Imu prima casa 2013, o Letta rimedia o perde la faccia
La vicenda della tassazione sulla prima casa nel 2013 rischia di finire in una beffa atroce. Per diversi milioni di italiani, almeno 6, a Napoli come a Milano, a Verona come a Reggio Calabria, si pagherà per l’anno in corso una parte di quel che innumerevoli volte è stato detto che non si sarebbe pagato. Non pochi, e i più poveri, pagheranno più che nel 2012. Se il governo non smentisce subito e se non trova immediatamente la relativa copertura, la presa per i fondelli alle famiglie coinciderà con la più grave perdita di credibilità dell’esecutivo dacché ha giurato.
Cerchiamo di capire. E’ da fine aprile, che il governo Letta si confronta con l’annullamento dell’IMU. A maggio, viene congelata e fatta slittare la prima rata dovuta dai proprietari. Avverrà per due volte. Dopo aver garantito ad agosto che sarebbe stata cassato ogni prelievo sulla prima casa, ma aver coperto solo finanziariamente la prima rata il cui versamento era stato prorogato, l’annullamento della seconda rata veniva di volta in volta ribadito a parole – e tra qualche dissenso, nel governo come nella maggioranza – ma mai formalmente deciso. Mancavano le coperture. E il governo si teneva aperta la posta, sperando così di premere sul Pdl. Partiva intanto una complessa serie di successive proposte sulla nuova tassazione generale immobiliare per il 2014, comprendendo la ex IMU trasformata, sulle seconde case e fabbricati d’impresa, e la ex TARES sui servizi divisibili e indivisibili gravanti sugli immobili. Lasciamo perdere le mille sigle susseguitesi, da Trise a Tasi fino a IUC. Una prima stesura, all’atto del varo della legge di stabilità, smentendo una prima volta la promessa del governo, era congegnata però in modo da rialzare il prelievo complessivo. Una seconda stesura, mentre l’esame della legge di stabilità di Senato era ormai avanzato, ribadiva a voce la settimana scorsa il totale annullamento dell’IMU sulle prime case per il 2013, e proponeva norme con un limite più basso alla tassazione complessiva nel 2014.
Ma restava aperto il problema delle coperture sulla seconda rata IMU prima casa nel 2013, dovuta dai proprietari il 16 dicembre – scadenza che con una decisione formale del governo sin qui non è mai stata annullata né posticipata. Il governo ha disposto questa copertura solo l’altroieri. Ed ecco la fregatura.
Il governo, come non ha annullato formalmente la scadenza del 16 dicembre della seconda rata sull’IMU prima casa, non ha mai nemmeno assunto la decisione formale di comunicare ai Comuni che non potevano, nel frattempo, alzare oltre il 4 per mille l’IMU per il 2013. Come invece era loro facoltà disporre, sino al 6 per mille. Il governo doveva farlo a maggio, allorché congelò la prima rata. Ma non avendo le idee chiare, se il governo l’avesse fatto si sarebbe trovato subito sul tavolo l’immediata richiesta dei Comuni di aumentare, per il corrispettivo negato, i trasferimenti da Roma. Altre risorse da recuperare, per il Tesoro.
I Comuni in questo avrebbero avuto ragione. Perché il governo ha proceduto alla definizione formale dei tagli ai Comuni sui trasferimenti 2013 solo a fine ottobre. Per questo è stato prorogato fino al 30 novembre il termine per i bilanci preventivi 2013 dei Comuni. Si commenta da sola, una finanza pubblica che per i suoi ritardi e le sue incertezze politiche fa chiudere i bilanci preventivi a tre settimane dalla fine d’anno. Ma non sono i Comuni ad averlo deciso, è il governo. Non sono i Comuni ad aver violato la legge, disponendo nel frattempo, per far tornare i conti, aumenti di addizionali nei limiti delle norme vigenti: è stato il governo, a non inibire tale facoltà. Di conseguenza, i Comuni continuano ad aver tempo fino al 30 sera di novembre per ritoccare l’aliquota Imu prima casa fino al 6 per mille, e fino al 9 dicembre per comunicarlo al Tesoro. Cioè solo 5 giorni prima di quando i cittadini dovrebbero poi pagare.
Solo che il governo, nel suo emendamento depositato al Senato prima del voto sulla legge di stabilità, ha scritto che le coperture per la seconda rata IMU prima casa, e dunque i trasferimenti ai Comuni per le mancate risorse, ci sono solo per l’aliquota standard al 4 per mille, pari a 2,15 miliardi. Iutti i Comuni in cui è stato o sarà intanto disposto – legittimamente ripetiamo – l’aumento oltre il 4 e fino al 6 per mille, lo Stato non rimborserà l’addizionale. Ergo i proprietari dovranno pagare la quota non coperta. Al massimo, lo Stato è disposto a farli pagare il 16 gennaio, invece del 16 dicembre.
