26
Mag
2010

La manovra, l’ignoranza, e Caltagirone nel mirino

All’indomani della manovra varata dal governo, quel che colpisce è la persistenza di un’elevata e diffusa inconsapevolezza. Le classi dirigenti di un Paese non sono solo quelle politiche. Accademia e cultura, sindacato e professioni, banche e imprese, alta amministrazione e magistrati. Tutto ciò compone insieme la spina dorsale di un Paese, il suo sistema nervoso, il suo apparato muscolare. La correzione dei conti pubblici mostra sino ad ora che la grande eccezione all’inconsapevolezza diffusa viene dall ‘impresa – domani ne avremo conferma,. all’assemblea di Confindustria -, dalla banche, e da una parte del mondo sindacale, Cisl e Uil. Quella parte di classe dirigente sembra aver capito che cosa ha veramente indotto Berlusconi e Tremonti a metter mano alla manovra correttiva. Semplicemente, il fatto che da qualche mese siamo entrati in un nuovo capitolo della grande crisi che ci accompagna dall’estate 2007.

Il capitolo che riguarda la sostenibilità dei debiti pubblici. Tra 4 anni, il debito pubblico dei Paesi industrializzati in assenza di correttivi supererà il 110% del loro Pil. Gli Stati Uniti per primi hanno un deficit pari al 12,5% del Pil. Il totale del debito americano piazzato sui mercati – sommando quello pubblico, delle imprese, delle banche e delle famiglie – è oggi al picco record nell’intera storia americana, supera il 360% del PIL degli USA, rispetto al 303% raggiunto negli anni Trenta. E altre migliaia di miliardi di carta pubblica dovranno essere piazzati sui mercati, negli anni a venire.

I mercati negli ultimi tre mesi hanno segnalato con forza che tale prospettiva è insostenibile. Per questo, attualmente, in ben 22 Paesi OCSE sono in corso manovre correttive energiche e incisive del deficit e del debito pubblico. E’ la consapevolezza di questo mondo nuovo, che scopre il bluff di sistemi sociali minati dal troppo debito accollato anche per via della crisi alle spalle delle prossime generazioni, ciò che molti stentano ancora a capire, continuando ragionando come se tutto il mondo avanzato continuasse a vivere nel mondo di ieri. E’ questa l’unica, grande, nuova e profonda consapevolezza che tutte le classi dirigenti dovrebbero condividere.

Ed è esclusivamente alla luce di tale consapevolezza, che vanno commisurati i tre criteri fondamentali della manovra correttiva, prima del merito di ogni singola misura.

Il primo è quello dei tagli al deficit e alla spesa. I 24 miliardi di correzione biennale del tendenziale italiano sono oggettivamente assai meno dei 100 miliardi in 4 anni annunciati dalla Francia, che ha un deficit pubblico superiore al 7%, o dei 50 miliardi annunciati dalla Spagna. Sono invece nell’ordine di grandezza del Paese leader dell’eurozona, la Germania dove Angela Merkel propone tagli di 10 miliardi annuali nel biennio. Se si considerano le reazioni italiane, ecco invece che medici e magistrati, professori universitari e amministratori locali, dipendenti ministeriali e politici di quasi ogni partito, aggiungono ciascuno la propria voce nel bocciare i tagli ai propri danni come iniqui. Ma se coloro che protestano disegnano una buona fotografia del Paese, è una conferma del fatto che i tagli sono stati spalmati e distribuiti. Una classe dirigente consapevole dovrebbe sapere qual è il è problema vero: che i rinvii di aumenti ai dipendenti pubblici o la sospensione delle prossime finestre previdenziali non mettono ancora mano strutturalmente alle determinanti delle maggiori voci di spesa pubblica, quella per il welfare al 24% del Pil, quella previdenziale al 16%, quella in retribuzioni pubbliche all’11%. L’accanimento dei politici locali nella difesa della decina di piccole Province finalmente da abolire sarebbe comica, se non apparisse drammatica. Gli oltre 10 miliardi a carico di Regioni e Comuni sono rilevanti: ma nel decennio alle nostre spalle la spesa corrente centrale è cresciuta del 38%, quella locale di quasi l’80%. Le resistenze di politici e dirigenti pubblici a tagliare enti inutili ed elargizioni autoattribuite appaiono desolanti.

