Inpdad
Inauguriamo oggi la pubblicazione settimanale dei contributi più significativi a Wikispesa, l’enciclopedia sulla spesa pubblica italiana collaborativa e liberamente modificabile – e alla cui crescita tutti i lettori di Chicago-Blog sono invitati a partecipare.
Nel dicembre 2011, con il decreto salva Italia, il governo Monti ha previsto l’accorpamento di Inps, l’istituto che si occupa delle pensioni dei lavoratori privati, INPDAP, che gestisce invece i dipendenti pubblici, e Enpals, l’ente per i lavoratori nel settore dello spettacolo. Questa decisione era orientata ad abbattere gli sprechi, ottenere economie di scala e rendere gli istituti più efficienti. Attraverso questi canali, si stimavano in circa 20 milioni di euro i risparmi ottenibili già nel 2012, che sarebbero arrivati a 100 milioni nel 2014. Attraverso questa operazione però sono emersi gravi problemi nel bilancio dell’INPDAP. Con la fusione l’Inpdap ha di fatto scaricato sul bilancio dell’INPS 10,2 miliardi di euro di disavanzo patrimoniale e quasi 5,8 miliardi di euro di passivo per l’esercizio 2012 [1].
“Lo Stato evadeva i contributi”
Due le cause di questo buco nel bilancio dell’INPDAP. In primo luogo, una conseguenza del nostro sistema pensionistico a ripartizione – dove i contributi versati non confluiscono fisicamente su un fondo, ma vengono di anno in anno utilizzati per pagare le pensioni correnti. In tale cornice il blocco nelle assunzioni dei dipendenti pubblici ha determinato uno squilibrio: riducendo il numero dei dipendenti pubblici non si riesce a finanziare completamente le pensioni degli “statali”. In secondo luogo, si è verificata un grave asimmetria nel versamento dei contributi pensionistici: alle amministrazioni statali è stato infatti concesso di non versarli all’INPDAP. Fino al 1995, le amministrazioni centrali dello Stato non versavano i contributi alla Ctps, la Cassa dei trattamenti pensionistici dei dipendenti dello Stato, che era una delle 10 casse fuse nell’INPDAP nel 1996 proprio perché le normative europee richiedevano la creazione di un istituto con un bilancio trasparente. Ma anche dopo il ’96, quando l’Europa chiese di fare chiarezza a riguardo, le amministrazioni dello Stato hanno versato «solo la quota della contribuzione a carico del lavoratore (8,75%,) e non la quota a loro carico» pari al 24,2%. Come ha raccontato Panorama: “Di regola, infatti, gli enti dello stato devono versare all’INPDAP i contributi pensionistici dei propri dipendenti. Questi trasferimenti di denaro, però, sono stati classificati dal punto di vista contabile come anticipazioni di tesoreria e non come versamenti previdenziali, in modo da non accrescere troppo il debito pubblico. Il che, dal punto di vista formale, ha trasformato l’INPDAP da ente creditore dello stato centrale a ente debitore. I nodi, però, alla fine sono venuti al pettine e, nel bilancio dell’istituto, si è creato un consistente deficit.” Questo meccanismo è stato sintetizzato dal Corriere della Sera con: “Lo Stato evadeva i contributi”.
Gli sprechi
Oltre a queste problematiche nel corso degli anni sono anche stati segnalati degli sprechi. Uno riguarda il rinnovamento del sistema informativo dell’INPDAP: il progetto del 2004 prevedeva che si sarebbero spesi a tale scopo al massimo 175 milioni e che il nuovo apparato sarebbe entrato in funzione entro quattro anni. Dopo quasi sei anni nell’aprile 2010, mentre i lavori risultavano tutt’altro che terminati, visto che le pensioni venivano ancora calcolate e gestite con il vecchio sistema, di milioni ne erano già stati spesi circa 400, secondo le fonti interne consultate da ‘L’espresso’. Con molti interrogativi anche sulla trasparenza delle procedure. Mentre nella pubblica amministrazione il ricorso a gare a evidenza pubblica dovrebbe essere la regola, l’INPDAP, al contrario, avrebbe fatto ricorso ad affidamenti diretti in oltre il 70 per cento dei casi[2].
La fine di un “modello integrativo di welfare di eccellenza”?
