La Corte costituzionale e le liberalizzazioni: ipse dixit
La Corte costituzionale ha avviato l’anno con una sentenza (n. 8/2013) molto significativa nella quale, con una chiarezza forse finora mai così esplicita, prende posizione nel dibattito relativo alle virtù della concorrenza sostenendo chiaramente la liberalizzazione delle attività economiche come strumento di crescita del paese.
Nell’inverno dell’anno scorso, entrava in vigore il decreto “cresciItalia” (decreto legge n. 1/2012) che si apriva con un articolo destinato a dare un nuovo impulso al principio di libera iniziativa economica, dal momento che prevede l’abrogazione delle norme che pongono limiti, programmi e controlli all’iniziativa economica privata incompatibili o irragionevoli o non proporzionati rispetto alle esigenze di tutela dei valori costituzionali, incidendo sulla libertà e sulla parità di trattamento tra operatori presenti e futuri.
Tale articolo ha lo scopo di conferire alla libertà di iniziativa economica un senso più pieno e coerente con l’art. 41 Cost., rendendo possibili i soli limiti compatibili e proporzionali alle esigenze di tutela di altri valori costituzionali, come, ad esempio, salute e sicurezza. A tal proposito, si prevede che tanto più gli ordinamenti territoriali si adegueranno a queste nuove regole tanto più , a decorrere dall’anno 2013, saranno considerate “virtuosi” ai fini del rispetto del patto di stabilità interno.
Contro la previsione di un legame tra snellimento degli oneri gravanti sulle attività economiche e virtuosità nella gestione della spesa sono ricorse alcune regioni, contestando che il parametro della virtuosità sarebbe utilizzato dal legislatore statale al di là dello scopo per il quale è stato previsto, ossia il coordinamento della finanza pubblica. Ad avviso della Toscana, «l’istituto della virtuosità, nato nell’ambito del contenimento e razionalizzazione della spesa pubblica, nel caso in esame diviene uno strumento di “coartazione” della volontà delle Regioni, che prescinde totalmente dalle finalità di coordinamento della finanza pubblica […] in tal modo realizzandosi una surrettizia ed inammissibile ingerenza dello Stato nella sfera delle attribuzioni legislative regionali, sia concorrenti che esclusive»
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In effetti, il raccorto tra attuazione dei principi di razionalizzazione delle attività economiche e implicazioni di natura finanziaria a carico delle autonomie locali rappresenta il principale elemento di novità nel tentativo di adeguare l’attività e le decisioni degli enti territoriali a una maggiore apertura ai mercati, già avviato con il decreto legge 138/2011.
Per la prima volta, infatti, il legislatore statale richiede agli enti territoriali un adeguamento al principio della libera iniziativa economica a pena di essere inseriti nella classe degli enti meno virtuosi, con conseguenze sotto il profilo dei vincoli di finanza pubblica (per esempio, riduzione dei trasferimenti o maggiori oneri nella realizzazione degli obiettivi previsti dal patto di stabilità).
Le regioni hanno contestato che l’attività di razionalizzazione della regolazione economica non sia attinente alla gestione della finanza pubblica, e che quindi non sia ravvisabile, in sostanza, un nesso causale tra la prima e la seconda.
La Corte costituzionale, invece, ha dichiarato in maniera assai esplicita che tra le due attività corre un legame evidente, poiché, dal momento che le politiche di liberalizzazione sono prodromiche alla crescita economica, esse sostengono l’economia nazionale con ricadute positive non solo sull’aumento del Pil, ma anche, conseguentemente, sull’aumento del gettito tributario e quindi sulla riduzione del disavanzo della finanza pubblica. Considerando, inoltre, che Pil e debito sono le stelle polari del rispetto dei parametri europei di finanza pubblica, il contributo che gli enti locali possono dare, attraverso la razionalizzazione degli oneri delle attività economiche, all’aumento del primo e alla diminuzione del secondo è auspicabile anche in vista degli impegni presi come Stato membro dell’Unione europea.
Vale la pena riportare un brano della sentenza, forse il più significativo:
“Non è difficile cogliere la ratio del legame tracciato dal legislatore fra le politiche economiche di liberalizzazione, intesa come razionalizzazione della regolazione, e le implicazioni finanziarie delle stesse. Secondo l’impostazione di fondo della normativa – ispirata a quelle evidenze economiche empiriche che individuano una significativa relazione fra liberalizzazioni e crescita economica, su cui poggiano anche molti interventi delle istituzioni europee – è ragionevole ritenere che le politiche economiche volte ad alleggerire la regolazione, liberandola dagli oneri inutili e sproporzionati, perseguano lo scopo di sostenere lo sviluppo dell’economia nazionale. Questa relazione tra liberalizzazione e crescita economica appare ulteriormente rilevante in quanto, da un lato, la crescita economica è uno dei fattori che può contribuire all’aumento del gettito tributario, che, a sua volta, concorre alla riduzione del disavanzo della finanza pubblica; dall’altro, non si può trascurare il fatto che il Patto europeo di stabilità e crescita – che è alla base del Patto di stabilità interno – esige il rispetto di alcuni indici che mettono in relazione il prodotto interno lordo, solitamente preso a riferimento quale misura della crescita economica di un Paese, con il debito delle amministrazioni pubbliche e con il deficit pubblico. Il rispetto di tali indici può essere raggiunto, sia attraverso la crescita del prodotto interno lordo, sia attraverso il contenimento e la riduzione del debito delle amministrazioni pubbliche e del deficit pubblico. In questa prospettiva, è ragionevole che la norma impugnata consenta di valutare l’adeguamento di ciascun ente territoriale ai principi della razionalizzazione della regolazione, anche al fine di stabilire le modalità con cui questo debba partecipare al risanamento della finanza pubblica. L’attuazione di politiche economiche locali e regionali volte alla liberalizzazione ordinata e ragionevole e allo sviluppo dei mercati, infatti, produce dei riflessi sul piano nazionale, sia quanto alla crescita, sia quanto alle entrate tributarie, sia, infine, quanto al rispetto delle condizioni dettate dal Patto europeo di stabilità e crescita.”
