1
Mag
2015

La Corte sulle pensioni dimentica l’equità intergenerazionale

E’ una sentenza che pone molti problemi, quella adottata in materia previdenziale dalla Corte Costituzionale. Non solo problemi per i conti pubblici, reperire 4,8 miliardi di euro. Ma, soprattutto, problemi di equità, anche se apparentemente la decisione è proprio a favore della giustizia sociale. La Corte ha bocciato lo stop alla perequazione del costo della vita che nel 2012 e 2013, per effetto della riforma Fornero, toccò a circa 6 milioni di assegni previdenziali che erano superiori a poco più di 1500 euro mensili lordi, cioè pari ad almeno tre volte il trattamento minimo INPS. La misura fu adottata per ottenere effetti di cassa a breve, pari a 4,8 miliardi nei due anni, in attesa che la riforma strutturale dell’innalzamento dell’età previdenziale, facendo coincidere i requisiti dei trattamenti di vecchiaia e di anzianità, conferisse maggior stabilità negli anni al sistema previdenziale italiano. Ma la Corte la stabilito che l’interesse dei pensionati, in particolar modo i titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo conseguenziale il diritto a una “prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio”.

E’ ovvio che il governo debba ora dimenticarsi il “tesoretto” che aveva promesso in vista delle elezioni regionali, perché con 5 miliardi di buco aggiuntivo non è proprio il caso di pensare a spenderne 1,6 coperti in deficit. Anche se, a ben vedere, un’alternativa ci sarebbe. Ma prima di esaminarla, soffermiamoci sui presupposti della sentenza. Perché le decisioni della Corte costituzionale hanno avuto un enorme impatto storico, sull’evoluzione del sistema previdenziale italiano. Ogni studente di diritto costituzionale impara che, negli anni ‘60 e ’70, la Corte produsse una lunga serie di sentenze cosiddette “additive”, in cui si estendevano benignamente verso l’alto i trattamenti previdenziali a categorie che avevano ereditato dalla storia trattamenti diversi. All’epoca, in un’Italia che cresceva tra il 2 e il 3% annuo, a bassa disoccupazione e bassa tassazione, la Corte non si poneva il problema di creare le basi per la crescita della spesa previdenziale sul PIL, quando quelle condizioni fossero mutate. Come sono mutate, eccome, nei decenni a seguire.

Poi, a partire dagli anni ’80 e ’90, subentrò una diversa consapevolezza. Con sentenze come la  180 del 1982 e la 220 del 1988, la Corte difese la discrezionalità del legislatore nel mutare le prestazioni sociali tenendo conto della disponibilità delle risorse finanziarie. Né mancarono sentenze(come la 349 del 1985, la 822 del 1998, la 416 del 1999) nelle quali, a differenza della decisione presa oggi, la Corte difese anche trattamenti peggiorativi decisi dal legislatore con effetto retroattivo. La Corte escluse un diritto costituzionalmente garantito alla cristallizzazione normativa, negando cioè proprio quei cosiddetti “diritti acquisiti” che vengono sempre impugnati da coloro che immaginano che il trattamento di un tempo debba sempre restare eguale, anche se non ci sono risorse per finanziarlo.

Certo, la Corte si è sempre riservata il diritto di bocciare comunque interventi del legislatore che fossero irrazionali o ingiustificati. La Corte ha così respinto come irrazionale, con la sentenza 116 del 2013, un’altra misura che era stata assunta nel terribile biennio 2011-2012 in cui l’Italia era sul ciglio del baratro, cioè il contributo di solidarietà sulle pensioni pari al 5% per gli importi da 90.000 a 150.000 euro lordi annui, del 10% per la parte eccedente i 150.000 euro e del 15% per la parte eccedente i 200.000 euro. Il prelievo aveva carattere tributario secondo la Corte, e come tale però introduceva aliquote sperequate rispetto a chi aveva le stesse soglie di reddito, ma non da pensione. Oggi invece la Corte respinge lo stop biennale al recupero dell’inflazione sopra i 1500 euro, sostenendo che quella misura fosse ingiustificata, cioè non correlata per esteso nella riforma Fornero all’indicazione di specifiche necessità di cassa non altrimenti perseguibili.

Veniamo ai problemi giuridici che la sentenza solleva. Sta davvero alla Corte costituzionale, stabilire quale sia la soglia della “prestazione previdenziale adeguata”? Se così fosse, in base a quali criteri di calcolo e di comparazione col resto dei redditi medi italiani è fissata quella soglia, visto che si interveniva su una media superiore e non inferiore al reddito medio di quell’anno? E perché a questo punto adottare una decisione simile sullo stop a tempo alla perequazione degli assegni previdenziali, quando da anni e ancor oggi tutti i dipendenti pubblici subiscono il blocco degli scatti contrattuali? E soprattutto: è possibile alla Corte adottare decisioni simili, senza assumere un giusto criterio di equità?

Direte voi: è tutto il contrario, è proprio in nome dell’equità che la Corte interviene. E invece no, se pensate a come funziona in concreto il nostro attuale sistema previdenziale. Pur passando gradualmente nel tempo da retributivo a contributivo, cioè un sistema in cui l’assegno è parametrato non agli ultimi anni di retribuzione conseguita ma ai contributi versati, moltiplicati per coefficienti che comprendono l’andamento del Pil e l’attesa di vita, il nostro resta comunque come prima un sistema a ripartizione. Cioè le pensioni in essere vengono pagate da chi lavora oggi. Vengono pagate da chi non solo non avrà pensioni retributive, in molti casi multiple di 5 o 6 e persino 8 volte rispetto ai contributi versati, ma in molti casi non avrà neanche i requisiti minimi delle minori pensioni contributive, vista l’età molto più avanzata in cui si riesce oggi a ottenere un lavoro, e la assai più frequente discontinuità dei versamenti contributivi, tra periodi di disoccupazione e occupazione a tempo.

