Il governo del vietare
UPDATE: Meno male che Saglia c’è.
Un drammatico incidente all’estero. L’Italia che reagisce scompostamente, castrando il suo futuro energetico nonostante le condizioni in cui la tragedia si è verificata in un paese molto lontano non abbiano nulla a che vedere con le tecnologie e le procedure impiegate nel nostro. Non sto parlando dell’uscita dal nucleare dopo Chernobyl. Sto parlando delle reazione, altrettanto scomposta, del ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che pensa sia cosa saggia rispondere al disastro della Deepwater Horizon imponendo un bando alle estrazioni offshore in una fascia di 5 miglia dalle coste nazionali (12 nelle zone marine protette). Greenpeace applaude. Dovrebbe far pensare.
Anzitutto qualche informazione di base. La Deepwater Horizon – qui le specifiche tecniche – è una piattaforma petrolifera attrezzata per la perforazione in acque fino a circa 2.500 metri di profondità, cioè in quelle che si definiscono acque “ultra profonde” (sebbene non vi sia una definizione codificata, generalmente si intendono “profonde” le acque oltre i 300 metri, “ultra profonde” sotto la soglia – fino a poco tempo fa economicamente e tecnologicamente impensabile – dei 1.500 metri, o 5.000 piedi, come spiega bene Ed Crooks). La piattaforma estraeva petrolio dal campo denominato “Macondo“, che sta a una profondità di circa 1.500 metri. Qui si trovano maggiori informazioni. Il pozzo – che sotto la colonna d’acqua scende ancora per 5 o 6 mila metri attraverso la crosta terrestre – è così difficile da sistemare proprio per le condizioni estreme di pressione che si vengono a creare nelle profondità oceaniche. Il trovarsi in acque profonde non è, di per sé, una condizione facilitante l’incidente, ma è sicuramente una delle ragioni per cui aggiustare le cose è così difficile.
Quale relazione ha questo con le avventure esplorative nelle coste italiane? La risposta è semplice: nessuna. Come è facile verificare dall’elenco delle piattaforme attualmente esistenti, gran parte delle nostre avventure estrattive si mantiene in acque basse, attorno o sotto i 100 metri di profondità. Solo in un paio di casi si scende significativamente più in basso, cioè attorno ai 1.000 metri, peraltro in entrambi i casi a grande distanza dalla costa (oltre 40 chilometri). Tempo fa qualcuno ha provato a cercare in acque ultra profonde al largo della Puglia, ma senza risultati. Dunque, oggi pochi o nessuno credono vi siano giacimenti abbastanza ricchi in acque così profonde, e pochi o nessuno vanno a cercarli. Ma la vera differenza è un’altra, e mi spiace non trovare un modo per dirlo con tatto, e dunque senza sconvolgere il ministro Prestigiacomo: l’Italia galleggia nel mar Mediterraneo. Il Mediterraneo non è il golfo del Messico. Noi non abbiamo giacimenti giganti da sfruttare, e neppure grandi. Abbiamo dei dignitosi reservoir che danno un piccolo – importante, ma piccolo – contributo a soddisfare il fabbisogno nazionale.
Basta un numero: da quando c’è stata l’esplosione della Deepwater, Macondo rigurgita qualcosa tra 5.000 e 100.000 barili di greggio al giorno (la verità sta probabilmente attorno alle poche decine di migliaia). L’intera produzione quotidiana di tutti i nostri pozzi sottomarini messi assieme è stata, nel 2009, in media di 11.000 barili / giorno. Questo significa che le perdite da Macondo valgono tra la metà e dieci volte la nostra produzione aggregata. Le dimensioni contano.
Insomma. Non è solo che il bilancio tra i costi e i benefici dell’offshore drilling è ancora, tutto sommato, positivo, nonostante Deepwater Horizon. Non è solo che, almeno negli Usa e almeno in parte, la corsa verso le profondità abissali dipende anche da una politica troppo conservativa nel rilasciare concessioni estrattive a terra. Non è solo che l’incidente è, almeno in parte, figlio della cultura aziendale di Bp, titolare di Deepwater Horizon. Non è solo che, nonostante tutti i nostri tentativi di razionalizzare l’accaduto, c’è sempre di mezzo anche la sfiga – cioè, una cosa normalmente buona (l’estrazione sottomarina) ha avuto, occasionalmente, conseguenze nefaste. E’, soprattutto, che qualunque cosa sia accaduta nel Golfo del Messico non è neanche parente di qualunque cosa sia accaduta o possa accadere nel nostro paese.
