Intese Fisco/Professionisti per la mediazione tributaria
Sono ormai piuttosto numerosi i patti sottoscritti dal Fisco con i vari Ordini e Collegi Professionali per gestire le controversie tributarie nella fase della cd. “mediazione” preventiva obbligatoria davanti allo Stesso Ufficio finanziario introdotta dall’art. 39 c. 9 del D.L. 98/2011 convertito nella L. 111/2011 (in internet basta cercare con “agenzia entrate protocollo mediazione” per averne una panoramica completa): essi si sostanziano in reciproci impegni di collaborazione per <<… assicurare un celere e proficuo svolgimento del procedimento di mediazione …>> che lasciano a dir poco sbigottiti:
- da un lato, gli organi rappresentativi dei Professionisti dovrebbero <<… organizzare apposite iniziative divulgative per informare i propri iscritti sulle opportunità offerte dal nuovo istituto della mediazione …[e]… sensibilizzare i propri iscritti a: 1) evidenziare il carattere preventivo e obbligatorio dell’istituto; … 3) partecipare in modo collaborativo al contraddittorio con l’Ufficio al fine di pervenire ad una definizione del procedimento in linea con i principi della giusta imposizione, del giusto procedimento e di quelli sanciti dallo Statuto del Contribuente>>;
- dall’altro, il Fisco dovrebbe <<… 1) esaminare sistematicamente tutte le istanze in modo approfondito e con spirito di collaborazione; … 3) accogliere le istanze in tutti i casi in cui ne sussistano i presupposti …; 6) promuovere … l’eventuale contraddittorio partecipandovi in modo collaborativo al fine di al fine di pervenire ad una definizione del procedimento in linea con i principi della giusta imposizione, del giusto procedimento e di quelli sanciti dallo Statuto del Contribuent; … 10) nell’ipotesi di esito negativo … redigere una motivazione completa e dettagliata quanto ai motivi del diniego>>.
Ci vuole un accordo scritto per fare ciò che rientra nelle prerogative e nelle responsabilità di ogni Professionista quando assiste e difende i propri Clienti e nei doveri della Pubblica Amministrazione quando si relaziona con i Cittadini? Chi stabilisce che il patto è stato violato? Quali sono i parametri valutativi? Che succede quando il patto viene violato? Non è dato sapere!
Il protocollo in questione ha il sapore di una ennesima beffa sia per i Contribuenti che per i Professionisti che debbono assisterli e difenderli:
a) la mediazione obbligatoria non può essere il terreno dove il Professionista scende a compromessi con la Sua coscienza per aderire alle proposte del Fisco liberamente formulate nell’ambito di un contraddittorio davanti ad un organismo che non garantisce nessuna terzietà (è formato da operatori dello stesso Ufficio finanziario procedente), nessun disinteresse (gli operatori beneficiano di trattamenti economici incentivanti) e nessuna imparzialità (l’interesse degli operatori è solo quello di assicurare rapidamente il maggior gettito per l’Erario);
b) i contenuti del protocollo contengono ovvietà disarmanti che in un qualunque Stato di diritto non richiederebbero la sottoscrizione di nessun patto col Fisco perché
- il Professionista che difende il Contribuente è obbligato per legge ad esperire il procedimento di reclamo/mediazione a pena di inammissibilità dell’impugnazione, non può ignorare la nuova procedura in quanto abituato ad aggiornarsi quotidianamente ed è responsabile anche patrimonialmente dei propri eventuali errori,
- l’Ufficio finanziario ha il dovere giuridico di esaminare rapidamente le sollecitazioni che provengono dai Contribuenti, comprenderne le ragioni di doglianza, sospendere nelle more l’esecuzione degli atti reclamati, annullare quelli viziati o ridimensionare le pretese esagerate, così come imposto dai principi costituzionali del buon andamento, dell’imparzialità e della capacità contributiva, senza bisogno di sottoscrivere patti di alcun genere;
c) non esiste alcuna parità di ruoli nel contraddittorio della mediazione e nell’esercizio delle prerogative spettanti alle Parti contrapposte, perché l’ultima parola (quella decisiva) spetta sempre e solo all’Ufficio finanziario il quale sa bene che, a conti fatti, al Contribuente conviene pagare il “pizzo legale” (anche ingiusto) piuttosto che anticipare i costi del processo (mai completamente ristorati dalla eventuale condanna alle spese da parte del Giudice e comunque normalmente riguardanti almeno due gradi di Giudizio) ed assoggettarsi alla riscossione provvisoria in corso di causa (con gli attuali accertamenti immediatamente esecutivi infatti il Fisco riscuote intanto un terzo dei maggiori tributi accertati secondo il principio del solve et repete).