Una vera equità, nell’assumere decisioni in materia previdenziale, dovrebbe essere quella che guarda alla reale ripartizione degli oneri: cioè l’equità intergenerazionale. E la domanda vera diventa: è giusto addossare a chi oggi ha assai meno di un tempo, l’onore di pagare i 5 miliardi aggiuntivi per il recupero di due anni di inflazione deciso allora? L’equilibrio intertemporale dovrebbe essere il criterio di ogni intervento che ha effetti di lungo periodo, fiscali e contributivi, sulla finanza pubblica. Basta assumere decisioni solo nell’interesse di chi è vissuto in un’Italia più felice. Ora occorre pensare a chi non lavora e non avrà pensione in un’Italia disastrata dalla crisi, e al fatto che se non pagheranno loro i contributi per finanziare le pensioni in essere, si aggraverà ulteriormente l’esborso che dalla fiscalità generale serve ogni anno per tenere in piedi i conti dell’INPS, e che nel 2014 è stato di quasi 90 miliardi di euro. Ci ha pensato, la Corte a tutto questo? O è un diritto cieco alle sue conseguenze, quello che incarna la giustizia sociale nel nostro paese? Date voi la risposta, a noi tocca però porre seriamente la domanda.

Quanto all’alternativa seria per trovare rimedio ai 5 miliardi di buco, c’è eccome. Invece di porre mano al rimborso, il governo sfrutti l’occasione per un ricalcolo contributivo ragionato di tutte le pensioni retributive eccessivamente generose. Sarebbe un modo ancor più concreto per pensare ai diritti dei giovani, sulle cui spalle ammassiamo sempre maggiori oneri.

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37 Responses

  1. Francesco_P

    1) Dal sito dell’INPS (Rapporto Annuale 2011 – Numero ed età media al pensionamento dei titolari di pensioni INPS di vecchiaia e di anzianità per sesso e gestione) è possibile scaricare un excel da cui si evince che il numero delle pensioni erogate dall’INPS è aumentato dal 1975 al 2010 da 11.950.000 unità a 15.840.000 pari al 132,55%, mentre l’importo medio è aumentato del 255.75% con un incremento dell’esborso complessivo del 339,01%. Le percentuali si ricavano mediante semplicissime formule. La percentuale sulla popolazione assistita è aumentata, sempre dal 1975 al 2010 dal 21,65 al 26,59% della popolazione residente.
    2) L’orientamento della Corte Costituzione è quello di interpretare in modo truffaldino la non retroattività delle leggi. Quando si tratta di materia fiscale, ovvero fa comodo per motivi politici, la retroattività è ammessa, quando invece si tratta di mantenere delle posizioni di rendita allora non si possono cambiare le norme pur rispettando i termini di decorrenza della legge.
    Si tratta di una miscela esplosiva perché quei 5 miliardi che non è possibile finanziare a debito, se saranno trovati mediante nuove tasse produrranno effetti di contrazione del PIL piuttosto significativi, devastando il budget.
    Se Renzi avesse le ….. , allora dovrebbe recuperare quei 5 miliardi attraverso la riduzione degli stipendi pubblici, a partire da quelli dei magistrati e dei giudici costituzionali. Non credo che sarà così. Purtroppo servirebbe un atto di forza educativo nei confronti di tutti coloro il cui reddito è indipendente dall’andamento della cosa pubblica e garantito pur decidendo sulla dispersione delle risorse pubbliche.
    L’invarianza della retribuzione a fronte dei guai cagionati assomiglia ad un privilegio della classe aristocratica che ci riporta a prima della Rivoluzione francese.

  2. Ermete

    uo davanti a me il cedolino dello stipendio del Marzo 1996.-(Millenovecentonovantasei, venti anni fa)
    Leggiamo le varie voci: Imponibile INPS 5.654.000 lire, stipendio netto 3.673.000: quindi quasi DUE milioni di
    tasse.- Fra queste tasse: Irpef circa 1.400.000, contributo pensione inps 450.000, contributo sanita’ 34.000, tutte decurtate
    dallo stipendio lordo imponibile.- Inoltre , a scopo indicativo, vengono anche evidenziati i contributi previdenziali pagati
    dal datore di lavoro ( 1.600.000 lire ) ed il contributo sanita’ pagato dal datore di lavoro (430.000).-
    A fronte di un esborso da parte del datore di lavoro di lire 7.684.000 il mio netto e’ stato di 3.673.000: dunque
    quasi QUATTRO milioni di tasse pagate a vario titolo.- Bisogna anche tenere conto di un’altra cosa: il mio datore di
    lavoro ha guadagnato sul mio lavoro, quindi io non ho prodotto reddito per lire 7.684.000, ma molto di piu’.-
    Per finire, su tutti gli acquisti da me effettuati, con il mio reddito netto, ho pagato la mia brava quota di IVA,
    senza detrazioni a vario titolo concesse.-
    Ora sono in pensione, e, francamente, sentire gente che viene a sindacare sulla mia pensione, dopo tutto quello che ho
    pagato nella mia vita lavorativa, e’ una cosa che mi da’ parecchio fastidio.-
    Io dico: andare a scuola,studiare, alzarsi la mattina e portare la pagnotta a casa, ed e’ ora di finirla
    di campare sulle spalle degli altri!

  3. Antonio

    Osservazioni sacrosante! Bisogna accrescere il livello di consapevolezza riguardo a questi problemi

  4. DDPP

    Ho letto attentamente il commento del signor Ermete su tasse e contributi pagati.
    Immagino che il signor Ermete sia titolare di una pensione.
    Calcolata come?
    Retributivo? Contributivo? Appartiene a una categoria speciale (ferrovieri, elettrici, statali, altre…)?
    Rispetto ai contributi versati e all’età di pensionamento, quanto è il rendimento dei contributi?
    Negativo o positivo?
    Si potrebbe andare ancora avanti a farsi domande, insopportabile questo atteggiamento sempre vittimistico

  5. Paolo Silvi

    Non c’è un solo aspetto in questa vicenda che risponda a criteri di decenza. Uno specchio uno degli innumerevoli specchi di un Paese indecente !!!!

  6. Francesco_P

    Egregio Ermete, 1 maggio 2015,
    il suo ragionamento non farebbe una grinza in un sistema come quello inglese in cui l’ente previdenziale accumula i contributi investendoli per pagare le pensioni. In Inghilterra il sistema previdenziale si regge sullo stesso principio dei fondi pensione di categoria (es. Cometa, Fonte, ecc.) e sui fondi assicurativi su cui lo Stato italiano ha aumentato le imposte e minaccia di appropriarsene per continuare erogare i benefici pensionistici INPS a fronte del calo delle entrate e della crescita delle prestazioni.
    In Italia, invece, vige un sistema previdenziale mutualistico in cui il lavoratore paga i contributi per pagare le pensioni già erogate, supponendo che qualcun altro farà la stessa cosa una volta che il contribuente abbia raggiunto l’età “pensionabile”. Pertanto in Italia esiste il cosiddetto “diritto acquisito”, ma non il diritto di ricevere una pensione in funzione di quanto versato. E’ un’evidente mostruosità, ma questo è il diritto(?) italiano in base a cui la Corte Costituzionale ha creato un “buco” di 5 miliardi.

