20
Ott
2009

Il posto fisso è orrendo. Ma non è in primo luogo un confronto tra Eraclito e Parmenide…

La minuscola pattuglia dei liberisti (che nel clima culturale in cui viviamo pare ormai quasi pronta a suicidi a ripetizione, sul modello dei dipendenti della France Telecom) ha giustamente reagito inorridita dinanzi all’ennesima esternazione del ministro Giulio Tremonti, ormai uso a farsi più comunista dei comunisti, e solo per tagliare l’erba sotto i piedi dell’opposizione o di ciò che ne  resta. E molti miei amici difensori del mercato hanno reagito sottolineando in primo luogo – l’hanno fatto Oscar GianninoPiercamillo Falasca su questo blog, e quest’ultimo anche intervistato dal Foglio, ad esempio, e pure Alberto Mingardi intervistato sul Giornale da Vittorio Macioce o Carlo Stagnaro su Libero e sul Foglio, e altri ancora – come la vita sia dinamismo e cambiamento, come una società aperta implichi anche e soprattutto mobilità sociale, e infine come sia antistorico e infine del tutto “novecentesco” – per usare espressioni impiegate da Renato Brunetta – questo tentativo di rigettare l’aleatorietà e l’incertezza che caratterizzano ogni società.

Sono argomenti che sottoscrivo interamente, e che mostrano quanto la mentalità comune e lo statalismo intellettuale siano in rivolta contro la vita stessa e la sua complessità. Tutti i dibattiti degli ultimi decenni sul “principio di precauzione” e sull’idea di un’esistenza senza rischi (e quindi, ma questo pochi lo capiscono, senza opportunità) rinviano a schemi difensivi: il welfare State ha prodotto una società chiusa, pessimista, che teme ogni novità perché è persuasa che sarà quasi certamente di segno negativo.

Tutto questo è giusto, ma forse non tocca la questione centrale. Perché in fondo, se non si pretende di costruire su ciò una filosofia politica e una teoria della giustizia che incarichi lo Stato di ingessarci tutti, si può anche prediligere l’Essere al Divenire. Io vivo in una città in cui un anziano professore di filosofia teoretica è fermamente persuaso che nulla muti, mai, e che in realtà la sola idea che qualcosa appaia e scompaia è una fatale manifestazione di nichilismo. Essere parmenidei potrà anche essere bizzarro e certamente espone a molteplici critiche di natura filosofica, ma è del tutto legittimo. A qualcuno piace il movimento, ad altri la stasi: punto e a capo.

La questione del posto fisso è però un’altra, perché l’idea del nostro ministro è che chi oggi ha un posto debba mantenerlo indipendentemente dal fatto che quel posto sia accompagnato ad un servizio. In un mercato libero, un’azienda che avesse deciso di produrre floppy disk o qualche altro prodotto ora uscito di mercato si troverebbe ora di fronte a un bivio: chiudere o fare altro. In un mercato libero, i posti permangono nel tempo se sono “produttivi”, cioè se sono associati a un lavoro che altre persone apprezzano e gradiscono. Sopravvivono se sono “sociali”. Se rispondono a domande e quindi ad esigenze altrui.

Il tremontismo non è tanto una teoria della stasi o della conservazione, e neppure una semplice preferenza (in fondo anch’essa legittima) per i bei tempi andati (le stufe a legna, la famiglia patriarcale, le case senza televisione ma con la toilette all’aperto, e via rammentando), ma semmai è una teoria del parassitismo. È una concezione intimamente violenta dei rapporti sociali, in cui chi ha conquistato una posizione – quale essa sia – pretende di detenerla a scapito degli altri: usando la cogenza della forza pubblica e della redistribuzione economica per sottrarre “valore-lavoro” – usiamo un vocabolo che sta nel linguaggio marxiano: chissà che qualcuno capisca – ad altre persone. (Sulla questione del parassitismo politico si veda questa bella lezione di Alessandro Vitale tenuta di recente a Torino per il Cidas.)

Non è allora questione di stabilità vs. movimento, perché va anche detto che ci sono buone cose anche nella stabilità: purché essa non sia il risultato di procedure aggressive. In linea di massima, gli imprenditori temono moltissimo – ad esempio – la mobilità dei loro dipendenti, perché se uno di loro se ne va, con lui si perde anche un insieme di conoscenze e garanzie. Si deve selezionare e assumere un nuovo dipendente, formarlo, aspettare che cresca. Gli imprenditori che amano la stabilità, però, non possono pretendere di incatenare il dipendente alla propria azienda: sul libero mercato questo non può avvenire.

Nel suo populismo, invece, Tremonti propone qualcosa di simile. Se volesse davvero realizzare la propria utopia statocentrica, dovrebbe costringere chiunque a lavorare perpetuamente per la collettività, affinché chi ha solo un posto, e non svolge alcun servizio al prossimo, rimanga dove è ora. E certo a poco gli servono psicologismi e sociologismi per mascherare la vera natura delle sue tesi.

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10 Responses

  1. giorgio arfaras

    Apologia della mobilità professionale. Isabella impegna i propri gioielli, e, ricevuto un prestito adeguato, finanzia un marinaro -tale Cristobal Colon – che, con tre caravelle, punta ad occidente alla ricerca di Zipangu, la terra dell’oro. In un mondo di prudenti nessuno mai avrebbe finanziato la ricerca di quello che poi sarebbe diventato il più grande affare della storia, il Nuovo Mondo. Il quale Nuovo Mondo si è sempre tuffato, con passione, dietro le innovazioni, dal treno, al motore a scoppio, alle imprese high tech, fino ai mutui sub prime. Come ogni corsa all’oro che si rispetti, alla fine i ladri vengono acciuffati dallo sceriffo, mentre, ubriachi, cantano davanti al pianoforte in un bordello. Intanto, hanno cambiato il Mondo.