Il secondo criterio è quello delle entrate. Il governo mette in campo un fortissimo potenziamento della lotta all’evasione e all’elusione. Si tratta di passare dagli oltre 9 miliardi concretamente recuperati nel 2009 – rispetto ai 6,4 di due anni prima sotto il centrosinistra – a 11 miliardi nel 2011, a 24 nel 2012. Dalla regolarizzazione catastale alle misure antifrode sull’estero, dalla tracciabilità a 5mila euro su cui Alberto Mingardi fa bene a ironizzare -ma Visco la voleva a 100 – alla fattura telematica obbligatoria oltre i 3mila euro, sono inasprimenti durissimi. A me, sena meno tasse, non piacciono.

Inoltre,  c’è una sicura eccezione al vincolo “nessuna nuova tassa” e al “tutti devono contribuire”: il nuovo regime riservato ai fondi comuni d’investimento immobiliare, ai quali l’inopinata a decadenza di una possibilità statutaria sino a ieri legittima per Bankitalia riserva una tassa patrimoniale dell’8% o del 12% della propria consistenza di portafoglio, per di più retroattiva, in violazione dello Statuto del contribuente. Un orrore, per di più in violazione di un altro sacro principio liberale: questa norma infatti ha un nome e cognome, è per sei ottavi contro il solo Francesco Gaetano Caltagirone,visto che circa 60 degli 80 milioni di gettito atteso li verserà il suo solo gruppo.

 In ogni caso, maggioranza e governo devono ricordare che hanno un contratto con gli italiani: le tasse su lavoro e impresa devono scendere, e di parecchio, di qui a tre anni. Ed è per questo che occorre tagliare tanta altra spesa pubblica in più.

Infine il terzo criterio, la credibilità. Perché questi 24 miliardi di misure annunciate si confermino ai mercati come una diga credibile, non vi devono essere esitazioni nei lunghi mesi di conferma di questi obiettivi, nella conversione parlamentare del decreto come nella finanziaria di fine anno, che li dovrà tradurre in precisi capitoli di bilancio. Ogni ripensamento e dubbio, ogni annacquamento e bizantinismo, riporterà il mercato a puntare le sue artiglierie. Sarebbe bene lo capissero tutti, che siamo solo all’inizio di una lunga revisione del modello europeo, l’area del mondo che per via del suo Stato cresce meno al mondo.

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21 Responses

  1. Se non capisco male si utilizzano i soliti sistemi per raggrannellare denaro alle e sulle spalle del cittadino medio che paga l’inefficienza del Moloc stato.
    Siete in tanti a parlare di province inutili: io mi spingerei a guardare a quelle regioni con circa mezzo milioni di abitanti dove le nostre tasse sovvenzionano, (al minimo): una regione, una provincia ed un comune. Chiedo a voi se questo è populismo o se è populistico fregarsene di questi macro sprechi.

  2. enrico marteloni

    Non solo in Italia e l’italiano ha in questi anni pensato che ” a pagare e a morire c’é sempre tempo”. Tutta l’Europa ha trovato beneficio dal populismo che ha tenuto in sella la classe dirigente e politica del nostro continente. Ora siamo alle porte con i sassi, per usare un altro proverbio. Sarà capace questo governo di fare le manovre giuste per migliorare questa drammatica situazione? Io vivo vicino a Prato e qui lavoro. Sento un’aria gelida soffiare dalla vallata. Il primo caldo che arriva, quasi non si sente e non sentiremo neppure quello torrido dell’estate. Dubbi, molti dubbi trovo nei miei pensieri.

