19
Set
2015

La burocrate e le lavandaie—di Uliva Foà

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Uliva Foà.

Me la immagino la funzionaria della provincia che ha riesumato dal Medio Evo, l’inverosimile balzello. Dopo il sacrificio di una vita sprecata, fra noia e scartoffie, a fare un lavoro il cui scopo è procurarsi abbastanza gettito fiscale da garantirsi uno stipendio, viene gettata via, senza un minimo di riconoscenza, senza una festa con i colleghi, un orologio da far vedere ai nipotini. Fra pochi giorni diventerà una qualsiasi, fra i tanti dipendenti della Regione. Tutto da rifare, in un ambiente nuovo, in cerca, da capo, dei contatti “giusti”.

Ma la competenza di una vita, le fa intravedere il modo di lasciare un segno, complice la confusione amministrativa che regna sovrana. Da una catasta di polverosi tomi salta fuori l’occasione giusta.

Ma cominciamo dall’inizio: un anno fa…

Lavatoi

Nel pacioso paese toscano di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, alcuni fortunati proprietari hanno il giardinetto che dà su un fosso, anticamente navigabile, all’ombra di platani frondosi. Tutto molto idilliaco. Innocentemente, ignari di cosa potrebbe abbattersi su di loro, hanno conservato, prendendosene cura e tenendoli puliti, alcuni lavatoi del 1700. Invece di spianarli per metterci la graniglia, o una statuetta dell’animale preferito, trovandoli bellini, li hanno manutenuti.

La nostra indomita servitrice dello stato, intuisce grandiose possibilità, e scatena i vigili, che fotografano l’innegabile esistenza dei lavatoi. Appurata l’esistenza del futuro contendere, manda ai proprietari l’ingiunzione per il pagamento degli ultimi 10 anni della Tassa sull’Utilizzo dei Lavatoi. Non 5 anni, perché siamo in un conclamato, ed evidente, caso di indebito guadagno. Poco importa che nelle foto dei solerti vigili, allegate all’ingiunzione, si veda il lavatoio, ma non se ne deduca alcun utilizzo. Infatti le sangiulianesi sono furbissime e lavano i panni di notte per non farsi scoprire, ma si sa, di questi tempi, le finanze dei vigili non permettono foto ad infrarossi.

Purtroppo per la solerte funzionaria, la nuova giunta comunale, appena eletta, si oppone ferocemente ed ottiene la promessa, (scritta) dal Presidente della Provincia, che questo ridicolo balzello, verrà abolito. Ma il presidente, avuta la pagina sul giornale in cui garantiva il ripristino della ragione e del buon senso, essendo comprensibilmente dedito a trovarsi un posto meno precario, se ne dimentica, e non dà seguito alle promesse.

Ma, come ben sanno avvoltoi e poiane, bisogna avere pazienza: l’indomita funzionaria, sventato il primo tentativo di acciuffare la preda, non si distrae. Ed ecco, nella calda fine estate del 2015, ripiombare l’ingiunzione, che comprende anche l’ultimo anno con tanto di mora per il ritardato pagamento. Non volendosi negare nulla, ce n’è anche per l’ombra che un terrazzino proietta sul prezioso fosso. E la trovata geniale: il tempo per opporsi è brevissimo, perché fra pochi giorni qualunque guazzabuglio della provincia, finisce nel calderone delle regioni.

Ma come non comprendere il grido di dolore della funzionaria, un’intera vita sprecata in un lavoro inutile, con la consapevolezza di essere solo lo strumento atto a giustificare l’esistenza (ed il foraggiamento) di una nebulosa di gradi di poteri sovrapposti, intersecati, attorcigliati, in perenne conflitto di competenza, o almeno quel tanto che basta per assicurarsi lo scaricabarile.

La Guerra dei Lavatoi è cominciata. Nessuno, tranne qualche avvocato, ci guadagnerà nulla, ed innumerevoli energie che potrebbero essere ben spese per produrre, generare idee, inventare qualcosa, servire a qualcuno, verranno investite nello studio di codici e codicilli, dal Medio Evo, allo Statuto Albertino, passando per la modifica del Titolo V, alla riforma Delrio, che vedranno coinvolti cittadini qualsiasi, Comune, Provincia, Regione, Soprintendenza dei Beni Culturali, Consorzio Fiumi e Fossi, che forse avrebbero di meglio e di più urgente da fare.

