La FILCEM rompe il tabù dell’ipocrisia energetica
Il segretario generale della Filcem-Cgil, Giacomo Berni, ha detto che va bene le rinnovabili, ma il carbone non si tocca. Intervenendo al convegno sull’efficienza energetica organizzato dal suo sindacato, Berni ha evidenziato i risultati raggiunti dal settore chimico (-20 per cento intensità energetica tra il 1990 e il 2005) e quello energetico (che ha solo lievemente aumentato le emissioni, a fronte di una domanda in rapida e consistente ascesa). Berni ha poi sottolineato che “occorre fare un bilancio su come sono stati spesi i fondi pubblici dello Stato, delle regioni e quelli comunitari e correggere eventuali distorsioni o errori”. Oltre a questo, ha però doverosamente ricordato come non di sole rinnovabili (e non di sola efficienza) campi l’uomo: per questo, non si può ignorare l’importanza anche dei combustibili fossili, e in particolare del carbone, eventualmente da complementare con l’installazione di impianti di cattura e sequestro dal carbonio.
Ovviamente, il sindacato ha in mente anzitutto l’impatto occupazionale che potrebbe avere la jihad anti-emissioni, ma non è solo questo a guidarne le azioni. E’ anche la consapevolezza che il mondo dell’energia ha ancora molto da dare, sia in termini di sviluppo che di tutela ambientale, senza necessariamente dover issare bandiera bianca e arrendersi all’arrembaggio verde. La sostenibilità, insomma, non può essere una variabile indipendente, né può andare a scapito della crescita economica in misura superiore a quanto sarebbe giustificato. Non siamo alla riproposizione dello scontro tra lavoro e ambiente, come variante proletaria del conflitto fra economia ed ecologia. Siamo, semmai, alla razionalità. Di questi tempi, la più scarsa di tutte le risorse.