Il governo si difende sostenendo che l’esenzione totale della seconda rata dell’IMU agricola l’avrebbe in parte evitata, ma non avendo potuto scontentare il ministro in carica alfaniano ecco che non è possibile accontentare tutti. Già non è detto che reggano le fantasiose coperture trovate accrescendo per un anno l’aliquota IRES alle banche dal 27,5% al 36%, accrescendo gli acconti IRES e IRAP al 102,5% alle imprese, e al 100% sul risparmio gestito… altri tre veri orrori, va detto. In parte ricompensato soprattutto ad alcune banche come Intesa e Unicredit con quellì’altra inusitata trovata della rivalutazione delle loro quote in Bankitalia, cedibili oltre il tetto del 5% per miliardi…cose da matti.
Ma la difesa del governo testimonia solo della sua indecisione su scelte coerenti. Poiché i Comuni in cui l’aliquota decisa sopra il 4 per mille sono a oggi più di 600 (tenendo conto delle approvazioni in corso in extremis come a Roma, potrebbero aumentare di un altro centinaio), ecco che gli italiani colpiti sarebbero fino a 6 milioni. Per molti di loro, il paradosso è che innanzitutto i meno abbienti pagherebbero nel 2013 per l’addizionale più di quanto avessero pagato in totale sulla prima casa nel 2012, visto che allora si applicavano le soglie di 200 euro di detrazione più quella di 50 euro per figlio a carico, mentre oggi la differenza decisa dai Comuni oltre il 4 per mille è al lordo, senza detrazioni di sorta. Dopo aver sentito dire dal governo per 7 mesi che non si doveva nulla, dover mettere mano al portafoglio tra i 40 euro in media a Napoli e fino a 100 a Milano sulla prima casa sarebbe un esito intollerabile.
E’ ovvio che Anci e Comuni siano insorti, attaccando duramente il governo. Che si fa il conto siano i sindaci, a rispondere davanti ai cittadini dell’indecoroso gioco delle tre carte. Ma sarà bene che il governo rimedi. Per favore, non con un’altra tassa. Se a fine novembre non trova più 500 milioni di tagli di spesa 2013 per far tornare i conti, si deve assumere la responsabilità dell’errore gravissimo, senza pretendere di addossarlo a cittadini e Comuni.
La solita pagliacciata…. Alla fine pagherà il contribuente…. Come sempre.
Alla pressione fiscale abnorme si devono aggiungere la complessità del sistema e persino l’incertezza su quanto si dovrà pagare. Quest’ultimo aspetto ha un pesante impatto depressivo sull’economia perché nessuno, privato o impresa, è in grado di pianificare il proprio budget e gestire la propria liquidità.
Decisamente inquietante quanto ci svela la CGIA di Mestre: “A rischio la copertura della prima rata dell’IMU” ( http://www.cgiamestre.com/2013/11/a-rischio-la-copertura-della-prima-rata-dellimu/ ).
Eppure continuiamo a gettare soldi nella stufa per finanziare la burocrazia e l’invadenza statale in ogni ambito della nostra vita. I boirdi possono pure compiere errori clamorosi e continuare a inventarsi nuove spese inutili perché tanto paghiamo sempre noi.
Un’ennesima notizia : http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/11/30/diede-fuoco-Equitalia-vedova-paghi-_9704566.html
Intanto la spesa pubblica continua a crescere e con essa l’invadenza dello Stato nella vita di ciascun cittadino e ciascuna impresa… tanto, se loro sforano, paghiamo noi!
Terzo e ultimo commento di oggi. Il Ministero dei Beni Culturali quest’anno costerà ai contribuenti circa 1,6 miliardi di euro. Non è una grande voce di spesa pubblica, è neppure la più dannosa. Perché lo cito? Perché Pompei è la metafora dell’Italia e dell’inutilità della spesa pubblica. Infatti, ormai ogni perturbazione comporta un nuovo crollo. Semplice, affidando in gestione i siti più significativi con contratti di lungo periodo il Ministero potrebbe “autofinanziarsi”, i beni potrebbero essere efficacemente protetti e conservati (è interesse del gestore) e si potrebbe sviluppare un’interessante indotto turistico. Tanto le perturbazioni, i terremoti, le alluvioni, e persino i ladri se ne fanno un baffo delle scrivanie, dei timbri e dei divieti!
Intanto noi paghiamo, senza neppure più sapere cosa, quando e quanto dovremo pagare.
Purtroppo c’è chi continuerà a difendere lo statalismo, nonostante l’evidenza di questi fatti.
Un paese governato da incapaci è incapace.Qualsiasi obiettivo è superiore alle capacità.Alla fine ha ragione la signora Camusso.Ripristiniamo la tassa,magari aumentandola come da tradizione,e finiamola con questa pagliacciata.