La vendetta è consumata: ora toccherà ad altre decine di persone sopportare quello che, la povera e misconosciuta funzionaria, ha patito in innumerevoli anni di oscura e ignorata fatica, dedita al “sacro senso dello stato”, mettendo a tacere quella parte innata dell’animo, che un senso, nelle cose che fa, lo vorrebbe trovare. Ora toccherà anche a loro soffrire quello che ha sofferto lei.

Come non comprenderla.

You may also like

Punto e a capo n. 49
L’emergenzialismo
Punto e a capo n. 25
Punto e a capo n. 18

17 Responses

  1. Emiliano Pepa

    Come non riesumare la famigerata griglia del generale prussiano Von Moltke
    che “mutatis”mutandis” si adatta benissimo alla situazione descritta:
    Diceva Von Moltke:

    “Divido i miei Ufficiali in quattro categorie: gli intelligenti, gli stupidi, i volenterosi ed i pigri.

    Ogni Ufficiale possiede almeno due di queste qualità.

    Quelli che sono intelligenti e volenterosi sono idonei ad alti incarichi nello Stato Maggiore.

    Si possono impiegare anche gli stupidi ed i pigri.

    L’uomo che è ad un tempo intelligente e pigro è idoneo alla più alta funzione di comando: ha il temperamento ed il sangue freddo indispensabile per far fronte a tutte le circostanze.

    Ma chi sia contemporaneamente stupido e volenteroso costituisce un grave pericolo e deve essere immediatamente destituito.”

  2. FR Roberto

    Bisognerebbe prevedere per legge che nessuno possa diventare dipendente pubblico prima di aver lavorato per un congruo periodo in un’azienda privata, ed aver appreso i sacri concetti di efficacia ed efficienza, e comunque, nel dubbio, sarebbe comunque meglio prevedere una struttura pubblica il più snella possibile, con il minor numero di dipendenti possibile.

  3. Roberto

    La stupidità non è legata al pubblico o al privato (ricordo ditte private incaricate di riscuotere tasse e dazi per i Comuni). Se una persona non ha il “senso del ridicolo” ,o le manca completamente la razionalità, l’unica salvezza per la società è che venga adibita a lavori dove non deve prendere alcuna decisione.

  4. Anonimo

    Come sempre in questi casi manca l’annotazione più pertinente e necessaria. Quella del nome e cognome della solerte funzionaria priva di senso del ridicolo e di qualsiasi altra giustificazione della propria esistenza. Da additare alla memoria ed al ludibrio della gente perbene stufa di sopportare e pagare stuoli di parassiti.

  5. Gabriele

    Quella funzionaria, se avesse omesso di fare il proprio dovere, sarebbe stata indagata per abuso d ufficio oltre che condannata dalla corte dei conti per danno erariale.

  6. Dario

    @Gabriele
    Se Lei ci dimostra, sulla base di testi legislativi, circolari e precedenti giurisprudenziali, che applicare la tassa sui lavatoi ai lavatoi non utilizzati come tali era “dovere” dell’innominata funzionaria, Le do’ ragione; altrimenti ha scritto una fesseria

  7. Gabriele

    Giusto.
    Riporto l’art. 2 del vigente Regolamento della provincia di Pisa “Sono soggetti a concessione:
    A. le derivazioni di acque sotterranee,
    B. le derivazioni di acque superficiali pubbliche,
    C. le occupazioni di aree appartenenti al Demanio Idrico, compreso opere di
    attraversamento aereo o sotterraneo.
    I titolari di concessione sono tenuti a pagare un canone annuo. Detto canone, a seguito
    del D.Lgs 31.3.1998 n. 112 in attuazione della L. 15.3.1997 n. 59, della L.R. 11.12.1998 n.
    91 e della L.R. 1/2000, è percepito dalla Provincia.”
    Mi darà ragione adesso?