Mentre buona parte della dottrina, della classe politica e dell’opinione pubblica ancora si domanda se lo Stato debba attuare politiche economiche anticicliche, riesumando gli errori di Keynes; critica la zoppa riforma relativa all’introduzione dell’equilibrio di bilancio in Costituzione come impeditiva di spese in disavanzo; chiede la gestione pubblica e la nazionalizzazione di comparti strategici dell’economia, la Corte costituzionale sembra dare un segnale chiaro e preciso, forse mai così preciso, che la concorrenza fa bene non solo al portafoglio privato, ma anche al bilancio pubblico.
beh, ho riso parecchio.
si discute di liberalizzazione tra chi?
tra stato e regioni, con l’intermezzo della corte costituzionale.
anche keynes sta ridendo. lo so.
Stronzate a ruota libera. Come il 99% di quello che dicono gli economisti. Che del resto non ne azzeccano una. Non hanno mai salvato il mondo, anzi. E il caro Giannino ne segue le orme come il blog che tutti sanno a quale fondazione e interessi è legato. Oscar, trovati un lavoro vero, se ci riesci. In Parlamento non ti mandiamo
Dimostra proprio come la deregolamentazione del mercato porta ad una CONCENTRAZIONE DITTATORIALE DEI POTERI non solo a livello economico – si arricchiscono solo i grandi concessionari – ma anche a LIVELLO DEMOCRATICO ISTITUZIONALE. Non era mai accaduto nella storia di Italia che la Corte Costituzionale entrasse nel merito di una teoria economica per ESAUTORARE gli enti locali del loro potere, al di là della efficacia del provvedimento economico in sè. ALLA FINE DEL CICLO, IL MONOPOLIO DI GRANDE DISTRIBUZIONE E FINANZA SI ESPRIME ATTRAVERSO UNA DITTATURA POLITICA.
Bravo sig. Paolo: solo che anche lei è economista: scrive economizzando l’ uso dei neuroni.
Oligopoli, questa è la parola magica. Questa è la parola che racciude il concetto espresso da andrea inzaghi al commento #3. Concentrazione di intere fette di mercato in mano a pochi “danarosi” industriali nostrani o multinazionali o corporation. E questo per il bene di chi? Dell’utente finale? No, questa è la fantasia con la quale si “comprano” i Vostri cervelli nei primi 2 anni, poi……e si sa i prezzi salgono, i costi aumentano e poi non potrò mica licenziare….Stato un aiutino?” Vi dice niente? Per ora il Governo tecnico ha incominciato con gli aeroporti (2 giorni fa) “ragalandoli” definitivamente ai privati che festeggiano l’applicazione del nuovo piano tariffario approvato dal governo sempre sotto Natale. I privati, come detto festeggiano, gli utenti finali un po meno!!! Anche il liberismo è causa di questa crisi e non è sicuramente la panacea per la soluzione dei problemi di questo Paese.
Che tristezza!
C’e’ qualcuno che perde ancora tempo ad analizzare quello che dicono e scrivono i supremi giudici….
Già fanno il loro lavoro male e in ritardo e in modo del tutto di parte quando si tratta di principi abbastanza chiari (es. Stato di Diritto). Figuriamoci quando parlano di meccanismi complessi e politicizzabili come l’economia. Quando li paghiamo al giorno per scrivere queste banalità’/puttanate ?
Liberalizzazioni………tra tutte le incompiute..”il Sole 24 Ore”il27/01/2013 ha scritto che le Ferrovie Olandesi avevano gia’ anticiopato 148 milioni di Euro per assicurarsi la Convenzione per operare sulla tratta Bruxelles/Amsterdam…!sono mesi che sto’ chiedendo atutto il mondo quanto ha pagato NTV e a chi!!?nessuno ha una risposta?!
grazie.
Scusate ma questa sentenza l’hanno scritta prima del trattato di Mastrich? Perchè è perfettamente calzante per quel periodo, non l’attuale. Se queste sentenze le pronunciassero in presenza dei commercianti ed artigiani, non so che reazioni ci sarebbero. Forse sfugge un dettaglio, se notate la composizione del numero dei giudici e le stesse nomine,Vi rendete conto che la sentenza è più politica che pratica.
Gli ultimi due trattati nell’UE (MES o fondo salvastati e il TSCG o fiscal compact) ci obbligano a seguire pedissequamente gli ordini della Commissione Europea(organo non elettivo ma indicato dai governi degli stati membri). Saremo sempre più spettatori, atteso che è fallita la CE(comunità europea con il trattato di Roma 1957), è fallita l’UE(l’unione europea con il trattato di Mastrich 1992), è fallito il tentativo di dare una Costituzione degli Stati Uniti d’Europa(con il trattato di Lisbona del 2007).
@ALESSIO DI MICHELE
finalmente una ventata d’aria fresca 😀
grazie per la risata.
cordialissimamente
Gianfranco.
@Paolo
Paolo sei un grande!..condivido al 100%
Deregulation e “liberalizzazioni” sono il mantra ideologico del Grande Capitale.
Un bel “randello” da battere sulla testa di lavoratori dipendenti, partite iva (spesso fittizie) e piccole imprese x giustificare ulteriore “torchiatura” e svalutazione del lavoro.
In ogni caso questo pronunciamento della Corte Costituzionale non dice nulla di nuovo o “rivoluzionario”.