Nel delineato contesto enfatizzare le <<… opportunità offerte dal nuovo istituto della mediazione …>> e la partecipazione del Professionista <<… in modo collaborativo …>> significa solo tentare di indurlo ad assecondare le proposte mediative degli Uffici finanziari per evitare di rivolgersi al Giudice nell’interesse dei propri Clienti anche quando sanno di aver ragione o di poter sperare in una maggiore riduzione della pretesa. Di conseguenza, la mediazione obbligatoria costituisce soltanto un ulteriore pretesto per costringere i Contribuenti ed i loro Professionisti a valutare l’opportunità di pagare per chiudere in fretta piuttosto che affidarsi ai tempi ed alle incertezze della Giustizia tributaria: l’ennesimo sopruso a danno delle tasche dei Contribuenti e della reputazione dei Professionisti che debbono assisterli e difenderli (cfr. “http://www.soslavoratoriautonomi.blogspot.it/2011/07/mediazione-obbligatoria-anche-per-le.html” e “http://www.chicago-blog.it/2012/06/04/giudizio-tributario-qualche-proposta-utile/“) perpetrato con l’obbligo di anticipare pre-giudizialmente le strategie difensive e di sottomettersi alle offerte più o meno allettanti dell’Ufficio finanziario per evitare di pretendere Giustizia e per consentire al Fisco di acquisire la certezza statistica della propensione all’evasione degli italiani (ogni mediazione conclusa positivamente è un successo del Fisco e una corrispondente ammissione di infedeltà del Contribuente)!
E’ umiliante ed un offesa all’intelligenza del cittadino “La mediazione tributaria”.
Complimenti per il senso dell’articolo, egr.Manuel Seri.
Con un giudice tributario che non è terzo, né indipendente, la mediazione tributaria è semplicemente una farsa ad uso e consumo dello “Stato – ladro – tassicodipendente” che considera i cittadini – contribuenti come sudditi – servi della gleba senza diritti.
Articolo corretto che ben evidenzia la faccia di tolla di chi produce regolamenti insulsi e spot sui “parassiti sociali” ma si dimentica sistematicamente di dedicare altrettanta solerzia nei confronti di falsi invalidi, medici che li hanno certificati, assenteisti, spese incontrollate dei partiti, acquisti delle amministrazioni ed enti pubblici, produttività degli enti pubblici, …
E’ brutto non dare il giusto allo stato ma lo è almeno altrettanto spenderlo male.
@lorenzo
e come si fa e soprattutto chi stabilisce ciò che è giusto per lo stato?
Grazie per quanto riterrà rispondermi.
Ottimo, come sempre, anche questo pezzo di Manuel Seri.
Lo stato della (in)Giustizia civile/tributaria e’ forse tra i cancri del nostro Paese quello più grave, in quanto genera metastasi su tutti gli altri settori.
Ed e’ quello che è più difficile cambiare perché ci scontriamo subito con le lobby più potenti, avvocati e giudici (che hanno anche a loro disposizione le forze dell’ordine).
Temo sia un nodo gordiano …
Anche questi nuovi movimenti, vedi FID, riguardo riguardo giustizia menzionano le solite fregnaccie (efficienza, accorpamento, carriere). Non capiscono che invece riformare la giustizia civile/tributaria è un problema alla base, di sistema, leggi e procedure. Quasi tutte da gettare nel cesso e ricominciare da zero.
Finché a occuparsi di riforma della giustizia saranno avvocati e magistrati…..
Sicuramente una pressione fiscale ben oltre il 50% su chi lavora è molto oltre il giusto. Ciò vuol dire che siamo per più del 50% schiavi. I parlamenti nacquero … per limitare le spese del sovrano…
Cosa sia esattamente il giusto però non è affato il punto.
Il punto è che questo stesso stato che ci fa la morale e ci prende pure per i fondelli (come ha ben illustrato Manule Seri ma lo sapevamo già che la legislazione fiscale italiana è un mostro giuridico) è un disgraziato che spende male i suoi soldi o li usa per generare consenso e mantenere i privilegi dei suoi protetti.
