La parabola dei talenti, patrimoniale inclusa
Con tante scuse all’evangelista Matteo.
Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Quello che ne aveva ricevuti due, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, lo sperperò al gioco e con le donne.
Dopo molto tempo venne a trovarli il ministro dell’Economia, il quale chiese a ciascuno di essi: “quanto possiedi, e quanto hai guadagnato, figliuolo?”. Il primo servo disse: “possiedo un capitale di cinque talenti e nel corrente anno fiscale ho prodotto un reddito di altri cinque”. Il secondo servo disse: “possiedo un capitale di due talenti ma non ho avuto alcun reddito, per cui chiedo di essere ammesso ai benefici del welfare state”. Il terzo servo disse: “sono incapiente e non ho reddito, per cui chiedo di essere ammesso ai benefici del welfare state”.
Il ministro dell’Economia, raccolti i dati di cui aveva bisogno, tornò nella capitale e fece i suoi conti. Il servo coi cinque talenti aveva un reddito molto alto, ragion per cui ricevette di lì a poco una cartella esattoriale secondo cui egli doveva applicare l’aliquota marginale del 43 per cento, ossia doveva versare all’erario la somma di talenti 2,15. Al servo con un modesto patrimonio ma nessun reddito venne accreditato un salario minino di 1 talento, e al servo senza reddito nè patrimonio venne riconosciuto il massimo sostegno possibile del valore di 1,5 talenti.
A quel punto il ministro dell’Economia, soddisfatto di aver perseguito il massimo bene per il maggior numero di persone, trasse i bilanci e si rese conto che le spese, pari a 2,5 talenti, superavano le entrate, pari a 2,15 talenti. Esclamò: “questo disavanzo primario mi turba!”. E ancor più lo turbò apprendere che lo stock di debito pubblico, pari a 6 talenti ossia al 120 per cento del prodotto interno lordo, produceva un ulteriore aggravio di 0,3 talenti per il pagamento degli interessi passivi, che – date le precarie condizioni del paese – avevano un tasso medio del 5 per cento.
Allora il ministro dell’Economia tornò dai servi e tenne un accorato discorso: “servi – disse – il vostro sostentamento non è più possibile, poiché le attuali entrate fiscali di 2,15 talenti non sono sufficienti a compensare una spesa di 2,8 talenti. Per di più siamo a un tornante della storia: la speculazione internazionale ha aggredito il nostro debito pubblico, obbligandoci a rispettare decisioni prese da altri. E tuttavia, a fronte di un grande debito pubblico, nel nostro paese vià un grande risparmio privato. E’ giunto il momento in cui le linee rette diventano curve, e le curve si rettificano: per questo ho deciso di imporre un’imposta patrimoniale per dimezzare il debito pubblico. L’imposta dovrà fruttarmi almeno 3 talenti. Ciascuno di voi dovrà quindi pagarmi mediamente un talento”.
Disse il servo senza patrimonio né reddito: “signor ministro, la sua proposta è doverosa e giusta. C’è però un problema: il mio reddito, garantito dallo stato, è pari a 1,5 talenti, se dovessi pagare un tributo di un talento guadagnerei solo 0,5 talenti, al di sotto della soglia di povertà”. Disse il servo con un modesto patrimonio e un basso reddito: “signor ministro, la sua proposta è del tutto ragionevole, ma io ho un reddito di un solo talento: se dovessi pagare un tributo di un talento, per sopravvivere dovrei intaccare il mio risparmio privato, rendendo così il debito pubblico non più garantito”. Disse il servo più ricco: “signor ministro, io ho già dato il mio contributo a risanare il bilancio pubblico: ho infatti pagato 2,15 talenti all’erario, poco meno di quanto rimane a me. Come può chiedermi di contribuire ancora?”. “E tuttavia – s’intromise il servo povero – non possiamo ignorare la grave piaga che affligge la nostra società: la disuguaglianza. Infatti, un terzo della popolazione ha un reddito superiore alla somma degli altri due terzi, e possiede il 70 per cento delle ricchezze”. Avendo ascoltato tutti, il ministro dell’Economia disse: “ho preso la mia decisione. Servo povero, tu vivi già nell’indigenza e non posso gravarti ulteriormente. Ceto medio, tu rappresenti la mia base elettorale e troppe volte hai pagato per garantire gli agi e i vizi delle classi più agiate. Servo ricco: i tuoi argomenti non mi convincono. Contrastano infatti col più basilare principio dell’equità fiscale, secondo cui i soldi bisogna prenderli da chi li ha, perché chi non li ha, non li ha; e contrastano anche coi tuoi obblighi di solidarietà sociale, per cui chi lavora deve mantenere chi non lavora. Infine, mi permetto di farti notare che la stragrande maggioranza del popolo supporta la mia proposta, che coincide nell’imporre una patrimoniale straordinaria sul terzo più ricco della popolazione. Quindi, se tu ti opponi sarai considerato un nemico della democrazia e condannato ai lavori forzati”. Soddisfatto, il ministro se ne andò.
