Il mercato del sesso durante la pandemia
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Mike Morra, CEO & Founder, Escort Advisors.
Ci è voluta una pandemia per bloccare del tutto il mercato del sesso a pagamento. Il settore incuriosisce e accende dibattiti da sempre. Tutti ne vogliono parlare ma con la propria lente di ingrandimento che non necessariamente è sempre quella giusta. Spesso ci si dimentica che ci sono temi di estrema importanza e di interesse pubblico, che se presentati nella maniera corretta possono smuovere non pochi dibattiti.
Le escort sono da sempre viste come “fenomeni”, identificate nell’oscillazione tra donne esempi di autodeterminazione e poverette costrette al meretricio perché la vita è stata troppo dura con loro. La maggior parte delle storie raccontate dai mass media tendono a privilegiare il lato più grottesco o sordido, come se esistessero solo queste immagini di loro. In media si contano 120.000 sex workers in Italia ogni anno: non tutte hanno il materasso pieno di contanti, la maggior parte avrà se va bene il necessario per sopravvivere qualche settimana alla crisi. In un colpo solo, dunque, ecco 120.000 disoccupate in più, magari con famiglie a carico, che non hanno diritto ad alcun tipo di sussidio.
I loro clienti normalmente sono più di 3 milioni ogni mese. Cosa sta succedendo in questo momento? Queste 3 milioni di persone abituate a “sfogarsi” con professioniste del sesso sono obbligate a inibirsi. Gli esiti di questa astensione sessuale forzata sono inimmaginabili se protratta per mesi. Una bomba ad orologeria di cui non abbiamo previsione e controllo.
Nessuno al momento sembra interessato a questi due aspetti decisamente molto importanti di un settore che attira sempre e da cui, in circostanze normali tutti in qualche modo attingiamo: chi per andarci, chi per vendergli cose, chi per chiedere le tasse… Ma ora che emergono due problematiche così importanti e anche pericolose per certi aspetti per la società, nessuno davvero ne vuole parlare?
Non fa notizia parlare di 120.000 disoccupate in più, a cui si chiede anche magari di pagare le tasse, ma senza alcun tipo di tutela in cambio? Non fanno notizia più di 3 milioni di uomini repressi che non possono sfogare il loro diritto alla sessualità perché magari soli o per qualsiasi altra problematica?
Ogni anno 15 milioni di uomini vanno ad escort, 3 milioni circa ogni mese come abbiamo già ripetuto. Per tutti è una forma di abitudine, che è stata interrotta bruscamente. Ci sono single o uomini che per diversi motivi non hanno rapporti con le loro mogli o compagne, cosa succederà a lungo andare se saranno costretti a questa inibizione?
Cosa può accadere ad una popolazione se sottoposta a due mesi di repressione sessuale? Che conseguenza può avere questo sulle persone e sulla società?
Non si può negare che il sesso faccia parte dei bisogni primari dell’uomo. Tutti ne hanno bisogno e diritto per mantenere l’equilibrio psicofisico che per natura ci conferisce. Non è solo lussuria o voglia di trasgredire. E’ una necessità, proprio come mangiare e dormire. E’ un diritto. Come quello di essere liberi di esprimersi e di autodeterminarsi.
Ce lo insegnano le escort stesse e gli utenti nelle recensioni: chi va da loro non lo fa solo per soddisfare una “perversione” ci va perché ha bisogno di sentirsi coccolato, ascoltato, “salvato” dalla quotidianità pressante di sempre meno diritti e sempre troppi doveri verso la famiglia, il lavoro e la società stessa.
Si castigano coloro che eludono il divieto di uscita di casa per cercare una escort. Ma una persona sola, reclusa, che non può avere contatti con altri suoi simili come può resistere a tutta questa paura e incertezza che ci ha investito in maniera improvvisa e incontrollata? Cerca evasione per non impazzire. Non è corretto certo, poiché è rischioso durante un’epidemia, ma può essere davvero condannabile cercare un contatto umano sicuro di una professionista piuttosto che perdersi nei meandri di dipendenze e psicosi dagli esiti anche violenti o funesti, verso loro stessi o verso i propri famigliari?
D’altro canto, come è davvero possibile condannare quelle pochissime escort che ricevono comunque? Vuoi per bisogno di soldi, vuoi anche perché sentono di dover andare incontro ai loro clienti?
Non sto inneggiando alla disobbedienza civile collettiva in favore dei guadagni legati al settore (di cui tutti beneficiamo), anzi proprio dalla maggioranza delle professioniste del sesso a pagamento è arrivata una presa di consapevolezza sulla gravità della situazione e hanno smesso di lavorare per tutelare loro e la collettività.
Le escort, queste donne, che si trovano senza sussidio e tutela da parte dello Stato come possono sopravvivere adesso? Si potrebbe aprire così il tema del pagamento delle tasse da parte delle operatrici del sesso, certamente. Ma chi vorrebbe versare delle tasse senza avere alcuna tutela riconosciuta in cambio come ad ogni libero professionista?
Queste sono riflessioni che emergono quando si lavora per anni osservando il comportamento delle persone nella loro sfera più intima. Al di là dei luoghi comuni e delle opinioni dei singoli in merito alla professione di escort, chiediamoci davvero se queste non siano figure importanti per l’equilibrio della società, soprattutto adesso che ci sarebbe bisogno di una parentesi di serenità per tutti per evitare che la repressione sessuale abbia esiti nefasti. Riflettiamo cosa potrebbe succedere se le escort fossero tutelate nella loro professione come persone dotate di capacità di discernimento e non costrette ai margini della società come incolpevoli reiette.
Un caro saluto,
MiKe Morra, CEO & Founder, Escort Advisors