  7. mario

    Gli attuali lavoratori, dovrebbero lottare per ottenere che i contributi versati, invece di cadere nel calderone “gestito” poi dai sindacalisti, fossero versati a nome dei contribuenti, come fosse un conto bancario, del quale poi, ci fosse una “gestione” di cui qualcuno poi, deve nel caso, rispondere. Avete visto che in Inghilterra, hanno fatto la legge, per cui chi vuole, può ritirare tutti i suoi soldi ? Una regola come questa, chiuderebbe immediatamente tutti i giuochini per conferire ingiustamente il denaro, sperequando in modo violentissimo come fatto fino adesso. Cordialmente, Mario.

  8. Fabio

    Caro Ermete,
    posto che non farei confusione tra le tasse correnti ( all’epoca Irpef, iva, ecc) e quelle previdenziali, è chiaro x tutti – spero- che il calcolo della pensione con il sistema retributivo è INGIUSTO in sè perché mediamente torna in tasca un ammontare tre/quattro volte più grande rispetto a quanto “prestato” negli anni allo stato.
    È chiaro che non c’è nessuna colpa nei pensionati, nè responsabilità, ed è pure chiaro che non deve partire da loro nessun tipo di rimodulazione (anche qui vale il principio che il pollo non si mette da solo nel forno!) però qualcosa va fatto, e subito.
    Altrimenti si finisce come Crono…

  9. Gianni

    Credo che sia giunta l’ora di cambiare paradigma: i diritti acquisiti sono quelli che sono stati realmente pagati, non quelli che ci si è reciprocamente regalati fra classi dirigenti (vedi casi come Bonanni, Amato e simili). Consiglio la lettura del libro Sanguisughe di Giordano.

  10. bruno

    Gentile Giannino, vorrei osservare che la sentenza della Consulta va giudicata solo ed esclusivamente su un piano giuridico. non è compito suo fare valutazioni di opportunità politica o economica, qualsiasi sia la situazione in cui versano le finanze dello Stato.
    Trovo inoltre paradossale che, in questa sua breve analisi non vi sia alcun cenno al fatto che il bilancio dello Stato italiano sia appesantito in modo non più tollerabile non certo dalle prestazioni pensionistiche vere e proprie, ma da tutto ciò che nessuno mai mette davvero nella giusta luce, ossia:
    1. i conti INPS sono impropriamente caricati dall’assistenza che in sé dovrebbe essere finanziata dalla fiscalità generale, non certo da una parte della popolazione soltanto
    2. il nostro Paese si porta dietro da decenni un peso incredibile dovuto ad un numero enorme di evasori fiscali, del tutto indifferenti al destino delle finanze del nostro Stato
    3. a questo si aggiunge un sommerso che toglie enormi risorse di IVA come in nessun paese occidentale si verifica
    Perché lei su questi temi non esprime una opinione? Mi scusi, ma le sue argomentazioni appaiono speciose e strumentali, il che non le fa onore.

  11. filo

    La Corte Costituzionale ha la funzione di valutare la corrispondenza delle norme al dettato costituzionale.
    Non mi sembra che le scelte politiche (queste magari dovrebbero pensarci) siano improntate a giustizia ed equità, visto che si preoccupano sempre e solo di
    pensionati e dipendenti pubblici mentre si guardano bene dal toccare le loro posizioni…… al riguardo c’ e’ solo l’ imbarazzo della scelta.

    sarebbe più lineare, efficace e immediato ritoccare le aliquote fiscali (abbassare le prime e alzare ulteriormente le più alte) per creare la partecipazione pro -gressiva alla spesa pubblica. Ma forse non converrebbe ai solini che criticano le sentenze della Corte

  12. Ermete

    Nel 1996 ho prodotto reddito per 120.000.000 di lire .-
    Il mio datore di lavoro se ne e’ prese 24.000.000.-
    Il governo, lo stato, all’epoca se ne e’ succhiate 60.000.000 ( irpef, iva, contributi previdenziali,contributi sanita’,
    contributi pensione, bolli, licenze permessi e chi piu’ ne ha piu’ ne metta )
    Io me sono messi in tasca 36.000.000.-
    Ho lavorato per 38 anni, pagando quanto richiesto, senza battere ciglio.-
    Ora prendo la mia pensione.- Pago la mia Irpef ( 1000 euro al mese di Irpef, il 33 percento del mio lordo)
    -detto per inciso, la tassazione sulle pensioni in Italia e’ dal doppio al triplo che nel resto dell’Europa, ma
    di questo nessuno parla, perche’ non fa comodo.-
    pago l’Iva, senza se e senza ma, su tutti i miei acquisti.-Pago la sanita, se mi voglio curare, altrimenti
    mi metto in fila e aspetto il mio turno.-
    Adesso un branco di sofisti, di esperti nel sesso degli angeli, dopo che per 38 anni ho mantenuto di barba e di
    capelli un branco di sfaccendati pelandroni scansafatiche che ha campato di grasso sulle mie spalle,
    viene a farmi i conti in tasca e si mette a spaccare il capello in quattro….”retributivo” “contributivo” “mutualistico”
    “confusione”…..ma di cosa parlate ? Di cosa si sta parlando?
    Se io contraggo un mutuo con una banca e non pago le rate, cosa succede? Se io seguo le regole e pago la mia
    parte e la controparte non segue le regole, ma le cambia a suo piacere e discrezione, cosa succede?
    Bella la vita, oggi incasso a quattro palmenti da questo deficiente che lavora, e poi domani, quando dovro’
    pagare il dovuto, mi invento qualche fregnaccia e non gli do niente.- Non ci sono parole per
    definire un tale atteggiamento.-

  13. Rosanna

    L’equità intergenerazionale deve essere uno degli scopi primari che una classe dirigente deve perseguire. Non sto qui a elencare gli strumenti attraverso i quali questo obiettivo può essere raggiunto (le relative scelte devono di volta in volta essere affrontate dal Personale politico riccamente retribuito allo scopo e, guarda caso, accompagnato nell’età pensionistica da ricchi assegni); ritengo tuttavia che il costo di questa c.d. equità non può e non deve essere
    sostenuto da chi per svariati decenni ha pagato con il proprio lavoro ” produttivo” (per intenderci quello che genera Pil ) contributi previdenziali che legittimamente ha ritenuto destinati a costituire il proprio assegno pensionistico. Queste persone non hanno fatto altro che rispettare il “patto sociale” e ora si aspettano che la controparte lo rispetti allo stesso modo. Calcolo contributivo, calcolo retributivo, equità intergenerazionale, calo demografico, crisi economica, evasione fiscale, corruzione, guerre, fame nel mondo, riscaldamento del pianeta, ecc. ecc………sono temi che puntualmente vengono tirati in ballo per ingenerare invidia sociale e per mascherare i veri responsabili della deriva di questo Paese.
    Condivido e sottoscrivo quanto affermato da Ermete!