Per far fronte ai crescenti buchi di bilancio e al conseguente peggioramento del deficit patrimoniale, lo Stato ha disposto per il 2012 un trasferimento all’Inpdap di 6,4 miliardi. E nei prossimi anni, a seguito delle inevitabili riduzioni dei dipendenti pubblici, i conti dell’ex-INPDAP continueranno a chiudere in forte disavanzo. Verosimilmente l’ex-INPDAP sarà costretta a tagliare tutte quelle prestazioni non prettamente pensionistiche che nel corso degli anni vantava di fornire, presentandosi come “modello integrativo di welfare di eccellenza”. Ogni anno infatti l’istituto concede prestiti e mutui agevolati e indice bandi per: «Case albergo», «Soggiorni senior», borse di studio, ospitalità nei suoi convitti per studenti e residenze per anziani, vacanze in Italia e all’estero per lo studio delle lingue, soggiorni termali, contributi sulle spese sanitarie. Infine, per evitare il collasso, sarebbe necessario che nei prossimi anni le pubbliche amministrazioni e in particolare gli enti locali provvedano puntualmente al versamento dei contributi dei dipendenti pubblici.
Rido per non piangere…ho sbagliato carriera.
Vivo appunto in una città dove esiste un ex Convitto Inadel, ora Inpdap.
Chiuso da 40 anni per mancanza di materia prima (convittori orfani) ha prodotto dopo la sua morte altre due generazioni di burocrati ed impiegati, tutti provenienti per lo più dal Casertano e Beneventano. A tutt’oggi ha forse più dipendenti di quanti ne avesse quando funzionava. Inutile dire che si sono inventati le cose più assurde per riciclarsi, erogando servizi anche a chi potrebbe benissimo farne a meno, avendo una situazione economica tutt’altro che marginale. C’è qualche deputato che ha sempre sposato (area centro destra ex Centro Cattolico) la loro battaglia di sopravvivenza. Moltissimi sindacalisti, anche a livello nazionale, hanno mosso i loro primi passi nell’Inadel. Qualcuno si illude che Monti o Patroni Griffi volessero veramente spuntare loro le ali?
Non c’entra niente, ma vorrei segnalare questo link su “Cadoinpiedi”
su Fid, nel quale si fa della disinformazione gratuita.
http://www.cadoinpiedi.it/2012/12/08/confesso_i_neo-liberisti_mi_fanno_paura.html
Ho replicato più volte in questi giorni, ma da ieri i miei commenti sono in moderazione. D’altra parte da ieri i miei commenti non sono accettati (disguido tecnico?)nemmeno dal blog di Grillo. Immagino per aver difeso la Federica Salsi. Si lamentavano che Fassino aveva trattato male una loro consigliera. Io ho semplicemente detto che le aveva riservato lo stesso trattamento da loro usato con Federica.
“Oltre a queste problematiche nel corso degli anni sono anche stati segnalati degli sprechi. Uno riguarda il rinnovamento del sistema informativo dell’INPDAP: il progetto del 2004 prevedeva che si sarebbero spesi a tale scopo al massimo 175 milioni e che il nuovo apparato sarebbe entrato in funzione entro quattro anni. Dopo quasi sei anni nell’aprile 2010, mentre i lavori risultavano tutt’altro che terminati, visto che le pensioni venivano ancora calcolate e gestite con il vecchio sistema, di milioni ne erano già stati spesi circa 400, secondo le fonti interne consultate da ‘L’espresso’. Con molti interrogativi anche sulla trasparenza delle procedure. Mentre nella pubblica amministrazione il ricorso a gare a evidenza pubblica dovrebbe essere la regola, l’INPDAP, al contrario, avrebbe fatto ricorso ad affidamenti diretti in oltre il 70 per cento dei casi”.
Bene. Ora qualcuno dovrebbe pagare per gli sprechi. La Corte dei Conti batta un colpo, per favore. Per il resto, va ribadito fino alla nausea il concetto: lo “Stato – Ladro – Tassicodipendente – Evasore contributivo” deve rispondere dei propri debiti con il proprio attivo patrimoniale!!
felice affresco di un’italia che muore grazie agli italiani tutti politici e popolazione!
Che c’è da stupirsi? Il trallallero della P.A. in tutte le sue articolazioni è ben chiaro almeno a chi non ne fa parte o non ha parenti che ne facciano parte o non ci vive per quel che si chiama “indotto”. Una festa continua, che dura decenni e che non è per ora che lievemente scalfita dalla crisi in quanto attraverso la tassazione ci si son messe ancora pezze e si è ribadito a chiarissime lettere che piuttosto strangolano quel che resta di produttivo sano in questo paese e metteno alla fame la metà della popolazione ma non sono disposti a mettere in discussione quell’altra parte che si chiama appunto P.A. Che c’è da stupirsi allora? Di questo non c’è nulla di cui stupirsi, piuttosto ci sarebbe da chiedersi perchè si fanno tantissime chiacchere come queste, si fanno tante teorie sul debito che dovrebbe essere rifinanziato, sulla Germania, ecc. ma non si riesce a dar voce a una richiesta semplice ma ferma : riduzione delle retribuzioni pubbliche drastica, immediata, degli organici se necessario, revisione delle normative di favore, presa d’atto del fallimento dell’apparato pubblico e conseguenti misure, rifiuto di rieleggere tanti quanti erano deputati e senatori…. visto che questo ci attende a febbraio.