Di lì a poco, il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto un talento, ne presentò 1,5, dicendo: “Signore, mi hai consegnato un solo talento; ecco, ne ho guadagnato un altro mezzo”. “Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnato un altro, e un rendimento del 50 per cento in tempo di crisi non è poco”. “Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 24 Venuto infine colui che aveva ricevuto cinque talenti, disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; ebbene, io misi a frutto i cinque talenti che mi hai dato, e ne ho guadagnati altri cinque. Poi però, tra tassazione ordinaria e straordinaria, ho dovuto pagare 5,15 talenti, per cui te ne restituisco solo 4,85”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto investire il mio denaro e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse; invece tu solo, che eri il mio prediletto, hai estratto un rendimento negativo dal mio capitale. Toglietegli dunque i talenti che gli restano, e dateli a chi ha fatto fruttare ciò che aveva ricevuto. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Applausi a scena aperta.
STANDING OVATION
E’, credo, l’inevitabile conseguenza dello stato di servitù dei molti soggetti a pochi, che son padroni. Una stortura mentale che inquina i rapporti fra uomini. Un atteggiamento mentale collaborativo , volto al raggiungimento di un fine comune, e non allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, in una società dove ruoli , competenze e quindi entità dei ricavi fossero comunemente accettati, produrrebbe frutti per tutti e progresso per le future generazioni. Una rivoluzione culturale quindi, ma se non c’è riuscito Cristo.. e poi in Italia dove non si concepisce, per baco culturale ormai ben incignato nelle coscienze, che la divisione fra servi e padroni, la vedo molto male.
Fantastico!!!! Non c’è altro da dire.
G E N I A L E ! ! !
Solo un appunto, il servo che riceve un talento deve per forza essere uno che sperpera? Non potrebbe anche lui provare ad investire ed essere semplicemente sfortunato? Oppure qualcos’altro?
Condivio l’obiezione di Rino, visto che anch’io sono “sfortunato”.
Ma c’è di più. E’ il concetto di welfare che va rivisto. Non in senso solo assistenziale: ci va anche, ma non deve essere prevalente. Il vero welfare deve essere di opportunità. Se fossi un politico avrei come slogan quello che lleggevo da ragazzo, nelle cartine interne dei chewingum o sotto i tappi delle gazzose: “Questa volta non hai vinto: Ritenta!” .
Nell’ultimo post del mio blog ho messo un racconto anch’esso surreale ed allegorico, di cosa si può intendere per welfare positivo.
Bellissima ma temo che ce la prenderemo in der posto…
Insisto, è da cambiare lo schema, il modo di ragionare. Quello che mi sembra proponete è vecchio. L’esistenza di un t padrone porterà per forza di cose che vi sia un servo, e quindi del risentimento. Quel risentimento cova sotto la cenere ed esploderà o eroderà in altro modo le sostanze di chi ha. Avere diventerà presto una colpa. Non vi siete mai chiesto come mai i regimi totalitaristi per prima cosa accoppano le piccole comunità rurali? meno teorie bocconiane , se posso permettermi, e maggiore contatto con l’Uomo, il fattore umano non va esaminato solo per fregare le masse dei poveri, sempre con l’aiuto di cervelloni che a furia di pensare, pensare si allontanano dall’uomo, dalle minuzie che poi saranno quelle che fermeranno gli ingranaggi.
Parole sante.
Letteralmente esterrefatto da cotanta efficacia e genialità.
Chapeaux.
E’ davvero bella. Complimenti. Nell’apprezzata parodia, però, non riesco a collocare la grossa distribuzione, le compagnie aeree low cost e la LegaCoop…Per le banche capisco che si passi direttamente ad un’altra parabola.
Mi chiedo dove ha trovato l’autore dell’articolo tutto questo “odio” per lo Stato (che non a caso individua con il Padrone!).
E’ proprio grazie a mentalità come queste, dove lo Stato è il Nemico da combattere (a cui non pagare le tasse perché tanto la spesa pubblica è solo sperpero!), che la nostra Italia si avvicina ogni giorno di più verso il crash.
Eppure esempi dove lo Stato funziona (sicuramente meglio che da noi) come erogatore di servizi e “perequatore sociale”, non mancano: basta guardare ai paesi scandinavi, alla Germania, alla Francia.
Credo sia molto più opportuno partire da questo aspetto (far funzionare lo Stato) per provare a risollevare il paese, il Nostro Paese, piùttosto che combattere crociate contro la tassazione “a prescindere!”.
