9
Ago
2011

La crisi (italiana) spiegata 20 mesi fa

Riordinando vecchi file ho trovato questo articolo, scritto per il Fatto Quotidiano poco più di un anno e mezzo fa (è stato pubblicato nel numero del 31 dicembre 2009 a p. 12). Lo ripropongo integralmente per i lettori di Chicago-blog poichè mi sembra una buona spiegazione del perchè ci troviamo nella situazione attuale. Mi limito ad aggiungere in calce una breve postilla sulle privatizzazioni.

LE VIRTU’ APPARENTI DEL BILANCIO IMMOBILE DI TREMONTI

Chi ha ragione nel valutare la finanza pubblica italiana? Il Financial Times che lo scorso 17 novembre (2009) ha classificato il ministro Tremonti al quinto posto tra i migliori ministri economici dei paesi dell’Unione Europea? Oppure la Corte dei Conti, che ha appena contestato al governo il fatto che entrate incerte, attese dalla lotta all’evasione fiscale, sono utilizzate per coprire nuove e certissime voci di spesa? In realtà essi osservano aspetti differenti della nostra finanza pubblica,  caratterizzata da  vizi strutturali ben noti che ora riescono a essere mascherati, grazie alla recessione internazionale, da virtù solo apparenti.

UN MONDO NATURISTA. Come ha fatto Tremonti a scalare la classifica del Financial Times partendo dalla bassissima posizione del 2008, peraltro simile a quella detenuta in precedenza da Padoa Schioppa? Si è limitato a non lasciar peggiorare troppo i saldi di finanza pubblica, in particolare a lasciare che peggiorassero molto meno della gran parte dei paesi dell’Unione e delle altre economie industrializzate. Poiché i paesi solitamente virtuosi nei conti pubblici hanno rapidamente gettato alle ortiche la loro solidità finanziaria per affrontare la crisi, l’Italia, che non lo ha fatto, si è trasformata in un paese relativamente virtuoso. In sostanza, il nostro bilancio pubblico è nudo come prima (anche di più) ma in un mondo rapidamente divenuto naturista nessuno più ci guarda. Se la disattenzione internazionale è positiva e ci dà margini di manovra insperati, genera tuttavia effetti controproducenti se anziché affrontare i problemi strutturali ci persuadiamo che tutto va bene  com’è. L’immobilismo finanziario di Tremonti, in sostanza, può avere successo come tattica ma diviene fallimentare se si trasforma in strategia.

La virtù apparente dei nostri conti pubblici sta tutta nel limitato peggioramento del rapporto tra disavanzo pubblico e Pil. L’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche dovrebbe attestarsi, secondo le previsioni ufficiali più recenti, a circa 81 miliardi di euro, corrispondenti al 5,3% del nostro Pil, una percentuale non troppo distante dal 3% di Maastricht che in quest’anno di recessione nessuno osa ricordare. Se dal disavanzo passiamo invece alle altre variabili chiave, il  debito pubblico da una lato (la stratificazione dei disavanzi passati)  e le entrate e la spesa pubblica dall’altra, i problemi strutturali rimangono invariati o aggravati. Il debito complessivo delle amministrazioni pubbliche ha superato in ottobre i 1800 miliardi di euro, ritornando sopra il 117% del Pil con due anni di anticipo rispetto alle previsioni del governo. In soli dodici mesi è cresciuto di quasi l’8%, in cifra assoluta ben 130 miliardi e l’Ocse prevede che nel 2011 supererà il 120% del Pil. E’ esattamente quello che avvenne nel non troppo lontano 1993, anno nel quale cadde anche la prima repubblica e per impedire il fallimento del paese i partiti dell’epoca, falcidiati da tangentopoli, dovettero farsi da parte e lasciare il passo a governi tecnici.

