26
Apr
2010

Il Governo elargisce incentivi, i parlamentari propongono più tasse?

Con l’emanazione del decreto legge 40/10, il Governo ha deciso adottare misure di rilancio dell’economia con un pacchetto di incentivi a beneficio di specifici settori. Una linea d’azione opinabile, dato che lo strumento più adatto a far carburare un’intera economia non può che essere la riduzione della pressione fiscale. Dati alla mano, è dimostrato che la crescita in termini di consumi e produzione conseguente ad un taglio delle tasse porta ha un effetto più che compensativo in termini di contabilità pubblica.

Si deve dar atto all’esecutivo dello sforzo compiuto per ricavare le risorse necessarie a finanziare gli incentivi mediante misure di contrasto all’evasione. Alla scarsa efficacia delle misure prese, insomma, non si dovrebbe aggiungere il danno che avrebbe causo una copertura finanziaria degli incentivi predisposti ricava da nuove imposte. Il condizionale è d’obbligo, tuttavia, dato che sono numerosi gli emendamenti proposti da maggioranza e opposizione volti a elargire nuovi contributi pubblici a valere su fondi da rimpinguare con un aumento delle imposte. Tra i bersagli preferiti banche e grandi imprese operanti nel settore del gas.

Per la precisione, da domani sarà messa in discussione la proposta di inasprire la Robin Tax per gli istituti di credito, per reperire risorse da destinare all’editoria, all’edilizia e all’industria automobilistica. La Robin Tax era stata congegnata nell’estate del 2008 per soddisfare scopi perequativi, ossia al fine di prelevare risorse da settori, come quello del  credito e dell’energia, che si riteneva beneficiassero di una congiuntura  favorevole. Nel corso di una crisi che ha esposto molte  banche al rischio di default e provocato il crollo dei consumi energetici può non sembrare opportuno la sua conservazione. Vieppiù, è difficile convincersi che vada oggi inasprita, a prescindere dalle finalità perseguite: si tratti del finanziamento di incentivi all’edilizia o all’editoria, al settore bieticolo o automobilistico. Di sicuro colpire ancora più duramente gli istituti di credito non  aiuta la ripresa.
Un’altra proposta all’ordine del giorno è l’aumento dell’addizionale Ires che si applica alla sola ENI, in virtù e a copertura delle spese previste dalla legge  di ratifica del trattato tra Italia e Libia del 2008. Una tassa ad hoc congegnata per gravare su una sola azienda.

Non è forse sufficientemente chiaro che sottrarre risorse ad una grande impresa quotata in borsa ha  dei costi più diffusi di quanto si pensi; significa, infatti, indebolire il portafogli di migliaia di piccoli risparmiatori ed azionisti che hanno investito anche piccole somme nello sviluppo del settore ed esercitare una pressione indebita sui prezzi del gas e dell’energia che i consumatori (imprese e famiglie) dovranno corrispondere.
Insomma, sfugge ad un occhio poco attento che colpendo chi dà credito si colpisce anche chi chiede credito, ossia le imprese o le famiglie che necessitano di un mutuo; che elevando le imposte esatte da una grande impresa energetica quotata in borsa, si innesca un meccanismo che scarica i costi sui migliaia di piccoli azionisti che vedono ridotti i propri dividendi e sui consumatori, in ultima istanza, (ancora una volta, imprese e famiglie) che vedranno crescere il costo del gas e dell’energia elettrica.

Se la via tracciata, basata su microincentivi per specifici settori, può risultare la più facile, solo una diminuzione delle tasse e da un taglio della spesa pubblica possono dar un efficace impulso all’economia. Restituendo più risorse a famiglie e imprese si sostengono i consumi e gli investimenti, volàno di uno sviluppo che può ripagare con gli interessi le minori entrate dello stato pro tempore registrate.

1 Response

  1. Articioch

    Il probleme è che i governi -e quello nostro in particolare- se ne impippano altamente delle ricadute su imprese e famiglie, cioè sul “popol bue”. Quel che spinge il politico è l’immagine, l’apparire, il fare, fare, fare a tutti i costi, non importa cosa purchè FARE, e così SEMBRARE in grado di gestire la situazione.

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