28
Set
2020

Il trenino a vapore del Next Generation italico

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Gabriele Iuvinale

L’Europa accelera fortemente sui piani di ripresa e resilienza ma l’Italia, purtroppo, è ancora ferma al palo. Linee guida e progetti solo prospettati o in mente dei sono gli unici elementi che l’attuale esecutivo riesce a produrre.

Andiamo, allora, con ordine.

E’ arrivata il 17 settembre la tabella di marcia della Commissione europea per l’attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza (NGEU) che si inserirà nella “strategia annuale per la crescita sostenibile” 2021 (cosiddetta ASGS) la cui pubblicazione avvia, dunque, formalmente il ciclo del semestre europeo.

I quattro pilastri della sostenibilità ambientale, della produttività, dell’equità e della stabilità macroeconomica individuate nell’ASGS dello scorso anno restano, anche per quest’anno, i principi guida dei PNRR degli Stati membri nonché delle riforme e degli investimenti nazionali.
Per beneficiare dei fondi del NGEU, la Commissione ha ribadito che gli Stati membri dovranno presentare progetti di piani di ripresa e resilienza, indicando i programmi nazionali di investimento e di riforma sulla base dei citati criteri ritenuti strategici per l’UE.

Questi piani dovranno “affrontare anche le sfide di politica economica” indicate nelle raccomandazioni specifiche per paese degli ultimi anni e, in particolare, dei cicli 2019 e 2020; quindi dare attuazione alle riforme strutturali raccomandate.

I piani, ha ribadito la Commissione, dovrebbero consentire agli Stati membri di rafforzare il loro potenziale di crescita economica, la creazione di posti di lavoro e la resilienza economica e sociale, nonché rispondere alle transizioni verde e digitale.

E’ importante, inoltre, evidenziare che la Commissione ha presentato anche, contestualmente all’ASGS, i cosiddetti “orientamenti aggiuntivi destinati agli Stati membri ed un modello standard per la presentazione dei loro piani RR“.

Vale a dire strumenti di supporto per la predisposizione dei piani.
l’Istituzione europea, poi, ha avuto anche modo di precisare che i PNRR dovranno perseguire i seguenti obiettivi aggiuntivi:

1) utilizzare più energia pulita (Power up), ossia utilizzare tecnologie pulite e accelerare lo sviluppo e l’uso delle energie rinnovabili;
2) rinnovare (Renovate), cioè migliorare l’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati;
3) ricaricare e rifornire (Recharge and Refuel), vale a dire promuovere tecnologie pulite per accelerare l’uso di sistemi di trasporto sostenibili, stazioni di ricarica e rifornimento e l’estensione dei trasporti pubblici;
4) collegare (Connect), ossia estendere i servizi veloci a banda larga a tutte le regioni e a tutte le famiglie, comprese le reti in fibra ottica e 5G;
5) modernizzare (Modernise), cioè digitalizzare la pubblica amministrazione e i servizi pubblici, compresi i sistemi giudiziari e sanitari;
6) espandere (Scale-up), vale a dire aumentare le capacità di cloud industriale europeo di dati e lo sviluppo dei processori più potenti;
7) riqualificare e migliorare le competenze (reskill and upskill), ossia adattare i sistemi d’istruzione per promuovere le competenze digitali e la formazione scolastica e professionale per tutte le età.

Anche la fase attuativa del NGEU è stata chiarita. Questa sarà, infatti, coordinata da una task force della Commissione europea la quale opererà in stretta collaborazione con la direzione generale degli Affari economici e finanziari (DG ECOFIN), mentre un comitato direttivo, presieduto da Ursula von der Leyen, fornirà un orientamento politico.

