La bellezza dimenticata di TANSTAAFL
La Foundation for Economic Education descrive “There ain’t no such thing as a free lunch” (TANSTAAFL) come uno dei concetti fondamentali dell’economia, uno di quei principi che potrebbe a buon diritto essere iscritto nelle Tavole della Legge della disciplina cara ad Adam Smith.
“Non ci sono pasti gratis” é una frase che ho spesso sentito citare come una condanna per l’uomo. Come a dire: in questo mondo, in questa economia, non c’é spazio per comportamenti altruistici, non c’é posto per aiuto disinteressato al prossimo. Stai in guardia da chi dice di aiutarti perché sicuramente si aspetterà qualcosa in cambio. Do ut des e guai a chi si concede il lusso di essere umano.
La vita quotidiana nega l’ineluttabilità di quella idea che Hobbes sintetizzò in “homo homini lupus”: le mense che volontari, chiese, associazioni preparano per chi non può pagare per il proprio cibo ne sono un esempio. Pasti caldi che non hanno una contropartita se non nel piacere che tante persone traggono dall’essere in servizio agli altri.
“Non ci sono pasti gratis” é in realtà una legge dell’economia che potrebbe ricordare la legge di gravità nella fisica. Per sollevare un corpo devo esercitare una forza, per muovere un oggetto nello spazio devo esercitare del lavoro. Così in economia le cose che hanno un valore per qualcuno sono generalmente il frutto del suo lavoro o del lavoro di qualcun’altro.
Dimenticare questo concetto porta a quei mondi immaginari dove intellettuali e leader promettono la “fine dell’economia” ovvero la possibilità di pasti gratis per qualcuno – salvo poi ritrovarsi in un’economia a rotoli. Penso al Venezuela di questi ultimi tempi. La stessa promessa che alcuni politici hanno fatto e continuano a fare di educazione o sanità o cultura “gratuita”, giusto per dare qualche esempio, utilizza un lessico che ignora la legge di cui sopra: non esistono beni o servizi gratuiti, qualcuno ne dovrà sempre pagare il prezzo. A meno di non voler fare montagne di debito (vedi debt-clock italiano); in tal caso a pagarne il prezzo saranno le generazioni future.
Personalmente, quando sento la frase “non ci sono pasti gratis” mi viene in mente un allenatore sportivo americano che ho seguito per un certo tempo e che diceva: “you have to give some to get some” – devi dare qualcosa (in termini di lavoro fisico) per ottenere qualcosa (un cambiamento nel fisico). Per vederlo da un altro punto di vista, ricorda il saggio consiglio “per avere qualcosa di diverso devo fare qualcosa di diverso”.
Così che, per concludere, “non ci sono pasti gratis” (per usare l’acronimo inglese, TANSTAAFL) non é una legge né fredda né calda, né bella né brutta: é semplicemente quello che é, il modo in cui funziona l’universo fisico e quindi anche la produzione di beni e servizi – fenomeno al cui studio si dedica l’economia. Possiamo vederla dal punto di vista di chi si rassegna ad un mondo in crisi e giustifica scelte economiche sempre più disumane. Possiamo vederla dal punto di vista di chi vuole costruire un futuro diverso sapendo che ogni cosa é raggiungibile se siamo disposti a superare gli ostacoli nel mezzo. Se é vero che non ci sono pasti gratis, ogni cosa é possibile se siamo disposti a pagarne il prezzo. Nel mezzo c’é solo lavoro e pazienza. E in un mondo abituato alla rassegnazione e a ignorare il lungo periodo, é facile dimenticarlo.