12
Ago
2009

La fuga solitaria del “Red Tory”

di Pasquale Annicchino

“Restateci voi all’Università di Cumbria”. Questo sembra essere stato il primo pensiero di Phillip Blond, uno dei protagonisti dello scenario politico-intellettuale attuale in Inghilterra. Per Alberto Mingardi a febbraio Blond era ancora una “provocazione”, “un personaggio di dignitoso secondo piano” (Il Riformista 22/02/2009), ma più passano i mesi più aumentano i fedelissimi del “Conservatorismo Progressista”. Questo lo slogan coniato dal teologo inglese che invoca una “Catholic economy”, mezzi conservatori per scopi progressisti, e che David Cameron ha preso come guru per la sua lunga corsa elettorale.
Certo un teologo che discetta di economia potrebbe far storcere il naso agli addetti ai lavori, ma le notes di Blond che circolano fra gli addetti ai lavori dei Tories dettano la linea. Così “il nostro” non lascia, ma raddoppia. Messo a capo del Progressive Conservatism Project gestito dal think tank Demos, dopo i primi successi Blond ha ben pensato di alzare la posta e mettersi in proprio. Ha raccolto quasi due milioni di sterline in due settimane e così a settembre fa partire i lavori della sua nuova macchina infernale: il think tank Res Publica (Si recluta, se qualche libertario coraggioso è interessato non esiti!!). Che cosa succederà all’iniziativa di Demos? Jonty Olliff Cooper ne ha preso le redini e, in una conversazione telefonica, mi ha confermato che l’impostazione che seguiranno sarà diversa rispetto a quella del teologo Blond. Meno social conservatism (quindi meno attenzione al ruolo della religione nelle dinamiche pubbliche) e maggiore attenzione all’economia (magari qualcuno potrebbe essere interessato all’ultimo working paper “Ricapitalising the poor. Why property is not theft”). Attendiamo la risposta di Blond che intanto conquista anche una bella paginata del Guardian. Secondo la migliore tradizione anche i conservatorismi si moltiplicano. Entia sunt multiplicanda direbbe qualcuno, ma Blond replica: “There are just too many people rehashing the politics of the 1980s. What I want to do is something truly transformative”. Yes we can.
p.s.
Ad agosto Blond sbarca a Rimini con il suo “Civic State” (PDF).

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9 Responses

  1. bill

    Sono gli “scopi progressisti” che mi spaventano a morte. E’ lo stesso dubbio che mi prende quando vedo la firma di Mingardi sul Riformista: che c’azzecca? Per esperienza, dico che mischiare l’olio con l’acqua non porta a nulla.

  2. Un nuovo “Tremonti” all’orizzonte per i Tories social-conservative di Cameron.
    Questo poi a quanto pare ha già preso pure i voti!. 😉
    La vittoria è certa, l’identità tatcheriana free market sempre meno…., il fallimento statalista è sicuro, come sempre più spesso accade nell’ultimo decennio quando il centrodestra va al potere pretendendo innanzittutto invece di fare il proprio programma per il quale è stato eletto e votato dal proprio elettorato, di non scontentare le ragioni ideologiche degli sconfitti.
    Volendo dimostrare a questi di essere in grado di fare, e di fare meglio il programma altrui più del proprio.
    Un inutile dimostrazione di spocchiosità e di sicumerica saccenza su ideologie di per sè fallimentari (sennò possono prendere la tessera socialista/progressista in partenza?) che non portano a nessun risultato di legislatura.
    Non rendendosi conto che è proprio l’ideologia pauperistico solidarista social-compassionevole ad aver acuito le già distorte visioni socialiste (vedi Bush jr e mutui subprime iniziati con Clinton).
    Altro che neoliberismo e crisi del mercato!.
    E’ sempre più evidente come il centrodestra europeo stia virando obamianamente verso il populismo demagogico, privo di soluzioni e di risposte economiche e politiche valide per uscire dall’impasse attuale ma utilitariamente persegua vecchie pratiche di politica tese a intascare e spendere soldi keyneisanamente in faraonici e inutili progetti e programmi fin tanto che è al potere.
    Il centrodestra europeo a differenza del centrosinistra (che persiste a professare candidamente la propria identità d’antan), ha capito che la gente preferisce votare per idee identitarie liberiste e di mercato, anche se poi è proprio l’oligarchia di partito conservatore culturalmente e mentalmente inadeguato a non realizzare ciò che promette (forse perchè non vuole proprio adottare tal genere di iniziative).
    In pratica restano solo retorici slogan per voti facili da acquisire sulla piazza..
    E’ la democrazia elettorale bellezza!, purtroppo sempre più in declino ultimamente ANCHE in UK….

    @ Bill
    Mingardi fa bene a scrivere per il Riformista (d’altronde gli altri giornali, non mi paiono molto disponibili a parlare di mercato e liberismo, nonostante i nomi o le appartenenze), in quanto diffonde idee liberiste proprie senza minimamente restare condizionato dal tipo di testata in cui queste verrano pubblicate.
    Questo si chiama giornalismo e informazione.
    Saluti da LucaF.

  3. pasquale

    Sara’ al meeting di CL. Bhe’ credo che alcune sue posizioni non siano molto lontane da quelle Tremontiane come ha gia’ sottolineato Luca.

  4. bill

    Giusto per chiarezza. Mingardi, ovviamente, può scrivere dove meglio crede. E’ che personalmente credo assai poco nelle prediche nel, e dal, deserto.

    .

  5. Non sono prediche nel deserto, ma libera informazione, e dato che non mi pare ci siano molti canali per farla qua in Italia, se un giornale ritiene di pubblicare articoli liberisti e free market non imponendosi minimamente sulle idee dell’autore, non vi vedo nulla di male.
    Saluti a tutti.

  6. bill

    Poi chiudo. Poco tempo fa l’IBL pubblicò un’inserzione sul Manifesto, invitando i lettori del quotidiano comunista a informarsi sulle tesi liberali e liberiste proposte dall’ istituto.
    Tutto bene, che bello lo scambio di opinioni etc etc, nessun anatema, scandalo o scomunica.
    Nulla però mi impedisce di pensare che permanga, e che certe iniziative ne siano lo specchio, una certa sudditanza psicologica verso l’area culturale progressista. E cioè che si faccia intendere ai soggetti di quell’area che, per raggiungere determinati obiettivi, considerati giusti, la strada migliore da parcorrere potrebbe essere un’altra. Ecco, il fatto è che, a mio modesto avviso, “quegli” obiettivi, e tutto ciò che ne consegue, sono sbagliati alla radice. E ritengo che bisognerebbe dirlo chiaramente senza alcun, impossibile quanto inutile, volemose bene. Tutto qui.
    PS: si fa per parlare, naturalmente.

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