Illuminiamoci. Con un tributo a Julian Simon
Oggi, come ogni anno, la trasmissione Caterpillar proclama la giornata nazionale del risparmio energetico al grido “M’illumino di meno“. Come ogni anno, io dico l’esatto contrario: accendiamo le luci, per non darla vinta ai tessitori delle ombre. Provo infatti disagio – se non proprio fastidio – quando sento brandire il “risparmio” energetico, cioè l’invito o l’obbligo a ridurre i consumi, come se fosse un peccato approfittare dell’energia che il buon Dio e l’ingegno umano ci hanno messo a disposizione. Al contrario, è profondamente umana l’aspirazione a consumare di più, a fare di più, ad avere di più, a vivere di più e meglio. Dietro sollecitazioni apparentemente ragionevoli al risparmio si nasconde un pregiudizio contro la crescita, contro il progresso e contro il benessere che deve avere una risposta, forte e chiara, perché nessuno abbia anche solo il sospetto, anche solo un dubbio, sui benefici dello sviluppo, e sul fatto che lo sviluppo è figlio – tra l’altro – della disponibilità di energia abbondante ed economica. Le forze dell’oscurità non prevarranno.
Quest’anno, vorrei condire questo invito a difendere il presente e il capitalismo con uno straordinario articolo di Julian Simon. L’articolo venne scritto nell’ambito di un dibattito sull’introduzione, in America, di una imposta sui consumi di energia, ma svolge una serie di riflessioni perfettamente pertinenti. Buona lettura.
Energia. Più ce n’è, meglio è
Il risparmio non è necessariamente un bene
Non sono in pochi a credere che usare meno energia e avere una minore crescita economica sia, ipso facto, un bene. Come ha affermato Paul Ehrlich: «Dare alla società energia abbondante ed economica (…) è come dare un mitra ad un bambino idiota». Altri sostenitori della proposta di legge [per l’introduzione di una tassa sull’energia] hanno l’obiettivo non solo di conservare le fonti di energia, ma anche di ritornare ad una “vita più semplice” (più semplice per gli altri, ovviamente, non certo per loro) perché ciò ci renderebbe esseri umani migliori. Amory Lovins si esprime in questi termini: «Se l’energia nucleare fosse pulita, sicura, economica e le forniture di combustibile fossero assolutamente garantite (…) continuerebbe a non essere auspicabile».
Più diffusi sono quelli che, per vari motivi, credono che vi sia una ragion d’essere economica per il “risparmio” di energia. La loro convinzione, implicita e non analizzata, trapela da quanto scrive il commentatore Jim Hoagland: «Respingere una tassa sull’energia invierebbe all’America il messaggio che possiamo ancora permetterci di usare quantità sempre maggiori dei combustibili meno efficienti, pagandoli sempre meno».
La motivazione economica a favore del risparmio energetico, tuttavia, non è comunemente accettata dagli economisti che, in definitiva, dovrebbero raccapezzarsi in queste faccende. Sarei disposto a scommettere che l’opinione dei maggiori economisti non conforta la diffusa fede nella conservazione delle fonti di energia (e colgo l’occasione per ribadire la mia offerta pubblica di scommettere una settimana di paga che, in qualsiasi data futura, il prezzo di qualsiasi tipo di energia sarà inferiore a quello di oggi, a dimostrazione del fatto che non vi è una imminente scarsità di energia e che l’adozione di un vincolo fiscale all’uso di energia non si fonda su solide basi).
Disgraziatamente, però, il pensiero degli economisti su materie come questa raramente giunge alla massa della popolazione, giacché non esiste alcun canale consolidato per trasmettere questi concetti, mentre l’opinione comune sulle questioni del giorno (tra cui la fede nella conservazione dell’energia) viene continuamente pubblicata e trasmessa in televisione.
E così rischiamo di avere un “piano energetico nazionale” che metterebbe in grave difficoltà le imprese attive nel settore, obbligate a conservare le fonti d’energia e trovare altri combustibili da sostituire a petrolio e carbone, con la conseguenza ultima di ridurre l’offerta e aumentare i prezzi. Sarebbe uno spreco di tempo e di fatica, rallenterebbe il progresso della civiltà e danneggerebbe l’economia al fine di alleviare una scarsità di energia che, nell’immaginazione di un gruppuscolo di ambientalisti, porterà alla nostra fine grosso modo tra sette miliardi di anni (avete letto bene: tra 7.000.000.000 di anni). Questi profeti di sventura parlano in toni minacciosi di un aumento dell’entropia, della scomparsa dell’ordine nell’universo e della disintegrazione di tutte le forme di vita nel caos.