  3. Scommettiamo che i giudici sterilizzeranno le ablazioni agli stipendi di giada dei papaveri statali ???. Esite una ed una sola soluzione: l’amministrazione entrante puo’ “scegliersi” i dipendenti pubblici e licenziare quelli in esubero. Dobbiamo accanirci con l’agente ORANGE sulle “piante organiche” e sulle “foreste retributive”.
    Ad esempio, gli immobili fantasma sono al 99% al SUD. Ma tali edifici NON sono ectoplasmi. Sanno benissimo dove si trovano, infatti li hanno anche contati, cubati e finanche geolocalizzati con i fotogrammetrici….sono “alla luce del sole”…..E lo sanno da almeno 10 anni…..Poi, i dipendenti della PA non mancano certo nell’ italia confederata, ma sorge ilare e spontanea la domanda: corbezzoli, su quali faccende sono affacendati…da 10 anni…..nel mentre che il testicolo di HULK continua a pagare grato del riconoscimento di tafazzista estremo.
    Idem per l’evasione fiscale confinata oltre padania. Ciò che mi ripugna è la vil razza dannata che non sa far di conto ed ignora una qualsivoglia analisi spettrale o banalmente una distribuzione geografica. Nondimeno conciona di etica, rasentando la molestia sessuale(=massacrare i miei 8/3pigrecoRtre), in dispregio dei numeri.
    As usual, un reverente omaggio al vate dei numeri: Mr. O.Giannino.
    Serenissimi Saluti
    Martino

  4. Lorenzo Toglia

    Premesso che molte misure sono più che condivisibili, vorrei ricordare che scambiando una parte dei titoli di Stato (400/500 miliardi di euro) con quote di fondi di investimento costituiti con parte del patrimonio immobiliare pubblico (demanio disponibile), si risparmiava per interessi passivi la stessa somma che si vuol ricavare dalla manovra di ieri. (Vedasi la mia nota “Come tagliare le tasse…”) e si riduceva lo stock del debito pubblico a 1200 miliardi (quindi sotto il PIL), mettendoci, a livello della Germania, quanto ad affidabilità.
    Ma con il federalismo demaniale, il patrimonio immobiliare passa alle regioni e ai comuni…

  5. Giuseppe

    martino :
    Scommettiamo che i giudici sterilizzeranno le ablazioni agli stipendi di giada dei papaveri statali ???. Esite una ed una sola soluzione: l’amministrazione entrante puo’ “scegliersi” i dipendenti pubblici e licenziare quelli in esubero. Dobbiamo accanirci con l’agente ORANGE sulle “piante organiche” e sulle “foreste retributive”.
    Ad esempio, gli immobili fantasma sono al 99% al SUD. Ma tali edifici NON sono ectoplasmi. Sanno benissimo dove si trovano, infatti li hanno anche contati, cubati e finanche geolocalizzati con i fotogrammetrici….sono “alla luce del sole”…..E lo sanno da almeno 10 anni…..Poi, i dipendenti della PA non mancano certo nell’ italia confederata, ma sorge ilare e spontanea la domanda: corbezzoli, su quali faccende sono affacendati…da 10 anni…..nel mentre che il testicolo di HULK continua a pagare grato del riconoscimento di tafazzista estremo.
    Idem per l’evasione fiscale confinata oltre padania. Ciò che mi ripugna è la vil razza dannata che non sa far di conto ed ignora una qualsivoglia analisi spettrale o banalmente una distribuzione geografica. Nondimeno conciona di etica, rasentando la molestia sessuale(=massacrare i miei 8/3pigrecoRtre), in dispregio dei numeri.
    As usual, un reverente omaggio al vate dei numeri: Mr. O.Giannino.
    Serenissimi Saluti
    Martino

    @martino

    Visto che lei cita le distribuzioni geografiche le voglio chiedere se ne ha mai fatta una? Faccio lo statistico e le posso dire che vi è molta disinformazione. Anche io avevo delle convinzioni – errate – prima di dare un’occhiata ai dati. E’ vero, l’evasione è molto alta al sud, ma si tratta essenzialmente di mancata emissione di fatture ( lo scontrino ) al quale la tanto odiata manovra di Visco voleva rimediare. Purtroppo esiste una fortissima concentrazione nel Nord Italia di frode fiscale per volumi medio-alti. Basta leggere sul corriere di oggi che la lista Falciani è composta per il 63% da lombardi , non serve un bollettino Istat.

  6. dario

    E’ necessario ripensare il modello di sviluppo, uno sviluppo sostenibile che deve utilizzare le minori risorse disponibili in modo economico ed efficiente. Il taglio delle risorse anche degli enti pubblici locali deve portare al miglioramento della produttività dei servizi in modo che con meno mezzi si possano ottenere non solo gli odierni risultati, ma sicuramente di più, anche perchè, tra poco si dovrà affrontare il problema degli investimenti sui derivati della finanza pubblica locale.