  8. Anonimo

    Il punto non è la concessione, ma l’utilizzo. L’unico utilizzo ipotizzabile di un lavatoio è il bucato, dato che per l’allevamento di pesci risulta piuttosto inefficace.
    Tolto questo, non è stato chiesto niente nei dieci anni precedenti al 2014, tranne che ad una persona su 33.
    Delle due l’una: se la funzionaria, ha ragione, per anni ha omesso di fare il proprio dovere. Un bel danno erariale, ne convengo.
    Se ha torto è un abuso.

  9. Gabriele

    Il punto non è affatto l’utilizzo (dove l’avrà letto?), ma la concessione, in quanto il lavatorio occupa uno spazio pubblico.
    Non è affatto vero che nulla è stato chiesto in precedenza, ma dal 2011, cioè da quando le compenteze del demanio statale sono state traferite alla provincia.
    Esprimo solidarietà alla bravissima collega, ingiustamente e volgarmente attacata da chi non ha neppure letto i suoi provvedimenti.

  10. Gabriele

    Il punto è la concessione non l’uilizzo (dovrà avrà letto il contrario?). Non è poi vero che nei 10 anni precedenti non è avvenuto nulla. La prima richiesta è del 2011, cioè da quando il demanio statale è stato trasferito alle proviìncie.
    Esprimo la mia solidarietà alla collega, vilmente attaccata da chi non avuto neppure l’umiltà di leggere le carte.

  11. renato

    La burocrazia viaggia in un mondo parellelo quello del rispetto della legge qualunque essa sia, al comune cittadino resta il senso del ridicolo, al pubblico funzionario l’ossequio della norma a tutti la sventura del quotidiano, saluti

  12. Gianni

    E cosa dovrebbe fare un burocrate davanti ad una norma ridicola? Dovrebbe non applicarla? Gli stessi che ora criticano avrebbero detto che ha violato la legge, che non era pagata per decidere di testa sua… Che la burocrazia fa schifo, e che andrebbe licenziata in tronco… Invece fi prendervela con bravi ed onesti lavoratori, prendetevela con chi scrive certe norme…

  13. Valentina

    @Gabriele
    le rispondo in qualità di proprietaria del simpatico lavatoio del 600.

    1) nel regolamento non si fa riferimento a lavatoi
    2) se uno legge l’intero regolamento se ne evince che tutto ruota sull’utilizzo (e, a partire dall’avvento delle lavatrici, noi donne preferiamo non piegarci sui lavatoi, a quanti gradi faccia lei, per pulire i panni)
    3) se davvero il problema è l’ingombro del demanio, presto fatto, abbiamo chiesto l’autorizzazione a buttarli giù, ma essendo sotto la sovrintendenza non è giustamente una via percorribile
    4) se è bene protetto noi abbiamo, ripeto, giustamente obbligo di conservazione e manutenzione, mi ci fai pagare anche una tassa?!!

    e fin qui parliamo in termini tecnici.

    Ma siccome sei tanto solidale con la funzionaria, ora ti parlo della sua cialtronaggine, e di quanto si meriterebbe di essere licenziata in tronco:

    1) nessuno di noi ha mai saputo che esistesse tale tassa
    2) l’anno scorso ci sono arrivati 10 anni da pagare tutti insieme
    3) l’anno scorso è arrivato a tutti, quest’anno un lavatoio si e uno no
    4) la provincia stessa l’anno scorso ci ha detto tramite giornale e lettera con promessa al nostro sindaco, di non pagare perché era un tributo fuori dal mondo
    5) la signora, giustamente ce l’ha rimandata perché il regolamento non è stato modificato
    6) ad alcuni la richiesta è stata mandato con annessione al ruolo e quindi il tempo per ricorrere è chiaro, ad altri no

    Lei è davvero sicuro che la funzionaria sia una povera vittima incompresa?!

    A me pare tutt’altro
    Ad ognuno il suo giudizio.

    P.s. se alla fine vinciamo, i cittadini dovranno ringraziare l’incompetente funzionaria per aver pagato, coi loro soldi, il lavoro di 10 avvocati!

    la saluto cordialmente

  14. Gabriele

    gentile sig.ra, Le auguro di cuore di vincere la causa, anche se ho riletto l intero regolamento e, mio modestissimo parere, il canone è dovuto in base all art. 5.

