Il punto sulla crisi Spagnola – Parte Prima
Il differenziale del debito pubblico spagnolo sui mercati è cresciuto molto negli ultimi mesi, fino a superare il 2,2 per cento per il buono decennale rispetto a quello tedesco. La situazione spagnola vede una forte crisi, dopo che quasi tre anni fa iniziò a sgonfiarsi la bolla immobiliare. Era la fine dell’estate del 2007, quando i prezzi delle case iniziarono a scendere e le prime vittime furono le imprese costruttrici. Nel corso degli ultimi 3 anni diverse imprese del settore edilizio hanno portato i libri in tribunale e le conseguenze di questo scoppio della bolla sono stati devastanti. A distanza di tre anni, l’economia spagnola si è scoperta troppo sensibile al settore immobiliare e alle sue variazioni repentine. I prezzi delle case sono scesi tra il 20 e il 30 per cento in tutte le grandi città spagnole e è l’impatto su tutta l’economia è stato molto evidente.
Andamenti prezzo case
Il tasso di disoccupazione è salito da poco più dell’8 per cento a oltre il 20 per cento in poco più di due anni; e su questi livelli dovrebbe stabilizzarsi per tutto il 2010 e il 2011. La crescita economica ha visto una recessione importante, anche se inferiore a quella italiana nel biennio 2008-2009, ma il 2010 potrebbe essere il terzo anno consecutivo con un prodotto interno in contrazione.
Il Governo spagnolo, guidato da Zapatero, ha dapprima negato la crisi, almeno fino al 2009, ma successivamente, di fronte all’evidenza dei dati statistici, ha deciso di intervenire pesantemente nell’economia.
Le misure di aiuto ai disoccupati sono state aumentate, senza che in alcun modo si modificassero le regole per potere accedere a questi aiuti. Molti lavoratori in Spagna, preferiscono oggi restare nel “paro” (la disoccupazione), perché lo Stato gli garantisce il 90%, l’80 % e il 70 % dell’ultimo reddito per i tre anni successivi al licenziamento.
La riforma dell’indennizzo al licenziamento
E proprio sul diritto a licenziare da parte delle aziende si sta giocando una partita importante. Lo scorso 16 giugno il Governo ha invertito la propria politica sul mercato del lavoro, diminuendo la somma di denaro che le imprese devono dare ai lavoratori in caso di licenziamento.
Prima della riforma il mercato spagnolo era fortemente dualistico, poiché vi erano i lavoratori di serie “A”, con il diritto di ricevere 45 giorni di salario per ogni anno lavorato al momento del licenziamento. I lavoratori di serie “B”, invece erano i lavoratori temporanei che non avevo diritto ad alcun indennizzo.
I lavoratori di serie “B” di solito erano i giovani e nel momento di crisi il tasso di disoccupazione in questa categoria ha raggiunto quasi il 50 per cento. Questo è dovuto principalmente al fatto che le imprese, al momento di tagliare il personale, erano “costrette” a ridurre l’occupazione che chiaramente era meno costosa indennizzare.
La riforma del Governo riduce a 33 i giorni per anno lavorato l’indennizzo e in caso di crisi aziendale il limite scende a 20 giorni. La riforma tuttavia non è stata appoggiata dai partiti di sinistra che appoggiano Zapatero e per passare in Parlamento ha dovuto appoggiarsi sull’astensione del CIU. Il CIU è una forza di destra della Catalunya, che ha già salvato Zapatero nel piano dei tagli di 15 miliardi di euro dello scorso maggio. Questa maggioranza trasversale evidenzia la debolezza del PSOE, il quale è costretto ogni volta a trattare per far passare le leggi in Parlamento.
Lo stesso Partito Popolare non si è ancora pronunciato sulla riforma che tuttavia ritiene troppo timida. Molti economisti chiedono al Governo molto più coraggio al Governo che non ha ancora risolto altre partite importanti, come quello delle pensioni.
Perché tale riforma è necessaria? Il costo per gli ammortizzatori sociali legati alla disoccupazione hanno raggiunto i 40 miliardi di euro nell’ultimo anno, su un totale dell’entrate Statali di poco superiori a 100 miliardi di euro.