@B6B
Sottoscrivo ma senza speranza alcuna. Per puro tornaconto gli stessi che lanciano guerre di sterminio contro gli evasori fanno poi di tutto per nascondere l’andazzo della PA tutelandola in ogni modo come se evadere le tasse e, per esempio, evadere dal lavoro non fossero la stessa identica cosa ai fini legali e contabili. Senza contare la colossale discriminazione in termini di diritti e tutele (è costituzionale signori sventolatori della costituzione?) tra un lavoratore privato e un lavoratore pubblico. Ovviamente tutto ciò si spiega col fatto che l’attuale Potere per reggersi ha bisogno dell’Apparato così com’è. Come qualsiasi regimetto.
INPDAP vs. INPS : così i contributi di un operaio di altoforno debitamente schiavizzato e precarizzato serviranno a pagare la pensione ad alti e bassi papaveri con stipendio sicuro, inamovibilità certa, produttività senza verifiche, impunità garantita a stress zero, carico di lavoro zero e responsabilità zero… Forte ‘sto sistema per forza che NON lo vogliono cambiare.
@B6B
@Zapadniy D.
Non credo che il sistema possa reggere ancora a lungo. Come può la gente che fa impresa o lavora nel settore privato e che tieni da sola in piedi la baracca, accettare di continuare a fare la schiava dello “Stato – Ladro – Tassicodipendente – Evasore” e dei suoi sterminati “clientes” e/o “parassiti”, le cui pretese sono sempre più insopportabili? A un certo punto, deve pur valere anche per uno Stato siffatto il detto “mors tua, vita mea”. Io credo che ci sarà, alla luce del sole e gandianamente, uno sciopero fiscale e contributivo di massa che toglierà l’ossigeno al sistema. E credo anche che questo momento si verificherà molto presto, perché la gente, di cui sopra, non ha davvero più nulla da perdere, per sé e per i suoi figli.
O.T.
A ottobre il debito pubblico italiano ha superato i 2010 miliardi di euro, come segnalato dalla stampa online. Questo è il link al supplemento al Bollettino Statistico della Banca d’Italia del 14-12-2012 con i dati al 31-10-2012 http://www.bancaditalia.it/statistiche/finpub/pimefp/2012/sb67_12/suppl_67_12.pdf .
Da notare, osservando i grafici e/o leggendo i dati, la continua e impressionante crescita del fabbisogno delle Amministrazioni Pubbliche nonostante gli esodati, i tagli e l’iper-tsssazione che sta incidendo negativamente sul PIL e sulla capacità del sistema industriale di rimanere sul mercato.
In attesa delle analisi del mitico Oscar, scusate il fuori tema. Ma quando ci vuole ci vuole!
@Mike
Non sottovalutare il potere di indottrinamento e propaganda: la maggior parte delle persone, delle vittime stesse di questo sistema, si limita a correre dietro acriticamente agli slogan (e retorica) di regime lanciati stereofonicamente a mass media unificati.
@Zapadniy D.
Certo, non va sottovalutato. Ma quando l’acqua è alla gola e la disperazione morde,a un certo punto delle due l’una: o il suicidio (strada individuale che hanno scelto molti imprenditori e lavoratori, cui Oscar Giannino rende quasi quotidianamente onore dalla sua trasmissione su Radio 24), oppure la ribellione fiscale e contributiva di massa e alla luce del sole.
Il buffo è che con i contributi INPS di commercianti, artigiani, dipendenti privati si vanno a pagare non solo le pensioni della PA ma anche tutti servizi collaterali offerti dal’INPDAP, morale: l’artigiano paga il 28% del suo reddito in contributi previdenziali arrivando all’età pensionabile con una pensione da fame, per consentire ai dipendenti pubblici di andare in pensione con trattamenti privilegiati, case vacanze, finanziamenti agevolati, e quant’altro. Una cassa previdenza che non butta i soldi dalla finestra e sa investire i suoi fondi, con il 12% del reddito dei suoi iscritti riesce a pagare delle pensioni più che ragionevoli, quindi il differenziale tra il 12% e il 28% che chiede l’INPS è dedicato a pagare le pensioni INPDAP le pensioni ai baby pensionati le pensioni ai falsi invalidi e a chi, non avendo nessun reddito, prende la pensione sociale. E’ ovvio che un sistema del genere evidenzia il peso che grava sulle spalle del settore privato anche a livello previdenziale, un peso ormai insopportabile che sta uccidendo il Paese e non da nessuna speranza di sopravvivenza.