1
Ott
2015

La differenza tra lo Stato e Booking.com

In Italia, il 35% delle prenotazioni alberghiere viene ormai effettuato online, ed è una percentuale in continua crescita. Il che, d’altronde, non può sorprendere: i siti di comparazione tra alberghi, oggi, non solo offrono in modo accessibile cataloghi vastissimi di strutture ricettive di ogni genere, ma spesso garantiscono agli utenti il miglior prezzo disponibile. Ciò comporta enormi vantaggi per i consumatori, che possono effettuare prenotazioni velocemente, certi di trovare la migliore combinazione possibile tra il prezzo e la struttura che desiderano, perfino da un semplice smartphone. Ma non solo: a guadagnarci sono state quelle strutture ricettive che, per le loro dimensioni ridotte, prima dell’avvento di internet avevano molte difficoltà a guadagnare visibilità, specie a livello internazionale, tramite i canali “tradizionali” (pubblicità, agenzie di viaggi).

Alcune associazioni di categoria, tuttavia, sostengono che i colossi del web abusino della loro posizione dominante per imporre condizioni insostenibili agli alberghi: tra queste, spicca l’ammontare delle commissioni, che arriva al 30% di ogni prenotazione, e la cosiddetta “Parity Rate”, cioè la garanzia che, per ogni struttura che compaia sul proprio catalogo, il prezzo di prenotazione sia sempre il più basso che si possa trovare sul web. Tutte le strutture ricettive che usufruiscono dei servizi di Booking ed Expedia devono sottoscrivere la Parity Rate, obbligandosi a concedere uno sconto di pari misura ai clienti che dovessero riscontrare l’esistenza di prezzi più bassi sul sito dell’albergo stesso o su altre piattaforme.

A quanto pare, un emendamento al Ddl Concorrenza in discussione alla Camera potrebbe impedire l’utilizzo delle clausole di Parity Rate, dando seguito alle considerazioni già espresse dall’AGCM in un’istruttoria dell’anno scorso, secondo cui in assenza di tali clausole gli albergatori sarebbero liberi di applicare prezzi inferiori sui propri siti online, riducendo le tariffe a beneficio della clientela. Come ha dichiarato Federalberghi, «per una camera d’albergo venduta su un portale a 100 euro il cliente paga 100 e l’albergo riceve 80. Se l’albergo potesse mettere in vendita la stessa camera sul proprio sito a 90 euro, il cliente pagherebbe 90 e l’albergo incasserebbe 90: entrambi guadagnerebbero 10 euro».

Non fa una piega. Peccato che Booking ed Expedia non obblighino nessuno a usufruire dei loro servizi: chi decide di farlo deve accettare delle condizioni, com’è normale che sia. Se è tanto ricattatorio, basta non usufruirne. Un albergo che decida di farne a meno è già libero offrire la sua camera a 90 Euro, come ventilato da Federalberghi. Così come chiunque è libero di aprire il proprio sito di prenotazione alberghi, mettendosi in concorrenza con Booking ed Expedia, proponendo condizioni più favorevoli e così convincendo gli operatori a utilizzare solo quel portale.

Il fatto che una limitazione del genere, poi, sia contenuta nel Ddl concorrenza è a dir poco paradossale: mentre lo Stato stava a guardare, sono stati proprio siti web come Booking ed Expedia ad aumentare la concorrenzialità del settore, facendo diminuire i prezzi e aumentando la qualità e l’accountability delle strutture ricettive di tutto il mondo.

Booking ed Expedia hanno guadagnato negli anni la fiducia di milioni di clienti e albergatori, che usufruiscono spontaneamente di quel servizio e che, da un momento all’altro, possono decidere di non usarlo più. Lo Stato, d’altra parte, vuole intervenire coattivamente per limitarne la portata, così sconfessando la volontà di tutti gli operatori che oggi ne usufruiscono (Booking, Expedia, albergatori e consumatori), senza che i diretti interessati possano sottrarsi a quanto deciso. Da che parte sta la democrazia?

Twitter: @glmannheimer

You may also like

La veridica istoria della terribile Bolkenstein
Punto e a capo n. 45
Punto e a capo n. 34
Punto e a capo n. 30

10 Responses

  1. Giovanni Bravin

    “Da che parte sta la democrazia?”
    Buona domanda, a cui non so dare una risposta sintetica.
    Tuttavia molti notarono l’esistenza del sito http://www.italia.it chiuso da Rutelli, Ministro Turismo, perche’ malfatto (eufemismo).
    Riapri’ poco dopo, con altra grafica e contenuti modificati di molto poco.
    Infatti errori a bizzeffe, in tutte le Regioni.
    Italia.it dovrebbe essere il sito per eccellenza, il cui scopo unico e’ stimolare il turismo per l’Italia….