@Luciano
Grande Compagno!!!!!!!!
Allora che si dice in zona Monte Paschi? Come funziona da quelle parti “il Grande Capitale”? Qual è il mantra?
Te lo dico qual è il mantra: rubare a me per mettere un po’ nelle mie tasche e il resto in quelle di chi mi vota. Questa è la falce e martello, Compagno Luciano, questo è lo Stato che voi difendete coi denti.
Quello Stato che non fa altro che continuare a derubarvi e far finta di farlo per il vostro bene.
Ma di fronte a tanto scempio, quando le cifre che leggete come frutto della rapina sono nell’ordine di MILIONI DEI VOSTRI STIPENDI, come fate ancora a difenderli?
Io capisco i complici, compagno, ma non le vittime.
Uscite da questa sindrome di Stoccolma, incazzatevi porca miseria.
Se non è Bakunin, se non è Rothbard, almeno che sia Marx, per Diana!
Attenzione ragazzi (son vecchietto e se qualcuno di voi è pure vecchietto gli farà senz’altro piacere sentisi dare del ragazzo)!
L’interpretazione della Corte Costituzionale non cambia certo l’illiberalità diffusa nel nostro Paese, ma pone un limite a certe derive. Infatti è stata proprio la rossa Regione Toscana a sollevare la questione per non dover rinunciare nemmeno a delle briciole di autonomia burocratica. La burocrazia regionale è usata allo scopo di condizionare e controllare l’intera economia sul territorio. Non lo fanno solo le Regioni rosse, ma quelle rosse lo fanno di più e volentieri.
Insomma, in questo Paese(?) ci si riempie la bocca di federalismo senza sapere neppure lontanamente che cosa sia. Si applicano stili di gestione del potere locale tipicamente medioevali, in cui ogni signorotto era usa applicare proprie regole e balzelli per controllare meglio il proprio territorio ed evitare che i propri servi della gleba barattassero qualcosa con quelli confinanti senza passare da lui.
@Marco Tizzi
Nazionalizzare MPS..lo dice anche Giannino!
@Luciano
Non si nasconda dietro a chi gentilmente ci ospita, ma che è altrove impegnatoe non può leggere.
Mi risponda!
Come fate a scandalizzarvi di fronte ai ladri di polli e poi a farvi rubare MILIARDI, M-I-L-I-A-R-D-I di euro dai VOSTRI, da chi avete sempre votato e venerato e stare zitti? Come fate a non incazzarvi?
E’ sindrome di Stoccolma, compagno Lucianovic.
Avete dimenticato i vostri valori per inseguire un’ideologia statalista che nemmeno i vostri padri intellettuali immaginavano potesse cadere così in basso.
Rinsavite e ribellatevi! Dimenticate D’Alema e riprendetevi Marx!!
Totalmente d’accordo@Marco Tizzi
@Luciano
quindi mi dica: non voterò PD perché sono una banda di ladri 😀
@Marco Tizzi
..compagno Tizzi da molto tempo non voto PD! 🙂
Caro Paolo, quando ti riferisci a stronzate a ruota libera..se sei in grado di farlo..prova ad argomentare…non tanto per dimostrare a tutti che sai quello che dici….ma per permettere a qualcun’altro di poter rispondere a qualcosa..e non alle solite sciocchezza….è finito il tempo dei commenti fumosi..se hai da dire..dillo…soprattutto quando parli di altri…..che misera Italia…dobbiamo far rinascere!!
Elegantissimo….non sapevi che la politica si fa in europa? non sapevi che solo l’Italia manda le “pippe” a spurgare al nord..e tiene le “menti” in Italia?…..se prendiamo ordini..è perchè nessuno dice..” scusi, un attimo, non aveve visto..che….”. Il disastro è servito.
@Luciano
Ma votare SEL non vale però! E’ come votare Fratelli d’Italia (ebbene sì, esiste) e dire di non aver nulla a che fare con Berlusconi!
@Marco Tizzi
Le mie intenzioni di voto sono orientate più a sinistra; quali le sue, signor Tizzi?
Chiudo con un saluto e una citazione, credo adeguata ai tempi.
“Cos’è l’effrazione di una banca di fronte alla fondazione di una banca?”
B. Brecht. (L’Opera da tre soldi)
Sig.ra Sileoni,
La ringrazio sinceramente dell’ottimo articolo.
Nel merito dei commenti che vedo postati prima di questo mio non entro più di tanto, come al solito mi trovo a condividere ciò che scrive Marco Tizzi 🙂
Mi sforzo di entrare nel merito, per non perdere una buona occasione per una discussione interessante.
L’art.1 del decreto 1/2012 è stato notato pochissimo o nulla dalla maggioranza degli itagliani.
Perchè?
A mio parere perchè è un problema di mentalità: la mentalità del suddito.
I Cittadini dovrebbero capire che il principio di autorità è un inganno alla base del meccanismo con cui sono stati trasformati in sudditi.
La maggioranza degli itagliani, in quanto sudditi, non è consapevole dei diritti di cui dovrebbe godere, anche per questo non è in grado di decifrare e comprendere l’importanza economica dell’art.1 del decreto 1/2012.
Mi voglio sforzare di essere concreto e per questo faccio un esempio.
ESEMPIO
Sono in Lombardia.
Sono proprietario di un terreno.
Ho necessità, per la mia attività di impresa, di costruire un ufficio.
Il PGT (= Piano di Governo del Territorio, per chi è fuori dalla Lombardia, qui oggi si chiamano così i vecchi PRG = Piani Regolatori Generali) del comune dove ho questa necessità prevede per questo terreno un destinazione urbanistica che mi impedisce di costruire il mio ufficio, ma potrei dire (cfr art.1 del decreto 1/2012) mi impedisce “l’avvio di nuove attività economiche”.
