Il denaro a nudo – di Gerardo Coco
Gli ultimi quarant’anni anni sono storia di crisi finanziarie succedutesi con sempre maggiore frequenza ed intensità, iniziate dopo il crollo dell’ordine monetario stabilito a Bretton Wood alla fine della seconda guerra mondiale. Quest’ordine era basato sulla convertibilità del dollaro in oro e nelle valute dei maggiori paesi industriali secondo cambi fissi. Il sistema si disintegrò per il deliberato default degli Stati Uniti. Quando i paesi partner, allertati dalla progressiva svalutazione della valuta americana dovuta al crescente indebitamento ne chiesero la conversione in oro, gli USA
risolsero unilateralmente l’accordo dichiarando il dollaro inconvertibile. Da un “sabotaggio” come questo non poteva svilupparsi un mondo sano. La fine del sistema di Bretton Woods spegneva per sempre la stella polare dell’attività finanziaria e creditizia mondiale e da quel momento le principali valute svincolate dalla disciplina del sistema aureo cominciarono a circolare come una muta di cani sciolti creando il marasma degli squilibri globali, della spesa incontrollata, delle perturbazioni, svalutazioni e del debito esponenziale.
Si pensava che le politiche monetarie potessero regolamentare questo caos senza rendersi conto che il disordine
finanziario ed economico era proprio immanente alla “moneta manovrata” che aveva cambiato la natura stessa del denaro: da attivo patrimoniale a passività finanziaria. Questa trasmutazione è avvenuta parallelamente a quella delle banche centrali, da guardiani dei sistemi monetari a “tesorieri” dei governi per soddisfarne le illimitate esigenze di credito.
Il denaro, ieri
Il denaro autentico, la moneta, è prima di tutto un mezzo di scambio che serve a fare circolare la ricchezza, non a crearla. Prodotti e servizi si ottengono attraverso la sua intermediazione. Il denaro è una specie di ordine di pagamento con cui ciascuno ha il diritto di ricevere quei beni che gli necessitano in corrispettivo dei beni e servizi ceduti o delle prestazioni prestate. Dovendo misurare i valori dei beni, il denaro stesso deve possedere valore per fungere da ricchezza permutabile generica da cedere in cambio di ricchezza specifica nella forma di beni e servizi. Solo nel regime aureo il
denaro svolge questa funzione di bene più fungibile in assoluto cioè di moneta. Questo tuttavia non significa che nell’economia debbano circolare pezzi d’oro coniati: sono sufficienti titoli rappresentativi che fungano da moneta, come le banconote, strumenti di credito convertibili a richiesta. In tal modo si risparmia sui costi di produzione del metallo e su altri inconvenienti. Aumentare l’emissione di banconote significava aumentare il credito come oggi avviene con la
creazione dei depositi bancari. Ma credito e denaro, sebbene oggi li identifichiamo, non sono la stessa cosa. Il credito e per contrapposto il debito, sono promesse di pagamento rappresentando, rispettivamente il diritto o l’obbligo a prestazioni future. Solo il denaro, in quanto moneta è il mezzo di pagamento definitivo. Dunque, tanto l’aumento delle banconote quanto quello dei depositi aumentava crediti e debiti, non denaro. Chi infatti acquistava un bene tramite
le banconote come mezzo di pagamento, trasferiva al venditore un credito, non moneta.
Solo in senso giuridico la banconota e il deposito erano mezzi di pagamento o moneta legale come lo sono oggi. Ma lo scambio, in senso economico, si “chiudeva” e ogni debito si estingueva, solo nel momento in cui la banconota veniva rimborsata in metallo: si cedeva cioè una promessa di pagamento contro un equivalente di ricchezza tangibile.
Questo è, grosso modo il meccanismo del denaro vigente nel passato che in un certo senso è sopravvissuto in Bretton Wood, con la differenza che i pagamenti in oro potevano avvenire solo tra nazioni e non tra individui (ciò che conta non è che circoli oro ma che la legge della circolazione cartacea obbedisca a quella aurea).
E’ importante notare che il ruolo essenziale del denaro quale mezzo di pagamento definitivo era riflesso contabilmente nel bilancio delle banche centrali.
La moneta era posta all’attivo per garantire le promesse di pagamento del passivo ossia le banconote in circolazione, rappresentanti il diritto di conversione che il pubblico aveva la facoltà di esercitare.
Il denaro è un attivo che copre i rischi di una circolazione incontrollata e incorpora pertanto la funzione di deposito di valore, come si legge ancora (e stranamente) anche nei testi moderni di economia. La banca poteva emettere nuovo denaro in circolazione solo acquistando oro ma per tenere il bilancio in equilibrio doveva cedere qualche altro attivo, come il privato, che, per acquistare un bene deve, per forza, privarsi di un altro bene cioè del contante.
