La demonizzazione dell’uso del contante
di Carlo De Filippis
Premessa
Il tema dell’uso del contante è rilevante, denso di significati e rinvia a orientamenti culturali profondamente radicati e a pregiudiziali ideologiche non esplicitate che riguardano solo marginalmente e strumentalmente la dimensione tecnico-operativa (il pagamento, la contabilizzazione e l’adempimento fiscale), dal momento che le finalità dichiarate non coincidono con quelle effettive. Dunque, si tratta di orientamenti e pregiudiziali da riconoscere, analizzare criticamente e “rottamare”. E’ utile, in questa prospettiva, la ricostruzione di premesse e precedenti di consolidate posizioni in materia.
I precedenti dell’URSS e della DDR: l’amnesia della sinistra di governo
Ad affrontare per primo e in modo radicale l’argomento della limitazione dell’uso del contante è stato, nel secolo scorso, Vladimir Ilic Uljanov Lenin. Subito dopo la rivoluzione di ottobre, nel periodo del cosiddetto comunismo di guerra, Lenin e il partito bolscevico hanno adottato provvedimenti drastici per controllare e limitare la circolazione della moneta.
Il progetto di Lenin era organico ed esplicito. Egli aveva ben capito che tra circolazione della moneta e capitalismo esiste un rapporto consustanziale e che quindi la limitazione della prima contribuisce alla messa in discussione dell’intero sistema economico-sociale.
Il contrasto e la repressione della piccola impresa e del commercio costituivano, nella prospettiva rivoluzionaria bolscevica, un primario punto di attenzione e impegno, sulla base della fondata convinzione che dalle piccole attività autonome potesse trarre incessantemente alimento lo spirito del capitalismo. Tra i comunisti sovietici, aveva ampia diffusione, in quel periodo, l’idea della sostituzione definitiva del sistema di pagamenti in moneta con un sistema di registrazioni contabili controllato dallo Stato. L’ossessione per la tracciabilità delle operazioni commerciali e finanziarie, l’avversione per la circolazione della moneta e la diffidenza per ogni tipo di lavoro autonomo vengono da quell’esperienza originaria.
Queste cose occorre dirle, per onestà intellettuale e completezza d’informazione. E occorre pure ricordare che l’idea della tracciabilità, presentata oggi come un’importante innovazione sociale, è stata concepita e utilizzata ampiamente, nella seconda metà del secolo scorso, fino a diventare un vero e proprio paradigma universalistico di progettazione e controllo sociale, nella DDR (Repubblica Democratica Tedesca) di Eric Honecker. Il modello di controllo sociale al quale sembra fare riferimento, consapevolmente o inconsapevolmente, quella parte della sinistra italiana che richiede, col pretesto della lotta all’evasione fiscale, norme sempre più restrittive in materia di utilizzo del contante e l’incremento a dismisura dei controlli dello Stato su economia e società civile, assomiglia molto a quello adottato nella DDR.
Tra i sistemi totalitari europei, quello della Germania Orientale (sovietico all’inizio ma tedesco nel suo sviluppo) si è distinto, al punto da diventare una sorta di archetipo, per lo sforzo spasmodico nella trasformazione della vita individuale in questione amministrativa e per l’impegno sistematico e paranoide dello Stato nel controllo e nell’abolizione della sfera privata dell’esistenza.
Non occorre ricorrere a Michel Foucault o a Hannah Arendt per realizzare che l’applicazione estensiva alle relazioni sociali del concetto di tracciabilità da parte dello Stato tende a generare disastri in termini di rispetto della democrazia, delle libertà individuali e della persona umana.
Restrizioni all’uso del contante e finanziarizzazione forzosa dei rapporti sociali
L’imposizione coercitiva del ricorso al circuito bancario (bonifici, carte di credito, ecc.) nelle transazioni finanziarie che oltrepassano il limite di mille euro (poi portato a tremila) ha costituito un intervento senza precedenti dello Stato sul mercato: Monti e il suo leale alleato Pierluigi Bersani hanno costretto i cittadini ad utilizzare a proprie spese i servizi di un soggetto privato, le banche, per agevolare – è stato detto – il contrasto di comportamenti devianti di alcuni.
Si tratta di una caratteristica distintiva della situazione italiana: in nessun altro Paese lo Stato è arrivato a costringere milioni di pensionati ad aprire un conto corrente bancario per poter riscuotere la pensione. Circostanza prontamente sfruttata da Equitalia per pignorare gli assegni pensionistici con l’argomentazione che essi costituiscono, una volta accreditati, risparmio.