  7. Claudio

    Mi sfugge una cosa, se si rinviano le spese vuol dire che prima o poi si dovranno pagare. Dove sarebbero quindi questi tagli strutturali?
    Inoltre questi sono sempre dati a preventivo, in teoria avevamo già messo tutto a posto con la finanziaria di prima. Se adesso dobbiamo aggiustare i conti di 24 mld vuol dire che la finanziaria di prima non li ha risparmiati o che non era sufficiente già da prima?
    Se taglio i trasferimenti agli enti chi mi dice che, in risposta, non mi troverò autovelox invisibili in parte alle strade o auto-civetta in modalità stealth? Chi mi garantisce che questi tagli non saranno riversati in nuovi balzelli locali sulla gente comune, con effetti negativi sulla domanda interna?

  8. Gianni z.

    l’ unica vera soluzione è la divisione dell’italia in 3 zone, e ognuno per sè; altro che la stronzata da leghisti idioti del federalismo bacato.
    solo quando saremo nella merda comincieremo giustamente a sparare.
    Della manovra c’è solo da ricordarsi che tremonti è un socialista, prima il partito poi i cittadini/sudditi.Saluti.

  9. michele penzani

    L’articolo , personalmente, l’ho trovato tutto condivisibile. Concordo certamente che la tassa patrimoniale citata sia non liberale…Forse anche “ad personam”…Ma credo che contestualmente al Gruppo Caltagirone, sia un “una tantum” sugli appalti di cui politicamente ha beneficiato.

  10. rocco todero

    l’unica vera soluzione è una sterzata culturale per far capire a tutti, sud in testa, ( io sono siciliano ! ) che la pubblica amministrazione non può essere vista ancora come il più importante datore di lavoro del nostro Paese e che quando si viene al mondo, se non si è svantaggiati per colpa della natura, bisogna svolgere un’attività per la quale qualcuno ha bisogno e ti paghi e non già farsi impiegare in un ente pubblico purchè si lavori!

  11. Pier Giorgio Ferrantini

    spero di dare un utile contributo alla discussione sulla manovra finanziaria condividendo la mail che ho appena inviato al direttore del Giornale:

    Centrodestra (Berlusconi) se hai le “palle” dimostralo altrimenti ammettilo e non ti nascondere dietro l’Europa

    Vedere in televisione il Presidente del Consiglio che giustifica la manovra finanziaria trincerandosi dietro l’Europa crea in me (elettore di centrodestra ) amarezza e delusione. Un politico dimostra di essere tale soprattutto quando in nome dell’interesse comune sceglie di compiere scelte impopolari. L’impopolarità (che ne mette in gioco l’esistenza stessa) è per il politico il massimo dei mali che dovrebbe comunque rimanere secondo al tradimento della volontà popolare. Il compito di amministrare saggiamente la cosa pubblica è quindi un dovere imprescindibile del quale però ben pochi, una volta eletti si ricordano. Perchè faccio queste riflessioni nel momento in cui viene varata una riforma, detta da molti, “lacrime e sangue”?
    La destra si è forse scordata di aver vinto le elezioni per la sete di riformismo esistente nel paese?
    Ed allora chediamoci: quanto è riformista la manovra “lacrime e sangue”? Dal mio punto di vista poco perchè non affronta temi cruciali quali il riordino delle retribuzioni nel pubblico impiego ed il riordino delle amministarzioni locali.
    Quanto ci farebbe risparmiare eliminare in un sol colpo le prebende concesse in decenni di malgoverno da parte di di governi e sindacati compiacenti a questo e quello per garantirsene il benvolere elettorale?
    In uno stato moderno un usciere guadagna quanto un usciere, un impiegato di concetto quanto un impiegato di concetto e un dirigente quanto un dirigente, sia che lavori a Caltanissetta che a Bolzano, sia in Banca Italia o Montecitorio che nel comune di Roccacannuccia.
    Quanto ci farebbe risparmiare eliminare 2/3 dei Comuni italiani creando i grandi Comuni (Contee di craxiana memoria) e quindi eliminare di conseguenza tutte le Provincie? (la Lega deve farla finita con la storia del “livello intermedio” trincerandosi dietro la giustificazione che i comuni sono troppo piccoli per rapportarsi con la regione: facciamo i grandi comuni ed eliminiamo tutte le provincie).
    Quanto ci farebbe risparmiare rendere obbligatoria la pubblicazione da parte degli enti locali di bilanci leggibili e trasparenti (e quindi permettere ai cittadini di sapere facilmente quanto delle loro tasse è stato speso per gli asili, la scuola le strade e quanto in convegni consulenze e sagre paesane)?
    Non credo di dire niente di particolarmente intelligente o illuminato, le mie considerazioni si basano semplicemente sul buon senso e sull’osservazione di quello che accade in altri paesi di Europa; ma se così è, mi viene spontaneo chiedermi: perchè, chi governa,
    in un momento di crisi come quello attuale non ribadisce il suo spirito riformista e la volonta di ammodernare il paese?
    Troppo comodo bloccare gli stipendi agli statali fingendo di non sapere che fra questi c’è chi tira la carretta e chi ruba lo stipendio?
    Troppo comodo evitare riforme impopolari che però sarebbero in grado di garantirci miglior futuro.
    In questo momento mi sarei aspettato che il Presidente del Consiglio si fosse presentato ai cittadini ricordando che il nostro paese è strutturalmente vecchio, che, o lo si riforma, o si si è destinati a soccombere nella competizione globale, che i tagli attuali sono un primo passo nell’ammodernamento dell’Italia e che il centro destra, pur di compiere questo dovere affidatogli con il mandato elettorale, per il bene di tutti, è anche disposto a giocarsi il bene supremo e cioè il consenso popolare.
    Ma così non è, ci si scusa adossando le colpe all’Europa.
    Possiamo consolarci in un solo modo: con la considerazione “speriamo che non venga peggio”

