23
Lug
2018

La fine della televisione non è ancora arrivata—di Alessio Mitra

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Alessio Mitra.

In molti da tempo annunciano il tramonto dei servizi televisivi tradizionali a favore delle nuove piattaforme multimediali. Soprattutto fra i più giovani, sembra che il futuro si chiami Netflix o Amazon Prime. Lo stesso ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio ha recentemente annunciato la sua previsione riguardo la fine della tv generalista, superata, a suo parere, dal modello Netflix.

L’elemento di trasformazione che le nuove tecnologie hanno introdotto nel mercato audiovisivo è innegabile, tale elemento è pero innanzitutto di trasformazione e non di inequivocabile sostituzione. L’economia non è un gioco a somma zero, ciò significa che per dare a qualcuno non si deve necessariamente togliere a qualcun altro, nel nostro caso, l’avvento di nuovi modelli comunicativi non significa automaticamente l’eliminazione di altri.

Nel contesto italiano è interessante osservare la ripartizione delle risorse attratte dal settore del contenuto editoriale suddivise per piattaforma comunicativa degli ultimi anni.

Fonte: e-Media Institute/IBL

La televisione è tutt’oggi il mezzo con il peso maggiore sul mercato, il sorpasso nei confronti della carta stampata avvenuto nel 2014 è sintomo della crisi che i giornali stanno affrontando. Internet, se pur in costante crescita, risulta invece ancora terzo nel mercato editoriale.

Dal 2013 al 2016, i media che hanno visto una “decrescita” dei loro consumatori sono stati: editoria cartacea, home video (supporto fisico) e videogiochi (supporto fisico). Per quel che riguarda l’home video a supporto fisico l’innovazione si è fatta davvero sentire. Pensate a Blockbuster, l’impero che nel 2013 ha dovuto dichiarare fallimento a causa della concorrenza dello streaming online e di piattaforme come Netflix.

Nel 2000 Reed Hastings (CEO di Netflix) propose a John Antico (CEO di Blockbuster) di acquistare quello che era il neonato Netflix. John Antico rifiutò l’offerta pensando che Netflix (che allora recapitava DVD a casa degli utenti) fosse destinata ad occupare una nicchia.

Ogni tanto le cose cambiano in fretta!

L’industria televisiva sembra invece aver compreso il messaggio e sta cercando di evolvere la propria offerta in modo da restare competitiva. Rai, Sky e Mediaset hanno lanciato le rispettive piattaforme online: Rai Play, Sky Go e Mediaset Play.

Il modo di guardare la televisione potrebbe cambiare ma  vista la presa di coscienza da parte degli operatori televisivi della sfida che Internet comporta, il suo declino non è scontato.

In Europa il ruolo della televisione per  informazione e/o intrattenimento risulta stabilmente cruciale.

Fonte: Statista

Checché ne pensino tutti coloro che hanno una autentica “dipendenza” da questi strumenti, l’aumento nell’utilizzo dei social media (20% nel 2011, 42% nel 2017) e dell’uso di Internet (48% 2011, 65% 2017) non sembrano avere inciso così negativamente nell’utilizzo della televisione tradizionale (86% nel 2011, 81% nel 2017). Da notare inoltre la crescita dell’utilizzo delle piattaforme online per la visione di programmi televisivi (7% nel 2011, 13% nel 2017).

Il panorama italiano non si discosta da quello europeo: il tempo medio impiegato di fronte allo schermo televisivo è in crescita (238 minuti al giorno nel 2011, 248 minuti al giorno nel 2048). La percentuale di italiani che guarda la televisione almeno una volta a settimana è costante sul 92-93% dal 2007 al 2017. Mentre è osservabile il successo dell’utilizzo di strumenti mobile per la visione di media televisivi tramite internet.

Fonte: Statista

Va notata una forte differenziazione per fasce di età, l’utilizzo di internet è meno frequente tra gli over 65, questo garantisce alle compagnie televisive un cuscino di sicurezza che in futuro andrà assottigliandosi.

Fonte: Statista

Fonte: Statista

In tale contesto la tv tradizionale convive e si pone in competizione con i nuovi media, il contenuto multimediale diventa più fluido e le barriere di demarcazione tra i diversi tipi di comunicazione diventano più labili. Rai, La7, Mediaset e Sky non competono solamente fra di loro, ma con Facebook, Netflix, Amazon Prime e You Tube.

Nel paper “The end of television?” di Elihu Katz, pubblicato per l’American Accademy of Political and Social Science, l’autore fa notare come la televisione non stia morendo ma evolvendo assieme alla società stessa. La televisione familiare tipica degli anni ‘80-‘90 si è lentamente trasformata in oggetto individuale. Il suo carattere sociale è però rimasto immutato, modificandosi compatibilmente con forma, struttura e richieste della società.

Gli ultimi mondiali svoltosi in Russia sono una evidente rappresentazione di ciò, l’ascolto totale di tutti i match trasmessi da Mediaset in Italia è stato di 297 milioni di telespettatori. La finale Francia-Croazia ha avuto quasi 12 milioni di spettatori: il 20% della popolazione italiana.

La morte della tv, insomma, può attendere.

You may also like

Quel capitalismo all’italiana
Start-up, ma soprattutto bottom-up
Digitale e Intelligenza artificiale
Il piano strategico nazionale per l’intelligenza artificiale

Leave a Reply