  15. renato

    @gianni, stessa posizione difensiva di molti degli imputati del processo di Norimerga “ho solo eseguito gli ordini”. Ai tedeschi la Grande Tragedia a noi, per fortuna, la Commedia, saluti

  16. Uliva

    @gabriele, non voglio scendere sul terreno dei commi e dei DPR, ho una vita, e non sono pagata per farlo.
    Quello che è imbarazzante, è che lei non sia in grado di dare un senso a questa richiesta, ovvero al perché si debba pagare per un bene, che viene manutenuto privatamente, che in alcun modo reca un vantaggio a chi lo possiede, che non produce reddito, che non costa alla collettività, che non può essere modificato, del quale il proprietario non può liberarsi, e sul quale l’ente che chiede il balzello non ha speso un centesimo.

    Se non si sa più neanche vedere la siderale distanza fra un regolamento ed un’estorsione, per quanto a norma di regolamento, inutile scaricare le colpe sulla politica, come ora è tanto di moda. Senza ciechi esecutori, la politica farebbe meno danni.
    Saluti

  17. David Pera

    @Gabriele
    «In principio era l’Art. 5, e l’Art. 5 era presso Dio, e l’Art. 5 era Dio».
    È per questo che il suo nickname ci ricorda un arcangelo, anch’egli messaggero di un potere superiore (sia pure, ne converrà, latore di ben più liete novelle)?

    Caro Gabriele, quando ho letto il suo commento ho pensato per un attimo che lei si stesse divertendo a prenderci in giro, punzecchiandoci con scandalose assurdità. Se è così, complimenti, ci siamo cascati in pieno e lo scherzo è venuto benissimo. Ma ho paura che lei dica sul serio.

    Ora, mi pare evidente che l’amministrazione provinciale abbia agito in modo capriccioso, ma qui non vorrei soffermarmi sull’esercizio arbitrario di un potere, bensì osservare l’esercizio di un potere arbitrario.

    A che titolo l’amministrazione provinciale può graziosamente (e salatamente) concedere i lavatoi del contendere? Che razza di servizio, o bene, sta gestendo?

    Di certo non ha costruito i lavatoi, che preesistevano la creazione delle Province di almeno un secolo. Non ne rende possibile l’utilizzo, visto che ai lavatoi non arriva l’acqua. Non ne cura la manutenzione (peraltro di competenza di una diversa amministrazione, tanto per aggrovigliare la matassa), che viene fatta dagli stessi proprietari.

    In un commento precedente, lei accenna alla “concessione di suolo pubblico”. Ci sarebbe molto da dire sulle modalità, capricciose ed esose, con cui il “suolo pubblico” viene gestito, ma in questo caso si tratterebbe di uno stretto passaggio tra le case e il fosso stesso, e nessuno sano di mente penserebbe mai di piazzarci una bancarella da caldarrostaio o di farci una passeggiata (unica eccezione, un bimbetto scalmanato di mia conoscenza, che infatti è finito quasi subito a fare compagnia ai cavedani). Si tratta, insomma, di un “suolo pubblico” del tutto virtuale. Esigerne il pagamento in euro concreti mi pare un vero e proprio abuso.

    La Provincia ha individuato un bene, che non ha creato e di cui non rende possibile l’uso e ha trovato nelle pieghe di regolamenti e normative la scusa per assoggettarlo ad un balzello. Nessuna comunità politica ha espressamente creato le Province, né ha mai assegnato poteri, specifici ed enumerati, alle amministrazioni provinciali, copia di un istituto napoleonico e organo amministrativo dello Stato. Ma l’amministrazione provinciale trova nei propri regolamenti, ossia in se stessa, il potere e l’autorità di imporre ai cittadini obblighi e imposte.

    Se non è la definizione di autocrazia, poco ci manca. Quello che manca certamente, in questo caso e più in generale nel nostro paese, è l’autogoverno di un popolo libero. Paroloni, ne convengo, ma le conseguenze concrete dell’ignorare i paroloni consistono sovente nel vivere come sudditi.

Leave a Reply