Orbene, come procedo?
Prima del decreto 1/2012 cosa avrei dovuto fare?
Escludo i casi di intrallazzo che non sono pertinenti, mi attengo alle procedure di legge.
Per semplicità suppongo, in questo esempio, che non mi troverò a dialogare con una amministrazione ideologicamente contraria a qualsiasi modifica dello strumento urbanistico, anche se questa è la quasi totalità dei casi nei comuni di mia conoscenza.
Dovevo chiedere una variante al PGT ai sensi dell’art.13 della legge regionale 12/2005 (legge considerata già moderna).
Una variante al PGT è un atto pubblico che modifica il PGT con una votazione del Consiglio Comunale.
Per deliberare una variante serve il consenso politico del decisore pubblico, come minimo bisogna convincere l’assessore all’urbanistica (ed i suoi uffici) ed il sindaco; i quali poi porteranno la decisione alla ratifica del Consiglio Comunale (sto dando per scontato che assessore e sindaco siano in grado di convincere loro il resto della maggioranza del consiglio comunale, potrebbe non essere così, ma semplifico).
Per ottenere il consenso del decisore pubblico bisogna lavorare con il comune per giungere ad un accordo che convinca l’amministrazione che ha un interesse a decidere una variante a favore del mio progetto: tipicamente devo dare al comune qualcosa in termini di opere o denaro (edilizia contrattata)…ed i miei costi sono già saliti prima ancora di cominciare (+tempo +opere +denaro mio per il comune, etc)
Ma ipotizzo che sono bravo e alla fine convinco l’amministrazione, trovo l’accordo preliminare, finalmente arrivo alla votazione di Consiglio Comunale che approva la modifica al PGT che mi permetterà di operare.
Ad essere davvero bravi, avere il tempo e le risorse aggiuntive, questo iter, ottimisticamente, richiede molti mesi, più realisticamente richiede anni.
Ma ricordiamoci da dove siamo partiti:
“ho necessità, per la mia attività di impresa, di costruire un ufficio.”, che implica, per chiunque capisca di cosa stiamo parlando che non posso aspettare anni…
Risultato: normalmente non si parte nemmeno con la trafila appena descritta.
Nella migliore delle ipotesi si va a cercare un terreno (ammesso che ci sia) con la destinazione urbanistica adeguata, il che comporta degli svantaggi immediatamente percepibili che non sto ad elencare.
Dopo il decreto 1/2012 cosa dovrei fare?
Cito il decreto 1/2012:
“omissis…SONO ABROGATE, dalla data di entrata in vigore dei decreti di cui al comma 3 del presente articolo e secondo le previsioni del presente articolo:
a) le norme che prevedono limiti numerici, autorizzazioni, licenze, nulla osta o preventivi atti di assenso dell’amministrazione comunque denominati per l’avvio di un’attivita’ economica non giustificati da un interesse generale, costituzionalmente rilevante e compatibile con l’ordinamento comunitario nel rispetto del principio di proporzionalita’;
b) le norme che pongono divieti e restrizioni alle attivita’ economiche non adeguati o non proporzionati alle finalita’ pubbliche perseguite, NONCHE’ LE DISPOSIZIONI DI PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE o temporale autoritativa con prevalente finalita’ economica o prevalente contenuto economico, che pongono limiti, programmi e controlli non ragionevoli, ovvero non adeguati ovvero non proporzionati rispetto alle finalita’ pubbliche dichiarate e che in particolare impediscono, condizionano o ritardano l’avvio di nuove attivita’ economiche o l’ingresso di nuovi operatori economici ponendo un trattamento differenziato rispetto agli operatori gia’ presenti sul mercato, operanti in contesti e condizioni analoghi, ovvero impediscono, limitano o condizionano l’offerta di prodotti e servizi al consumatore, nel tempo nello spazio o nelle modalita’, ovvero alterano le condizioni di piena concorrenza fra gli operatori economici oppure limitano o condizionano le tutele dei consumatori nei loro confronti.”
Che significa che il PGT è abrogato laddove contrasta con l’attività economica!
Che significa che sul mio terreno, per finalità di attività economica, sono nuovamente titolare dello jus aedificandi (che per chi mastica un poco di diritto amministrativo è una rivoluzione epocale).
Che significa che OGGI STESSO, SENZA dover contrattare alcunché con chicchessia COMINCIO a costruire il mio ufficio.
I miei costi sono ridotti al minimo indispensabile: perchè non perdo tempo (mesi o anni), non devo dare nessuna contropartita al comune, non mi allontano dal luogo dove già opero, non devo acquistare terreni altrove.
In sostanza: parto subito a costi minimi e controllabili da me; ho possibilità di essere competitivo sui tempi e sui costi dell’investimento.
Inoltre, per il comune che non si fosse adeguato al dettato del decreto 1/2012, cito:
“4. I Comuni, le Province, le Citta’ metropolitane e le Regioni si adeguano ai principi e alle regole di cui ai commi 1, 2 e 3 entro il 31 dicembre 2012, fermi restando i poteri sostituitivi dello Stato ai sensi dell’articolo 120 della Costituzione. A decorrere dall’anno 2013, il predetto adeguamento costituisce elemento di valutazione della virtuosita’ degli stessi enti…omissis”
tradotto: la martellata sui denti per una volta nella vita, non la prende il Cittadino, ma l’ente….musica per le mie orecchie.
Qualcuno che legge comprende la portata del mio esempio?
Comprende che veramente nell’art.1 del decreto 1/2012 ci sono libertà che non ci sono mai state in itaglia?
