La libertà, la legge e la rivolta dei musicoterapisti
Alcuni giorni fa, l’Istituto Bruno Leoni ha pubblicato un suo “Focus” (PDF) che rappresenta ormai una spiritosa e immancabile tradizione annuale: l’hit parade delle iniziative legislative più pazze dell’anno, selezionate dal nostro Silvio Boccalatte. Ne hanno parlato, fra gli altri, La Stampa e Il Sole 24 Ore. Quest’anno, al decimo posto figura in classifica una proposta di legge per la disciplina della musicoterapia e l’istituzione della figura professionale del musicoterapista. “Ringraziando i nostri lungimiranti legislatori per l’attenzione che anche nel futuro riserveranno a questo fondamentale argomento”, scriveva Silvio, “confidiamo che sapranno risolverci un dubbio inter-infra-trans-ortografico: si è scelta la dizione ‘musicoterapista’ per poi poter lasciare lo spazio per un’ulteriore – distinta – specializzazione, quella del ‘musicoterapeuta’?” Apriti cielo. Silvio è stato inondato di commenti poco lusinghieri, provenienti dalla comunità dei musicoterapisti. I quali sono rimasti seccati per l’ironia di Boccalatte. E paiono genuinamente convinti che il loro lavoro abbisogni di appropriata “bollinatura” per via legislativa.
La seccatura, a esser generosi, è comprensibile. Essere ironici è facile, essere autoironici lo è di meno, è sostanzialmente normale che una persona che crede in quello che fa, soprattutto se ha scelto strade professionalmente eccentriche, ritenga che sul suo lavoro non ci sia proprio nulla da scherzare. Giova ricordare però che Boccalatte sorrideva, per non piangere, non dei musicoterapisti o musicoterapeuti che dir si voglia: ma dei nostri legislatori, che fra spread, debito pubblico, crisi dell’euro e chi più ne ha più ne metta trovano sempre il tempo per provare a regolamentare una professione.
A essere preoccupante, però, è il ragionamento, per così dire, di fondo. L’ironia di Boccalatte era informata da una considerazione che tutti noi all’Istituto Bruno Leoni condividiamo: che è da pazzi che lo Stato legiferi su tutto. Il fatto che vi siano ambiti della vita civile sottratti alla produzione legislativa non significa che essi siano meno importanti. Così come se una professione è importante oppure no non lo dovrebbe dimostrare l’istituzione di una figura professionale per legge. Per dire: noi tutti siamo abbastanza convinti che i “Fellow” di istituti di ricerca privati, come Boccalatte, siano persone che hanno qualcosa da dire e che andrebbero ascoltate.
Sgomitiamo, per farci ascoltare. Ma, tutto vorremmo, fuorché che questa figura professionale fosse minuziosamente regolata in una fattispecie con tanto di timbro del Parlamento.
I musicoterapisti imbufaliti con Boccalatte citavano a sostegno della propria domanda di “riconoscimento pubblico” anni di importante lavoro, casi di successo significativi, un impegno professionale non indifferente. Dicevano insomma: attenti che esistiamo.
Appunto. Proprio perché essi esistono, lavorano, sanno farsi apprezzare da chi ha bisogno del loro aiuto e dalle strutture che si avvalgono della loro professionalità, non hanno bisogno della benedizione di Mamma Stato.
Le dieci proposte di legge più surreali dell’anno non sono un esercizio di stile. Questa particolare classifica serve a ricordare a noi tutti che, purtroppo, la macchina della produzione legislativa va a pieno regime e non conosce limiti: neanche il limite del senso comune.
Per dire: sul podio abbiamo messo una Pdl a tutela del gelato tradizionale italiano. Vuol dire che non ci piace il gelato, e quello tradizionale italiano in particolar modo? Figurarsi. Per me si tratta di una delle cose per cui vale la pena stare al mondo. Ma mi pare che i gelatai italiani se la cavino bene, a produrre gelato di qualità, e che i consumatori italiani siano abbastanza svegli da disertare le gelaterie che non forniscono un buon prodotto. Non vedo davvero la ragione per cui dovrebbero prendere lezioni, gli uni e gli altri, dagli appassionati di gelato che stanno in Parlamento.