Sarà perché vengo da una famiglia di umili origini e non avrei mai potuto permettermi di effettuare studi alla Bocconi o, figuriamoci, nelle università americane, (ho dovuto accontentarmi dell’Università Statale Fiorentina, lavorando part time!), ma forse questi economisti che si erigono a difensori estremi del Liberismo più “duro e puro” mi sà che debbano, molti di loro, ringraziare di essere nati da tutt’altra famiglia.
O forse, visto che la ricchezza (rendite finanziarie, patrimonio immobiliare, eredità)
in Italia è ben poco tassata rispetto a molti altri paesi Occidentali, non sarà che questi cari economisti, con la scusa dei talenti accumulati o scialacquati, difendono la loro posizione (di redditieri per eredità!).
Stendo, per dignità, un velo pietoso su come, il più delle volte, questa ricchezza ereditata si è formata (i 5 talenti diventati 10): oppure si credre che l’evasione fiscale sui redditi sia solo un’invenzione calugnosa di coloro che le tasse le pagano?
@Marista
L’invidia, per dirla con le parole di J.S Mill, è il più antisociale e malvagio dei sentimenti.
Stagnaro for Messia… ehm, for President!!
Questo è il più bell’articolo che abbia letto nel 2011 (senza nulla togliere agli altri autori di Chicago Blog, Giannino in primis). Complimenti a Stagnaro per la creatività, l’ironia e la lucidità.
Perfetto… Aggiungerei una cosa sola (eliminata per non complicare troppo i conti). Il ministro tassatore ha uno stipendio. Anche i suoi “bravi” (inteso alla Manzoni) hanno un costo. Per cui il ruolo dello Stato in questa scenetta non è solo quello di redistribuire e indebitarsi, ma è un costo effettivo
@Roberto Boschi: nei Paesi dove “lo Stato funziona”, la giustizia sociale passa prima di tutto per un’imposizione fiscale certamente più equa, rispetto alla nostrana tutela dei favoritismi che creano oggettive posizioni dominanti sul mercato. Ma, purtroppo, capita che chi non ha le elementari base per capirlo, si fissa su conflitti d’interesse da 4 trasmissioni TV e non nota quelli relativi -ad esempio- al settore alimentare (e il carrello della spesa TUTTI lo devono spingere almeno una volta la settimana)…Dove i dirigenti passano porte scorrevoli per occupare alternativamente poltrone politiche, fondazioni bancarie e amministrazioni di supermercati che hanno come slogan pubblicitario quello di “sei tu”…Magari…Peccato che l’Italia del 43% le RIBA non le respinge dopo 6 mesi, i fornitori non li tiene con l’anello al naso e non usa la “finanza creativa” per trasformare l’imposizione fiscale (oltretutto più bassa) in una richiesta statale di aiuto.
Uno Stato che basa i suoi calcoli di prelievo come il nostro, è uno stato che poco implicitamente dimostra disuguaglianza nella sua costante rapina al reddito privato.
Sulla veridicità del Vangelo ho sempre nutrito dei dubbi; Matteo, o chi per lui, scriveva, infatti, a 100 anni dai fatti realmente accaduti. Ma al di là delle questioni teologiche, l’autore finge di dimenticare, o forse dimentica sinceramente, che l’Italia ha il triste primato dell’evasione fiscale. Spesso chi lamenta le troppe tasse, lo fa in un certo qual modo per giustificare se stesso e presentarsi con qualche argomento al giorno del Giudizio. Libbbberisti senza libertà (senza giustizia non c’è libertà), sappiamo tutti chi in questo paese le tasse le paga ancora. I tartassati sono sempre gli stessi (pensionati e dipendenti) e la giustizia sociale è solo un miraggio. Siamo nel 2010, il muro di Berlino è caduto nel 1989 ed i nuovi elettori, più che mai quelli del futuro, non hanno visto e non lo vedranno mai, fortunatamente aggiungo, un comunista in carne ed ossa, se non nell’enciclopedia (nemmeno i cinesi). Dunque il problema non sono i comunisti in questo paese (ma non ditelo a mr B. che con questo ci farà anche la prossima campagna elettorale), ma coloro che pur di non pagare quanto dovuto fanno lievitare i costi dei servizi e di conseguenza la pressione fiscale.