E tuttavia la tendenza nell’offerta di energia è esattamente l’opposto di quanto si dà per scontato: nel corso dei decenni e dei secoli l’energia è diventata sempre meno scarsa, esattamente come è avvenuto per tutte le altre materie prime, come il rame e la terra. Non vi è alcuna ragione per ritenere che tale tendenza possa invertirsi. È probabile, anzi, che continui per sempre.
L’energia: una risorsa in espansione
Le norme per il risparmio energetico non farebbero che rallentare questo progresso. L’esperienza storica contraddice completamente la teoria maltusiana, apparentemente dettata dal buon senso, secondo la quale più usiamo una determinata risorsa, minori diventano le scorte utilizzabili e, di conseguenza, più grave si fa la scarsità. Dacché abbiamo una documentazione storica, sappiamo che la disponibilità di energia è diventata sempre più abbondante. Al trascorrere dei secoli il prezzo dell’energia (carbone, petrolio ed elettricità), anziché crescere è costantemente diminuito in proporzione al costo del lavoro e perfino in relazione al prezzo dei beni di consumo. La stessa considerazione vale per tutte le risorse naturali. E l’energia nucleare costa ancora meno del carbone e del petrolio.
Possiamo esaminare la questione anche da un altro punto di vista: misurata come percentuale del PIL, esattamente come è avvenuto per le altre risorse naturali, l’energia è diventata sempre meno importante.
Per avere una prospettiva più ampia, basta pensare alla storia di un’altra risorsa che, da tempo immemorabile, ha suscitato preoccupazioni a non finire: la terra. È sempre sembrato ovvio che l’ammontare—dato per fisso—dei terreni agricoli sarebbe stato destinato a limitare la crescita della popolazione, rendendo il cibo sempre più costoso al crescere del numero di abitanti. Ma, incredibile a dirsi, è avvenuto esattamente il contrario: il prezzo degli alimenti è diminuito, la nutrizione umana si è fatta sempre più abbondante e in tutto il mondo la fame e le carestie tendono a diminuire anche se la popolazione globale aumenta. La spiegazione di questo apparente paradosso sta nei progressi nelle modalità di produzione del cibo.
Esattamente come, nel corso della storia, vi era chi si diceva certo che la quantità di terra era fissa e che quindi non poteva essere aumentata, non è mancato chi ha proclamato che la tendenza del costo dell’energia è destinata prima o poi ad invertirsi perché l’ammontare di energia è una quantità “finita”. Costoro non esitano ad affermare che dobbiamo rifiutare la scienza economica “convenzionale” e costruire un nuovo sistema di “economia ecologica” che usi l’energia come unità di misura. Da questo punto di vista ricordano Marx e la sua teoria del valore-lavoro nella ricerca di uno standard materiale del valore, ossia di un solido fondamento fisico sul quale basarsi.
L’energia è diversa da altre risorse perché viene “usata del tutto” e non può essere riciclata. Apparentemente, quindi, la tendenza dell’energia è verso l’esaurimento: sembra impossibile continuare ad utilizzare una fonte d’energia e non esaurirne mai le scorte o anche solo raggiungere un punto di crescente scarsità. Tuttavia, esattamente come è avvenuto nel caso del rame o della terra, vi sono altre forze in gioco che fanno sì che sia possibile avere a disposizione quantità crescenti dei servizi che vogliamo anche aumentando le nostre pretese sulle fonti di tali risorse.
I progressi tecnologici sono il motivo della riduzione del prezzo dell’energia e delle altre risorse a dispetto del fatto che le utilizziamo in quantità crescente. Uno dei piccoli miracoli che lo permettono è il minore uso di energia [a parità di output]. Prendiamo in considerazione il motore a vapore, che inizialmente aveva un rendimento non superiore all’1 per cento. I motori di oggigiorno hanno rendimenti superiori di una trentina di volte. In altre parole, oggi possiamo utilizzare un trentesimo dell’energia necessaria un tempo per avere il medesimo risultato. Quando qualcuno scopre il modo di aumentare l’efficienza di una determinata risorsa di – diciamo – l’1 per cento, questa scoperta non solo aumenta l’efficienza dell’energia che utilizziamo quest’anno, ma aumenta contemporaneamente l’ammontare effettivo delle riserve (o delle quantità non ancora scoperte) di tale risorsa.