Comprende che con l’art.1 i Cittadini potrebbero ricominciare a crescere?…i sudditi no
Sig.ra Sileoni, gradirei un suo commento.
Salut a tucc.
AlxGmb
@Luciano
Alla fine temo che non andrò nemmeno questa volta. E’ l’unica scelta coerente.
@AlxGmb
Capito molto meglio adesso, grazie Alex 🙂
@Luciano
Chi sarebbe la Sinistra? Il Partito dei Magistrati, che più o meno viaggiano sui diecimila al mese pagati dai morti di fame?
@AlxGmb
Ben detto, ma attenzione: se lo Stato centrale si sostituisce alle Regioni, ma non cambia la mentalità e non cessano le interferenze, il risultato per il cittadino è solo un trasferimento di potere dal proprio Comune e Capoluogo di regione a Roma. Inoltre rimangono le possibili interferenze di Enti vari e dei TAR.
Fuori da Lombardia e Veneto il livello di interferenza è ancora peggiore.
In compenso in Italia si può costruire come non si dovrebbe (legislazione antisismica tuttora inadeguata e mancanza di controlli in fase di costruzione) e dove non si potrebbe (esposizione al rischio idrogeologico e vulcanico, quest’ultimo molto sottovalutato). Tanto bastano un po’ di amicizie ed arriva la variante senza intoppi!
@Francesco_P
Egregio Francesco_P,
l’Art.1 del decreto 1/2012 è legge dello stato, quello che io descrivo è un iter oggi legale; sto dicendo che SI PUO’ FARE!
Qualcuno è in grado di smentirmi? La mia è una interpretazione faziosa del testo di legge?
La sentenza della Corte Costituzionale commentata dalla dott.ssa Sileoni è nel solco dell’interpretazione che do io.
Perchè nel mio esempio:
PRIMA dell’art.1 di fatto l’iniziativa economica NON scatta
DOPO parte immediatamente, ossia si intraprende, ossia si crea lavoro e ricchezza con il rischio di impresa e con ciò che questo rischio comporta, ma è l’unico modo reale di creare ricchezza.
L’art1 del decreto 1/2012 è l’unico intervento che io riconosco come positivo nell’azione del governo Monti.
In quest’anno passato io non ho trovato praticamente nessuno, ad esclusione della dott.ssa Sileoni e di un paio di articoli di Mingardi, oltre al sottoscritto (che conta come il 2 di picche a briscola), che commentassero l’art.1 nella mia ottica.
Scopro con la sentenza che la regione Toscana ci ha pensato e ha fatto ricorso: significa che ho ragione, perchè la Toscana ha preso torto.
Fuori dalla Lombardia e anche peggio: lo so, è un problema.
L’art.1 non significa che ciascuno fa quello che vuole, male e fregandosene dell’ambiente, della sicurezza e del paesaggio etc.
Il rispetto delle normative antisismiche rientra nelle normative di sicurezza e in quel quadro normativo costituzionalmente protetto.
Per le amicizie che bastano per…lo scrivevo nel mio commento sopra: “Escludo i casi di intrallazzo”.
E i casi di intrallazzo ci sono in tutti i comuni, province e regioni. E’ noto che in Lombardia si scrive “mattone” ma si legge “CL”, probabilmente in Toscana si legge in altro modo.
Il punto è che secondo il mio esempio il comune RESTA TAGLIATO FUORI perchè la sentenza riconosce che fare impresa è interesse nazionale direttamente collegato ai problemi di finanza pubblica…fanculoicomuni, mi son spiegato?
Salut a tucc
AleGmb
@AlxGmb
mi dispiace contraddirla anche perchè lei mi sembra sufficientemente ferato in materia, ma si è dimenticato la piccola postilla: “Salvo i diritti di terzi” e qui casca l’asino.
S’immagina se un qualsiasi cittadino intraprende una causa civile nei suoi confronti perchè ritiene di essere stato precedentemente danneggiato da una qualsiasi di quelle amministrazioni pubbliche da lei elencate?
E se trova un giudice che interpreta la norma cosa succede?
E’ notorio che la magistratura è solita interpretare le leggi anzichè farle applicare, senza arrivare alla corte costituzionale.
Nel mio caso, dopo 17 anni, non ho ancora potuto godere di una sentenza di primo grado, sebbene dovrebbe essere stata emessa entro i 4 anni previsti dalla legge(la legge de chi?), ma se prevediamo gli stessi tempi per gli altri gradi di giudizio ci vorranno almeno 60 anni, dal momento che non esiste la prescrizione.
Tanto le dovevo.
@Luciano
non può essere diversamente quindi la sua affermazione è retorica oltre che pletorica: La destra non esiste!.
@Marco Tizzi
ce n’è voluto ma alla fine…..
@Francesco_P
chi non mette la mano sul fuoco difficilmente condivide la sua affermazione.
Quanto la capisco!!!!!!!!!!!
In questo settore la Lombardia ed il Veneto rappresentano un angolo di Paradiso Terrestre, lascio all’immaginazione di ognuno comporsi la realtà vigente nelle altre regioni.
A disposizione ho tutti gli atti dei procedimenti civili che ho intrapreso o di cui sono stato consorte e li ci si può sincerare sulla competenza e preparzione dell’organo giudicante.
Non credo di essere stato vessato dalla malasorte imbattendomi nei magistrati meno preparati, perchè ho letto anche gli atti di miei conoscenti, che ripetevano pari pari i miei, come in una sorte di Bignami.
@Giorgio Andretta
Salve Sig. Giorgio Andreatta, non sono sicuro di aver capito la sua osservazione.