Non è che una cosa vale, ha dignità, ha senso, solo se ce lo dicono i nostri rappresentanti. Cerchiamo di ricordarcelo, se non vogliamo che la Repubblica italiana ci porti via, assieme a tutti i quattrini che già si prende, la nostra sanità mentale.
Fortunatamente non esiste alcun albo degli informatici. Non me ne vogliano i musicoterapisti o terapeuti che dir si voglia, ma penso che il mio sia un settore un po’ più importante per il Paese.
Purtroppo temo che la disciplina della musicoterapia serva solo, e questo giustificherebbe appieno la reazione scomposta degli interessati, a fare in modo che possano essere concesse consulenze e posti di lavoro pubblici a questi serissimi professionisti.
Per me è motivo di grandissimo orgoglio esercitare una professione non tutelata da questi buoni-a-nulla-capaci-di-tutto.
La loro protezione? Sarebbe un macchia sulla mia storia professionale e sulla mia stessa vita, una lurida sozzeria di cui vergognarsi.
Aggiungo che, al di là dei danni che corporativismi e protezionismi arrecano oggettivamente, per me il principale stimolo ad alzarsi la mattina è dato proprio dalla concorrenza a tutto campo e dalla libertà di iniziativa che contraddistinguono il mio settore.
mamma stato in questo caso non fa altro che produrre il bene pubblico di base: informazione. Sfido gli ignoranti di medicina a trovare la migliore medicina sul mercato senza un qualche ente che ne certifichi credibilmente l’appropriatezza. Finora la musicoterapia, diversamente da altri paesi europei, non è mai stata riconosciuta in italia, e anche per questo ha avuto una limitata diffusione.
La domanda più giusta da fare è se lo stato tuteli efficacemente o meno i consumatori. A questo proposito penso che l’esempio della musicoterapia sia completamente fuori luogo.
@fede
Esempio. Lei deve prenotare un Hotel in un paese che non conosce, dove purtroppo lo Stato NON “produce informazioni” sugli hotel. Che fa? Rinuncia? Va a caso? Non è che per caso le viene in mente di dare un’occhiata a una guida turistica o al sito tripadvisor.com?
In assenza del monopolio dello Stato ci sarebbero albi e agenzie ad hoc che basano la loro credibilità e il loro business sull’efficenza e l’aggiornamento delle informazioni che producono. Chi sbaglia poco vince, chi sbaglia troppo è fuori dal mercato.
Lo Stato, per contro, “produce informazione” nel peggiore dei modi possibili. Per definizione. Perché senza concorrenza manca l’efficenza e si creano anche più occasioni di corruzione.
Maggiore rispetto tra i neoprofessionisti e non alimentiamo guerre tra poveri. Un musicoterapista non viene assunto da alcuno perche’ non e’ nel novero delle professioni sanitarie.Solo medici e psicologi con specializzazione possono esercitare una libera professione . Bisogna conoscere le cose prima di condannare e giudicare . La Costituzione , i codici , la legge 43 , la legislazione in materia sanitaria ; essa non permette l’esercizio di professioni sanitarie solo attraverso l’istituzione di una associazione privata. Con il massimo del rispetto vi invito ad approfondire gli argomenti e di limitare le opinioni non basate sull’evidenza dell’esperienza. Andare a vedere ed a parlare. Non dite frasi frettolose facendo danno anche ai disabili per i quali la musicoterapia scarseggia in base ai tagli spaventosi. Venite nel centro dove lavoro . Questo e’ il mio telefono 327 77 39 443. Vi aspetto a Roma. Rolando Proietti Mancini 62 ANNI musicoterapista che sulla propria pelle ha vissuto le difficolta’ del non riconoscimento ed ancora la vive. Presidente di Musicoterapia Democratica.
