Inflazione: qualcuno inizia ad accorgersene – di Maurizio Mazziero
Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Maurizio Mazziero.
In tema di inflazione sembra che stia cambiando qualcosa; il sito del Corriere della Sera titola: “Inflazione raddoppiata nel 2010”; dello stesso tono la Stampa: “Vola l’inflazione, raddoppia nel 2010”. Il Sole 24 Ore appare a prima vista più neutro: “A dicembre l’inflazione in Italia all’1,9 per cento. Nell’Ue oltre il 2 per cento”, ma poi nel corpo dell’articolo pone risalto alla rilevazione del dato in Europa, commentando: “Si tratta di una crescita non da poco”.In realtà a dispetto di questi titoli poco è cambiato; è da diversi mesi che si assiste a un lento ma inesorabile incremento dell’inflazione.
A solo titolo di esempio, il tasso di inflazione annuale italiano (NIC) aveva già raggiunto l’1,7 per cento a luglio, ottobre e novembre; peggio ancora la situazione se si osserva l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) che oggi mostra una lettura al 2 per cento, livello già toccato nell’ottobre scorso e con valori dell’1,9 per cento a novembre e dell’1,8 a luglio e agosto.
I valori, quindi, non presentano grandi variazioni, pur mostrando un’ostinata tendenza alla crescita. Ma allora cosa è mutato per far cambiare opinione alle testate di informazione?
Siamo nel campo delle supposizioni, ma ciò nonostante vi sono alcune considerazioni che presentano dei risvolti interessanti:
- Ipotesi politica: l’attuale situazione governativa ha forse contribuito ad allargare le maglie della persuasione verso gli organi di informazione?
- Ipotesi vacanziera: le assenze per festività hanno contribuito a un calo dell’attenzione degli uffici stampa con i medesimi effetti del punto precedente?
- Ipotesi del ravvedimento degli economisti: gli analisti che sinora hanno sostenuto la tesi della deflazione iniziano a comprendere che l’aumento della massa monetaria nelle economie sviluppate e la voracità di materie prime da parte delle economie emergenti porta come evoluzione più probabile la crescita dei prezzi?
- Ipotesi del target della Banca Centrale: si iniziano a raggiungere dei livelli di inflazione vicini al target BCE, il punto in cui si dovrebbero adottare delle politiche monetarie restrittive; diventa forse essenziale cominciare a porre il problema al pubblico di cittadini, imprenditori, mutuatari ecc.?
L’atteggiamento della Banca Centrale Europea potrebbe rappresentare un aspetto più spinoso di quanto si pensi. Da un lato la ripresa economica non presenta ancora quelle caratteristiche di solidità necessarie, anzi non mancano i sintomi per un pericoloso scivolamento all’indietro; dall’altro il livello di inflazione europea al 2,2% pone più di un grattacapo a Trichet, visto che l’obiettivo inflattivo BCE è al 2% e il suo superamento porrebbe in agenda il rialzo dei tassi. L’adottare o il non attuare misure monetarie più restrittive dovrà essere ben motivato e in ogni caso potrà aprire delle spaccature nel Consiglio e nei governi dell’Eurozona, proprio nel momento in cui si approssima la data di avvicendamento al vertice di Eurotower.
L’obiettivo della BCE non è l’inflazione attuale ma le aspettative inflazionistiche nel medio termine. Si può salire sopra il 2% senza violare la regola, e dunque si può reagire ad un superamento della soglia con un certo ritardo senza andare contro l’obiettivo di policy.
Di certo una restrizione monetaria sarà necessaria se i prezzi continuano a salire, e dato che gran parte del sistema finanziario e delle economie periferiche sono tenute in piedi anche dalla monetizzazione operata dalla BCE, presto o tardi bisognerà (1) stringere i cordoni delle banche tramite regolamentazione, (2) stringere i cordoni delle banche tramite un aumento del tasso di interesse che danneggerà banche e paesi periferici, (3) stringere i cordoni delle banche tramite un aumento del tasso di interesse, la vendita di obbligazioni dei paesi centrali, e il mantenimento del quantitative easing a favore di banche e paesi periferici, danneggiando cioè la Germania e i paesi più solidi.
Probabilmente l’aumento dei prezzi è strutturale, visto che il trade del petrolio da due anni a questa parte è stato in aumento.
La cosa positiva è che non moriremo di inflazione: ci sarà solo un acuirsi della recessione e un altro round di crisi sistemiche, per quest’anno. Sotto a chi tocca. 🙂
Questa è inflazione importata. Dirò un eresia: ci converrebbe un euro forte!
L’euro salterà a breve?
Qualche preoccupazione la BCE inizia a nutrirla…
Questo un estratto del commento di Trichet nella conferenza stampa di ieri sulle decisioni di politica monetaria disponibile alla pagina: http://www.ecb.europa.eu/press/pressconf/2011/html/is110113.en.html
With regard to price developments, euro area annual HICP inflation was 2.2% in December, according to Eurostat’s flash estimate, after 1.9% in November. This was somewhat higher than expected and largely reflects higher energy prices. Looking ahead to the next few months, inflation rates could temporarily increase further. They are likely to stay slightly above 2%, largely owing to commodity price developments, before moderating again towards the end of the year. Overall, we see evidence of short-term upward pressure on overall inflation, stemming largely from global commodity prices. While this has not so far affected our assessment that price developments will remain in line with price stability over the policy-relevant horizon, very close monitoring of price developments is warranted. Inflation expectations over the medium to longer term continue to be firmly anchored in line with the Governing Council’s aim of keeping inflation rates below, but close to, 2% over the medium term.
Più avanti nel discorso Trichet dice che “gli attuali tassi di interesse si mantengono appropriati” e che relativamente all’inflazione “verrà svolto un attento monitoraggio dei prezzi”.