Il rimborso dimezzato
“Ogni problema umano ha una facile soluzione: elegante, plausibile e sbagliata”. Il ricordo del fulminante aforisma di Mencken mi sovviene oggi, mentre ferve il dibattito sul provvedimento che il governo Monti sarebbe sul punto di licenziare in materia di risarcimento del danno biologico per lesioni da sinistri stradali (e responsabilità medica). Quella di arginare i rincari dell’assicurazione r.c. auto calmierando i rimborsi è apparentemente un’idea senza controindicazioni: ma non sopravvive a un più attento scrutinio.
L’art. 138 del Codice delle Assicurazioni, in vigore dal gennaio 2006, demandava a un decreto del Presidente della Repubblica la predisposizione di una tabella unica recante i parametri per quantificare e risarcire il danno biologico per le lesioni di non lieve entità riportate nell’ambito di sinistri stradali; e l’art. 355, co. 2 assegnava un termine di 24 mesi per la prima emanazione delle disposizioni attuative, incluso – evidentemente – il d.p.R. di cui all’articolo 138.
Pur non potendosi qui ravvisare un fenomeno di consumazione del potere, analogo a quello che si registrerebbe ove a trascorrere inutilmente fosse il termine concesso da una legge di delega al legislatore delegato, la tempistica del provvedimento appare senz’altro irrituale. Non è chiaro cosa possa spingere un governo che – come noto, nelle more del perdurante stallo istituzionale – rimane in carica unicamente per lo svolgimento delle mansioni di ordinaria amministrazione a occuparsi di una vicenda che per sette anni è stata sostanzialmente ignorata.
E, del resto, è controverso che il consiglio dei ministri possa considerarsi legittimato a procedere in tal senso. Se è vero che parliamo di un atto esecutivo, circoscritto a una materia – a prima vista – tecnica e di limitata pregnanza politica, occorre altresì considerare che esso finirebbe per incidere – sia pure in via mediata – su valori di rango primario, come il diritto alla salute. Difficile, allora, inquadrarne l’emanazione tra le prerogative proprie di un governo dimissionario.
Garantire l’uniformità delle decisioni giudiziarie – e, con essa, la certezza del diritto – è un obiettivo condivisibile. Ma la medesima funzione era già presidiata dalla magistratura attraverso il ricorso generalizzato alle tabelle predisposte dal Tribunale di Milano – a cui la Cassazione, nel 2011, ha riconosciuto efficacia vincolante. A ben vedere, l’introduzione di tabelle di natura amministrativa si può ricollegare a una più ampia tendenza a interpretare il ruolo del mercato assicurativo – e di quello dell’assicurazione r.c. auto in particolare – come un programma di welfare camuffato.
A preoccupare è soprattutto l’entità delle modifiche: per alcune tipologie di lesioni, i risarcimenti si discosterebbero di oltre il 50% dai valori attualmente riconosciuti dalle corti. Il rischio è questo: che periti e giudici utilizzino l’intero margine di discrezionalità che residua loro in modo da bilanciare la portata di riduzioni troppo drastiche: con l’ulteriore conseguenza che l’equità delle prestazioni risarcitorie verrebbe faticosamente preservata, ma a prezzo della coerenza del sistema. Ove ciò non avvenisse, pur ammettendo che la traduzione di valori vitali in somme monetarie non possa prescindere da una certa componente arbitraria, dovremmo chiederci se le cifre individuate siano adeguate a garantire un effettivo ristoro.
La pretesa ratio del provvedimento incontra, infine, un problema logico insormontabile. La sostenibilità dei premi che paghiamo in quanto automobilisti non può essere valutata in astratto, ma deve porsi in equilibrio con l’entità dei risarcimenti che possiamo attenderci in quanto vittime. Si tratta della banale differenza tra un risparmio e una rinuncia. “Se i premi salgono troppo, dimezziamo gli indennizzi!”, propone il governo Monti: seguendo la stessa logica, ai sudditi affamati, Maria Antonietta non avrebbe consigliato delle brioche: piuttosto avrebbe loro intimato: “magnate de meno!”.
nel merito
perchè tabelle e non criteri di determinazione ?
perchè in primo luogo tabella redatte dalla magistratura che così si sostituisce alle determinazioni politiche come fa fin troppo spesso ?
nella forma
ma quando la smetteranno, coloro che si occupano, scrivono, lavorano, nell’ambito della giustizia, di parlare e scrivere con questa forma ampollosa, complessa e del tutto inutile ? Leggi, interpretazioni, commenti, sentenze DEVONO essere comprensibili da persone con normale cultura !!!!!! Questo non è scrivere in Italiano ma tentare di scrivere in un linguaggio riservato ad una setta
Assolutamente d’accordo con l’articolo.
È incomprensibile un decreto che dimezzi i rimborsi di chi si è “rovinato” sulle strade. Che senso ha? Vorrei chiederlo all’attuale presidente del consiglio Monti: che senso ha?
1) Da che pianeta proviene chi ha scritto l’articolo? Che lingua ha utilizzato? Che sottile gusto sadico prova nel rendere incomprensibili ai più concetti semplici?
2) Perchè in Francia e in tutti i paesi civili l’RCA costa la metà che da noi?
3) Il “colpo di frusta” che il mio medico denominava “sindrome da risarcimento” quanto incide sui risarcimenti?
4) I falsi incidenti, esclusi colpi di frusta, quanto incidono?