Se il rapporto con i terzi fosse diretto tra me ed i terzi (come dovrebbe essere):
i diritti di terzi restano, non sono abrogati. Nel mio esempio, e nella mia esperienza, i diritti di terzi non sono mai un grosso problema, si risolvono con un accordo tra le parti, una transazione, fino anche nella decisione di modificare il progetto se lede i diritti di terzi. I terzi in questione poi non sono mica l’universo intero, ma tipicamente i vicini, ossia, tipicamente, dei privati Cittadini o delle aziende confinanti, ossia interlocutori sullo stesso mio piano, senza l’autorità dell’ente pubblico con tutto il devastante potere che gliene deriva per far salire i costi (i miei) e dilazionare all’infinito i tempi.
Se il rapporto con i terzi avviene per tramite del comune (i terzi vanno in comune a lamentarsi della mia iniziativa – forse questo lei intendeva) allora, nel quadro normativo come da me descritto, si sentiranno dire che il comune non ha autorità ad intervenire, che devono contattare me direttamente e ritorniamo al caso precedente.
La legge prevede che i vicini possano visionare il progetto e fare le loro osservazioni, proprio per salvaguardare i loro diritti.
Quindi in effetti, non vedo come i diritti di terzi possano interferire con la descrizione dell’iter nel mio esempio. In altre parole, il problema dei diritti di terzi esiste ed esisteva anche prima del decreto 1/2012.
Io segnalo che con il decreto 1/2012 rafforzato dalla sentenza 8/2013 l’ente pubblico si vede ridimensionato nel suo potere di interdizione e di pianificazione centralizzata…mi sembra una buona notizia.
Salut a tucc
AlxGmb
@Giorgio Andretta
Ammetto che Grillo che da le coordinate per i tuareg che volessero vendicarsi mi scalda il cuore, ma poi dice che ci vuole più Stato per tutto…
Niente, farò da spettatore anche ‘sta volta.
@AlxGmb
sono d’accordo, in linea di massima, che i provvedimenti adottati recentemente e da lei indicati vadano nel senso della semplificazione, ma li ritengo inutili se non inseriti in un più ampio quadro di ristrutturazione di tutte le norme che regolano la materia.
Qui mi fermo perchè lei ha rilasciato la sua opinione io le ho risposto e lei ha controreplicato, ritengo questo spazio inidoneo per trattare ampiamente l’argomento.
Come già da me dichiarato probabilmente il mio karma è negativo e tutto mi è andato di traverso, oppure sono un incapace e non ho saputo trattare con i “terzi”, le auguro le migliori soluzioni.
@Marco Tizzi
non sono affatto favorevole al voto e lei ne è a conoscenza, ritengo il programma del M5S totalmente insufficiente ed inadeguato anche perchè la situazione sociale è totalmente incancrenita, non ho trovato nessun accenno sullo spoiling system, quindi non ho ben chiaro come intenda comportarsi con l’elefantiaca burocrazia e con i fancazzisti che la manovrano, magistratura in primis, mi sembra che il recente caso F.Corona ne sia un esempio eclattante, oppure quello dei “Serenissimi”.
Poi non mi è altrettanto chiaro come intenda relazionarsi con l’invasore yankee ed i relativi presidi, senza parlare dell’ultima boutade come :il reddito di cittadinanza mutuato dal progetto antropocratico, solo che in questo è chiaramente espresso come eventualmente sarebbe finanziato, mentre il Beppun si affida al cappello.
Dilettanti allo sbaraglio.
@Giorgio Andretta
Concordo. Il beppone va benissimo come comico, è sempre una goduria, ma nel concreto le proposte sono quanto meno risibili (ad essere buoni).
La storia del reddito di cittadinanza è solo l’ultima di una lunghissima serie di minchiate economiche e politiche. Non perché sia sbagliato in se – con mille se e mille ma sono anche d’accordo e capisco quale sia la sua logica nel sistema antropocratico – ma perché è buttato lì in un modo che Berlusconi “je fa ‘na pippa” per dirla in francese.
Penso – ma qui vado ad intuito – che l’idea del finanziamento sia “stampa che ti passa” come propone il sig. Barnard e i suoi folli amici della MMT che ogni tanto passano dal blog di Grillo.
D’altra parte chi segue – come io faccio da tempo – il blog di Grillo non potrà non aver notato che il signor comico inneggia all’Argentina come un esempio da seguire. Si sappia che a Buenos Aires l’inflazione reale è al 30%.
@Marco Tizzi
spesso dal riso si passa al pianto, non riesco a capire come mai la Ferrari di F1 alla galleria del vento è vincente, quando la scendono in pista il risultato è alquanto diverso. Cipria=Montezemolo, dovrebbe consultarsi con il Beppe nazionale, non si sa mai!!!!
Direi che il coro ha ragione.
Così come la Corte Costituzionale ha cancellato la Costituzione,
il Sistema Giuridico ha esautorato la Corte Costituzionale.
Ed il sistema Giudiziario, ha ucciso quello Giuridico.
CONCLUSIONE: se, come insegna Hayek, “un mercato è un sistema giuridico”, non abbiamo alcuna speranza. O NO?
Io, una soluzione ve la propongo. Poi, fate voi.
Si chiama “il metodo del vaccino”.
Un sistema (Italia) ha una malattia incurabile: le proprie istituzioni.
Un pezzettino (l’isola d’Elba? La provincia di Caltanissetta? Che ne so . . . ) viene iniettato col vaccino: una costituzione perfetta. Oppure, almeno una che funzioni. Quella Svizzera, ad esempio. O, se vogliamo utilizzare l’esempio delle ex. tigri asiatiche (vedi sotto): quella Inglese.
Ovviamente, ciò presuppone anche una sovranità monetaria. Perché, se siete liberali, saprete che “money matters”. Se non lo siete, corrispondere per “post” è semplicemente inutile.