  14. francotomassini

    Sono pienamente d’accordo con Oscar Giannino. Adotterei il metodo proposto da Alberto Brambilla (Corsera 8 ago.2014) di tassazione fortemente progressiva di tutte, indistintamente, le pensioni. Da pochi Euro/mese per le bassissime a molti E/mese per le alte. In tal modo si rispetterebbero l’uguaglianza e la progressività. Franco Tomassini – Genova

  15. Robyn

    In italia il sistema a ripartizione per le pensioni alte e la confusione fra assistenza e previdenza che non sono separate non permettono l’introduzione del reddito minimo garantito perche i giovani che hanno una vita lavorativa discontinua non avranno pensioni al di sopra della decenza e attualmente ci sono pensionati che vivono con 350 uro al mese quando ne servirebbero almeno 1000 attraverso l’integrazione al minimo e l’assistenza anziche essere sulla fiscalità generale e sù una parte e serve per pagare le pensioni a ripartizione.In questo modo se l’assistenza è solo sul costo del lavoro naturalmente questo è più alto.La differenza fra entrate ed uscite dell’Inps deve essere sempre attiva perche l’eccedenza può finanziare asili nido,assegni familiari, bonus bebè,edilizia pubblica.La pretesa di chi ha una pensione ancora con il sistema a ripartizione è pura indifferenza nei confronti di chi subisce gli effetti della crisi e figuriamoci se togliendo 100 euro ad una pensione di 3500 euro non si possa vivere,più che altro è pretendere la difesa di un privilegio

  16. Roland

    @Ermete

    La questione non è se i pensionati come Lei non meritino di ricevere ciò che hanno versato.
    La questione è che la spesa pensionistica italiana è molto elevata, appunto perché la maggior parte di coloro che hanno versato contributi previdenziali (si parla di questo, aggiungere che si versano Irpef, Imu, Iva, ecc., non c’entra) prima della riforma Dini del 1995, ricevono molto di più rispetto a quello che prenderebbero in un regime contributivo.
    Dopo ovviamente, lo Stato può integrare dei contributi assistenziali per coloro che percepiscono pensioni basse. Ma questo è un altro discorso.

  17. Ermete

    Molto interessante, quindi mi pare di capire che molti pensano che si stia parlando di un problema contabile.-
    Vediamo un po: allora io pago SEI milioni di tasse al mese e di queste riferite al conto INPS ce ne sono solo
    quattrocentocinquantamila pagate direttamente da me.- Poi ci sono altre tasse ( IVA, IRPEF, Guadagno del
    datore di lavoro, Contributi previdenziali pagati dal datore di lavoro, contributi sanita’ pagati da me e dal
    datore di lavoro) per un totale di DIECI o DODICI volte il mio tributo diretto all’INPS.-
    La posizione di molte persone e’: non me ne importa un fico secco di quante tasse hai pagato nel corso della
    tua vita, a me interessa adesso farti i conti in tasca, al centesimo, su quanto hai pagato effettivamente all’INPS
    e sulla base di quello, e solo di quello, ti pago la tua pensione.-
    Io invece dico: la pensione che mi viene pagata adesso e’ un “grazie, tieni questo” per TUTTI i sacrifici che io
    ho fatto durante la mia vita lavorativa.-
    Mi dispiace, ma ci dovete stare.- Chi lavora ora deve pagare e mantenere chi lo ha mantenuto prima, e chi ha
    messo l’Italia nella condizione di essere quello che e’ adesso, cosi’ come ho fatto io a suo tempo.-
    Qualcuno dice: basta, ricalcoliamo le pensioni.-
    Allo stesso modo io dico: basta , ricalcoliamo gli stipendi, diminuiamo la quota accantonata per ‘Irpef e
    riferiamola all’INPS? In questo modo i “contabili” saranno paghi; non e’ una bella idea?

  18. Giorgio

    Ermete: “Mi dispiace, ma ci dovete stare. Chi lavora ora deve pagare e mantenere chi lo ha mantenuto prima”
    Sono i conti che non ci stanno più. Se la generazione dei baby boomers voleva essere mantenuta da chi lavora oggi, avrebbe dovuto quanto meno pensare a fare lo stesso numero di figli che hanno fatto i suoi genitori, per mantenere un minimo di equilibriio demografico. Questo senza tener conto della crescita dell’economia, che ovviamente non è la stessa. Nessun “diritto acquisito” è tale se non è sostenibile economicamente. L’unico sistema pensionistico sostenibile è quello che si regge sulle rendite derivanti dai contributi versati. Così funziona in UK e così funziona in Svizzera, dove vivo. Due volte l’anno ricevo un estratto che mi informa della pensione che, prevedibilmente, riceverò a seconda dell’età alla quale cesserò di lavorare. I fondi pensione sono attualmente in forte difficoltà a causa dei tassi d’interesse negativi. Per questo motivo, e per il fatto che in CH ho iniziato tardi a versare i contributi (quelli versati negli anni lavorati in Italia nemmeno li conto, grazie al bel sistema che lei vuol mantenere in piedi) ogni anno faccio versamenti aggiuntivi al secondo pilastro pensionistico, spostando volontariamente parte del mio reddito disponibile attuale verso la rendita pensionistica futura. La consapevolezza di quanto si percepirà in futuro e del meccanismo che tiene in equilibrio il sistema è il primo, necessario passo verso un sistema pensionistico equo e sostenibile anche in Italia. E ci si arriverà, in barba a chi dice “io ho mantenuto quelli prima di me, ora voi mantenete me” infischiandosene di tutto il resto.