http://youtu.be/B_gg9w3ow9A
NON STACCHIAMO LA SPINA ALLE ATTIVITA’ ESPRESSIVE
http://youtu.be/c8KG6tpS8l8
http://youtu.be/GKMrdlb8PfQ
http://youtu.be/jVjkJZNQIrY
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Musicoterapia, un’eccellenza da normare
Un operatore spiega i progressi di una disciplina che rischia di essere decapitata dai piani di rientro.
di Rolando Proietti Mancini
Gentile direttore,
Strumenti in un’aula di musicoterapia.
sono musicoterapista presso un centro per disabili a Roma e ho 62 anni. Ritengo che la classifica dell’Istituto Leoni sulle 10 proposte di legge più pazze del parlamento sia superficiale e l’invito sincero è quello di andare nei centri della sofferenza a vedere come lavorano i musicoterapisti.
UNA DISCIPLINA IN DIVENIRE. In ambito educativo, riabilitativo e terapeutico gli operatori vivono il progresso delle tecniche e delle metodologie e gradualmente nuove discipline vengono proposte e utilizzate negli ambulatori, nelle case famiglia, nei centri diurni, nelle cooperative, nei centri di riabilitazione, nelle residenze assistite. Nel tempo abbiamo visto susseguirsi operatori di fisioterapia, psicomotricità, terapia occupazionale, tecnici della riabilitazione psichiatrica e psicosociale, educatori professionali, tecnici per la neuro e psicomotricità per l’età evolutiva e così via. Queste tecniche hanno concretamente rispecchiato il continuo procedere della ricerca scientifica e l’hanno rappresentata nei reparti, nelle palestre e nelle realtà operative.
NEL 2003 CENSITE 5 MILA UNITÀ OPERATIVE. Prendiamo per esempio la musicoterapia: i dati Cnel del 2003 riportavano un censimento di 12 associazioni per un totale di 865 iscritti e una proiezione di 5 mila unità operative a livello nazionale, probabilmente lievitato con gli anni.
CONTRATTI ORIGINALI E ATIPICI. I musicoterapisti sono specializzati in una disciplina emergente molto diffusa a livello internazionale e, naturalmente, non regolamentata come tutte le nuove tecniche. Essi intervengono in molteplici situazioni, attraverso forme contrattuali tra le più originali e atipiche.
Nel percorso educativo e riabilitativo, poi, è possibile intervenire attraverso la musicoterapia con pazienti privi di parola, con potenzialità esclusive in ambito non verbale, con gravi problematiche di ordine psicologico e relazionale.
IL DIALOGO NON VERBALE. A tali pazienti non possiamo offrire solo il tradizionale lettino terapeutico o il classico tavolo di lavoro, essendo spesso persone non collaboranti, a volte aggressive e autolesioniste. È necessario invece intervenire con tecniche appropriate finalizzate a innescare essenziali dialoghi comunicativi non verbali. La musicoterapia è infatti una modalità d’approccio sensoriale che utilizza l’elemento sonoro con finalità terapeutiche e preventive per intervenire su un certo numero di disagi fisici, psicologici e psicopatologici.
IL VALORE TERAPEUTICO. In questo particolare ambito, l’obiettivo terapeutico deve essere distinto da un risultato propriamente musicale. Un percorso attraverso il quale si accudisce un individuo o un contesto collettivo, attraverso la stimolazione delle sue capacità creative, per trovare nuove sintesi dei suoi modelli interpretativi del mondo, non può non essere considerato anche «terapeutico». Questo termine non ha necessariamente un’accezione solo «clinica». Vuole semplicemente sottolineare quanto il benessere del soggetto passi anche per un’armonizzazione delle sue maniere di comunicare con il mondo esterno e di autopercepirsi non solo secondo codici verbali, ma anche corporei.