Ugualmente importanze è l’aumento dell’offerta di energia. Impariamo continuamente a scavare più in profondità e a pompare più velocemente. Inventiamo nuove fonti di energia, com’è avvenuto nel passaggio dalla legna al carbone, al petrolio e alla fissione nucleare. Finché vi sarà la luce del sole per coltivare piante, possiamo sempre “far crescere” i sostituti del petrolio. Ovviamente l’energia derivante dalla fissione nucleare sarà disponibile ad un costo costante o, probabilmente, decrescente, praticamente per sempre. E chissà che non diventi possibile utilizzare la fusione nucleare, o altri soli per soddisfare le nostre esigenze quando l’attuale si sarà esaurito. Abbiamo sette miliardi di anni per scoprire le soluzioni ai problemi teorici che siamo stati in grado di escogitare nei pochi secoli di progresso nella fisica. È ragionevole attendersi che le fonti di energia continuino ad essere sempre più disponibili, per sempre.
22 luglio 1993
(Hat tip: Rob Bradley; traduzione: David Perazzoni)
Parafrasando Churchill penso che un regime di libera concorrenza, anche tra le risorse, governato dall’ automatica legge della domanda e dell’ offerta, sia il peggiore sistema possibile, se si eccettuano tutte le alternative. Sarebbe bello se tutte le società umane non sfuggissero a questa legge nemmeno quando fanno figli: dovrebbe essere ovvio che, se fai più figli, dovrai tendenzialmente aumentare la domanda di beni per la loro crescita, compreso il costo opportunità del dover tralasciare i tuoi affari; ovvio che più persone cresciute si affacciano al mercato del lavoro, meno verranno pagate; ovvio che troppi poveri consumano troppa energia e, per di più, da mezzi inefficienti, inquinanti ed illogici: se ti scaldi bruciando un albero di ebano tagliato “alla macchia” è una tragedia per tutti. Ma, finchè la “offerta” di figli avrà inclinazone negativa, saranno dolori per tutto il mondo, materie energetiche comprese.
Sono favorevole a iniziative che facciano riflettere su un uso più efficiente dell’energia (lo spreco è di per sé sbagliato), ma concordo ancora di più con chi ritiene che l’iniziativa e la libertà umane debbano prevalere sul catastrofismo opportunista ed infondato.
La trasmissione Caterpillar spesso mistifica i temi energetici, facendo passare per reali soluzioni a dir poco utopistiche. Mi sento però in dovere di osservare che l’aspirazione a “consumare di più, a fare di più, ad avere di più” è legittima a patto che tutto ciò non implichi sfruttamento e impoverimento per altri e devastazione ambientale.
Caro Stagnaro, grazie di avere pubblicato questo documento di Simon che ha il pregio di spiegare in un linguaggio accessibile a quali livelli di cecità e di negazione della realtà fisica possa portare l’ideologia economicista (declinata nel suo rito cornucopiano in questo caso). Prendendo solo una perla quasi a caso: “Dacché abbiamo una documentazione storica, sappiamo che la disponibilità di energia è diventata sempre più abbondante. Al trascorrere dei secoli il prezzo dell’energia (carbone, petrolio ed elettricità), anziché crescere è costantemente diminuito in proporzione al costo del lavoro e perfino in relazione al prezzo dei beni di consumo. La stessa considerazione vale per tutte le risorse naturali”. Su questo Simon si lancia: “colgo l’occasione per ribadire la mia offerta pubblica di scommettere una settimana di paga che, in qualsiasi data futura, il prezzo di qualsiasi tipo di energia sarà inferiore a quello di oggi, a dimostrazione del fatto che non vi è una imminente scarsità di energia e che l’adozione di un vincolo fiscale all’uso di energia non si fonda su solide basi”. Non c’è bisogno credo di allegare qui l’andamento del prezzo del petrolio negli ultimi dieci anni per dimostrare che Simon avrebbe perso la sua scommessa cosi come si dimostra che la famosa scommessa con Ehrlich fu vinta solo per la precipitosa scelta della date e non certo dal punto di vista concettuale.
Saluti
Il problema non ritengo sia il costo dell’energia in senso economico ma il suo “costo” in senso ambientale. ok per il consumismo e per il sostegno della domanda ma qui parliamo di una tipologia di consumo un po’ differente dallo standard che ha ripercussioni dirette sull’ecosistema.