  12. Gigi

    @Pier Giorgio Ferrantini
    Ottimo l’articolo del sempre ottimo Giannino e straordinario, e più che condivisibile, quello di Piergiorgio Ferrantini (complimenti!).
    Questa finanziaria risponde in modo vecchio ad un paese che soffre di vecchiaia, è un taglio alla spesa (piuttosto generalizzato e distribuito) e un incremento delle tasse (prevalentemente per la parte che attualmente non le paga, e che in buona parte continuerà a non pagarle…).
    Serve, e le crisi sono il momento opportuno anche politicamente, una modifica strutturale e sostanziale. La macchina burocratica è lenta e pesante oltrechè barocca, i livelli giurisdizionali troppi (quindi via le province e macro comuni). L’evasione? La si combatte semplicemente dando la possibilità (magari limitandola a determinati settori merceologici ed eventualmente con tetti massimi) di scaricare dalla dichiarazione dei redditi le spese sostenute per l’idraulico, il bar, il falegname, l’avvocato ecc.
    Questo mega apparato poliziesco nel tempo genererà milioni di controlli da parte di migliaia di finanzieri, un contenzioso sempre più grande con contestuale affollamento del sistema giustizia, nuova normazione secondaria conseguente ai ricorsi e, in sintesi, uno Stato in cui salvo prova contraria sei o colpevole o evasore; il tutto porterà a far lievitare la spesa in maniera improduttiva (non un euro verrà da questa marea di soldi alle imprese e ai lavoratori).
    E’ da 20 anni che si susseguono elezioni, maggioranze, promesse e accordi ma siamo un paese vecchio, gestito da vecchi che usa rimedi vecchi per la crisi.

  13. stefano

    Sono ormai svariati lustri che l’Italia ha un debito pubblico altino.
    Ed è da circa lo stesso tempo che si parla di riduzione dello stesso.
    Tutte solenni minchiate, i nostri cari onorevoli, nel mentre che ci facevano stringere la cinghia, si autoaumentavano lo stipendio; e poi c’è Straquadanio che straparla di dare un premio di produzione a senatori e deputati. Probabilmente in flaconi di metadone, perché se no non si spiega, questo vive in un mondo suo.
    Qualcuno ha visto in TV la tizia che con il busto si stringe la vita fino a 12 cm di diametro? Eccoci lì tra qualche anno, ma senza busto.
    E il peggio è che potrebbe anche piovere.