  19. Pierluigi

    In totale disaccordo. Lei in campo fiscale sostiene che la retroattività di norme nuove è un latrocinio. Perchè sulle pensioni si schiera su una posizione opposta?
    Il contratto tra il lavoratore e l INPS si chiude per il lavoratore con l’ultimo contributo pagato nell’ultima bista paga. Le sue obbligazioni sono estinte e il relativo processo è iniziato 35/45/ anni prima senza soluzione di continuità. Il fabbisogno di cassa non giustifica interventi di tale genere come non ne giustifica di altri. Inoltre tale fabbisogno molto spesso non è generato da settori lavorativi ai quali si chiedono i sacrifici. Molte gestioni sono in attivo. Per quanto riguarda il problema intergenerazionale non ci si deve fermare solo alle pensioni. Ma a tutte le condizioni migliori socio economiche che quelle future avranno. E’ Complicato.

  20. Paolo

    credo che i commenti del Sig. Ermete siano paradigmatici, il Sig. Ermete è certamente una persona colta che nella propria vita ha raggiunto risultati professionali interessanti MA non ha la fibra morale per comprendere che, come lui, tutti paghiamo l’IRPEF, l’IVA e tutte le altre tasse. Evidentemente al Sig. Ermete sfugge che, a prescidenre dalle minuzie del sistema a ripartizione, LUI viene pagato non in base a quanto ha versato nel corso della sua storia professionale, NOI (che gli paghiamo la pensione), SI. Se la pensione del Sig. Ermete è in linea con quella delle pensioni delle persone della sua generazione, fatto 100 quanto ha versato in contributi, il Sig. Ermete incasserà in pensione 300. Ciò che il Sig. Ermete non ha gli strumenti per vedere è che chi paga la sua pensione (sia attraverso i contributi che attraverso le tasse dato che le pensioni sono talmente sostenibili che senza versamenti dalla fiscalità generale il sistema salterebbe immediatamente) fatti 100 i contributi che pagherà nella propria vita lavorativa, percepirà sotto forma di pensione circa 30. E perchè solo 30? ma perchè i debiti fatti per pagare la pensione del Sig. Ermete qualcuno li dovrà pagare…
    Forse è arrivato il momento in cui si rende necessario spiegare ai vari Sig.ri Ermete di questo mondo che LORO non sono speciali, non hanno una qualche sorta di diritto speciale, ma che sono persone come tutti gli altri, e che sottrare le risorse per vivere a chi lo mantiene non è un comportamento molto bello. Leggere parole offensive, perchè di questo si tratta, come quelle che il Sig. Ermete si permette di scrivere impunemente non è una bella cosa.
    Quello che bisogna spiegare ai pensionati è che esiste una differenza tra ciò che è consentito dalla legge e ciò che è giusto, se vi fosse una legge che “legalizza” il furto dei portafogli nella metropolitana non potremmo esimerci dal giustificare il furto, l’elemento morale non può essere offuscato da un mero legalismo, ciò che il Sig. Ermete pretende di giustificare è una sottrazione di risorse che sarà pur anche lecita in punta di diritto, ma moralmente rimane ripiugnante e ingiustificabile. Il Sig. Ermete rifletta prima di usare certe espressioni

  21. Ermete

    Bene, bravo, approvo incondizionatamnte,-
    Che da oggi si implementi il Sistema Svizzero, senza se e senza ma!!
    Naturalmente per il futuro, non per quelli che hanno cominciato a lavorare negli anni sessanta.-
    E se non va bene il Sistema Svizzero, si dia la stura al sistema Britannico,
    a quello Germanico e/o a quello Sovietico!!
    Sempre per il futuro.- In Italia.- Non in Svizzera:- In Svizzera c’e’ gia’.-
    Naturalmente per permettere a chi non ha mai pagato una cippa di
    continuare a non pagarla.- Alla faccia di quelli che hanno pagato.-
    Viva l’Italia!!

  22. DINO DARIOL

    Concordo èpienamente con Giannino e trovo assai primitiva la posizione della Corte i cui membri non hanno evidentemente la cultura adeguara per queste decisioni

  23. Rosanna

    Ok, evviva, alla fine ci siamo arrivati : guerra, o meglio, disputa fra poveri!!
    Voglio solo sottolineare alcuni semplici punti:
    1) il blocco della perequazione ha riguardato redditi da pensione a partire dalla cospicua (sic!) somma mensile lorda di euro 1.486,29 ( lascio algli esperti contabili/fiscalisti il calcolo dell’assegno netto);
    2) l’equità intergenerazionale non può e non deve, a mio parere, essere realizzata operando la scelta miope (in termini di ritorno economico) e, guarda caso, anticostituzionale di pauperizzare una specifica categoria sociale, nella fattispecie quella dei pensionati;
    3) gli attuali pensionati hanno pagato in tutto l’arco della vita lavorativa i c.d. contributi previdenziali obbligatori (molti di essi hanno pagato ulteriori contributi sotto forma di previdenza complementare) e se le loro pensioni appaiono ad alcuni commentatori smisuratamente alte è necessario sapere che a salari/stipendi medio-alti corrispondono contribuzione medio-alta e assegni pensionistici medio-alti;
    4) probabilmente, questi pensionati così pervicacemente ostinati nel reclamare un tenore di vita almeno pari a quello goduto in età lavorativa, nel corso della loro vita hanno conseguito titoli di studio, si sono formati professionalmente, hanno sudato per ottenere un impiego, si sono impegnati per avere uno straccio di carriera (leggi: qualche aumento di stipendio), hanno avuro dei figli che hanno curato, istruito, sostenuto garantendo loro sanità, scuola, università (leggi: tasse e imposte) hanno avuto o hanno genitori o congiunti anziani a loro volta bisognosi di cure (leggi: totale disinteresse delle istituzioni nei riguardi delle problematiche legate alla terza età).
    Ciò premesso, mi sento di osservare che nessuno sottrae risorse ad altri se quelle risorse rappresentano il frutto di onesto lavoro (leggi: sudore della fronte); ai giovani consiglio di rimboccarsi le maniche (leggi: studiare, imparare le lingue, trasferirsi, essere determinati, sudare, soffrire, ecc.) e non pensare che il proprio destino dipende da quei quattro soldi (calcolo contributivo o calcolo retributivo o forse misto!) che le classi dirigenti passate e presenti riescono a scucire ai pensionati che ovviamente non possono protestare (mica possono scioperare) e magari impegnarsi (diventando essi classe dirigente) ad attuare il necessario progresso culturale ed economico che unicamente può assicurare spazio e risorse ai più giovani (leggi: programmazione economica, progresso scientifico e tecnologico, alleggerimento dell’intervento statale nei vari settori della vita pubblica, meritocrazia, sistema giurisdizionale efficiente e veloce, ecc.).
    Dimenticavo: la generosità non si impone per legge ad una sola categoria sociale inoltre chi desidera dividere il frutto del proprio lavoro o la propria casa con altri può farlo a titolo personale sotto forma di beneficenza (almeno così sembra succeda nei regimi democratici). Grazie.