In ogni caso, la terapia è così: il “pezzettino” arricchisce, ovvero crea anticorpi, si annette un altro pezzettino, lo “guarisce”, ecc. ecc.
ESEMPIO:
Situazione Cina 15 / 20 anni fa:
– l’Italietta aveva un fatturato industriale maggiore;
– non esisteva il “made in China”. A parte le ottime biciclette, nere coi freni a stecca. (in Cina nessuno aveva l’automobile).
– Diritti umani: nessuno. Non esistevano.
Ma se ce l’hanno fatta loro, perché noi no? E come hanno fatto?
E’semplice: tutto è cambiato con l’annessione di Hong Kong e Singapore.
In cambio di cosa? Semplice: del diritto alla proprietà privata (che in Italia non esiste più. Ve ne eravate accorti?).
Ma si può fare meglio della Cina (che difatto ha comportato la “crisi delle tigri asiatiche”). Anziché essere il mostro ad ingoiare la medicina, è meglio il contrario.
@LoScioccoinBlu
Mi sto informando da mesi per un progetto simile a quello che lei propone.
Purtroppo – cosa che mi ha lasciato letteralmente basito – secondo tutti i trattati internazionali l’unico modo per avere un territorio autonomo è dichiarare guerra allo Stato che lo domina e vincerla. Anche se tutti, il 100%, dei proprietari del territorio in questione fossero concordi con l’indipendenza non ci sarebbe legalmente modo di rendersi autonomi.
Dopo varie ricerche siamo giunti alla conclusione che l’unico modo per rendersi indipendenti è andare a vivere su delle barche, dato che nemmeno le piattaforme sono al sicuro: storicamente sono state conquistate a mano armata dallo Stato più vicino, come avvenne con l’isola delle rose.
Attualmente l’unico microstato indipendente di cui ho conoscenza è il Principato di Sealand, una piattaforma nel mare del nord, ma anche se una corte inglese ha dichiarato che lo stato britannico non ha lì giurisidizone, in realtà il governo inglese non lo ha mai riconosciuto come indipendente, quindi è comunque un limbo.
In Honduras qualche mese fa è stata annunciata la vendita da parte del governo di alcuni territori che dovrebbero rimanere in qualche modo “indipendenti” dal governo centrale e diventare delle città private. Ma a parte il fatto che l’accordo è al momento sotto revisione da parte di varie corti non si capisce quanto sia alto il livello di indipendenza. Pare, per capirsi, che comunque il codice penale del Honduras resterebbe valido anche in quelle città.
Insomma, purtroppo la cosa è davvero molto complicata e ottenre risultati superiori a San Marino è molto dura 🙁
@MarcoTizzi
veramente, anche lei aveva la mia stessa idea?
Bè, per realizzarla, governo e parlamento italiani dovrebbero essere consenzienti.
Per questo, è prima necessario convincere una buona fetta di cittadini. Ovvero, avviare movimenti culturali che propongano l’idea.
Se la proponiamo solo io e lei, non è che andremo tanto lontano.
E soprattutto se ci limitiamo a questo Blog, in cui gli articolisti raramente leggono i commenti.
Io frequento anche “noisefromamerika” ed il blog di A. Martino.
Spero soprattutto in quest’ultimo.
E sto lentamente scrivendo a tempo perso la mia “costituzione liberale ideale”. Capisco che sembri ridicolo, ma ognuno si sceglie gli hobby che preferisce, no?
@LoScioccoinBlu
Non è affatto ridicolo, anzi.
Io penso che il modello sociale ideale sia quello dei comuni, federati da un patto con due sole regole:
1) totale libertà di circolazione di merci e persone;
2) assoluto divieto di aggressione militare
In un sistema del genere i comuni si regolerebbero come meglio credono: ci sarebbero comuni socialisti e liberali (come quello che vuole lei) altri anarchici colletivisti o individualisti (come quello che vorrei io), altri ancora strettamente comunisti o anche totalitari o addirittura monarchici. Fondamentalmente non ci sarebbbe nemmeno bisogno delle elezioni perché la gente voterebbe con i piedi. In questo modo si risolverebbe anche l’annoso problema democratico.
Ma da qualche parte bisogna cominciare e mi sono informato sul dove e come, partendo dal Principato di Seborga per poi passare a San Marino e oltre. Purtroppo è tutto molto, ma molto difficile. In pratica serve una rivoluzione armata.
Per quanto mi riguarda Martino e nfa sono troppo moderati, ma del resto lo sono anche quasi tutti quelli che scrivono in questo blog.
Curioso, invece, che tra chi commenta di moderati ce ne siano davvero pochi.
@MarcoTizzi @LoScioccoBlu
Martino non mi sembra particolarmente moderato. Anzi, mi sembra che conosca meglio di tutti in Italia, senz’altro meglio dei nuovi profs di Giannino, la teoria economica liberale e monetaria moderna. E’ un grande professore, grande saggista/autore ed e’ stato un grande Ministro della Difesa in un momento non facile, senza se e senza ma (9/11, Iraq & Afganistan).
Dai risultati pero’ non mi sembra essere un gran leader politico o aggregatore. Dopo 18 anni in Forza Italia e Montecitorio il drappello veramente liberale si conta sulle dita di una mano. Avra’ sempre votato/astenuto le/sulle cose giuste, ma non e’ risuscito a fare alcun proselite, anzi siamo tornati indietro di parecchio e le strampalate non-teorie economiche di 3M hanno dominato.
Lui dice che e’ meglio combattere da dentro il PDL- probabilmente entrera’ anche nel prossimo parlamento – piuttosto che sbattere la porta e urlare alla luna da fuori. Non ho motivo di pensare che abbia torto eccetto, come ho detto, i risultati degli ultimi 18.