Quando si misura tutto in chiave economica si manca talvolta di prospettiva sociale di medio/lungo termine, come hanno dimostrato molti conflitti.
Non vuol certo dire: “blocchiamo il ns. consumo energetico!”; Vorrei vedere chi sarebbe in grado di farlo dall’oggi al domani, ma la riduzione dello sfruttamento delle risorse altamente inquinanti andrebbe attuato in maniera abbastanza rapida.
Se proprio si vuole il sostegno alla domanda cominciamo a impiegare innovazioni che sono state “occultate” abilmente a prezzi tutto sommato ridotti, a confronto dei costi sostenuti da tutta la ns. civiltà.
Mi fa sorridere pensare come si possa apprezzare l’intelletto umano in questa maniera miserabile. Difatti l’iniziativa m’illumino di meno è mirata ad una presa di coscienza non a tessere “ombre”.
Dio ci diede l’intelligenza, ma spesso noi non la tramutiamo in sapienza … vi sono serial-killer di elevato QI intelligentissimi, ma non per questo usano in maniera sapiente il loro dono.
La natura dell’uomo è sia comportamento animale ma anche cosciente. L’essere umano è l’animale con un grado di coscienza tra i più alti sul pianeta Terra. Il libero arbitrio è spesso dimenticato per dare sfogo ad atteggiamenti poco intelligenti! Tra questi sprecare energia. Mi sovviene Vangelo secondo Matteo 25,14-30 dove viene “condannato” un comportamento non saggio dei talenti.
Lo spreco energetico non da neppure aiuto all’economia! si alimenta per un breve periodo un falso consumismo basato sullo sfruttamento demagogico delle risorse (tutto finisce in cenere … o in discarica).
L’economia sbagliata basata su di un condotto lineare innaturale!
I comportamenti della natura (da imitare) sono TOTALMENTE DIVERSI dagli atteggiamenti umani. La natura è a cicli, dal seme al seme … processi brevi efficaci e bilanciati. Tutte le economie che non baseranno il loro sviluppo su questi modelli ciclici falliranno.
L’energia non si crea nè si distrugge: è in continua formazione!
Per quanto riguarda i motori (escludendo quello elettrico) sono rimasti pressochè identici a quelli di 100 anni fa con rendimenti netti inferiori al 30% … infatti le automobili non hanno un motore, ma una stufa a benzina!
A me piacerebbe invitare i lettori a visitare gli enertour del TIS, magari a dormire presso un’unità abitativa correttamente progettata con criteri di USO RAZIONALE DELL’ENERGIA … chi confronta capisce la follia dello spreco e il senso di m’illumino di meno.
Concordo con l’articolo con una precisazione: una cosa e’ il risparmio energetico inteso come atto auto-punitivo e limitativo, che sarebbe sbagliato, altra e’ la riduzione dello spreco ed il miglioramento dei processi produttivi per renderli piu’ efficienti e puliti.
“Uomo e donna furono creati per moltiplicarsi, fruttificare e soggiogare la terra; fu dato loro dominio su tutte le creature animali, vegetali e minerali acciocche’ ne disponessero per il proprio benessere e progresso materiale, culturale e spirituale attraverso l’uso consapevole dei frutti dell’albero della conoscenza e la capacita’ di discernere il bene ed il male.” (Genesi) dal mio pamphlet
“Se Gesu’ fosse Tremonti…” reperibile e commentabile in internet.
Spinegere le persone a consumare di meno, volere di meno, fare di meno, vivere di meno, non serve a far aumentare l’efficienza di un processo di consumo (diminuisce la quantità e basta). Daltro canto anche il ragionamento contrario, ha gli stessi risultati sull’efficienza, non è che consumando di più e basta, cambi l’efficienza. L’efficienza o il rendimento è il parametro chiave. E’ chiaro che se consumo di meno, spreco anche di meno, ma quello che conta non è cambiare la quantità dei consumi, ma aumentare l’efficienza del processo.
Per far diminuire gli sprechi, non in valore assoluto, ma in termini di rendimento e efficienza, bisogna cambiare la tecnologia, i modi, il processo di estrazione, trasporto, conversione e utilizzo dell’energia verso sistemi più efficiente.
