Joseph Stiglitz & Fannie Mae: la miopia degli economisti celebrati e le virtù della rete
Nel 2002, l’economista Joseph Stigler – allora fresco vincitore del Premio Nobel – pubblicò (insieme a Jonathan Orszag and Peter Orszag) un articolo sui Fannie Mae Papers.
Il paper riguardava proprio le due agenzie Fannie Mae e Freddie Mac (imprese finanziarie private, ma sorrette da una garanzia pubblica) impegnate nell’erogazione di mutui ipotecari, le quali saranno travolte dalla recente crisi finanziaria e quindi salvate dall’amministrazione americana nel luglio del 2008. A detta degli autori, però, entrambe queste realtà difficilmente avrebbero mai avuto bisogno di un “bailout” pubblico: i risultati del modello econometrico sviluppato nel testo suggerivano infatti che, sulla base dell’evidenza storica, il rischio di un crollo di queste “sponsored government enterprises” era sostanzialmente nullo. Nel lavoro vengono simulate “le condizioni economiche e finanziarie della Grande Depressione” e se ne conclude che “se una crisi durasse dieci anni, dati i livelli di capitale del 1990, sia Fannie Mae che Freddie Mac avrebbero capitale sufficiente per sopravvivere”.
Il testo non è più disponibile nel sito di Fannie Mae, che dopo aver commissionato il lavoro forse non è ne più tanto soddisfatta. Anche nel sito personale di Stiglitz non c’è traccia dell’articolo, che pure analizza una questione non secondaria nella complessiva vicenda della crisi. La sensazione è che il paper manchi non tanto perché considerato irrilevante in virtù del tema trattato, ma semmai imbarazzante per le tesi sostenute. Specie alla luce di quanto è successo.
Grazie alla rete, però, è facile andare a leggere cosa Stiglitz e i suoi colleghi scrivevano: ad esempio usando Google Scholar. L’economista libertario Pierre Lemieux, che ha segnalato la cosa, ha messo il paper “incriminato” nel suo stesso sito e quindi esso è direttamente scaricabile qui. In virtù della libertà delle rete, a ognuno è insomma possibile accedere a questo piccolo ma non insignificante episodio della storia del pensiero economico contemporaneo, e anche delle relazioni tra l’Accademia e il sistema finanziario collassato di recente.
Bella lì! Adesso lo mando ad un mio amico macroeconomista che mi ha sempre fatto una testa grande così su quanto è meglio seguire Stiglitz che Friedman e Mises 🙂