Ovvio che questo implica anche che il danno effettivo di un bando sull’esplorazione petrolifera in Italia è diverso da quello dello stesso provvedimento, poniamo, negli Usa. Ma ci sono almeno due aspetti rilevanti. Primo: per piccola che sia, la produzione petrolifera italiana è comunque importante. Per sacrificarla, bisogna avere ragioni molto forti, che non mi pare vengano portati da Prestigiacomo e da chi la pensa come lei. Secondo: c’è un problema di credibilità del paese. Più ci comportiamo in modo isterico, più reagiamo in modo uterino a quello che accade fuori dai nostri confini, e più spaventiamo gli investitori e riduciamo le nostre prospettive di crescita. La chiusura delle centrali atomiche non ha fatto male al paese solo perché ci ha fatto perdere una fonte di energia: ha detto al mondo che l’Italia è un paese di cui non ci si può fidare. Avanti così, dunque?
Tutti i politici hanno un bisogno patologico di mostrare i muscoli. Prestigiacomo non fa eccezione. Ma in ultima analisi andrebbe presa di petto l’idea che, di fronte a qualunque problema, da Chernobyl alla marea nera, la reazione giusta sia di nascondere la testa sotto la sabbia e fare un passo indietro verso le caverne. Se si trattasse di un individuo, potrebbe sbrigarsela con lo psichiatra. Trattandosi di diverse generazioni di un’intera classe politica, forse dovremmo farci delle domande più profonde.
Vietare tutto, vietare subito, vietare sempre non ci renderà più sicuri. Ci renderà solo più poveri e marginali.
Signor Stagnaro,
e di cosa si stupisce? Questo governo solo fa delle cose che interessano ai propri membri oppure delle cose per reagire alle emergenze. Ovviamente questa cosa dei versamenti di greggio nel mare è per loro, anche se il fatto che sia la ministra senza portafoglio a dirlo mi sa che lasci il tempo che trova, un’emergenza.
Il fatto è che questo governo non ha una politica ambientale oppure di energie alternative. E da quello che lei scrive sembra che solo petrolio e centrali nucleari possano dare energia a una paese.
Io invece mi sono preoccupato di cercare alternative, solo per hobby, e ce ne sarebbero di molto interessanti, solo che io non conto nulla e comuni, regioni e governo in primis non ne vedono la necessità.
Ma oltre ai pannelli solari e l’energia geotermica che potrebbe in Italia dare molta energia, c’è ormai un eolico di dimensioni ridotte e molto performanti che darebbe un gran spintone all’energia in Italia.
Basta guardare le caratteristiche di queste nuove pale di “design” e il vento di cui hanno bisogno per andare e i dati degli enti che misurano il vento nelle nostre regioni per capire che su tanti pali della luce e sulle migliaia di antenne per cellulari che ci sono nel nostro paese in tutte queste zone (soprattutto costiere ma anche collinari e montanare) se ne potrebbero applicare molte che farebbero moltissima energia pulita, sia per consumo proprio che per l’export.
Sembra però che le idee in questo senso le porti via lo stesso vento che muoverebbe queste pale…
E se la verità fosse molto più semplice?
lei si è posto il problema di comprendere cosa sia più conveniente e perchè. La ministro Prestigiacomo, ma ho l’impressione che sia uno sport comune, credo abbia fatto questi passaggi: si è svegliata, ha letto della marea nera in aumento ed ha pensato che fosse buona cosa vietare le estrazioni entro le 5 miglia. Il tutto senza un minimo lavoro di studio…Banale ma credo realistico:-)
p.s. tanto poi fra un mese…
@spaziamente
ma il tuo sport è pensare male? No perché scommetterei che hai indovinato.
Quando vedo le proposte e le leggi votate dai nostri cari rappresentanti (provare per credere) mi rendo conto del perché ci sono sempre meno circhi in giro… la classe dei clown gode di piena occupazione!