Praticamente la trasposizione in argomento energetico delle teorie sulla superiorità della razza ariana… rispetto per tutte le idee, ma credo ci sia un fondo di testardo rifiuto all’uso dell’intelletto in chi non comprende iniziative che davvero hanno poco o nulla di negativo.
Riflettete un po’.
Rimango allibito signor Stagnaro, mai sentito parlare di finitezza delle risorse? E poi siamo così sicuri che l’energia nucleare sia disponibile per sempre? Lo dice l’articolo stesso che abbiamo a disposizione 7 miliardi di anni per risolvere i nostri problemi, sono tanti ma sono sempre un limite finito, come finito e l’essere umano, un poco di sana avversione allo spreco e un poco di riflessione sul nostro modo di consumare non possono che fare del bene e portare luce, altro che ombre
E come ogni anno mi lascia attonito leggere che lo “spreco” sia “progresso”…
Io mi immagino l’autore che sta nel deserto con una persona cara e 1 litro d’acqua in tasca. L’autore ha sete e si scola il litro d’acqua, dicendo alla persona cara “non ti preoccupare, io sono figo, vedrai che nel nostro cammino troverò altra acqua (ma poi me la bevo io)”.
Chi è che critica il risparmio energetico? Chi vuole venderti energia.
Saluti
Stagnaro mescola abilmente mele con pere, e altrettanto abilmente abbina il desiderio di tutti di vivere di più e meglio con l’aumento dei consumi di energia. Come se, risparmiando energia, magari evitando di sprecarla, fosse un peccato contro Dio o le aspirazioni umane. Ditemi voi a cosa può servire ai fini del progresso o della “crescita”, ad esempio, tenere una lampadina accesa in una stanza vuota. Non sprecherò tempo ed energia dilungandomi a elencare gli effetti benefici sull’economia, in primis sulla bilancia dei pagamenti italiana, di un uso più attento delle risorse energetiche, che per quanto poco costino, e non mi sembra che ci costino poco, alla fine “pesano” sul bilancio di tutti. Anche su quel bel contatore del debito pubblico che corra là in cima alla pagina. In conclusione: pessimo articolo, pessimamente argomentato e pessimamente concluso.
Caro Carlo,
rimangoo abbastanza allibito dal tuo articolo…
prima di consumare di più l’uomo occidentale dovrebbe dare l’opportunità di consumare in modo eguale anche all’uomo orientale se la mettiamo su questo piano.
Come ogni anno APPOGGIO e sono in contatto con Caterpillar per promuovere questa iniziativa che merita altro che articoli sui giornali, molto ma molto di più.
Reputo inoltre sbagliato pensare che l’uomo sia un essere volto al mero consumo di risorse, o debbo pensare che ancora si creda che le energie NON rinnovabili (rinnovabili con tempi geolitici ) siano “infinite” ???
Attenzione a fare le peperonate con troppi ingredienti, talvolta risultano immangiabili.
con stima,
Francesco
certo, impariamo a scavare piu` in profondita` per avere i risultati che conosciamo. in effetti, sbaglio o l`articolo e` datato 1993?!
non sono d’accordo per una tassa sull’energia, in quanto tale. quello che ritengo invece giusto è che il costo dell’inquinamento ambientale non sia ripartito a caso a pioggia sulla collettività, ma venga caricato su chi direttamente lo causa, non crede???? quindi se produrre energia è inquinante è giusto tassarlo per finanziare programmi per l’ambiente. E’ un pò come la storia della bottiglia d’acqua di plastica, la bottiglia costa meno che ritirare, puliere e riutilizzare quella di vetro, falso!!! non costa di meno semplicemente si è riversato sulla comunità il costo del ritiro e riciclaggio della bottiglia di plastica e questo non è giusto e non sto parlando di giustizia sociale, ma anche economica… se un settore della sua azienda accollasse dei costi su di un altro settore della sua stessa azienda lo reputerebbe un risparmio??? non credo proprio se vogliamo esaminare certi aspetti dal punto di vista economico dobbiamo farlo fino in fondo!!??
Carlo, da vecchio ingegnere mi risulta che non esistano sistemi che possono crescere all’infinito. Un volano in continua accelerazione prima o poi va in frantumi, non c’è niente da fare.
Estendendo il paragone ai sistemi economici si può constatare che questi, basati sulla crescita continua, hanno bisogno di momenti di rottura, ovvero di guerre o crisi e economiche, nei quali si azzera tutto per poi ripartire, con tutte le conseguenze del caso.
Sei ancora favorevole al nucleare?