OLTRE L’APPROCCIO BIOLOGICO. Molti luoghi comuni descrivono infatti il corpo come un’area di esclusiva pertinenza medica o biologica, senza tenere conto che molte recenti ricerche hanno dimostrato quanto anche il corpo si esprima secondo codici culturali e quanto, molto spesso, si conviva inconsapevolmente con diversi e tra loro conflittuali schemi di relazione corporea, anch’essi culturalmente definiti.
In più di 30 anni sono entrate a far parte dei servizi sociosanitari, collateralmente a quanto accaduto in tutta la comunità europea e internazionale, alcune queste nuove attività riabilitative di ricerca. Ciò è stato frutto dell’intuizione (che ha anticipato spesso la ricerca ufficiale) e del protagonismo positivo di imprenditori sociali, laici e religiosi, sensibili allo sviluppo dell’educazione, della riabilitazione e della terapia.
LA SCURE DEI PIANI DI RIENTRO. Tali attività per prime stanno per essere eliminate nella fase di rimodulazione conseguente ai piani di rientro economici imposti alle regioni in deficit sanitario. Parliamo anche di altre tecniche riabilitative e terapeutiche che rappresentano acqua pura per la comunicazione di soggetti gravi e, conseguentemente per le loro famiglie.
FIGURE NON REGOLAMENTATE A RISCHIO. Nel complesso quadro in atto è essenziale, a nostro avviso, continuare a sostenere l’espressione e la comunicazione di tanti nostri concittadini facendo in modo che tali attività non vengano eliminate né ridotte dai centri convenzionati, prevedendo purtroppo i decreti attuativi l’inesistenza delle figure non regolamentate (che pur lavorando da una vita si troverebbero esclusi tra gli esclusi).
Ciò significa che il nostro Paese rischia di gettare con l’acqua sporca anche il bambino. Razionalizzando cioè la spesa e realizzando il taglio lineare si annullerebbe di fatto la ricerca educativa, riabilitativa e terapeutica, allontanandoci definitivamente dalla ricerca nel settore che di fatto viene realizzata dai centri convenzionati con l’assunzione delle figure professionali innovative (e questo proprio adesso che lo sviluppo della fisica quantica e vibrazionista a livello internazionale delinea concretamente la possibilità di misurare e verificare l’influenza delle onde sonore sulle cellule viventi, facendo coniugare finalmente la musicoterapia classica con la fisica vibrazionista).
VERSO LA BUROCRATIZZAZIONE. Questo comporta il blocco di fatto dello studio e dello sviluppo delle metodologie e delle strategie operative, con la conseguente ripetitività delle attività tradizionali, sempre più burocratizzate e ritualizzate a fini amministrativi e formali.
Le conseguenze di questo dato sono di un rientro, sì, ma un rientro in una situazione pseudomanicomiale (non tradizionale ma apparentemente funzionale) nella quale al posto dell’educazione, della riabilitazione e della terapia troveremo domani automatismi costruiti esclusivamente sulla base del risparmio economico.
I processi educativi, riabilitativi e terapeutici, una volta distaccati dallo studio e dalla ricerca condivisa e interdisciplinare, globale e complessa, lentamente perderanno efficacia rischiando di innescare una diffusa perdita di entusiasmo da parte degli operatori sempre più bloccati e demotivati da criteri organizzativi coordinati, sempre più spesso, da figure di tipo contabile.
(Rolando Proietti Mancini è presidente del Comitato nazionale di musicoterapia democratica)
Sono un informatico, una delle poche professioni che in Italia non è protetta da un albo. Per la mia esperienza personale e di quello che vedo intorno a me, ma il discorso sarebbe lungo, la situazione dell’informatica invece spezza una lancia a favore degli albi professionali. Teoricamente sono contrario, ma appunto, le condizioni ecomiche degli informatici sono tutt’altro che buone e la qualità di quanto prodotto è molto scarsa.