Il deficit Statale ha superato l’11 per cento lo scorso anno e quest’anno dovrebbe essere superiore all’8 per cento. È una delle ragioni per le quali i mercati sono nervosi e il differenziale con il Bund tedesco è cresciuto ad oltre il 2,2 per cento. Un’altra ragione del nervosismo è dovuto alla discrepanza tra le dichiarazioni del direttore del Fondo Monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn e il primo ministro spagnolo Zapatero. Il primo ha dichiarato prima dell’incontro che si è tenuto a Madrid il 18 giugno che la discussione “non ha come obiettivo parlare di un possibile salvataggio della Spagna, ma si sarebbe parlato solo delle riforme”, mentre il secondo, sempre prima dell’incontro aveva dichiarato che l’invito per il direttore del FMI è avvenuto per “spiegare che la solvenza dell’economia spagnola è fuori discussione”.
Un minimo di coordinazione nelle dichiarazioni avrebbe certamente tranquillizzato i mercati che si sono molto preoccupati dell’andamento del deficit spagnolo.
Le riforme strutturali sono necessarie in un Paese che è cresciuto molto velocemente negli ultimi 15 anni e le quali entrate tributarie hanno avuto un boom. Le amministrazioni pubbliche si sono ritrovate con una “manna” fiscale che hanno scialacquato nel corso degli anni. Il debito spagnolo non è a livelli esagerati e anche nei prossimi anni, quando raggiungerà il picco, non dovrebbe superare l’80 per cento.
(Domenica la seconda parte)
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è solo un fotomontaggio, ma rende l’idea
Sacrosanto. Leggo da anni sull’Economist argomenti analoghi sul bel Bambi. Cerco di prenderla in modo lieve, dato il periodo di quasi vacanza.
Zapatero (temo pure Obama) forse è il rappresentante di quello che potrebbe essere -nell’epoca dell’immagone e della comunicazione sopratutto via internet- un interessante nuovo tipo di statista virtuale, sintesi ideale di due distinte persone.
Il primo, il personaggio decorativo, avatar di bell’aspetto, da esibire al pubblico. Il secondo, nascosto dietro le quinte, il cui aspetto è del tutto secondario contribuisce alla “premiata ditta” con cervello e attributi.
Siccome siamo ancora in fase di beta testing, sperimentale, la Spagna ha messo in circolazione una prima release, versione, malgrado non sia riuscita a completare la porzione dell’alter ego di Zapatero. Speriamo la software house White House Inc. abbia testato il proprio prodotto con maggiore accuratezza.
Da noi i tentativi di beta test con Rutelli, Casini e Fini sono stati abortiti andando in Blue Screen Of Death quindi, per ora, nessuna commercializzazione. Si va avanti con sistemi ancora a schede perforate: vecchi ed incartapecoriti. Forse funzionerebbero pure, purtroppo non supportano gli applicativi oggi in commercio.
Meglio un sistema con una bellissima interfaccia grafica che va in crash o un vecchio calcolatore, magari funzionante, ma che lavora solo con schede perforate, non più reperibili, e quindi non supporta i programmi oggi in circolazione?
Che i prezzi delle case siano scesi del 20-30 per cento non può che essere una bellissima notizia. Magari succedesse da noi. Ormai se le possono permettere solo i redditi alti, vedete un po’. Avere la casa è una sporca faccenda da ricchi, guai ai redditi minori che non si dissanguano, alle famiglie monoreddito; l’economia intera è fortemente penalizzata dal caro casa e caro affitto, che assorbono quasi tutto il reddito lasciando le briciole ai consumi, quindi creando disoccupazione. Parlate anche di questo por favor.
Il problema base per Zapatero è la disoccupazione, più che raddoppiata. Lo stesso è successo in Italia, dove i dati ufficiali non confortano la realtà, molto più drammatica: ormai quasi nessuno riesce più a trovare un lavoro.
Va anche detto che sono fortemente calati gli aiuti europei di cui la Spagna ha potuto beneficiare fino a qualche anno fa, in favore dei paesi entranti, tutti dell’est, tutti, ma proprio tutti, bisognosi di aiuti.
La speculazione immobiliare regna sovrana, a Cagliari una casa costa mediamente più che a Brescia e non è vero che ci sono problemi di spazi.