Monti è lì solo per drenare più soldi per mantenre il sistema della casta. I soldi che ci prendono anche sospendendo lo stato di diritto con la scusa dell’evasione, vanno anche a pagare il porcaio dei vari Batman nonchè tutte le sinecure sulle quali la GDF fa ben poco.
Con uno stato così quando pago le tasse sono a disagio esattamente come quando si è costretti ad utilizzare un bagno sporco.
Pagare pro bono pacis è il fondamento del potere delle mafie.
L’Agenzia delle Entrate mi ha chiesto oltre 5000 Euro con un accertamento fantasioso.
Dopo la mia prima contestazione, l’ADE ha ridotto la pretesa a meno di 200 Euro: consiglio del Commercialista: è poco, paghi. Soluzione mia: seconda lettera ancora più cattiva e puntuale. Conclusione: sgravio TOTALE.
Se avessi tentato la mediazione cosa sarebbe successo?
Come al solito,lo Stato padrone detta le regole del gioco truccato:non c’è verso di raggiungere una vera dignità di cittadino e di poter far valere i propri diritti.Il livello di oppressione fiscale x far mangiare l’apparato politico-amministrativo-affaristico-sperperatore edissipatore non ha limiti.La soluzione è una sola distruggere questo apparato partitocratico e dei grandi boiardi di stato stabilendo un tetto alle tasse:massimo il 33% con il quale bisogna far quadrare i conti eliminando i miliardi di spesa inutile,i vitalizi,i rimborsi,i rpogetti inutili,i mille organismi che rompono le scatole.Bisogna inoltre farla finita con le autorizzazioni,i permessi,i nulla osta ,le certificazioni e soprattutto distruggere l’autonomia o sarà la povertà x tutti.
@Jack M.
Caro Jack, proprio così, senza una Giustizia che funziona tutto va in metastasi. Il fatto e’ che la Giustizia e’ stata mutualizzata dal Regno delle due Sicilie anziché dal Lombardo Veneto, anche per colpe di noi del Nord, ed ormai nulla e’ più riformabile nel paese, meglio ricostruire dalla base. Sembra quasi di essere nella fase immediatamente precedente alla Rivoluzione Francese, quando il Re pensando di poter avviare le riforme, convoco’ all’uopo gli Stati Generali: mai visto un privilegiato rinunciare ai suoi privilegi.
Se saremo fortunati, il paese si separerà pacificamente, anche se tra le rovine, in diverse realtà relativamente piccole; oppure qualche demagogo di turno provvederà a tenerci insieme, magari con la forza, affinché nulla cambi.
@Jack Monnezza
La ringrazio dell’apprezzamento che mi gratifica moltissimo e mi aiuta a continuare a scrivere.
Spero di non deluderLa se Le rivelo che sono un Avvocato tributarista e che proprio per questo posso palare con cognizione di causa di certi argomenti.
Probabilmente quegli Avvocati che hanno il privilegio di poter stabilire il contenuto delle leggi o delle riforme sono troppo distanti dalle cose ordinarie della vita, godono di sutuazioni lavorative ed economiche troppo elevate, magari si occupano di grandi affari ed affaristi e non sentono le pene della maggior parte delle Persone normali che quotidianamente hanno bisogno della Giustizia e troppo spesso non riescono ad averla.
@Manuel Seri
Manuel,
mi associo ai complimenti, ma lei vede troppo rosa riguardo ai suoi tanti colleghi che sono la parte peggiore dello Stato (posto che ce ne sia una migliore, ci devo riflettere), quella che scrive le leggi. L’aberrante numero di leggi e regolamenti è fatta apposta: è l’unico modo per far sì che singole persone, siano essi giudici o polizie armate (inclusa quella tributaria), possano decidere della sorte delle persone.
E’ un modo come un altro per imporre il potere: molto efficace, del resto, perché si maschera bene dietro la parvenza democratica.
Questo è lo scopo di tutto il giochino: far sembrare “democratico” un regime, così che la gente possa festeggiare a champagne dopo le elezioni e non imbracci invece le armi in nome di quella dea, la giustizia, che ogni giorno viene stuprata.