Non ci interessano Ordini o Albi , ma il riconoscimento della professione per permettere a chi lavora o intende lavorare di non essere fermato dalla burocrazia delle ASL. Non parlate di sanita’ se non conoscete il settore.
Rolando P. Mancini
Ringrazio Rolando Proietti Mancini per i suoi commenti, ricchi di informazioni circa l’attività dei musicoterapisti. Ribadisco soltanto quanto scritto nel post: l’ironia di Boccalatte non era rivolta né alla musicoterapia né al gelato tradizionale italiano, ma all’ansia di controllo e di pianificazione del legislatore.
La dignità di una professione è indipendente dal grado di burocratizzazione cui è sottoposta: credo e spero che su questo saremo tutti d’accordo.
Ma come fate a definire una proposta di legge pazza quando è la legittima richiesta di regolamentazione di persone che lavorano che attendono da tempo di essere riconosciute e di avere credenziali normative alle quali attenersi. Cosa c è in questo di così pazzo e anormale. Il tutto poi con a richiesta di un confronto parlamentale, con le modifiche da farsi ecc…. Mi chiedo ma oggi chiedere di lavorare con dei riferimenti normativi e cosa da pazzi?.
Chiedo la possibilità alla Vostra direzione editoriale di poter inserire questo Vostro articolo (risposta) anche sulla rivista http://www.musicoterapia-anziani.eu
attendo conferma sulla mia mail
DALL’ISTITUTO BRUNO LEONI
Dopo la nostra reazione dispiaciuta ed irritata per la “classificazione” della ns. precedente proposta di legge tra “le 10 proposte piu’ bislacche del parlamento” ,
abbiamo verificato la disponibilita’ al chiarimento da parte del Dott. Boccalatte.
“Idee per il libero mercato” e’ lo slogan dell’Istituto Bruno Leoni , impegnato nella trasformazione dello stesso liberandolo dai lacciuoli dello statalismo , del corporativismo e del burocratismo nostrano.
Ho avuto occasione di comunicare al Dott. Boccalatte , che crede lealmente in cio’ che professa , che un musicoterapista non puo’ accedere al servizio sanitario nazionale in qualita’ di assunto attraverso un concorso perche’ La costituzione , il codice civile e penale , la legge 43 e le norme ministeriali lo impediscono.
Pertanto non si puo’ chiedere ai musicoterapisti di comportarsi come se la rivoluzione professata fosse gia’ avvenuta. Nel rispetto delle norme vigenti , siamo attenti a rispettarle.
Cio’ non toglie che in futuro , nel mondo che sogniamo (nonostante una crisi devastante) , potra’ avvenire quello che alcuni , ed il Dott. Boccalatte , auspicano (tra questi anche settori sindacali , colap , uniprof , alcuni settori del mondo professionale , etc.).
Ricordo una arguta riflessione di Pierangelo Sardi in materia e l’utopia prodiana della “borsa europea delle professioni”.
A noi il dovere di rispettare le leggi attuali ed il sistema sanitario attuale per essere concreti e realisti.
Nel contempo invio a tutti la risposta del Dott. Boccalatte con l’invito alla piu’ ampia collaborazione nell’eventualita’ i governi cambino totalmente , ma in meglio , il mondo professionale sanitario.
Va dato atto al Dott. Boccalatte di essere una persona corretta e costruttiva
Rolando
—-Messaggio originale—-
Da: silviobocc@libero.it
Data: 17/03/2012 13.44
A:
Ogg: R: la ringrazio della telefonata
Egr. Dott. Proietti Mancini,
innanzitutto voglio esprimere a Lei e a tutti i Suoi colleghi il mio più profondo rammarico per questa polemica che non era certo mia intenzione sollevare.
Ho il massimo rispetto per la musicoterapia e per i musicoterpisti (la cui dizione più appropriata ritengo essere “musicoterapeuti”, peraltro): come lavoratori e seri professionisti, in primo luogo, ma ancor di più perché so bene che la vostra professione ha lo scopo di curare e portare sollievo ad alcune tra le persone più deboli ed indifese della nostra società.
