano come la dotazione di patrimoni nei diversi Paesi sia influenzata da reddito ed eredità delle famiglie e dall’ammontare di spesa pubblica in welfare.

Lo studio si basa su dati del 2010, collezionati nella prima edizione di un progetto europeo (HFCN: Household Finance and Consumption Network) tramite un questionario finalizzato a raccogliere informazioni sulla ricchezza delle famiglie nell’area euro. L’Italia, insieme alla Finlandia, è stata esclusa dall’analisi a causa dell’incompletezza dei dati sulle successioni dei patrimoni.

I risultati dell’analisi sono in linea con le aspettative nel caso delle prime due variabili: reddito ed eredità delle famiglie. Senza marcate differenze tra i diversi Paesi, le famiglie con redditi più alti e quelle che ricevono patrimoni in eredità vantano una ricchezza netta più elevata in rapporto a coloro che hanno redditi inferiori o non ereditano ricchezza. Niente di sorprendente.

Dopo l’analisi fatta a livello individuale però, si passa agli aggregati, e la questione diventa meno banale. L’obiettivo è capire quale sia la correlazione tra spesa pubblica in welfare e i livelli di patrimonio netto nei diversi Paesi. Nella spesa per welfare gli autori includono le voci Eurostat di spesa per pensioni e sicurezza sociale (pension and total social security expenditure) in rapporto al PIL, oltre alla spesa destinata alle politiche attive per i disoccupati. I risultati potrebbero colpire. Esiste una correlazione negativa e statisticamente significativa tra i livelli di ricchezza netta delle famiglie e spesa per sicurezza sociale e pensioni. Allo stesso modo è negativa la correlazione con la spesa per le politiche attive a favore dei disoccupati (ma non statisticamente significativa). I due grafici riportati mostrano come questi risultati siano più evidenti per i livelli di ricchezza del venticinque percento più povero della popolazione dei diversi Paesi, rispetto a quelli del cinquantesimo percentile.

Cinquantesimo percentile                                        Venticinquesimo percentile

Immagine

La realtà descritta dallo studio della Banca Centrale è molto diversa dalla favola descritta dai molti in preda alle note smanie redistributive. Nei paesi dell’area euro in cui si spende di più in welfare tutti sono più poveri e i poveri sono ancora più poveri. Coloro che verosimilmente dovrebbero beneficiare di più di un sistema di ‘sicurezza sociale’ sembrerebbero essere quelli più penalizzati.

La lettura dello studio è consigliata a tutti, soprattutto ai nostri governanti.

@paolobelardinel

You may also like

Non si muove foglia che il Golden Power non voglia
Lo Stato imprenditore post pandemico? Grazie ma no, grazie
PNRR: spendere meno, spendere meglio
Riforma del fisco: Il buon senso che si fa strada e i dubbi che restano

12 Responses

  1. Filippo

    Con tutto il rispetto possibile,ma mi sembra ovvio che la bce non fornirà mai dei dati o dei risultati di analisi in contrasto con le proprie politiche.

  2. Roberto

    Il capitalismo finanziario, nato negli anni 80, grazie alle politiche liberiste di Reagan, e proseguito dai suoi successori, sta implodendo. La forbice tra ricchi e poveri si sta allargando sempre più e non bastano certo grafici e statistiche a fermare la tendenza che, ripeto, può avere conseguenze imprevedibili e drammatiche,sopratutto per la democrazia. Spero che i nostri governanti ne siano coscienti leggendo le alchimie di questa ricerca che non dice niente di pratico. Il resto è..vita, come dice il bravo Maurizio Costanzo.

  3. francine

    Mi sembra appena logico:per redistribuire il reddito e aumentare la spesa sociale occorre aumentare le tasse e/o il debito pubblico.Oltre una certa misura ed e’ cio che sta’ succedendo in primis in Italia ma direi in tutta l’Europa si sottrae energia ai privati,alla libera iniziativa scoraggiando giovani e meno giovani,imprese gia presenti ad investire iniziando un circolo vizioso di assistenzialismo che tutto soffoca.
    Non c’e alternativa alla liberta’ economica.Le altre soluzioni sono comunismi o fascismi piu’ o meno mascherati da parte della macchina statale.In Europa gli Stati non sono piu’ al servizio dei cittadini ma l’esatto contrario.Fino a che la logica economica avra’ il sopravvento darwiniano su questi sistemi insostenibili.