COME NEL 1993. Oggi la situazione politica e quella economica generale sono molto diverse ma la finanza pubblica è ritornata esattamente allo stesso punto, agli stessi problemi, senza più disporre delle soluzioni che quindici anni fa permisero di mettere in sicurezza i conti pubblici. Allora si ricorse alla privatizzazioni delle imprese pubbliche; oggi non vi sono più grandi imprese pubbliche vendibili e in grado di generare proventi consistenti (*). Undici anni fa il nostro paese fu ammesso alla moneta unica europea e incamerò il consistente vantaggio derivante dalla convergenza degli alti tassi d’interesse che gravavano sul debito espresso in lire verso i bassi tassi degli altri paesi europei. Anche in questo caso si tratta di un vantaggio  non ripetibile, anzi i bassi tassi correnti finiranno col risalire, creando nuove tensioni al bilancio.  Bisognerà quindi affrontare il disavanzo pubblico mettendo mano ai problemi strutturali che gravano sulle entrate fiscali da un lato e sulla spesa pubblica dall’altro. La pressione fiscale non è tuttavia ulteriormente incrementabile, per ragioni sia di efficienza allocativa che di equità distributiva, e la compresenza di tartassati e di evasori nel nostro sistema è tale che tutti i proventi ottenibili dai secondi debbono essere integralmente redistribuiti a favore dei primi. Bisognerà quindi mettere mano alla spesa pubblica e alle sue inefficienze ma la spesa non può essere contenuta se non rivedendo completamente ruolo e  dimensioni del settore pubblico. In sostanza per ridurre le tasse ai tartassati bisogna diminuire la spesa pubblica e per diminuire la spesa pubblica è necessario ridurre il perimetro dello stato. Purtroppo solo la politica può farlo e per essa ridurre il perimetro dell’intervento pubblico equivale a ridurre il proprio.

(*) Postilla sulle privatizzazioni: l’affermazione “oggi non vi sono più grandi imprese pubbliche vendibili e in grado di generare proventi consistenti” deve essere letta in raffronto alla situazione del 1993. Ritengo in realtà che massicce politiche di privatizzazione, che non si arrestino di fronte alla perdita del controllo pubblico, siano l’antidoto migliore alla gravità dei problemi attuali e l’alternativa più valida ad incrementi ulteriori della pressione fiscale, iniqui e recessivi. Forse quando ho scritto l’articolo riportato ero ancora convinto che fosse opportuno conservare la proprietà pubblica delle reti, limitando le privatizzazioni ai servizi che delle reti si avvalgono. Sono invece persuaso, ora, che non esistano aziende pubbliche non privatizzabili; infatti persino nei settori a più alta presenza di imprese pubbliche in Europa si trovano casi molto riusciti di privatizzazione: le poste olandesi sono private al 100%, mentre quelle tedesche sono a controllo pubblico ma collocate sul mercato per circa il 70% e quindi contendibili. Entrambe registrano profitti consistenti e si caratterizzano per un’elevata internazionalizzazione e alta qualità dei servizi. Nel settore ferroviario abbiamo la Gran Bretagna in cui tutte le compagnie di trasporto sono private ormai da più di un quindicennio. Vi è in realtà un solo segmento di servizi pubblici in Europa senza alcun caso di gestione privata: le reti ferroviarie. Questo è pertanto l’unico settore nel quale è opportuno sconsigliare la privatizzazione. Per tutte le restanti imprese pubbliche, poste e trasporti ferroviari compresi, privatizzare non è solo possibile ma anche doveroso, vista la situazione drammatica in cui ci troviamo, e non privatizzare in tempo è molto costoso, per i contribuenti e per gli stessi lavoratori. Nel caso di Alitalia, ad esempio, non aver privatizzato ai tempi dell’accordo con KLM è costato 9 miliardi in 9 anni e 9.000 occupati in meno.