Come diceva V.: “È a madame Giustizia che dedico questo concerto, in onore della vacanza che sembra aver preso da questi luoghi e per riconoscenza all’impostore che siede al suo posto!”
@Mario45
D’accordissimo, molte cose, forse troppe, non sono riformabili.
Senz’altro il sistema giustizia attuale e’ troppo disfunzionale per essere riformabile. Va rifondato completamente. Non so come fosse il sistema piemontese di inizio Regno, forse simile a quello francese. Col fascismo e la graduale meridionalizzazione della magistratura (basta guardare dove sono nati i giudici della Corte Costituzionale e della Cassazione) il sistema giustizia e’ ormai lontano anni luce da cosa serve ad una moderna democrazia occidentale. Da dove partire ? Quale modello imitare ? Non lo so, o meglio il discorso e’ lungo. Senz’altro dire che si riforma la giustizia civile/tributaria solo accorpando tribunali, migliorando l’efficienza, aggiungendo risorse, levando gradi di giudizio o con arbitrati preliminari e’ una totale presa di giro (forse sarebbe ora che anche FID proponesse qualcosa di serio a riguardo).
Quando a rivoluzioni popolari alla francese sono piuttosto scettico. Non sembriamo portati a questo genere di cose. In Italia non sono mai avvenute in tempi recenti. Le vittime del nostro fisco sembrano preferire suicidarsi invece di provare a prendere a martellate la prima sede del fisco che gli capiti sotto tiro. Piemontesi, lombardi, veneti, tutti a protestare, ma tutti sempre in coda a pagare l’acconto IVA su soldi mai incassati e gabelle, probabilmente retroattive, di prossima invenzione di cui sara’ pubblicato il regolamento poche ore prima della scadenza…..Il Boston Tea Party come pure la marcia contro la tassa sul sale di Ghandi sono eventi del tutto sconosciuti anche ai duri e puri compagni leghisti maroniani (compagni nel senso di discepoli di Marx). Loro preferiscono le patrimoniali.
Ottimo articolo, complimenti. Aggiungo solo che questa della mediazione è la ciliegina sulla torta di un’attività coordinata di intimidazione che parte fin dalle primissime battute della verifica tributaria. Laurent con un esempio concreto ha messo in evidenza il problema. GdF ed Agenzia delle Entrate – in sede di verifica – inflazionano in modo scientemente deliberato gli accertamenti per perseguire due scopi solo in apparenza in contraddizione tra loro:
– spingere il contribuente all’adesione con l’incentivo del godimento dei “benefici” deflattivi previsti dalla legge;
– ridurre de facto gli effetti deflattivi delle sanzioni per il contribuente come previsto dalla legge.
Un meccanismo infernale!
Questo fenomeno della sistematica dilatazione degli importi accertati (che solo in parte trova documentazione nella divaricazione ricorrente tra accertato ed incassato) è uno degli aspetti più truci del contenzioso tributario e che apre le porte non solo all’arbitrio, a costi ingenti che il contribuente deve sostenere per la propria difesa ma anche a zone d’ombra e di corruzione. Chiaro: dove c’è arbitrio, c’è anche corruzione.
Concludo con un’indicazione di ordine PRATICO: come imprenditore non ho speranze, in questo paese. Per i prossimi venti anni mi propongo di rivolgere la maggior parte del mio impegno, del mio tempo e dei miei investimenti verso Paesi più civili. Poi si vedrà… Ciao Italietta bella!
Purtroppo lo stato spende e spande come meglio crede, distribuisce qualche avanzo, masticato e sputato, solo dopo essersi riempito a dismisura la pancia iperobesa. L’ammontare delle tasse da pagare viene comodamente stabilito a piè di lista quando ci viene presentato il conto. Ed il conto deve essere pagato punto e basta! Non c’è spazio per discussione alcuna su come e quanto spendere. Adesso è stato messo l’obbligo costituzionale del pareggio di bilancio? Non illudiamoci, significherà solamente OBBLIGO DI AUMENTO CONTINUO DELL’IMPOSIZIONE FISCALE. Sarebbe stato necessario, assieme a questo obbligo inserire in costituzione anche un tetto massimo al livello di tasse che lo stato può pretender dai cittadini, ed il mio parere è che questo livello non dovrebbe superare il 30-35% del reddito. Se le risorse non fossero sufficienti, semplicemente lo stato dovrebbe spendere meno, chiudere uffici ed amministrazioni inutili, ecc. Ecc.