  4. FR Roberto

    Premesso che non ho letto il report, vedo che qui l’autore sostiene che “Nei paesi dell’area euro in cui si spende di più in welfare tutti sono più poveri e i poveri sono ancora più poveri”.

    La tesi sostenuta è quindi che la spesa in welfare causa la povertà.

    Con gli stessi dati è però altrettanto facile sostenere la tesi contraria, cioè che la povertà è causa di maggiore spesa in welfare.

    Questo articolo, così come qui riportato, potrebbe essere un esempio scuola di come è facile mentire con le statistiche, o di come le statistiche sono utilizzate superficialmente.
    Nei casi di correlazione statistica, non è banale determinare quale è la causa e quale l’effetto, e prese due variabili correlate statisticamente non è per forza detto che una è causa dell’altra: potrebbero entrambe essere generate da altre cause…

    Con lo stesso approccio ci impiego 5 minuti a dimostrarvi che i bambini li portano le cicogne… in molte aree geografiche il tasso di natalità dei bambini (umani) è statisticamente correlato alla diminuzione della popolazione delle cicogne.

  5. Mariano Giusti

    Di quale ossessione per la redistribuzione parla, cortesemente?
    Di quella dal basso verso l’alto che avviene da 30 anni?

    Passi che scegliete i contributor incompetenti (in questa “analisi” scambiano causa e effetto, robetta da niente), ma almeno che abitino su questo pianeta, grazie.

  6. Bobcar

    Aggiungo a quanto detto da Roberto che qui si parla di “ricchezza” nel senso di risparmi, non nel senso di reddito, il che rende fuorviante l’intera discussione. In un sistema di welfare state sviluppato, le fasce sociali basse potranno godere ad esempio di alloggi popolari, e non dovranno affamarsi per cercare a tutti i costi di acquistare un immobile (come da noi in Italia), ma questo secondo la statistica citata li renderà più “poveri” anche se potranno permettersi un livello di vita più elevato.

  7. Andrea D.

    “I am for doing good to the poor, but…I think the best way of doing good to the poor, is not making them easy in poverty, but leading or driving them out of it. I observed…that the more public provisions were made for the poor, the less they provided for themselves, and of course became poorer. And, on the contrary, the less was done for them, the more they did for themselves, and became richer.”

    ― Benjamin Franklin

    Lo diceva già il saggio Benjamin Franklin oltre due secoli e mezzo fa!

    Quanto alla concentrazione della ricchezza, al divario tra ricchi e poveri, è in atto una redistribuzione di ricchezza su scala planetaria. Se ne facciano una ragione i soloni nostrani della (pseudo) equità (coi soldi degli altri): per molti di noi e per i nostri figli, il domani sarà più povero dell’oggi (per tanti altri, in differenti parti del globo, sarà vero il contrario).

  8. Mariano Giusti

    “Quanto alla concentrazione della ricchezza, al divario tra ricchi e poveri, è in atto una redistribuzione di ricchezza su scala planetaria. Se ne facciano una ragione i soloni nostrani della (pseudo) equità (coi soldi degli altri): per molti di noi e per i nostri figli, il domani sarà più povero dell’oggi (per tanti altri, in differenti parti del globo, sarà vero il contrario).”

    Benissimo, appurato che la realtà è esattamente l’opposto di quanto sostiene l’articolo, vogliamo fare qualcosa per tentare di governare questo fenomeno di redistribuzione al contrario che concentra il 50% della ricchezza del pianeta nelle mani dell’1% o vogliamo assistere come se abitassimo su Marte tanto checcefrega se aumenta la benzina io ho il diesel?

Leave a Reply