Il mercato e Guido Rossi
Lo scudetto 2006 di calciopoli, lo swap Ifil-banche, le frodi fiscali di Telecom Sparkle. Non c’è vicenda discussa, nell’Olimpo della banca e finanza, in cui manchi da 30 anni il suo zampino. Ne ha viste e fatte più di Bertoldo, ma lui sopravvive alle tempeste, gli altri ci rimettono le penne. E’ Guido Rossi.
Nemico di Cuccia, ha imparato l’arte da lui. Nemico dei patti di sindacato, spesso questi si reggono però con le sue sottili interpretazioni, davanti alla Consob. Profeta della public company, ha visto il suo modello diventare in America moltiplicatrice di bolle, grazie ai manager onnipotenti perché privi di azionisti capaci di controllarli. Quando ci ha provato lui, come in Telecom, perde e passa la mano, pronto a sostenere in giudizio che Colaninno ha torto e Bernabè ragione. Tronchetti molla il timone e a lui lascia la reggenza, convinto che si sarebbe opposto a Prodi e avrebbe difeso l’intesa con Murdoch e Telefonica. Ma Rossi rilascia a Bernabè. Dall’elogio dei pm, passa a dire che i magistrati ci mettono del loro, nell’alimentare sospetti e disfattismo. Nemico del controllo familiare, fornisce un bel parere proveritate a Gabetti che fece bene, a turlupinare a nome degli eredi Agnelli le banche che avevano prestato miliardi alla Fiat. Commissario della Figc nel 2006, quando al processo di Napoli si scopre che calciopoli era così fan tutti dice che lui non c’entra, con lo scudetto cucito d’autorità sulla maglia dell’Inter, la colpa è di Carraro. Che però si era dimesso. L’America non gli piace, troppo affarista. L’Europa sbaglia tutto, e la Bundesbank ha ragione a dire che la BCE non deve comprare i titoli dei Paesi a rischio. I giornali lo inseguono come l’oracolo delfico, a Tremonti non dispiace e spesso Rossi con lui concorda, ma con l’aria di chi anche lo boccia da sinistra. Perché lui è l’unico, ad aver servito insieme monopolisti privati e pubblici, sempre lautamente pagato, ma con l’aria di chi lo ha fatto per convinzione e valori, mai per pecunia. Il denaro corrompe i deboli, ma lui solo è forte. L’unico che lo conta senza peccato, il maestrone dalla penna rossa.
Neo a confronto è un dilettante a schivare le pallottole.
Mi ricorda quel giochino della mia infanzia, l’Ercolino sempreinpiedi.
Da qualsiasi parte lo colpivi, tornava sempre nella sua posizione.
Esempio di pensiero “liquido”
Finalmente qualcuno che non gliele manda a dire…Personalmente non sopporto più la supponenza (vuota) del nostro e leggere il suo posto, caro Giannini, è musica per le mie orecchie
…Articolo fantastico.
Da juventino propendo per l’iniezione letale.
Prescindendo dal tifo calcistico anche.
Mi aggiungo a stefano, come juventino e anche prescindendo dal tifo calcistico.
Appunto! Gli altri ci rimettono le penne.
adesso viene fuori che era Guido Rossi a dare la schede svizzere a Bergamo,e che è un caso che da quando Moggi è fuori juve e milan giocano per il terzo posto.
ma perchè, Moggi lavorava anche per il Milan?
Juan Carlos, segui un po’ il processo di Napoli. Direi che è il perfetto esempio di come funziona il sistema giustizia in Italia.
@juancarlos
Non risultano schede svizzere date da Moggi a Bergamo.
Le famose schede svizzere il mar. Di Laroni le ha incrociate in maniera alquanto strana (secondo te se A chiama B 100 volte,quante chiamate risultano su B entranti da A? 50? No? E allora i tabulati sono un po’ disinformati – i numeri sono solo esemplificativi, per rendere l’idea).
Moggi ha ammesso di averle, e io al suo posto avrei preso anche schede ugandesi e afgane, visto e considerato che:
1) non è illegale il possesso di scheda telefonica estera (mai puoi sempre inventarti una regola con effetto retroattivo stile “illecito strutturato” e mandare una squadra in serie B)
2) esiste una cosa chiamata spionaggio industriale (e, casualmente, c’è un processo a Milano in cui si parla di intercettazioni e dossieraggi illegali, anche verso Moggi e Bergamo, da parte di “schegge impazzite” di Telecom Italia)
3) le schede straniere, quando il segnale transita sulla rete italiana, pare siano intercettabile, volendo; ed io credo sia stato fatto ottenendo il nulla, visto e considerato che su Moggi non hanno trovato granché malgrado l’impegno e l’intercettazione 24/24, mentre su uno che non si può nominare (altrimenti piange Gesù) adesso escono cose egregie pur essendo stato beccato solo quando chiamava quelli intercettati.
Per quanto concerne le squadre che lottano per i posti di dietro tieni presente che:
nell’era Moggi il distacco medio dell’inter dalla prima (che non era sempre la Juve) è di 15 punti tondi (non 1,5 ma 15,0 )
non è che prima brillasse di luce propria, ma facevate schifo da 17 anni. Dal 2006, casualmente, vincete solo voi (senza aiutini, solo con “qualche” errore arbitrale a favore: se vuoi le statistiche, sono illuminanti).
Chiedo scusa per lo sfogo, ma sono 4 anni che noi juventini veniamo trattati come affiliati alla mafia, e ne ho le “scatole” piene.
guido rossi è la retorica incarnata. solo che ha saputo costruirci sopra un successo personale degno dell’american dream. qualcuno lo considera anche un intellettuale. Grazie giannino.