Sarebbe stato bello che uno operativo/comunicatore/trascinatore/giovane come Giannino si fosse unito ad uno stratega/teorico/veroliberale/navigato come Martino, ma FID ha seguito altre strade. Magari nel prossimo parlamento…
@Jack Monnezza
Intendevo moderato rispetto a me 😉
Come del resto moderatissimi sono tutti in FiD. Un filino meglio di tutti Zingales che ha un po’ di spirito rivoluzionario, ma per il resto parliamo di tutta gente che vorrebbe “ridurre un pochino lo Stato”.
E che quindi non capisce che lo Stato è un asso pigliatutto.
@Marco Tizzi
Si avevo capito….
Tu sei un Rothbardiano mentre Martino e’ un Friedmaniano.
Si, Zingales non mi dispiace per nulla.
Bazzicando dalle parti di Chicago con Cochrane e altri qualcosa ha imparato.
Se ho capito bene, pero’, sembra che alla fine abbia scelto il posto a Chicago piuttosto che un (in)probabile posto in Parlamento, se ho capito bene. Non ho trovato da nessuno parte le liste definitive di Giannino. Su sito, stranamente, non sembrano esserci.
D’accordissimo che per ottenere un pochino la riduzione dello Stato – e sarebbe già un passo avanti – bisogna urlare che si vuole drasticamente tagliarlo. Le mezze misure in campagna elettorale servono poco, BS docet.
@Jack Monnezza
Non so se sono Robarthiano, di sicuro mi sto leggendo tutti i suoi testi e me li sto godendo.
In generale non concordo sull’analisi dell’inflazione da parte degli austriaci, ma oggettivamente Rothbard è stato l’unico che finalmente ha capito che non si tratta di quanti e quali poteri “concedere” allo Stato, ma che lo Stato in se è un’istituzione sbagliata.
E questa cosa mi sembra tanto più importante delle teorie economiche da considerare quasi assurdo che lui e Hayek vengano considerati facenti parte della stessa scuola.
@Marco Tizzi
Murray N. Rothbard e’ stato uno dei grandissimi e forse meglio di qualunque altro economista ha analizzato e capito certi fenomeni storici. Ma ha spesso peccato di senso tattico e, politicamente, confuso amici e nemici. Ma ne parliamo un’altra volta…
PS: anche il nostro Giannino quando dichiara di godere nel provocare una sconfitta del centro-destra-BS (e vittoria MM-PD) dimostra un po’ di mancare di senso tattico e di confondere amici e nemici.
@Marco Tizzi e Jack Monnezza. Mi complimento per l’interesse che nutro per i vs. interventi.
Vorrei solo fare un pò di chiarezza.
a) Quando Rothbard parla di mercato “libero”, non intende mercato “senza regole”. Il primo corollario in economia del pensiero liberale (una dottrina sostanzialmente giusnaturalista) è che in assenza di regole che difendano la libertà individuale (sistema giuridico), l’unica economia possibile è la rapina di strada. Altra cosa è “libero” perché difeso dal diritto che impedisce l’ingerenza pubblica o di gruppi organizzati contro tale “libertà” (ex: i cartelli, ma io ci mettrei anche i sindacati). La “democrazia coi piedi” è una bella cosa, sempre che durante il tuo peregrinare qualcuno non ti accoppi.
2) Quando parlate di “governo” penso intendiate genericamente “potere politico”. Che è tradizionalmente diviso in tre tipologie. Secondo Montesquieu queste tre dovrebbere essere divise ed antitetiche, in modo che ognuno possa sorvegliare l’altro ed evitare l’arbitrio (rispetto al diritto). In quest’ottica, l’italia soffre sin dall’800 di un problema: il “parlamentarismo”, ovvero la prevalenza del parlamento sul governo. La conseguenza dell’incapacità dell’esecutivo è stata il fascismo. Le istituzioni successive, disegnate dai soli partiti che si erano distinti (agli occhi degli americani) per l’antifascismo, riportarono tale condizioni, aumentando inoltre l’autorità dei partiti (autorità politiche esenti da controllo) che hanno praticamente annullato ogni forma di separazione dei poteri. Siamo perciò all’arbitrio politico. L’IMU, il debito pubblico, la rinuncia alla sovranità monetaria, la bocciatura di referendum sacrosanti, sono esempi immediati di violazione di quella pur debole costituzione che ci hanno appioppato.
@Marco Tizzi e Jack Monnezza.
a) Scusate, sono io che mi sbaglio. L’ultimo Rothman in effetti critica anche il costituzionalismo. Non capisco però chi avrebbe il compito di difendere i diritti individuali. O di applicare la sua “giustizia proporzionale”. Specialmente contro i gruppi organizzati o gli individui violenti. Magari Marco Tizzi riesce a spiegarmelo?
@LoScioccoinBlu
Grazie, so cosa intende Rothbard per “mercato libero” 🙂
La questione è un’altra: per Rothbard il mercato è un “di cui” della forma di governo dello Stato. Quindi lui riesce ad intuire che per avere un mercato libero è necessario uno Stato anarchico. Che non significa senza regole, ma significa senza leader. Senza governo, senza – soprattutto! – parlamento.
L’idea libertaria è che alla fine la salvaguardia della proprietà privata – che è contrapposta alla proprietà statale, non alla proprietà pubblica! Questo è il passaggio che gli anarchici collettivisti non capiscono – intesa anche come proprietà del proprio corpo è un principio sufficiente per il funzionamento di una vita comunitaria. Tutto il resto è regolato da contratti tra le parti.
Per un libertario, quindi, non c’è alcun bisogno di un “potere esecutivo” (argh!) e tanto meno di un “potere legislativo”: le regole comuni sono “naturali” e tendenzialmente fisse nel tempo.