Il giorno del giudizio sul capitalismo italiano
Il capitalismo di relazione è caduto? Sono finite le privatizzazioni all’italiana?
Forse è ancora presto per dirlo, ma indubbiamente oggi è un po’ il “giorno del giudizio” sul capitalismo italiano. Un giudizio negativo sia se si guarda al caso Telecom Italia, sia se si guarda dal lato del trasporto aereo.
Come ricorda Oscar Giannino su queste colonne “questa non è la sconfitta del mercato”, ma delle privatizzazioni all’italiana. Lo spiegavamo anni fa come sarebbe andata a finire Alitalia (qui) e forse sarebbe stato bene non buttare miliardi di euro per ritrovarci alla stessa casella di partenza.
Alitalia ha necessità di trovare almeno 300 milioni di euro per superare l’inverno, poiché la liquidità è finita e il periodo più complicato è proprio quello invernale. Nei primi sei mesi la compagnia dovrebbe avere perso circa 250 milioni di euro e dall’inizio dell’avventura del Piano Fenice le perdite totali superano abbondantemente il miliardo di euro.
È bene ricordare che AirFrance-KLM offriva al Governo Prodi circa 6,5 miliardi di euro d’investimenti ed in più pagava ancora le azioni della ormai defunta compagnia aerea (la vecchia Alitalia).
È bene ricordare che sono stati spesi oltre 4 miliardi di euro per la “privatizzazione all’italiana” e che purtroppo la compagnia non ha i mezzi per andare avanti.
È bene ricordare che nel frattempo il mercato ha fatto il suo dovere ed ha visto una sostituzione da parte di molti altri vettori.
Ed è bene anche ricordare che la soluzione all’italiana ha comportato migliaia di esuberi (molti più del piano francese) in gran parte beneficiata dalla cassa integrazione speciale di sette anni.
Oggi, a distanza di oltre di cinque anni, ci sono ancora i francesi che nel frattempo avevano preso ad inizio del 2009 il 25 per cento delle azioni di Alitalia, mentre i soci italiani non sembrano intenzionati a rimetterci altri soldi.
Oggi i sindacati paventano il rischio di duemila esuberi; ma non erano proprio i sindacati che hanno appoggiato la soluzione all’italiana respingendo i francesi? Un minimo di responsabilizzazione della classe sindacale non sarebbe proprio male.
Il Ministro Lupi ha detto che i francesi sono una soluzione accettabile ed è completamente condivisibile questa imposizione. Alitalia non ha tante altre via d’uscita d’altronde. La Cassa Depositi e Prestiti non deve infatti entrare nell’azionariato poiché altrimenti si tornerebbe ancora una volta ad una ri-nazionalizzazione, come se Alitalia pubblica non abbia già distrutto abbastanza valore per i contribuenti.
I francesi probabilmente saliranno al 50 per cento, pagando molto poco l’acquisto della maggioranza, dato che molti asset della compagnia risultano pignorati e il valore della stessa non è troppo elevato.
È normale che gli azionisti italiani cerchino di trovare soluzioni alternative, ma il “coltello dalla parte del manico” sembra avercelo AirFrance-KLM.
L’arrivo di Etihad o di Aeroflot non è facile poiché tali compagnie non potrebbero avere la maggioranza per come è adesso la legislazione europea (sono vettori extra-comunitari). E difficilmente dei vettori mettono centinaia di milioni di euro per prendere una quota che vale molto poco senza al contempo prenderne il controllo.
Questa notte c’è stato l’arrivo di Telefonica su Telecom Italia e le parole odierne di Alexandre De Juniac, amministratore delegato di AirFrance-KLM, che indicano la via dell’aumento della quota in Alitalia come possibile, chiudono quella che può ben definirsi il “giorno del giudizio” sul capitalismo relazionale italiano.
Sinceramente sono un po deluso: speravo che Alitalia falllisse una volta per tutte… Adesso c’è sempre il rischio che venga rinazionalizzata a spese dei contribuenti e comunque il mercato italiano non verrà davvero liberalizzato come sarebbe avvenuto senza questa stramaledetta Alitalia…
Per i lavoratori che perderanno il posto di lavoro: ringraziate di cuore i vostri amati sindacati…. forse a forza di pacche sui denti comincerete a capire che sono la vostra disgrazia….