@ Roberto Boschi, non mi sembra che l’odio trapeli da nessuna riga della moderna parabola. Mi sembra piuttosto che si cerchi di portare la attenzione di chi legge a notare alcune inconguenze che ci capita di accettare passivamente come cosa buona e giusta, senza esserlo nemmeno un po’. Nemmeno io condivido il liberismo sfrenato, diciamo. Ma il fatto di non pensarla tutti allo stesso modo, arricchisce, i liberisti di certo notano cose che nè io, nè lei notiamo. Ognuno è condizionao, come lei stesso nota, dalle proprie esperienze, che poi esser liberisti sia indice di opulenza, per favore non faccia un torto alla sua intelligenza. Vede vivo in un luogo frequentato da gente molto benestante e ricca, e le assicuro che costoro liberisti, non sono. Eppure vanno a prender il caffè con macchine da 250 mila euro, e se possono permetterselo, meglio per loro, epperò poi se veston in pubblico dell’abito del moderato, dello statalista tutto d’un pezzo, sono per l’aumento delle tasse,ma per gli altri, visto che parte da una posizione di privilegio che gli permette di esser tassato al 9 e mezzo %. Certe cose in Paesi meno arretrati del nostro non capitano e questo permette una tassazione ed una libertà per i cittadini, accompagnata da welfare , che noi ci sogniamo, vedi la Svezia, ma anche la Francia non impone tassazioni assurde come le nostre e in più offre maggiori aiuti alle famiglie e paga meglio gli operai . Insomma si è mai chiesto che fine fanno tutti i soldi che ci prelevano, o si è mai chiesto se per caso non ci sia evasione da parte di grossi pesci, ma intendo grossi davvero. Per esempio a Roma la nettezza urbana ha raggiunto costi folli, colpa della evasione dicevano, e sa chi erano e forse ancora sono gli evasori per cifre da capogiro e da anni? La FAO, con tutti i soldi che macina, alcuni Ministeri, Enti, ed altre grossissime realtà economiche di cui non si è pubblicato e mi astengo quindi. A coloro le cartelle pazze non arrivano, le multe fasulle, non arrivano. Uno Stato iniquo non lo si odia, forse lo si disprezza. Allora, vogliamo continuare sull’antico cammino o piuttosto non è meglio cercare nuove vie per scrollarci certa zavorra dalle spalle, prima che ci ammazzi tutti, o lei si sente immune? Nessuno è immune dalla avidità di chi non ha coscienza nè cervello.
@ Logos
ma se il problema è chi evade le tasse
e il problema è che non si riesce a ridurre l’evasione
perchè non ridurre le tasse (con relativa riduzione di servizi non fondamentali)?
in questo modo anche se uno evade il danno è decisamente minore.
inoltre gli incentivi all’evasione minori.
@Logos: il triste primato dell’evasione nasce soprattutto per disuguaglianza fiscale.Punto. Il resto è demagogia. La dimostrazione la offrono gli “spicci tenuti nascosti in tasca” che hanno consentito di evitare collassi veri e propri nei consumi interni.
La frase: “Spesso chi lamenta le troppe tasse, lo fa in un certo qual modo per giustificare se stesso e presentarsi con qualche argomento al giorno del Giudizio” è semplicemente pregiudizio che fonda le proprie convinzioni solo sul travisamento di quanto sopra.
@michele penzani
non ho travisato un bel niente, non pagare le tasse equivale a rubare. Ho vissuto all’estero, le tasse si pagano tutte, sono alte ma i servizi sono eccellenti! la tua è demagogia allo stato puro perchè non si fonda su nessun dato certo od algebrico. Gli evasori lo continueranno ad esserlo anche se venissero abbassate le tasse, perchè è radicato nella mancanza di senso civico di questo paese. Ho visto figli di ricchi imprenditori dichiarare di esser braccianti agricoli pur di non pagare le rette universitarie e di ottenere una borsa di studio. Ho visto figli di operai pagare tutte le tasse universitarie e restare a bocca asciutta! Pregiudizio?. Io parlo dati alla mano, siamo molto simili alla Grecia più che alla Germania: alto debito pubblico ed evasione alle stelle. Perchè? Di certo si poteva pretendere qualcosa in più dallo scudo fiscale (5% sic!), ad esempio, visto che poi i capitali non sono rientrati affatto fisicamente nel nostro paese. Bisogna disincentivare la rendita improduttiva, parassita, quella passiva che batte solo cassa a fine anno. I redditi alti sono stati incentivati anche con la cedolare secca, che abbassa indiscriminatamente tutte le aliquote al 19 ed al 21%. Più che ad una patrimoniale, penso alla ghigliottina!
Le metafore sono una cosa bella ed utile … dovrebbero servire a far capire le “big picture” ma … (avversativa) se sono costruite su false premesse costruiscono false conclusioni e diventano un ottimo strumento retorico per l’inganno.
Giusto per trasparenza sono un imprenditore ma nella mia vita ho avuto modo di far parte di diverse classi sociali, sono il figlio di un operaio che ha sempre pagato tutte le sue tasse e quando ho deciso di diventare ingegnere con i miei occhi ho visto figli di notori abbienti ricevere sussidi a cui io invece non avevo diritto solo perchè mio padre con il suo lavoro in miniera era riuscito a costruirsi una casa.