Siamo SUDDITI, SUDDITI punto e basta!
@Jack Monnezza
Non volevo sostenere la prossimità di una rivoluzione popolare, che non è nel nostro DNA. Rilevo solo le analogie con quella situazione prerivoluzionaria, che mi sembrano inquietanti. Del resto e’ sempre molto difficile organizzare il consenso intorno ad una ribellione, soprattutto dopo che i governanti hanno anestetizzato i sudditi, aumentando a dismisura il numero dei tax consumers rispetto a quello dei payers. È chiaro che il numero rilevante dei beneficiari inficerà qualsiasi riforma. Il futuro che ci aspetta, a mio parere, e’ un inarrestabile inaridimento della produzione di ricchezza e un corrispondente incrudelirsi degli espropri, cosiddetti proletari, a mantenere in vita il più a lungo possibile i parassiti. Se la classe media intende opporsi a questo futuro, deve farlo adesso, mettendo tutto il suo peso economico nella lotta: se aspetta ancora, rischia di andare fuori tempo massimo. Credo che un movimento come FdI debba capire che il sistema non è più riformabile, e decidere di conseguenza. Non è più il momento di illudersi, ed illuderci.
@Manuel Seri
Si intuisce facilmente, dai suoi precisi e puntuali esempi, che queste cose le ha vissute in prima persona, come professionista serio e competente. Spero proprio di non averne mai bisogno, ma se un giorno capitasse so a chi potrei rivolgermi…..
La mia era ovviamente non una critica ad individui, ce ne sono di bravissimi, ma ad un sistema che ha troppi insiti conflitti di interessi. È difficile chiedere ad una categoria che ha tanto da perdere nel cambiamento di riformare se stessa.
Esempio banale: per rendere in un qualche modo legale la quota lite (legge come sempre pasticciata) si è dovuto combattere per decenni l’opposizione degli ordini forensi. Immagina lei le barricate che faranno questi signori di fronte a eventuali proposte di drastica semplificazione dei riti procedurali e di conseguente drastica riduzione della valanga di inutile cartaccia, di produzione degli avvocati, che intasa le nostre cause minori ? La digitalizzeranno pure, ma anche digitalizzata ingorga…
Spero rileggerla presto.
Sono un professionista. La mediazione tributaria e’ ridicola e scoraggio sempre i clienti ad accogliere le proposte. Non faccio fatica in quanto le proposte dell’agenzia sono sempre inaccettabili. Bisogna sempre, dico sempre, andare in contenzioso.
@Marco Tizzi
Marco,
Chi e’ V.?
Si e’ proprio verissimo. Più continuano a fare infinite leggi e regolamenti e patti e protocolli, aberranti e contraddittori, più la giustizia e la democrazia rimangono in vacanza anche se sembrano sedute tra noi….
Riguardo tuo ultimo post su altro articolo credo che tu abbia ragione anche li. Più si va all’estero e più ci si rende conto del nostro andare sempre piu’ indietro rispetto ad altri. Anche se però mi sembra un brutto momento anche per diversi altri Paesi, e non solo economico. Dove andare? Io all’estero ho già vissuto parecchio e questa rimane in fondo la mia terra……..Forse mi vergogno di ammettere la sconfitta di fronte ai figli, figli che razionalmente spingiamo ad andare via, perché della bellissima terra ereditata dai nostri nonni/padri, la mia generazione negli ultimi 30 anni e’ riuscita a farne un bel deserto dove giustizia e democrazia e sviluppo sono in vacanza da troppo tempo…
PS: Provato inviarti email ad indirizzo datomi ma nessuna risposta, riproverò..
@Jack Monnezza
V è il protagonista di un romanzo grafico di Alan Moore, capolavoro assoluto della letteratura anglosassone, che Time mette tra i 50 migliori romanzi di tutti i tempi.
Da cui è stato tratto un ottimo film dei fratelli Wachowski, anche se il significato del film è molto diverso da quello del libro, pur rimanendo un’atto d’accusa al totalitarismo.
La frase è tratta dal film.
Il libro ovviamente in Italia è introvabile, il film per fortuna no.