  2. Roberto

    I colossi del booking.com hanno troppo potere e possono “ricattare impunemente qualsiasi Hotel, piccolo o medio. Il liberismo, come il comunismo, sono perfetti solo in teoria (dai diversi punti di vista ovviamente). Ma entrambi dimenticano l'”animal spirits”.
    Un mio amico, titolare di una leggendaria Trattoria, ha avuto gli stessi problemi, con una guida cartacea locale. E’ stata dura ma immaginate con un colosso internazionale, visto da milioni di persone. Avrebbe chiuso in un mese!!
    Cordialmente

  3. Guido

    Per prima cosa adoro booking.com! Semplicemente fantastico! Se proprio voglio risparmiare qualcosa, scelgo dal sito e chiamo l’albergo al quale dico: fammi un prezzo migliore e non prenoto tramite booking! W la concorrenza!

  4. Bobcar

    Caro Mannheimer, cosa fa lo gnorry? li ricattano nel momento in cui impongono il Parity Rate, pena l’esclusione dal loro circuito, che si tradurrebbe nella perdita di clientela, abusando della loro posizione dominante… io come consumatore sarei ben contento di ottenere uno sconto ulteriore prenotando direttamente sul sito della struttura, dove sarebbe il problema?

  5. Giacomo Lev Mannheimer

    Nessuno è costretto a mettere la propria struttura su Booking. Convinca l’albergatore da cui vuole andare a non farlo e mettetevi d’accordo sul prezzo, nessuno ve lo impedisce. Io non posso entrare in un ristorante e sostenere che voglio mangiare lì, ma devono abbassare i prezzi. Non posso stipulare un patto di non concorrenza e poi pretendere di non rispettarlo. Booking.com non è un servizio pubblico e non fa beneficenza: se lo Stato ritiene di volere offrire quello stesso servizio, ma gratuitamente e senza Parity Rate, può farlo.
    Peraltro, non creda davvero che senza Booking i prezzi si abbasserebbero: tutt’altro.

  6. FR Roberto

    Io mi chiedo se chi scrive i commenti ogni tanto viaggi (permettetemi di escludere dalla categoria viaggiatori coloro che comprano sempre viaggi organizzati, dove vengono scarrozzati in giro come galline su un carro bestiame, spendendo molto di più di quanto potrebbero spendere).

    Io viaggio tanto in tutto il mondo, e devo ringraziare i siti come Booking. Volete che vi elenchi un po’ di vantaggi?
    Prezzi più bassi rispetto ad agenzie tradizionali.
    Possibilità di confrontare molte più offerte rispetto a qualsiasi altra soluzione.
    Possibilità di prendere decisioni basate sui feedback di altri utenti.
    Garanzia sui pagamenti.
    Praticità. Considerate una valida alternativa svegliarvi di notte per telefonare per esempio a un Thailndese che sicuramente non parla italiano e che potrebbe avere anche alcune difficoltà con l’inglese, peraltro supponendo che voi siate un italiano che parla inglese???

    Gli svantaggi?
    Gli albergatori che aderiscono alla piattaforma Booking devono pagare una commissione (e ricordiamoci che nessuno li obbliga).
    Gli albergatori che propongono offerte non competitive non vendono.

    Mi sembra palese che i vantaggi superino gli svantaggi.

    Purtroppo noi italioti siamo ancora legati agli interessi delle varie corporazioni.

  7. RLI

    Ricordate che l’albergatore che non è iscritto ai comparatori utilizza una somma talvolta superiore alle commissioni per la visibilità del proprio sito (adwords, facebook ecc) o in qualsiasi altra forma di pubblicità o convenzione.
    servirebbero dei dati…

  8. Anonimo

    Se un procacciatore di affari riuscisse a fare il 80% del mercato di una zona, potrebbe chiedere anche il 60% di commissione. Gli alberghi sarebbero costretti ad aumentare i prezzi e la cifra in più passerebbe direttamente dal consumatore al procacciatore, senza che nessun altro ne benefici.
    Invece lo Stato adesso ha lasciato la libertà agli alberghi di fare pagare a parte il compenso di intermediazione a chi vuole usufruirne. Questo è il libero mercato, tanto odiato dalla sinistra radicale.
    A margine non trovo giusto che l’ intermediario paga di fatto le tasse in Olanda, anche se il cliente, l’ albergo, la carta di credito e l’ internet provider sono italiani.

  9. Mariano Giusti

    “Ferma restando l’applicazione dell’articolo 3 della legge 287/90 in materia di abuso della posizione dominante, l’Autorità può intervenire qualora ravvisi un abuso di dipendenza economica che abbia rilevanza per la tutela della concorrenza e del mercato (Art. 11, legge 5 marzo 2001, n. 57). Si ha abuso di dipendenza economica quando un’impresa è in grado di determinare, nei rapporti commerciali con un’altra impresa, un eccessivo squilibrio di diritti e di obblighi. La dipendenza economica è valutata tenendo conto anche della reale possibilità, per la parte che abbia subìto l’abuso, di reperire sul mercato alternative soddisfacenti (Art. 9, legge 18 giugno 1998, n.192).”

Leave a Reply