La premessa errata di questa metafora è che chi abbia ricevuto i 5 talenti sia SEMPRE un “galantuomno” cosa che in questo paese invece accade assai raramente!! …perché la realtà in questo paese è che vi sono soggetti che ricevono non 5 talenti ma 10-20-100-1000 talenti ed hanno mille modi anche LEGALI per risultare nulla tenenti ….
L’assurdo è che questi soggetti sono tra quelli che poi di più godono della finanza pubblica, quella che assegna costantemente agli amici degli amici appalti realizzati con la fiscalità pubblica.
Quindi se questa metafora vuole significare staniamo una volta per tutte questi parassiti allora sono in totale assonanza, annoto però che TAGLIARE (e sono uno di quelli che ne trarrebbe grande giovamento economico) non serve a nulla se non attiviamo PRIMA ed IMMEDIATMENTE tutti gli strumenti per rendere la cosa pubblica una casa di cristallo dove sia IMPOSSIBILE per chiunque fare i propri comodi a danno di tutti i cittadini onesti di qualsiasi estrazione essi siano e che abbiano ricevuto 1-2-5 – 100000 talenti.
Aizzare la guerra tra classi economiche è il miglior modo per lasciare ai mascalzoni la mano libera sulla cosa pubblica ed a costoro i tagli fiscali non faranno un baffo!! e sono quasi pronto a scommettere che in ogni caso saranno proprio costoro a farli fallire per cui invece di sprecare energie in una inutile battaglia sul taglio della fiscalità perchè non obbligare chi maneggia e gode della cosa pubblica ad una totale trasparenza?
@Roberto Boschi
Condivido il Suo post. In Italia abbiamo una tassazione che privilegia chi ha solo rendite da capitale e penalizza chi ha un reddito da lavoro!
@Logos: Lei ha ragione…Complimenti per il finale: ha algebricamente dimostrato gli assunti del suo ragionamento.
@Logos: ho visto pure operai fare il doppio lavoro, ho visto pure maestre dare lezioni private… così non si va da nessuna parte però, me lo conceda…
@Teorocker
Ha ragione, infatti, ho iniziato col dire che non pagare le tasse è come rubare e la legge vale per tutti, tranne che per gli amici, me lo lasci dire. Il mio non è assolutamente un pregiudizio di classe, qui c’è solo qualche vecchio pazzo/furbo che vede comunisti dovunque (veda il mio post precedente, se non le spiace) e qualcuno che forse ha la coda di paglia come il sig. Michele Penzani. Vede, la categoria dell’evasore non va immaginata per forza in doppio petto, potrebbe anche essere rappresentata, ad esempio, dall’artigiano che lavora in nero e che, così facendo, falsa il mercato, costringendo la concorrenza a lavorare sottocosto… la Cina è vicina. La Cina è tanto vicina quanto Prato, per esempio, dove si sfrutta manodopera a bassissimo costo, cosa che è già costata centinaia di posti di lavoro. Ma poi, per concludere questa perniciosa polemica, mi chiedo chi abbia mai ventilato il pericolo della patrimoniale, visto che al goveno c’è il paladino della Libbbbbertà, sostenuto da una maggioranza di responsabili! Aria fritta miei cari, come il Vangelo che Matteo non ha mai scritto.
Grandissimo!
@Logos: è da un pezzo che cerco dati reali sul triste primato dell’evasione italiana, primato che per me è una bella invenzione, casomai c’è il primato del livello di tassazione e dello sperpero da parte dello Stato.
Se tu volessi gentilmente indicarmi dove cercare i numeri, te ne sarei grato.
Tempo fa avevo trovato peraltro un’interessante articolessa dove si raffrontavano i tassi d’evasione fiscale (nemmeno all’estero le tasse si pagano tutte): ebbene le regioni del Nord ne uscivano abbastanza gloriosamente, con la Lombardia al 12,5%, il Veneto al 19,5%, L’Emilia-Romagna circa come il Veneto, Toscana al 33% (il che prova che quando uno vuole il welfare lo vuole a vantaggio proprio ma a spese altrui, che sia o meno iscritto al PCI), e via via scendendo si arrivava ad un 98% in Calabria.
Evidentemente, avendo la Lombardia un PIL piuttosto elevato, in termini monetari aveva anche un’evasione “della Madonna”. Il fatto è che in percentuale la Lombardia era sotto la Norvegia (la quale come evasione era a livelli del Veneto) e poco sopra la Svizzera (8,8%).
Il trucco è guardare una cifra piuttosto che un’altra.
Per cui, sono le tasse che questo Stato ladro ti chiede il furto, l’evasione, se è così alta come dicono, significa che la gente ne ha i cosiddetti pieni, tranne quelli che ne aprofittano e qualche ingenuo. Io sono un evasore: ho beccato una multa di circa € 25
per evasione dall’AdE, e visto che ho denunciato tutto e che il commercialista è uno serio, non riesco a capire. A meno che non sia pura malafede da parte dell’AdE che manda cartelle che ti conviene pagare, perché impugnarle costa di più.