Anche se nello stesso giorno (17 settembre) la Commissione è tornata ad invitare nuovamente il Parlamento europeo ed il Consiglio ad approvare “quanto prima” la proposta legislativa in modo che il NGEU diventi operativo a partire dal 1º gennaio 2021, proprio il giorno prima è arrivato il formale parere del Parlamento UE sulle risorse proprie per accelerare il prestito. Il Parlamento, fa sapere nel documento, è pronto a negoziare un calendario giuridicamente vincolante con il Consiglio EU per l’approvazione definitiva (qui).

Va ricordato, infatti, che il piano NGEU entrerà formalmente in vigore solo con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea.

Inoltre, anche se il termine ultimo per la presentazione dei piani di ripresa e resilienza è fissato al 30 aprile 2021, la Commissione è tornata ad invitare gli Stati a presentare i loro progetti preliminari di piani a partire dal 15 ottobre 2020.

Di conseguenza, gli Stati membri dovranno, ha avvertito di nuovo la Commissione, impegnarsi “quanto prima” in un “ampio dialogo politico che coinvolga tutte le parti interessate al fine di preparare i loro PNRR interagendo all’uopo con la task force per la ripresa e la DG ECOFIN per discutere i progetti di piani”.

Dunque, se questa è la situazione in ambito UE, in Italia, more solito, le cose non vanno affatto bene.

Se les cousins d’outre-Alpes hanno già pubblicato da giorni la bozza del proprio PNRR (qui) l’Italia è ancora ferma al palo.

Manca un piano. Una progettualità. Solo generiche linee guida ed idee peraltro neppure molto chiare.

Al riguardo, il Ministro Ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri – sentito in audizione presso le Commissioni riunite Bilancio e Finanze sull’individuazione delle priorità nell’utilizzo del Recovery Fund – ha fatto sapere che il canovaccio del futuro PNRR saranno le linee guida approvate il 9 settembre dal CIAE.

Tuttavia, anche se non c’è una bozza di piano, ha assicurato che entro il 15 ottobre sarà trasmessa alla Commissione EU una bozza più corposa unitamente al documento programmatico di bilancio mentre nel frattempo il Governo presenterà la NADEF che conterrà anche parte degli interventi previsti dal PNRR da mettere a bilancio nonché le politiche di riequilibrio della finanza pubblica. Contestualmente al PNRR il governo presenterà, a detta di Gualtieri, anche un programma di riequilibrio dei conti pubblici di lunga durata (da notare invece che la Commissione è stata chiara nel volerlo all’interno del PNRR) mentre il piano definitivo di PNRR verrà presentato dal Governo immediatamente dopo l’entrata in vigore del programma definitivo del NGEU – cioè con la pubblicazione in GUUE – attualmente in corso di negoziato tra Parlamento e Consiglio UE; quindi il prossimo anno.

E qui c’è un ulteriore rischio da non sottovalutare, vale a dire che vengano inserite nel prossimo bilancio statale misure non più sostenibili dalle finanze pubbliche ovvero investimenti che nel tempo non potranno che alimentarsi se non ricorrendo all’ulteriore indebitamento sui mercati.

Inoltre, ad una lettura anche la più superficiale possibile delle linee guida, appare evidente l’assenza di una qualsivoglia riforma strutturale assolutamente necessaria per un riequilibrio dei nostri conti pubblici. Ci si riferisce, ad esempio, all’indefettibile – e non più prorogabile – riforma pensionistica, più volte raccomandata all’Italia dalla Commissione europea ma da sempre rimasta inascoltata; riforma che probabilmente comporterà l’eliminazione di quota cento ed un non improbabile ritorno alle regole della Legge Fornero.

Facile, quindi, comprendere le difficoltà in cui naviga questo Governo nell’elaborazione del PNRR la cui sostanza appare evidentemente ancora molto lontana dall’essere partorita.

E come in un famoso film di Fantozzi ora iniziano addirittura anche girare voci incontrollate di una possibile riduzione delle tasse al ceto medio attraverso l’uso dei fondi del NGEU. E qualcuno inizia pure a crederci. Magari poi si voterà anche chi glielo ha messo in mente.

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