Conosco la musicoterapia e di certo l’oggetto del mio sarcasmo non era – né voleva essere – la vostra attività o le persone cui essa si rivolge.
Ciò che considero gravemente errato è pensare che la Vostra professione (come tutte le professioni) ottenga uno status privilegiato se “riconsciuta” attraverso la creazione di un “albo”, un “registro”, un “collegio” un “ordine” o simili. E’ mia profonda convinzione che la qualità delle prestazioni professionali sia tutelata attraverso un gioco di libera concorrenza e non attraverso la creazione di un ennesimo carrozzone pubblico (perché è bene ricordare che gli ordini sono enti pubblici); è mia profonda convinzione che i giovani non siano aiutati agli esordi della propria attività dalla presenza di una barriera all’ingresso, ma che, esattamente al contrario, siano ostacolati e danneggiati dalla presenza di un ordine; è mia profonda convinzione che il rispetto della deontologia professionale non sia certo garantito dall’esistenza di un ordine, ma dalla libertà dei pazienti di sconsigliare un professionista e di delimitarne la reputazione.
Non è noto, ma la sanzioni disciplinari che gli ordini irrogano ogni anno ai propri aderenti sono in un numero assolutamente irrisorio: di fatto, quasi nessuno viene dichiarato contravventore delle norme deontologiche. Ora, delle due l’una: o pensiamo che pressoché tutti i professionisti siano immacolati, e allora non serve ad alcunché un ordine, oppure pensiamo che l’ordine non sanzioni pressoché nessuno, e allora comunque un ordine non serve ad alunché.
In una sola espressione: istituire un registro dei musicoterapisti sarebbe un grave danno per i professionisti seri, a vantaggio di chi (pur senza particolari attitudini e capacità) riuscirà ad esercitare la Vostra professione in virtù di un certificato statale, e non del gradimento dei pazienti e dei clienti.
Sono amareggiato, Dott. Proietti Mancini, perché il mio sarcasmo voleva portare a far riflettere sulla assurdità di un legislatore che voglia normare ogni aspetto della nostra esistenza e del nostro lavoro, non certo a far ritenere superflua o inutile la Vostra professione.
Come Le ho detto telefonicamente, sono bene a conoscenza delle difficoltà che i musicoterapisti incontrano nel rapportarsi con il servizio sanitario nazionale e con le singole ASL, ma di certo la risposta corretta non è quella di creare un ennesimo ordine, l’ennesimo albo, l’ennesimo registro che porterà con sé l’appiattimento verso il basso della qualità delle prestazioni professionali.
Comprendo molto bene che, per rapportarsi con gli enti pubblici, non possa essere sufficiente una situazione come quella attuale: in questo senso vorrei avanzarLe una proposta. Vorrei elaborare e sottoporLe uno schema di legge quadro in grado di comprendere tutte le discipline della riabilitazione attualmente non soggette al sistema ordinistico, che Vi possa consentire di rapportarVi con il SSN senza comprimere la musicoterapia nel solito grigio schema ordinistico: una modesto tentativo di riadattare il sistema britannico alla realtà italiana.
In questa direzione mi impegno a pormi a Vostra disposizione per fornirVi un concreto sostegno tecnico e sono prono a confrontarmi con la Vostra categoria in ogni sede, possibilmente in un confronto pubblico.
Si potrebbe creare insieme un vero e proprio modello per la riforma liberale delle professioni.
Con stima
Silvio Boccalatte
Buon Giorno
sono Rossella
sono Un MUSICOTHERAPEUTA all’etranger voglio dire che mi sono formata fuori dal mio paese ,e volevo chiedervi come si puo’ liberalizzare questa professione ,perché esitono gli albi e a cosa servono ?
e volevo dirvi che sono d’accordo con voi per favorire e apportare un nuovo modo di lavorare.