In ogni caso uno Stato che chiede alle imprese quasi il 70% sui guadagni se sono piccole o medie, perché le grandi (a partire dalle banche) pagano molto meno, uno Stato che in cambio della raccolta mostruosa non solo ti da servizi pessimi, ma si permette pure di andare in rosso, uno Stato che quando pretende pretende subito e quando ti deve risarcire aspetta che tu sia morto, uno Stato del genere dicevo, non può permettersi di parlare. Può solo vergognarsi, altro che dare dei ladri ai propri cittadini. Secondo me sono i nostri alti burocrati, elettivi o meno, i ladri. Pieni di valori alti ed irrinunciabili: i nostri soldi.
@Borderline Keroro: Attento a dare numeri da liberisti falsi e tendenziosi…Potrebbe scattare “la ghigliottina algebrica di Logos”…
@Borderline Keroro
Ecco i dati che forse lei cercava e li cito testualmente,
“Centodiciotto miliardi, tra Irpef, Ires, Iva, Irap, altre imposte e contributi sociali: è la stima del Sole 24 Ore, aggiornata al Pil 2009, in crescita rispetto ai conti sul Pil 2007, quando il totale delle somme sottratte al fisco si era fermato a 100 miliardi. Una stima prudenziale, realizzata seguendo i passi tracciati anni fa da Roberto Convenevole, responsabile dell’ufficio studi dell’agenzia delle Entrate, perché basata sull’incidenza dell’economia sommersa sul Pil elaborato dall’Istat nel 2008 e riferito al 2006 (un aggiornamento dell’indice è atteso a breve).
Secondo l’ultimo valore dell’Istituto di statistica, la shadow economy vale da un minimo del 15,3 a un massimo del 16,9% del Pil. A valori 2009 si tratta di un importo pari a 232 miliardi sulla parte bassa della forchetta e a 257 nella parte alta, cui corrispondono rispettivamente i 105 e i 118 miliardi calcolati nella nostra elaborazione.”
Per quanto riguarda poi i dati regionali, che lei fortunatamente è riuscito a trovare, sono sostanzialmente d’accordo con lei in termini relativi, non assoluti: l’imponibile, ovviamente, è maggiore al Nord. Vede, la mia non è una polemica Nord-Sud, Destra-Sinistra, Guelfi-Ghibellini e via discorrendo, non ho nessun pregiudizio ed anzi allo scopo le consiglio di vedere questo video http://www.youtube.com/watch?v=gmSPOapTmIQ, tanto per non rischiare di scadere nel grottesco come è spesso costume in questo genere di discussioni.
Dunque, per ritornare al “nostro” discorso, mi trovo ancora d’accordo con lei riguardo allo sperpero del patrimonio pubblico, ma ecco che i dubbi mi assalgono. Come è andata a finire la faccenda delle cartolarizzazioni del geniale Tremonti?, l’abolizione delle Province e degli enti inutili? ed il taglio della spesa pubblica che è aumentata di quasi il 5% dal 2008, tanto per citare lo stesso Giannino!? A questo punto, se me lo consente, vorrei spezzare una lancia in favore di una categoria, gli insegnanti, i quali hanno da soli hanno pagato il prezzo della crisi, forse perchè sono gli unici ad accedere all’impiego pubblico attraverso un punteggio, dunque secondo criteri meritocratici del tutto estranei all’immediato consenso elettorale, Consenso, vedi le famose quote latte ad esempio.
Per quanto riguarda poi la pressione fiscale, il dato ufficiale (43,5%) è il rapporto tra le tasse pagate e il reddito (cioè la misura della capacità del fisco di spremere il cittadino) e non tiene conto dell’economia sommersa. Non tiene conto cioè del fatto che una parte dell’economia le tasse non le paghi effettivamente.
Il rapporto tra le tasse dovute ed il reddito (la misura della pressione fiscale trascurata dalle statistiche ufficiali) indica la reale pressione fiscale sull’economia emersa, cioè sulle imprese ed i lavoratori onesti. Questa misura è il vero valore che descrive le condizioni in cui sono costrette a lavorare le imprese ed è pari al 58% (stime di Friedrich Schneider, professore ed a capo del dipartimento di economia dell’Università di Linz).
La pressione fiscale a 43,5% rappresenta semplicemente la media tra un pressione nulla sull’economia sommersa, e la pressione del 58% su quella emersa.
La conclusione è che il fisco italiano è nettamente più esoso di quello dei Paese Europei con cui ci confrontiamo (Francia 50,8%, Spagna 47,7%, Germania 43,5%, Regno Unito 41,1%). Tra i Paesi Ocse gli unici con una pressione fiscale più alta sono la Danimarca e la Svezia, i quali sono, però, allo stesso tempo tra i paesi più ricchi del pianeta in termini di reddito pro-capite!