Al di là degli enormi vantaggi immediati in termini di commissioni e valuta (aspetto importante ma tutto sommato secondario), il sistema bancario, gestendo monopolisticamente e talvolta rallentando artatamente i flussi monetari, si appropria di fatto della massa monetaria circolante e ingenera artificiosamente bisogni di credito nel senso che gli operatori economici possono essere costretti a ricercare il credito delle banche per ovviare ai ritardi nel trasferimento e nella messa a disposizione del denaro provocati dalle banche stesse.
Statalismo, digitalizzazione e democrazia
Peccherei di ingenerosità e strumentalità se, avendo richiamato sinteticamente le posizioni di Lenin e dei rivoluzionari sovietici in materia di circolazione della moneta con l’obiettivo di sottoporre a critica le posizioni attuali della sinistra italiana di governo sul medesimo argomento, non facessi una puntualizzazione: nell’URSS, si diede corso a un’operazione di trasformazione sociale straordinaria e tragica che ha contrassegnato, nel bene e nel male, la storia del secolo scorso. Invece, nelle posizioni della sinistra nostrana su tracciabilità e uso del contante, di epocale e trasparente mi sembra vi siano solo un ipocrita silenzio sull’origine di determinate idee e una mistificazione (il contrasto dell’evasione fiscale come foglia di fico)
Sullo sfondo, intravvedo uno statalismo che – depurato, frettolosamente e senza elaborazione critica, di elementi ideali e valoriali propri della tradizione comunista e socialista – non si distingue da quello, di caratura intellettuale più elevata ed esplicitamente totalitario, del filosofo Giovanni Gentile.
Di veramente nuovo sembra esservi solo l’enfasi sulla digitalizzazione che, tuttavia, calata autoritariamente dall’alto, senza partecipazione e controllo democratico dei cittadini, e coniugata spregiudicatamente con la dilatazione a dismisura della dimensione finanziaria, può non solo risolversi in una notevole complicazione dell’esistenza ma contribuire al processo d’implementazione d’un sistema di controllo totale e soffocante dello Stato e dei suoi apparati, nonché del sistema finanziario stesso su persone, famiglie e imprese.
In conclusione, di fronte alla combinazione in corso di elementi di socialismo reale (vecchie novità spacciate magari per innovazioni tecniche neutrali) e di finanziarizzazione forzosa dei rapporti sociali, si può affermare risolutamente, in riferimento all’esperienza storica e sulla base di analisi critica circostanziata, che l’umanità ha già dato. La trasformazione dell’individuo in articolazione periferica dello Stato è un dato significativo ma in fin dei conti non nuovo e meno saliente della contestuale mutazione antropologica rappresentata dalla sua riduzione tendenziale alla dimensione digitale e alla sua espressione finanziario-contabile.
Anche in questo caso bell’articolo, che esprime i concetti che meritano di trovarsi su queste pagine.
Pongo l’attenzione su un passo:
“Non occorre ricorrere a Michel Foucault o a Hannah Arendt per realizzare che l’applicazione estensiva alle relazioni sociali del concetto di tracciabilità da parte dello Stato tende a generare disastri in termini di rispetto della democrazia, delle libertà individuali e della persona umana. ”
Non occorrerà Foucault, ma qualcosa occorrerà fare, perchè questo ovvio concetto è oggi sconosciuto al 90% della popolazione italiana, convinta stupidamente che “chi non fa niente di male non ha nulla da nascondere” e scemenze varie.
Manca COMPLETAMENTE la consapevolezza culturale del valore della libertà, dell’indipendenza dal potere statale.
Ragionano tutti da sudditi, devoti al re, di cui in realtà si sentono proprietà: da qui la legittimazione di ogni genere di controllo totalitario e di ogni sopruso.
Il disastro in termini di persona umana è già compiuto: le persone umane sono lobotomizzate e sono le prime a chiedere violenza e sopruso, per il loro stesso bene ovviamente.
Non più pienamente umani quindi, ma sub umani, subalterni al potere.
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Nel frattempo, mi auguro di non trovare su queste pagine articoli in cui qualche autore si avventuri in improbabili voli pindarici a difesa della tracciabilità in stile DDR, magari sostenendo che in realtà è liberale perchè il fine giustifica i mezzi, e combattere l’evasione è giusto perchè crea una competizione iniqua.
Me lo auguro veramente.
E’ il momento di difendere le idee, non le facce od i partiti.
Ed è il momento di capire che questi sono uno peggio dell’altro, e talvolta sono i più (apparentemente) impresentabili ad essere più vicini alle idee giuste.