  14. stefano

    Mi perdoni signor Giannino, ma francamente è difficile essere d’accordo con questa manovra. Non è una questione di soldi, di sacrifici, è solo il solito problema della pesca fatta per tappare i buchi, ma i problemi rimangono tutti sul tavolo. NOn ci sono tagli o riforme strutturrali alla spesa pubblica, non ci sono misure per la crescita – come faremo a ridurre il nostro debito è un bel problema se non si torna a correre – si è preferito buttaare la solita rete e prendere quel che passa il convento. La maturità di una classe dirigente sta anche nel coraggio e nell’inmtelligenza di sapre proporre quello che il governo non vuole fare. Mi chiedo come si possa chiedere agli italiani sacrifici quando la minoranza che detiene la maggior ricchezza viene sistematicamente premiata con condoni, scudi fiscali, mancato incrocio del redditometro con il possesso di beni di lusso e altre cose del genere. In Francia e in Germania l’evasione fiscale ha i livelli di quella italiana? Il lavoro nero è come nel nostro paese? Il divario tra nord e sud è simile al nostro? I politici sono una casta come da noi? Lei sa molto bene che altrove i problemi ci sono, ma esiste una classe dirigente seria, che governa in un paese maturo dove ognuno si prende le proprie responsabilità, dove il servizio pubblico è un servizio per il cittadino e non solo un costo, dove la giustizia è al servizio dei cittadini onesti e viene economicamente messa in condizioni di funzionare, dove la corruzzione viene contrastata in maniera seria e dove l’informazione viene considerata necessaria per una sana e consapevole opinione pubblica. Tutto quello che nel nostro paese manca. In questo scenario riesce difficile asseverare la manovra economica, mi verrebbe voglia di mollare tutto e andarmene altrove.

  15. Angelo

    Caro Giannino,

    dire che la bassa crescita europea è “colpa del suo stato” è la classica affermazione ideologica per almeno tre motivi

    1) non esiste un “modello europeo di stato”: ce ne sono (semplificando al massimo) almeno quattro a) Uk-Irlanda, b) Centro-nord (Germania, Francia, Paesi Bassi e Scandinavi), c) Sud-Europa (Italia, Spagna, Grecia e Portogallo), d) ex-patto di Varsavia. I quattro modelli hanno dimostrato indici di efficienza molto diversi per cui sarebbe il caso di distinguere. Certamente i Pigs (dove la I non è certo l’Irlanda) hanno molti più problemi degli altri anche lungo indicatori non economici come rispetto dei diritti umani e trasparenza della PA, rispetto a UK-IRL e Nord-EU.

    2) I quattro gruppi di stati hanno avuto performance economiche molto diverse fra loro nell’ultimo decennio. Se l’Italia in questo lasso di tempo avesse avuto crescita esplosiva di pil-pro capite, esportazioni e occupazione che si son visti in Germania, ora non sarebbe un gran peso tirare un po’ la cinghia. E piantiamola di dire che son cresciuti di più a spese nostre: son cresciuti di più semplicemente perché i loro prodotti hanno, in media, un miglior rapporto qualità prezzo e un maggiore contenuto tecnologico; perché sono più bravi ad organizzare la produzione in modo efficiente e perché hanno una manodopera più e meglio istruita della nostra.

    3) Una parte della minor crescita economica rispetto a Cina, India, ecc. può essere spiegata dalla demografia: in Europa abbiamo più vecchi e ce li dovremo tenere (a meno che Giannino non proponga di sopprimerli tutti e farne cibo per cani) qualunque sià il modello di organizzazione dello stato che adotteremo.

  16. gianni

    Egr.Dott.Giannino,
    mi tolga un dubbio che …chi ha dato i soldi a NTV per comperare 28 treni.?La prego non mi abbandoni.
    gianni

  17. Alberto

    1)L’impressione è che l’Italia(etta) si comporti davanti agli enormi problemi come Davide contro Golia ,ma senza il lieto fine e al posto della fionda, uno stuzzicadenti.
    2)Il Premier penso che abbia esagerato a divulgare sondaggi che lo quotano al 60%, basti pensare al grande consenso che ha ricevuto ieri all’assemblea di Confindustria,quando voleva stupire la platea con una proposta (indecente) di fare il pres.Emma M. ministro.
    3)Le province servono alla Lega ( quelle del nord ovviamente), quindi il suo sbarramento a livello politico,condito da sagre padan-popolari, sarà elevatissimo.
    4)L’Europa (dis) Unita deve decide se il motto è ” Tutti per uno e uno per tutti” oppure ” Tutti per uno e uno per sè” soltanto che su quest’ultima parte l'”uno” è riferito all’asse Franco-Teutonico-Britannico ( anche se questi ultimi più defilati(si sà il tempo di Londra è nebbioso).
    5) Da un punto di vista religioso, vorrei tanto sapere che abbiamo fatto di male tutti noi nelle nostre vecchie vite per meritarci tutto questo.