Quest’ultimo dato dovrebbe far riflettere sul fatto che la Libertà, quella con la elle maiuscola, non può esistere se non attraverso la giustizia sociale.
La lascio con la speranza di essere stato poco pedante, molto algebrico e per nulla demagogico.
@Marista
Io non parlerei di padroni, servi e di risentimento. Se c’è risentimento è un male di chi lo sente. Ognuno possiede un carisma sarebbe doveroso cercarlo e metterlo a frutto per se e per gli altri in armoniosa sinergia. A me pare che il mondo descritto da te sia governato dall’invidia. Infatti quello che tu chiami risentimento è invidia che è uno dei peggior mali, per questo il Signore dice che a chi non ha o “non esprime valore” sarà tolto anche quello che ha. Ma noi viviamo in un epoca che chi vale deve nascondersi.
Tutto vero ahimè, la tassazione non arricchisce lo Stato ma solo la burocrazia che vive sulle spalle delle attività dei normali cittadini
I Vangeli liberali
http://www.ultimathule.it/articolo/i-vangeli-liberali.html
@Logos: apprezzo, senza ironia, la sua illustrazione e la invito a riflettere sul concetto di giustizia sociale, che -in una sedicente economia di mercato- molto difficilmente è in grado di prescindere 1) da una uniformità nell’aliquota fiscale per soggetto d’imposta; 2) normative uguali per competitori sul mercato.
In Italia, diversamente dagli altri Paesi che lei ha citato, questi assunti sono disattesi, con l’aggravante di una burocrazia non certo snella (eufemismo) al quale l’operatività della magistratura non contribuisce certo a migliorare la situazione, né ad invitare capitali dall’estero…Se aggiungiamo il fatto che il servizio offerto al cittadino non sia quello corrispondente al costo, credo che: 1) un minimo di buonsenso suggerisca che l’immenso sommerso italiano non nasce certo per disonestà genetica delle piccole partite Iva italiane (a meno che non si dimostri che il sommerso dipenda esclusivamente da delinquenti evasori totali); 2) mettere mano agli sprechi abbia la precedenza sulla richiesta di buon esempio da parte di chi riceve il servizio, ma come è noto, il nostro welfare premia un tossicodipendente che riceve gratis il metadone, piuttosto di un sano cittadino che si tiene controllato con esami di routine per i quali paga pure il ticket.
Circa i “meriti impliciti” degli insegnati, paragonati a quelli concreti della PMI, siano corrispondenti al blasone dei nostri titoli all’estero.
I suoi corretti numeri, suggeriscono l’idea della lotta all’evasione fiscale nel caso si voglia ulteriormente peggiorare lo stato delle cose.
Correggo: “sono corrispondenti”.
@michele penzani
Egregio sig. Michele,
nella sua replica tende a semplificare le cose, tanto quanto l’immutabile cielo azzurro che campeggia nel logo della sua rappresentanza politica. Complimenti, con l’esempio del “tossico” ha raggiunto le vette della più spiccia demagogia; mi dica, l’ha sentito in qualche raduno padano o in una delle tante barzellette del Cavaliere?. A parer suo, infatti, dovremmo smettere di curare i malati di cancro dovuti al tabagismo, per esempio, così come non dovremmo fornire prestazioni mediche ai lavoratori e figli del buona società che tiratissimi, s’infarinano, s’alcolizzano e poi s’impastano su un albero al sabato sera. Mi fermo qui, di fronte a certe argomentazioni è inutile andare avanti, ricordandole che il suo liberismo è letteralmente con le pezze al culo ed assistito in ogni angolo del pianeta, dal Regno Unito all’Irlanda, passando per gli Stati Uniti d’America.
@Logos:Le rinnovo il consiglio di rilettura del simpatico articolo del dottor Stagnaro, soffermarsi sulla realtà del prelievo fiscale per soggetti d’imposta e la conseguente articolazione del mercato interno. Poi i numeri cominci ad analizzarli.
Una cosa certamente non riuscirò mai a comprendere nel Suo ultimo intervento, cioè l’elucubrazione mentale che L’ha portata a pensare che sarebbe mia opinione smettere di curare i malati di cancro dovuti al tabagismo…In ogni caso la ringrazio perché, da questo, mi ha implicitamente fatto comprendere le Sue dinamiche mentali nell’analizzare i dati e (pre)giudidare le persone…Forse i numeri li da anche nel ritenere giuste le cartelle pazze che quotidianamente fuoriescono da Equitalia e sim.
Le auguro una splendida serata.