  24. Ermete

    Egregio sig Paolo:
    “, e che sottrare le risorse per vivere a chi lo mantiene non è un comportamento molto bello”
    E’ un ragionamento interessante.-Seguendo lo stesso filo logico devo supporre che quando lavoravo io,negli anni fra il 60 e il 2000,c’era qualcuno che, parole sue,non mie, ” sottraeva le (mie) risorse per vivere a chi lo manteneva con un comportamento non molto bello”
    Una illuminazione folgorante! Ci voleva Lei per spegarmi questo inghippo, che a me, lo confesso, non era mai venuto in mente:- Chi mi restituira’ il maltolto? Lei? O lo stato?
    E poi: “spiegare ai vari Sig.ri Ermete di questo mondo che LORO non sono speciali”
    Egregio sig.Paolo, noi vari signori Ermete, non siamo speciali; credo invece siano “speciali” i famosi “bamboccioni” (ne conosco qualcuno) con poca voglia di lavorare e di fare la loro parte, per comodita’.-
    Ancora: ” Tutti paghiamo l’Irpef, l ‘ Iva” …. ne e’ proprio sicuro? Mi risulta che attualmente l’Irpef sia pagata dopo gli 8000 euro e che l’evasione sull’IVA sia di circa 30 miliardi di lire all’anno.-
    Per finire “l’elemento morale non puoì essere offuscato da un mero legalismo”.-
    Questo, naturalente, vale solo per me, o vale per tutti? A lei sembra morale imporre tasse alle persone e poi non pagare il dovuto?Le sembra morale chiedere soldi per offrire l’assistenza sanitaria e poi non fornirla e chiedere altri soldi per le cure con la scusa che “lei e’ ricco”? E parliamo dei nostri rappresentati politici, fra i piu’ pagati d’europa, e con pensioni/vitalizi
    maturati in pochi anni.-E’ morale? E le sembra morale mandare in pensione i dipendenti a 65,67 o 70 anni, quando invece
    mi capita di vedere tutti i giorni individui con 70,75 80 e passa anni lavorare tranquillamente in televisione, al governo o nei giornali? Visto che tutto questo viene accettato senza battere ciglio, mi faccia il piacere, accetti il mio “mero legalismo”
    e quello di tutti i “signor Ermete”.-

  25. Robyn

    ermete è vissuto in una fase diversa dove si entrava in un posto e si rimaneva li per tutta la vita magari con la raccomandazione e dove naturalmente c’era la continuità del reddito e dei contributi versati.Le generazioni attuali non hanno una vita lavorativa continua ma discontinua e quindi è discontinuo il versamento dei contributi non calcoliamo poi i lavoratori del sommerso nel mezzogiorno d’Italia a cui non vengono versati i contributi oppure chi per ragioni soggettive ha difficoltà di inserimento.Allora che si fà si dice a questi che dal momento che i contributi sono quelli che sono e che non hanno pagato un bel niente di avrete da fame?In questo modo si fà un ragionamento semplicistico.Non viviamo più nel fordismo

  26. Giorgio§

    @Rosanna. “probabilmente, questi pensionati così pervicacemente ostinati nel reclamare un tenore di vita almeno pari a quello goduto in età lavorativa”. Tenore di vita *almeno* pari a quello goduto in età lavorativa? Gentile signora Rosanna, i documenti che regolamente arrivano dal mio fondo pensione dicono che, se tutto andrà bene, prenderò di pensione poco più della metà di quanto guadagno attualmente, il che significa che se voglio incrementare quella rendita futura dovrò sottrarre qualcosa dal mio reddito attuale per i prossimi anni che mi separano dalla pensione. Quella che lei, ironicamente, pensa sia una pretesa ragionevole, è frutto di promesse insostenibili che ora gravano pesantemente sulle spalle delle generazioni future. Generazioni che, al pari di quelle passate, hanno studiato, si sono formati, lavorano con il sudore della fronte, ma alle quali tocca mantenere un esercito di pensionati con un tenore di vita non correlato ai loro versamenti, e che ovviamente non potranno nemmeno sognarsi quando sarà il loro turno.
    “nessuno sottrae risorse ad altri se quelle risorse rappresentano il frutto di onesto lavoro ” Quelle risorse non sono “frutto” di onesto lavoro, ma di promesse scritte sull’acqua per meri fini elettoralistici. Se fossero davvero “frutto” di lavoro, deriverebbero da versamenti contributivi e non graverebbero su nessuno. Sappiamo bene che non è così, e che per garantire un tenore di vita “almeno pari a quello goduto in età lavorativa” ad alcuni, altri ne avranno meno della metà, se tutto andrà bene.
    Guerra tra poveri? Io parlerei piuttosto di guerra tra privilegiati e discriminati.

  27. Rosanna

    Devo constatare una sorta di fondamentalismo in questa conversazione; spesso si parla e si scrive per appartenenza o per interesse o semplicemente perchè si tende ad idealizzare la realtà e non si vuole ammettere la legittimità e la fondatezza di una tesi diversa dalla nostra!
    Ci tengo a precisare gentile sig. Giorgio che, almeno nel mio caso, i “contributi previdenziali” versati all’Inps da me e dall’Azienda presso la quale ero alle dipendenze sono somme scaturite esclusivamente dal mio lavoro “produttivo” ( ho prodotto utili a beneficio del mio datore di lavoro per circa 38 anni e contribuito a generare Pil a beneficio del Paese) e non hanno mai gravato su nessuno. Diverso il caso di contratti di lavoro di natura pubblicistica ove si è giunti addirittura a non versare la contribuzione trattandosi di partita di giro tra diverse entità della P.A. (vedi dissesto bilancio Inps). Inoltre, quelle che lei definisce “promesse elettorali scritte sull’acqua” rappresentano in realtà il cardine di un “patto sociale” nell’ambito della convivenza civile grazie al quale si garantisce dignità alla vecchiaia e spazio ai giovani, di generazione in generazione. Aggiungo, da ultimo e per venire incontro a Lei e ad altri che vedono nella questione pensionistica il nodo dei destini economici della Nazione, che vedrei di buon occhio l’abolizione tout court delle Pensioni erogate dallo Stato mediante sostituzione del sistema previdenziale nazionale con creazione di Fondi pensione gestiti privatamente con equi criteri finanziari (naturalmente aspetto la restituzione dell’intera mia contribuzione con relativi interessi) magari la finiamo di illuderci e di credere che il nostro destino dipende dalle scelte dei Governi e non dalle nostre forze e dalle nostre capacità!