Hanno fatto esplodere i prezzi anche intorno alla città addirittura ben al di fuori dell’area metropolitana senza neanche avere servizi di trasporto adeguati, infatti tra rata del mutuo e costo delle due auto per famiglia stanno tutti facendo una vita di m… (per non parlare del tempo di percorrenza) . I costruttori (a Cagliari prevalentemente massoni) si sono talmente arricchiti che si permettono in periodo di crisi di non vendere e affittare.
I finanziamenti al 100%, le rate variabili nel tempo, gli agenti immobiliari che fanno le perizie per le finanziarie, i comuni che non forniscono i propri terreni e i genitori che danno gli anticipi ai figli hanno fatto reso il costo della casa totalmente sproporzionato al redditto.
Giannino dice bene, lo stato è corruttore …. basta riprendere il controllo sulle abitazioni e ci troveremo in tasca centinaia di euro al mese di risparmio, altro che ridicoli tagli di imposte tra l’altro mai realizzabili
La legge sulle cajas è un passo in avanti ed è riuscita a trovare un appoggio trasversale in Parlamento (PP, PSOE). Tuttavia vi sono limitazioni ai politici, ma questi potranno ancora essere eletti.
Circa il FROB (gli aiuti della Banca di Spagna) non sono così ottimista…il termine è stato allungato alla fine dell’anno perchè il processo di fusione delle Cajas ha trovato problemi. E questi problemi sono totalmente politic.
Non è un caso che le fusioni hanno assunto una tendenza di partito: Caja Madrid con quella di Valencia perchè entrambe sotto l’egida del PP. In Catalunya la fusione è di colore opposto.
Non è un caso che dallo stress test i peggiori risultati siano arrivati dalle cajas (e non si valutava la più importante Caja Madrid).
@Giuricin:
la legge sulle Cajas non risolve nulla.
Grosse banche inglesi (che hanno una visibilità migliore sui conti delle Cajas e forse sono le uniche in Europa con l’expertise necessaria a fare queste valutazioni) hanno calcolato un livello di sofferenze immobiliari attorno ai € 150b per il 2010 e verso i 260b in 3 anni. Questo senza contare i crediti verso i developers…
Ci sono 2 milioni di nuove unità invendute. Il livello di transazioni è praticamente fermo (100k? non ricordo il dato) rispetto alle 500k unità/anno che dovrebbe essere il livello “normale” per quel mercato. I developers dipendono strettamente dalle Cajas per sopravvivere, senza linee di credito allungate andrebbero a fondo rapidamente.
Insomma, è un cane che si morde la coda. Le Cajas hanno colossali buchi nei conti e sempre gli inglesi valutano che >50% di esse sia tecnicamente in bankruptcy (stima molto ottimistica). Il governo, per ora, tiene tutto sotto il tappeto perchè dipende dal supporto locale che è strettamente collegato alla governance delle Cajas, dunque si tratta di pura blackmail politica. Inoltre, impedisce l’entrata di grossi player internazionali del settore RE in grado di acquisire pacchetti di crediti immobiliari in default o semi-default (anche se ci sono operatori locali che stanno trattando al 4% del nominale con le Cajas).
Per ora il FROB è un bluff, visto che il governo si aspettava di riuscire a capitalizzarlo attorno a 100b e non è andato oltre i 10b.
In realtà IMHO la Spagna ha un bubbone in seno pronto a scoppiare. Il botto, quando ci sarà, sarà forte e “l’aperitivo Grecia” assumerà appunto le dimensioni di un bruscolino nell’occhio.
Grazie per le precisazioni…in home page è uscito un nuovo pezzo proprio per approfondire quello che Lei diceva.
Mi permetto di offrire un ulteriore punto di vista sulla persistente crisi spagnola (è notizia di ieri il dato dello -0,3% sul PIL iberico.. unico negativo in Europa).
Un altro indicatore per comprendere la dinamicità economica del Paese, è il traffico passeggeri nel trasporto aereo che, comparato con quello di altro paese in crisi, l’Italia (dati disponibili su AENA.ES e ASSAEROPORTI.IT), vede ancora una Spagna che cresce molto meno del nostro Paese, nonostante gli ordini di grandezza siano sempre a vantaggio del paese iberico che, storicamente, è una delle locomotive turistiche del vecchio continente.
In Spagna si vola meno e, pertanto, questo rimane un campanello d’allarme sul malandato stato di salute del Paese.