    Saluti al Dott. Giannino che oggi mi (ci) ha deliziato punzecchiando a dovere un suo ospite in trasmissione,e ovviamente a tutti i lettori di Chicago blog( OT:si potrebbe sapere un dato sulle visite del sito? richiesta che rimarrà (speriamo di no) inascoltata).

  18. Proposta di riforma dello stato, per ridurre i costi dello stesso:
    Ogni bambino in età scolare che frequenta la scuola costa circa 7500 euro all’anno. Ai genitori del bambio viene riconosciuta una riduzione delle tasse da pagare di 7.500 euro ogni anno in cui il bambino è in età scolare (dalla materna alle superiori).
    Il genitore gira questo sconto sulle tasse alla scuola pubblica, se continua a farla frequentare al figlio. La gira ad una scuola privata, se il figlio va li. Oppure tiene i soldi e si occupa personalmente della istruzione del figlio. Ovviamente, le scuole pubbliche ricevono solo i soldi dei genitori che mandano i loro figli li. Se non ce la fanno economicamente, chiudono.
    Per verificare che il bimbo viene istruito si fanno, annualmente o ogni due anni, degli esami per verificare la preparazione del bambino. Se il pargolo supera gli esami, i genitori hanno la detrazione per gli anni successivi.
    Effetto: più genitori interessati a che i figli imparino, meno spese per la scuola pubblica, più figli, e una montagna di soldi risparmiati in mano ai consumatori.

  19. Credo che persone come Oscar, siano da premare a priori, solo per il concentrato di informazioni utili che ci fornisce ascoltando la radio o sul suo blog.
    Un economista di alto livello che non preclude agli “ignoranti” come chi scrive di capire alcuni argomenti che in altre sedi potrebbero sembrare incomprensibili.
    Ciò detto, avrei una domanda alla quale mi piacerebbe avere un riscontro da Giannino. Dal passaggio dalla lira all’euro e cioè dal 2001 ad oggi il nostro paese ha trovato beneficio almeno per quanto riguarda gli interessi sul debito pubblico. Se con la lira avevamo circa un 7,8 di pil (in nove anni), a saldo di questi intressi, con l’euro no.
    Se la spesa pubblica primaria, tra welfare e trasferimenti alla sanità, previdenza e dipendenti pubblici, incide per un totale di circa il 52% di pil ,non avendo più il 7,8% che incideva per gli interessi sul debito, perchè ho sentito parlare di “spesa pubblica aggiuntiva”?
    Faccio presente a tutte le persone che si permettono di criticare i tagli a priori senza uno stralcio di informazione del perche si è deciso di attivarsi in alcune direzioni piuttosto che in altre, che lo 0,9% del pil (se non erro circa 15 migliardi di euro), è estrapolato dalla spesa “aggiuntiva” sopra citata. Quindi se si usa il criterio dell’ obbiettività non possiamo non essere d’ accordo su un provvedimento che non toglie niente a nessuno ma che chiede uno stop per tre anni sugli adeguamenti di contratto, non mi sembra che qualcuno del governo abbia messo le mani in tasca ai cittadini.
    Pensate che se poneste un accordo simile a qualunque cittadino, dipendente privato, avrebbe un respiro di sollievo garantendosi il posto di lavoro.
    Non è mia intenzione fare della demagogia, ma non riesco a non contestare le contestazioni di bandiera.
    Io sono un piccolissimo artigiano e permettetemi, un contribuente modello, anche perchè lavoro per una multinazionale che richiede giustamente tutte le carte in regola e ho risentito come tutti (o quasi) della crisi economica, per questo vi invito a riflettere prima di agire.

    Saluti, Andrea

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