  28. Paolo

    Caro Sig. Ermete,
    se vuole entro nello specifico delle sue “contestazioni”, no problem, ma c’è quello che gli inglesi chiamano “the elephant in the room” in questo discorso: lei e la sua generazione fatto 100 quanto versato in contributi riceverete 300 sotto forma di pensioni, io e quelli della mia generazione fatto 100 quanto versato in contributi riceveremo 30. Ecco la differenza tra me e lei è che io mi vergognerei profondamente di una situazione del genere, in cui una generazione si è mantenuta a debito, debito che viene poi pagata da chi viene dopo, lei invece pare invocarlo come un sacro diritto inalienabile.
    Vogliamo poi parlare dei tassi di evasione odierni rispetto a quelli di 40 anni fa? le va? o del fatto che quando lavorava lei pagava poco più del 10% di contributi e ora se ne pagano il 33%? sono certo che anche lei, se si sforza di guardare oltre il proprio orticello (che sarà anche legittimo, figuriamoci, ma lo sarebbe anche quello di tanti altri, non lo dimentichi), comprenda che è un problema mica da poco (se a ciò si aggiunge che è aumentata pure l’IRPEF… 43% di IRPEF, 33 % contributi, IMU/TASI, addizionali regionali, ecc, vedrà che alla fine della fiera a lei rimaneva in tasca molto più di quanto rimane a me), ecco questo per dirle caro Sig. Ermete che di bamboccioni in Italia ce ne sono anche tanti coi capelli bianchi…
    Cordialmente
    Paolo

  29. Paolo

    Gentile Sig.ra Rosanna,
    senza polemica, ma si è accorta che (cito le sue stesse parole) il ““patto sociale” nell’ambito della convivenza civile grazie al quale si garantisce dignità alla vecchiaia e spazio ai giovani, di generazione in generazione” non esiste? Io comprendo tante delle cose che lei scrive e apprezzo alcune sue proposte, ma gentile Signora come può parlare di “patto sociale” quando è normale che vengano erogate pensioni pari a 5 o 6 volte i contributi erogati (fonte gli articoli citati su Leoni Blog) quando poi ai “giovani” invece di dignità rimane una piccola frazione di quanto pagato in contributi? Mi pare che sia una semplicissima operazione di trasferimento di risorse, dai giovani ai non giovani, in puri termini numerici mi pare che questa sia una affermazione inconfutabile, ed infatti non mi risulta che vi siano economisti che sostengono tesi diverse. Il problema mi pare proprio che il patto sociale sia saltato, e spero che mi consenta di dire che non mi pare che sia saltato per “colpa” o scelta di chi al momento è in età lavorativa e dovrà lavorare fino a 70 anni per vedersi pagato sotto forma di pensione solo una parte di quanto versato nella propria vita lavorativa sotto forma di contributi. Per semplcificare molto qui ci troviamo di fronte ad intere generazioni che hanno avuto un guadagno molto consistente dal sistema pensionistico, perchè anche chi è stato onesto e ha pagato tutto ciò che andava pagato si vede riconosciuto un multiplo di ciò che ha pagato, a fronte di altre generazioni che subiranno una perdita ingestissima. Questo mi pare il nocciolo del problema.
    Nessuno vuole affamare i pensionati, ma certe affermazioni, alcune anche espresse su questo forum, sono profondamente offensive e servono solamente ad incrementare il rancore di chi si vede sostanzialmente rovinato da questo sistema, che da tantissimo ad alcuni e pochissimo ad altri. Mi schusi se sono franco ma mi pare che la strategia che voi pensionati sembrate adottare, quella cioè della prova di forza “noi ci pappiamo tutto e voi siete dei bambaccioni” non possa portare grandissimi risultati nel medio periodo, per una semplice questione aritmetica: ora “voi” siete in numero sufficiente a consentirvi un potere di indirizzo a quel partito che al momento è al governo (e che rappresenta principalmente pensionati e dipendenti pubblici), un domani quando i perdenti di questo sistema saranno in numero preponderante e anche il Partito Unico al Potere dovrà prenderne atto rischiate di trovarvi con l’estesione del contributivo puro…. nessuno vuole questo, lei potrebbe essere mia mamma o mia zia, non le auguro assolutamente questo, ma è ridicolo pensare che un sistema del genere possa durare, tra l’altro le farei notare la letterina della BCE del 2011, che diceva in materia? i compitini ancora non li abbiamo fatti, ma mica si sono dimenticati, ne stia certa, vedrà che tra breve tornano alla carica. Ecco allora che forse acconsentire a che qualche situazione di privilegio sia mitigata a fronte di una maggiora equità e sostenibilità forse potrebbe essere una scelta lungimirante, non le pare?

  30. Ermete

    Ma insomma…lei veramente crede che lo stato si prenda 100 e poi rimborsi 300?
    Ma dove vive?Nel paese dei balocchi? Se lei ha problemi con chi amministra la cosa pubblica,
    si rivolga a loro, magari metta in piedi una bella causa,- Ma lei lo sa che in Italia la pressione fiscale
    fra tasse dirette, indirette, contributi e tributi vari, si aggira fra il 65 ed il 70 percento? E questo
    per tutti, operai, impiegati o professionisti che siano? E questo non da adesso, ma da sempre!
    Ma li ha letti i conteggi che ho indicati nei miei post precedenti? Cosa crede che siano, una
    barzelletta? sono dati reali, dedotti dai miei cedolini di stipendio del tempo.-
    Ma senti un po’, io ho pagato 100 e incasso 300 !! Non esiste.-