Ma no! Per comprendere la vicenda bisogna piuttosto comprendere “cosa sia più conveniente PER IL MINISTRO PRESTIGIACOMO”. A quindi: marea nera, magari anche vicino al mio collegio elettorale? Problema gravissimo! Non si estrae più greggio? Problema per i petrolieri, che m’importa a mia? Quindi intanto blocco tutto, poi se qualcuno un giorno mi costringe a sbloccare mi posso sempre far fotografere con un cucciolo di foca monaca in braccio…
Delusione sempre più crescente verso un governo che lancia idee liberali per poi ritirarle in gran parte per timori “sinistri”, pseudoambientalisti e opportunisti…C’è un analfabetismo politico a dir poco irritante…Ma quale cultura economica, qui riferita ad un progetto sulle fonti di energia, può avere il Ministro Prestigiacomo? Boh!
decisone sostanzialmente in linea con la politica di un governo fino ad oggi capace solo di rispondere con decisioni populiste e di pancia senza la minima capacità -o volontà, non saprei davvero quale delle due sia peggio- di analizzare i fatti, spiegare al paese come stiano realmente le cose e, di conseguenza, prendere le decisioni più opportune per il paese. ne è la prima volta che prestigiacomo se ne esce con vere idiozie giganti
@Alessandro
Che c’è un analfabetismo politico impressionante lo dimostra il fatto che Berlusconi è stato eletto per la terza volta a Capo del Governo, quando bastava la pessima esperienza precedente. Senza idee, vuole solo piacere e figuriamoci se prende iniziative che possano abbassare il suo..gradimento. Ministri di contorno, volutamente scarsi, per non ledere il potere del Capo! Ci vuole altro per capire che trattasi di persona assolutamente ignorante dei veri problemi del Paese ed incapace di qualsivoglia riforma se non quella che aiuta le proprie aziende? Sveglia Signori, non è possibile che la Destra italiana sia rappresentata da Berlusconi e Bossi. O siamo diventati tutti matti? Con stima.
‘castriamo il nostro futuro energetico’ per qualche pozzo offshore che rende qualche centinaio di barili/giorno? Ma insomma non diciamo bestialità. Il nostro (e altrui) futuro energetico si chiama solare termico:
http://www.desertec.org/
A noi italiani non serve neanche il Maghreb (con relativa nuova dipendenza dalla Libia) perchè il ns Maghreb ce l’abbiamo in casa, si chiama Sicilia. Basterebbero piccole porzioni dell’interno disabitato dell’isola per il fabbisogno energetico di tutta la nazione.
@Fausto
Aggiungerei anche un LOL se me lo permetti.
1° per uno stato è sconveniente dipendere unicamente da una fonte energetica, ancor di più se questa viene in gran parte da un unico paese (geopolitica e potere di contrattazione, senza poi parlare nel caso di guerra cosa succederebbe)
2° l’energia non è come una scatola di fagioli: la inscatoli e la trasporti dove ti pare… l’energia va prodotta vicino a dove viene utilizzata in modo massiccio, in modo da diminuire le dispersioni derivanti dal mezzo (cavo), questo ti induce a riflettere sulla fattibilità del trasporto di corrente dal deserto (senza considerare il punto 1°). Sarebbe fattibile solamente nel caso in cui si riuscisse a scoprire un superconduttore che rimanga tale a temperatura ambiente (e dunque nella fascia di temperature tra i deserti nordafricani e l’europa, in questa fascia devi considerare la variazione di latitudine e le escursioni termiche tipiche dei deserti, cosa non da poco..).
E questo considerando solamente l’utilizzo del petrolio come fonte di energia elettrica, se vogliamo essere un pò più concreti dovremmo anche considerarlo per i suoi derivati: uno fondamentale è la plastica e questa non la tiri fuori dai pannelli, il processo di sintetizzazione esiste ma costa.
Per quel che riguarda invece il trasporto (e dunque le macchine elettriche) ci passerà ancora molto tempo prima di vederle trottare tranquillamente e le colonnine che stanno mettendo oggi nelle varie città son fondamentalmente inutili: per caricare un auto male che vada ad oggi ti servono almeno 2 ore… e sinceramente non ti ci vedo romperti l’anima 2 ore su un parcheggio per poi continuare il viaggio, quando ad oggi male che vada in 15 minuti puoi fare il pieno al distributore (qua si potrebbe aprire un discorso lunghetto).
comunque il solare termodinamico è un sistema molto importante, l’enea sta provando una serie di miscele, sarebbe bello riuscire a mantenere la temperatura della miscela molto elevata anche in assenza del sole, ma per questo devi usare delle miscele tossiche, secondo me non si dovrebbe vederlo come il coltellino svizzero dell’energia, ma certo deve fare la sua parte importante (e sarebbe meglio se non esistessero i certificati verdi (mi pare si chiamino così, comunque gli incentivi sul prezzo di vendita dell’energia ‘verde’), perchè la domanda che ti pongo è: se una cosa è davvero conveniente perchè creano artificiosamente queste distorsioni di prezzo?).
@Igor Deplano
IGOR SEI DI GARBONIA!DINOKEBAB-LAMANTIA