@michele penzani
Egregio sig. Michele Penzani,
inizio la replica ricordando che tossicodipendenza è una malattia come tante altre, anche se autoindotta, tanto quanto il cancro da tabagismo, di qui la mia analogia, e come tale trattata nella maggior parte dei paesi civili, dove esiste il diritto alla salute per TUTTI i cittadini, indipendentemente dallo status sociale.
Per tornare al “nostro” discorso poi, tirare in ballo le cartelle pazze di Equitalia, forse per via delle mie elucubrazioni mentali, mi sembra come sostenere le argomentazioni del lupo della famosa favola di Fedro. A scanso di equivoci, solidarizzo, ovviamente, con ogni vittima dell’ingiustizia e mi vien da citare lo stesso Matteo con “reddite quae sunt Caesaris, Caesari et quae sunt Dei, Deo”.
Il tema del dare [giustamente] a ciascuno quanto dovuto, introduce un’altro importantissimo aspetto di questa faccenda: la distribuzione del reddito. Infatti, sul totale della ricchezza prodotta ogni anno nei paesi industrializzati, la quota che è andata a remunerare il lavoro negli ultimi 25 anni è diminuita mediamente di 5 punti, mentre la quota destinata al capitale andava aumentando di altrettanti punti. Insomma, mentre i poveri cristi pagavano per tutti, capitalisti ed imprenditori si sono divisi il grosso della torta, lasciando nemmeno le briciole, eludendo il fisco e creando scatolette cinesi in giro per il mondo. Come se ciò non bastasse, è venuta anche la crisi, in uno slancio di sadismo e, soprattutto, di ipocrisia politica, proprio il suo cosiddetto liberismo ha chiesto di essere assistito (sic!) ed è così che i suddetti poveri cristi hanno pagato due volte e con gli interessi, vedi in Irlanda, in quanto stupidi taxpayers. Ma, il mercato non dovrebbe regolarsi da sè?…Bah.
Per quanto riguarda poi le PMI ed il made in Italy, il mito è nato per nascondere la mancanza di un vero piano industriale in questo paese, vedi Bulgari passata recentemente alla concorrenza francese. Tutto ciò è causa di un mercato del lavoro asfittico e della mancanza di fondi per la ricerca. Infatti, la fuga dei cervelli non è dovuta, se non in parte, agli insegnanti, altrimenti questi benedetti cervelli non avrebbero alcun successo all’estero, bensì alla cronica mancanza di risorse, dovuta alle ristrettezze dello Stato ed ad una micro-imprenditoria incapace, per ragioni strutturali, di sostenerne i costi.
Concludo con il tema dell’abbassamento delle tasse, il più demagogico per antonomasia. Tutti lo vorrebbero e nessuno, mi creda, è masochista. Mi spiace, però, ricordarle i nostri problemini di bilancio che restringono, di fatto, i campi di manovra. Detto ciò le aggiungo che per i prossimi anni, a causa di accordi presi in sede comunitaria, il rapporto debito pubblico-Pil di ogni stato UE dovrà essere al 60%, il che significa, per il nostro paese, dimezzarlo; dunque bisognerà trovare quasi 1000 miliardi di euro da qualche parte. Come?, abbassando le tasse!?
La saluto e la ringrazio per il piacevole scambio di idee.
@Logos: a parte l’introduzione (che mi trova in totale disaccordo, ma rispetto il suo approccio) del Suo -da me- molto apprezzato ultimo intervento , sottoscrivo molti dei punti. Proprio in funzione di quanto Lei ha scritto (e aggiungerei le banche nella redistribuzione del reddito, come ho ironicamente escluso dalla parabola del dott. Stagnaro), è mia opinione che si rilevi l’ipocrisia di fondo nell’operatività del Fisco per: 1) la reale NON uguaglianza nel prelievo d’imposta, che si tramuta “nell’arrangismo” (mi perdoni l’orrendo termine) di chi non rientra nelle categorie da Lei citate (però ci metta anche le cooperative, nonché fondazioni ed ONG che nascono come funghi, che neanche troppo velatamente rischiano di essere tacciati per paradisi fiscali legalizzati); e 2) il reale non libero mercato in cui l’Italia si trova.
Se si fosse, infatti, in una pari competitività tra soggetti d’imposta, allora sì che il mercato si regolerebbe da solo…Ecco il perché delle mie “battute” sui Suoi parallelismi con gli altri Stati.
Le regole non sono uguali per tutti…Essendo l’evasione non composta, nella sua gran parte, da evasori totali, crea i suoi normali “antidoti” alla “patologia vessatoria” del Fisco…Come -a mio parere- i Suoi numeri e l’ultimo post hanno ben descritto.
D’altra parte, se esistono “categorie fiscali privilegiate”, legalmente messe in queste condizioni dalle normative nostrane (anche finanziariamente), è evidente che la pressione fiscale diventa differente per categorie.
Grazie a Lei.