All’estero penso che i posti migliori siano Australia e Nuova Zelanda, forse anche Hong Kong e Singapore, io ho vissuto qualche mese in Sudafrica e ci tornerei al volo, ma non posso muovermi così lontano.
Qui vicino la Svizzera sarebbe da prendere ad esempio, anche se adesso la vita costa davvero troppo, ma noi pur essendo un paese cattolico preferiamo gli inferni fiscali ai paradisi fiscali.
Siamo riusciti a dare un’accezione negativa a ciò che la religione considera l’obbiettivo finale, curioso no?
Cmq se arriva l’armageddon monetario (e i sintomi ci sono tutti) difficile salvarsi da qualche parte.
Certo, essere proprio nell’occhio del ciclone non aiuta.
Ma tanto noi avremo parecchi anni di governo Mario Monti, siamo in una botte de ferro, no? Altrimenti non avrebbe un appoggio così trasversale, vero?
Amara risata.
P.S.
Il mio indirizzo è “scribble @ libero.it” (togli gli spazi) non mi pare aver ricevuto nulla, spero di non aver cestinato per errore!
@Laurent ,
la ringrazio per i suoi commenti.
@Mario45
condivido.
Parafrasando Nanni Moretti:”Con questi non vinceremo mai!”
Ha mai scorso i curricula di coloro che hanno sottoscritto il manifesto di FiD?
Le sembra che siano in grado di condividere ciò che lei preconizza?
A rileggerla
@Marco Tizzi
Ho un amico che da un paio di mesi si è trasferito ad Honk Kong e me ne parla un gran bene.Nonostante viva lì da poco ha potuto constatare che il tenore di vita è altissimo, le tasse sono talmente basse che quasi non ci accorge della loro esistenza, la burocrazia è ridotta ai minimi termini e in generale il tasso di povertà del paese è virtualmente vicino allo zero.Insomma, un altro mondo rispetto alla cloaca italiana.Secondo lui, poi, ad Honk Kong le ragazze non sono niente male e sono anche molto aperte e disponibili nei confronti degli occidentali, il che non guasta di certo.Io sinceramente sto cominciando a farci un pensierino…
@Massimo74
Uno dei miei migliori amici (il figlio di Piero Radici, commenta spesso questo blog) vive ad HK da un paio d’anni ormai.
Ti confermo quel che ti dice il tuo amico.
C’è un solo problema: i cinesi ricchi stanno mettendo un sacco di soldi nell’immobiliare ad HK, quindi i prezzi stanno salendo alle stelle, anche degli affitti. Gli stipendi non ci stanno dietro, quindi il risultato è che devi traslocare spesso, in case sempre più piccole.
Per il resto se puoi muoverti e non ti interessa più di tanto vivere in una democrazia (posto che questa lo sia), sentitamente consigliato.
@Marco Tizzi
Ho un amico che si è trasferito a Singapore da 10 anni, mi dice che ci vive benissimo con moglie e figlio e nessuno dei tre ha intenzione di ritornare in Europa. La Nuova Zelanda e’ molto bella, con la sua forma che ricorda un’Italia rovesciata. Ha tutto, mare e montagne, ci cresce tutto con una velocità incredibile. È bella gente, nativi compresi, ma sono in pochi e il paese non è molto industrializzato. Le possibilità di lavoro non mi sono sembrate granché. Personalmente, dopo un mese, sentivo la mancanza dei nostri ritmi.
@Mario45
Due miei amici da 10 anni a Singapore, ho perso un po’ i contatti, ma mi risulta non tornino ormai nemmeno per le ferie.
E’ un po’ troppo poliziesco per i miei gusti, ma di certo un gran bel posto in cui vivere.
In Nuova Zelanda una mia amica ha vissuto per un anno: penso sia un posto con molte occasioni e un sistema statale degno.
Ma è proprio l’angolo opposto del mondo, non è semplice prendere e andare.
Volevo solo dire che la graphic novel di alan moore la sì trova gratis alla biblioteca comunale del parco a Milano. Quindi gratis per modo di dire!
La mediazione anche in campo civile è un peso inutile. In campo tributario ho difeso solo una volta mio padre scrivendo all’agenzia e in copia al garante. Parlo di 3 anni fa almeno e la cartella fu sgravata immediatamente. Certo era un macroscopico errore però intanto…
Sintesi perfetta, ci sta anche in un tweet e racchiude l ” essenza del problema.