  31. Rosanna

    Gentile Sig. Paolo, lei è giovane e di strada ne deve fara ancora tanta (beato lei!).
    E’ veramente convinto che gli attuali pensionati hanno versato 100 e stanno riscuotendo 300? Dove lo ha letto? Chi lo riferisce?
    Ha provato a leggere il commento del buon sig. Ermete che parla di somme (in lire) guadagnate e restituite nell’anno di grazia 1996?
    Lei veramente pensa che sul pianeta Terra esiste un governo che trattiene 100 e restitusce 300?
    Non le viene il dubbio che non siano i vituperati pensonati Inps, almeno quelli di cui parlo io, i responsabili dello sfascio italiano ?
    Non voglio allargare ulterormente il tema, ma non le viene in mente che il vero problema sia nelle retribuzioni? Lei lo sa ad esempio a quanto ammontava lo stipendio dell’A.D. dellAzienda presso la quale lavoravo io? Glielo dico: pari a 1000 (mille) volte la mia utima retribuzione!
    Lei sa che in Italia da circa 10/15 anni i giovani vengono invitati a integrare la previdenza obbligatoria (Inps) con somme da accantonare contestualmente presso Fondi pensionistici comuni (previdenza complementare) e/o Fondi personali (previdenza individuale FIP) giacchè, questo è certo, l’Inps potra garantire assegni non superiori al 30% delle future ultume retribuzioni?
    Come vede molto dipende da quanto si guadagna! Lei che ritiene privilegiate le pensioni a partire da euro 1400,00 lorde (colpite dal blocco della perequazione) come giudica retribuzioni così elevate?
    Forse, Sig. Paolo, nell’individuazione delle responabilità della deriva italiana lei ha semplicemete sbagliato target e deve imparare a distinguere dove si annidano i veri privilegi.
    Non voglio tediare ulteriormente, ma ci sarebbe da parlare e scrivere per una settimana.
    Le auguro buona vita (di cuore).
    P.s. Non ho mai votato Pd, non sono statale e non sono assitita dallo Stato sotto forma alcuna e sono contrarissima agli attuali orientamenti politici ed economici dell’attuale classe dirigente.

  32. Giorgio

    @Rosanna.
    “Lei veramente pensa che sul pianeta Terra esiste un governo che trattiene 100 e restitusce 300?” Se è per questo, e senza muoversi non solo dal sistema solare ma nemmeno dall’Italia, per anni c’è stato chi ha trattenuto ZERO per restituire N. Avrà sentito parlare, immagino, del “buco” causato dalla fusione Inps Inpdap. Qui uno dei tanti articoli usciti:
    http://www.antigene.org/lo-qstatoq-che-evade-il-versamento-dei-contributi-pensionistici-incorre-nel-reato-di-appropriazione-indebita-ladri.htm
    Al di là del caso specifico, è più che evidente che una simile aberrazione non sarebbe stata nemmeno concepibile con un sistema a contribuzione. Nel sistema a ripartizione, invece, è ovvio che il prelevo del contributo al dipendente statale funzionale a erogare una pensione, sempre da parte di un organo statale, era vista come una fastidiosa partita di giro contabile, che si poteva tranquillamente saltare. Tanto, le pensioni non si pagano in base a quanto versato, ma in base a quanto promesso, prelevandole dai lavoratori attivi.
    Mio padre, dipendente Olivetti, non ebbe modo di percepire una lira di pensione in quanto prematuramente scomparso nel 1991, ma se ci fosse arrivato con le regole allora vigenti, sarebbe stata l’80% della media degli ultimi cinque anni di stipendio. Mi sa dire che razza di criterio è questo? E se negli ultimi cinque anni il suo stipendio fosse cresciuto sensibilmente, giusto per fargli un favore a spese dell’INPS? Come si può pensare di erogare una prestazione patrimoniale vita natural durante in base a parametri che non c’entrano un fico secco con quanto effettivamente versato?
    Signora, lei può fare tutto il benaltrismo che vuole. Saranno scandalosi certi stipendi, le pensioni da 1400 euro lorde non sono certo da nababbi, lo sfascio italiano sicuramente dipende da innumerevoli fattori, ma allargare il discorso solo per spostare l’oggetto della discussione verso i “veri responsabili” non serve a nulla. La realtà è che oggi il mondo delle pensioni è spaccato in due: quelli che la percepiscono in base a parametri arbitrari, finanziate dai contributi dei lavoratori attivi, e quelli che le prenderanno in base ai propri (magri) contributi, ampiamente decurtate dall’aver finanziato i primi. Il resto sono belle parole che non spostano di una virgola il cuore del problema.

  33. Paolo

    Cari Rosanna ed Ermete,
    una domanda: ma voi avete letto con attenzione l’articolo di Giannino che state commentando? Cito: “le pensioni in essere vengono pagate da chi lavora oggi. Vengono pagate da chi non solo non avrà pensioni retributive, in molti casi multiple di 5 o 6 e persino 8 volte rispetto ai contributi versati, ma in molti casi non avrà neanche i requisiti minimi delle minori pensioni contributive”. Non vi aggrada questa cosa? Me ne dispiaccio, ma la realtà non cambia, così come non cambia che per far fronte alle “vostre” pensioni lo stato debba versare importanti risorse all’INPS (l’ultimo anno, 90 miliardi di euro), questo perchè i pur altissimi contributi previdenziali che i lavoratori sono costretti a pagare non sono sufficienti a coprire la lotteria di stato che sono le pensioni erogate (sò anch’io che la minima è poco, anzi, pochissimo, ma la minima la prende solo chi i contributi non li ha mai versati…).
    Vedete io riconosco che vi siano privilegi più odiosi delle pensioni, però ritorno su un dato numerico: 90 miliardi, questo ci costano in fiscalità generale le pensioni ogni anno. Allora capisco che sia impossibile garantire ad ognuno una pensione pari ai contributi versati, va benissimo, ma le sperequazioni attuali non possono essere negate, attualmente le pensioni sono la voce “improduttiva” più gravosa sul bilancio statale.
    E carissimi Rosanna ed Ermete, visto che confutate i miei dati vi invito a una riflessione: se i miei dati sono falsi, voi sareste disposti a rinunciare alla pensione calcolata con il metodo retributivo per sostituirla con una pensione calcolata con il metodo contributivo? Perchè di questo si tratta cari signori, non stiamo parlando di altro, certo ci sono tanti che hanno rubato ma la pratica del benaltrismo non può cancellare la triste realtà, e cioè che “voi” prendete molto più di quanto avete dato. Non è colpa vostra (inteso di Rosanna ed Ermete) dite? perfetto, vi credo, non metto in dubbio questa cosa, ma che voi mettiate in dubbio la sostanza della questione, e cioè che “voi” avete arraffato tutto l’arraffabile e avete lasciato dietro di voi solo debiti è un fatto incontestabile.
    Saluti

  34. gianni

    C’è un problema di fondo: l’equità intergenerazionale può essere perseguita solo da un governo che si ponga obiettivi a medio – lungo termine, non certo da una classe politica e dirigenziale il cui orizzonte temporale è posto, nella migliore delle ipotesi, da qui a due anni.

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