  2. koteko

    Bell’articolo, e’ esattamente in linea con cio’ che ho pensato io di questa storia. Non si tratta dell’elogio di un modello di vita a discapito di un altro, che in un caso puo’ far portare a stare sempre in viaggio, nell’altro a lavorare nella citta’ natale, tornando la sera a casa dalla propria moglie e dal proprio cane.

    E’ che questo comportamento, di un tipo o dell’altro, deve essere frutto di una scelta, non di un’imposizione. E questo succede in un’economia ricca, dinamica, libera.

    Il sistema attuale fa schifo, perche’ i precari a “basso costo” non hanno davvero possibilita’ di scelta. Ma un mercato rigido creerebbe meno possibilita’ di cambiare lavoro per migliorare la propria condizione, a chi volesse farlo.

    E ci sarebbe ancora piu’ migrazione di adesso. Allora si che potremmo fare una bella repubblica popolare, con operai in grandi fabbriche e campi da coltivare per tutti gli altri.

    Ma personalmente non credo che Tremonti rischiera’ una mossa simile: una rivolta degli imprenditori sarebbe fatale per questo Governo, e Berlusconi temo voglia morire in Parlamento, non nel fallimento.

  3. Piero

    Eraclito non aveva paura del nulla.. mezzo vagabondo morì sbranato dai cani.. che brutta fine.. anzi no.. nulla inizia e nulla finisce.. tutto si trasforma.. ma qui in Italia se non sei raccomandato o ruffiano da nessuna parte vai.. tutti sanno che la meritocrazia è una presa x il c… la Marcegaglia ha ereditato l’azienda/posto fisso e poi dice agli altri che lo devono cambiare.. Silviuccio senza Craxi che gli dava le frequenze sarebbe un imprenditore qualunque (ora però è un vero autonomo: se le dà da sè:) .. le Coop senza gli appalti delle regioni rosse sarebbero state Onlus locali.. negli Usa il Bush figlio cocainomane prende il posto del Padre con libere elezioni finanziate con tanti soldi e legami.. c’è tanta gente in giro che predica bene e razzola male.. questa è la verità..
    cmq ci penserà la Cina a cinesizarci tutti.. che ci piaccia o nò..

  4. bill

    A me pare che invece sia la Cina che si stia occidentalizzando, ed in maniera estrema. Infatti, mentre qui vige una mantalità pseudomarxistoide che ingessa tutto là, tanto per fare un esempio, col piffero che c’è uno statuto dei lavoratori: su certe scemenze noi abbiamo davvero il copyright.
    Per cui il paradosso è che la Cina, se davvero dovrà esportare un modello sociale oltre alla paccottiglia che oggi ci manda, sarà un qualcosa di mooolto diverso dalle vecchie tutine blu, tanto care ai maoisti de noartri..Alla facciaccia del posto fisso, della coesione sociale e dei progetti di vita (ma dove caspita è andato Tremonti a scovare questa robaccia? Mah..)

  5. @ Piero
    Eraclito è certamente più autorevole di Socrate (tanto per tornare alla filosofia). 😉
    Comunque sembra che dicesse “pantarei”, “tutto scorre” (in senso cosmico e spazio-temporale) non tutto si trasforma, non confondiamo la fisica termodinamica e il principio eisteniano con l’idea della ripetizione differente pre-ermeneutica del filosofo di Efeso.
    Con questo non voglio dire che non ci possano essere legami analogici a posteriori tra le due (su un piano concettuale), ma certamente Eraclito parlava di demoni e di fuoco non di massa ed elettroni. 😉

    @ Bill
    La Cina di fatto sta diventando occidentale laddove le fa più comodo (libero mercato) non sui diritti individuali, su questo hai certamente ragione.
    Il problema siamo noi che abbiamo ancora in politica ex sessantottini maoisti e sindacalisti al potere; anche a Palazzo Chigi che pensano in termini distopico percettivi che i residuati ideologici comunisti italiani o coercitivi attuativi cinesi siano la soluzione per giungere alla crescita anche da noi.
    Per l’appunto l’evidente ripetizione differente, del programma della sinistra keynesiana.
    D’altronde i politici (di ogni tipologia) sono gente con la “doppia testa” e senza Logos.
    Saluti LucaF.

  6. armando

    scusate ma non mi e chiaro il concetto di posto fisso
    se si tratta di conservare quello statale o di grandi aziende sindacalizzate e una follia economica
    se invece si tratta di riportare i precari assunti da aziende parastatali
    ai livelli di un normale lavoro mi sembra una cosa buona

  7. Piero

    @LucaF.

    che io e te potessimo quasi convergere su qualcosa ransenta l’impossibile..
    cmq l’Oscuro Efesino disse pure : Mutando Riposa.. e poi qualcun’altro aggiunse l’Eterno Ritorno dell’Eguale.. cioè del Desiderio dei Non-Vincenti di un Posto Fisso 🙂

  8. @ Piero
    Su questo concordo. 🙂
    Ciao da LucaF.

    post:
    Il mio precedente post, non era una critica ma una constatazione amichevole nei tuoi confronti.
    Vedi smile.

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