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8 Responses

  1. mentorex

    Tremonti: uno, nessuno e centomila.
    In queste ultime settimane è stato capace di vestire tutti i ruoli.
    1) L’ottimista: l’Italia è solida e non corre alcun pericolo.
    2) L’illusionista: la situazione italiana e solida ma subisce i contraccolpi della crisi internazionale
    3) Il pessimista: il mondo in questa ultima settimana è totalmente cambiato
    4) Il catastrofista: siamo sul titanic che sta andando a sbattere, sbrighiamoci.
    5) L’attore: ormai è costretto a recitare una parte scritta da altri, l’Europa

  2. Andrea Z.

    E’ sempre incredibile sentirsi dire “te l’avevo detto”. Ma queste stesse cose si dicono da 30 anni.
    Ognuno ha le proprie colpe, ma chi le espierà per tutti sono quelli che hanno da 0 a 40 anni.
    Purtroppo ci sono dentro anch’io.
    Leggevo oggi un articolo del Gazzettino sul braccialetto elettronico per i detenuti. Costato 110 migliori di euro in 10 anni, utilizzato per 3 detenuti, tutti e tre scappati. Mi è venuto il magone. E ho citato un esempio tra i tanti.
    Fino ad oggi abbiamo sbagliato due volte, abbiamo speso più di quanto potevamo permetterci e per essere migliori abbiamo speso anche male.

  3. Vittorio

    Ma non è così male, tutto nasce perchè non gli lasciano fare la banca del sud e “la madre di tutte le liberalizzazioni”.

  4. giancarlo

    mentorex :
    Tremonti: uno, nessuno e centomila.
    In queste ultime settimane è stato capace di vestire tutti i ruoli.
    1) L’ottimista: l’Italia è solida e non corre alcun pericolo.
    2) L’illusionista: la situazione italiana e solida ma subisce i contraccolpi della crisi internazionale
    3) Il pessimista: il mondo in questa ultima settimana è totalmente cambiato
    4) Il catastrofista: siamo sul titanic che sta andando a sbattere, sbrighiamoci.
    5) L’attore: ormai è costretto a recitare una parte scritta da altri, l’Europa

    temo che sotto tutte le vesti che ha citato, l’elemento comune è che sotto sotto il ns ministro delle finanze sia un emerito incompetente venditore di fumo.

    fino a 1 mese fa dicevo ‘CON QUESTA CRISI, MENO MALE CHE AL GOVERNO C’E’ LA DESTRA. LA SINISTRA CI AVREBBE AMMAZZATO DI NUOVE TASSE’.

  5. mentorex

    Ma ci rendiamo conto che ridicolo sto governo? La situazione del paese se non fosse tragica sarebbe comica per davvero. Dopo aver varato lo scudo fiscale, dopo aver depenalizzato il falso in bilancio, per il quale negli USA ti fanno un kulo gigante se ti prendono, ora il ns “caro” Giulio lancia lo spot per combattere l’evasione fiscale.
    Che ridere, manco le comiche fanno ridere tanto. Grazie “caro” Silvio e “caro” Giulio.
    MARIO MONTI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUBITO

  6. ivano

    Roma, 11 ago – La Bce ha rifinanziato il sistema bancario dell’Eurozona con l’asta pronti contro termine a sei mesi (Ltro). Tutte soddisfatte le 114 richieste pervenute, importo complessivo pari a 49,752 miliardi di euro.La borsa sale,basta con questa droga delle banche,bisogna vietare il trading alle banche,

  7. Fabio Quaresima

    ivano :
    Roma, 11 ago – La Bce ha rifinanziato il sistema bancario dell’Eurozona con l’asta pronti contro termine a sei mesi (Ltro). Tutte soddisfatte le 114 richieste pervenute, importo complessivo pari a 49,752 miliardi di euro.La borsa sale,basta con questa droga delle banche,bisogna vietare il trading alle banche,

    Quantomeno separare le banche d’affari dal resto e sopratutto farla finita con i prodotti derivati.
    Alla fine i governi le hanno salvate dal baratro raccontandoci mille fandonie e queste adesso fanno utili mostruosi speculando si chi si è indebitato per salvarle e massacrandoci tutti.
    Ma fatemi il favore!

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