Il denaro, oggi
In un regime di inconvertibilità avviene l’opposto, il denaro non è nell’attivo del bilancio ma nel passivo rappresentato solo dalle banconote che sono sempre un debito della banca ed un credito per il pubblico. Ma questo credito anziché sussistere quale diritto alla sua conversione in moneta, che non esiste più all’attivo, sussiste quale diritto generico ad un potere d’acquisto sui beni e servizi della collettività (le riserve auree non essendo destinate alla circolazione non costituiscono moneta legale).
Allora la prima domanda da porsi è: quali poste dell’attivo della banca centrale garantiscono il denaro in circolazione e il suo potere d’acquisto? E su quale base il denaro viene emesso? Per scoprirlo basta scorrere, ad esempio, il bilancio della Banca Centrale Europea e constatare che le poste dell’attivo sono rappresentate da debiti di terzi, come prestiti ai paesi della unione monetaria, finanziamenti e rifinanziamenti al settore bancario, investimenti in titoli di varia natura compresi quelli del debito immobiliare americano. In breve, il denaro è garantito solo da passività o promesse di pagamento di
debiti.
In generale le banche centrali creano denaro comprando con regolarità i titoli di debito statali i quali, spendendo il ricavato delle emissioni per i loro programmi di espansione e di welfare, iniettano nel sistema economico nuova liquidità e tutto questo processo si chiama monetizzazione del debito.
Comprando i titoli, le banche centrali non attingono a fondi esistenti, esse hanno lo straordinario potere di “coniare”
all’istante il denaro a favore dello stato. A differenza dei privati, nessuno dei due fa sacrifici per procuraselo.
Qui svanisce la funzione del denaro quale mezzo di scambio: in questo schema infatti nessuna ricchezza viene intermediata, trasferita o permutata. Aumenta, rispetto a tutti gli altri, solo la quantità dei diritti di acquisto che lo stato può esercitare nell’economia, senza prima averle ceduto nulla in cambio. Il risultato è la diluizione del potere d’acquisto della collettività cioè l’inflazione.
La seconda domanda è: se la fonte del denaro e del potere d’acquisto è rappresentata dall’attivo della banca centrale, quanto vale questo attivo? E’ facile rispondere: dipende dalla solvibilità dei debitori.
Ma la maggior parte dei debitori, governi e sistema bancario sono, come sappiamo, soggetti tecnicamente insolventi o quasi. Se il denaro in circolazione è garantito dal debito di soggetti insolventi ne consegue che anche gli istituti di emissione, non potendo riscuotere i crediti, sono insolventi. Pertanto la banca centrale non può neppure esercitare il ruolo originario per cui era stata creata: essere la banca delle banche e salvatore di ultima istanza del sistema monetario.
La fragilità di questo sistema del denaro è evidente ma è anche evidente che il suo rischio non può non ricadere sul vero creditore finale del sistema economico, cioè quello che dà più credito di quanto ne riceva: il pubblico. L’unico vero prestatore di ultima istanza resta sempre la collettività dei contribuenti cui, lo Stato, il debitore finale dell’economia, può sottrarre coercitivamente il denaro attraverso il sistema fiscale.
Il lungo addio
I due sistemi del denaro il primo basato sul denaro come attivo e il secondo basato sul denaro come passivo hanno polarità opposte. Nel primo il denaro è un bene reale di valore stabile sostenuto da una domanda internazionale costante ed essendo l’unico attivo esistente a non rappresentare contemporaneamente la passività di qualcun altro costituisce una riserva di valore.
Nel secondo caso la fonte del denaro è costituita dalle passività dello stato che crea il debito ed invita la banca centrale a creare il denaro per acquistarlo. La perdita delle funzioni per le quali era stato inventato, quella di riserva di valore e quella di mezzo di pagamento definitivo, ha “svirilizzato” il denaro. Ormai denaro e debito costituiscono un tutt’uno inscindibile. La crescita perenne e l’inestinguibilità del debito sono implicite nel sistema stesso, altrimenti il default sarebbe assicurato. Infatti, nell’economia il debito deve aumentare almeno nella misura necessaria per pagare gli
interessi del debito pendente. Ma questo è l’ipotesi teorica perché lo stato può funzionare solo con nuovo deficit cioè aumentando il debito.
Questo spiega perché gli interessi sono artificialmente tenuti bassi: non servono a stimolare l’economia ma ad abbassare il debito. Mentre una volta l’apparato creditizio serviva a trasferire risparmio, oggi serve a trasferire debito. Nel passato poggiava su una solida base di ricchezza concreta di cui il denaro era il mezzo di trasferimento. La lievitazione del debito l’ha separata da questo piano e l’ha sospesa nel vuoto senza più riferimento con risparmio o con attivi tangibili.
In questo contesto nessun intervento, nessun stimolo, nessun salvataggio, nessuna politica può funzionare per far migliorare l’andamento dell’economia. Essa è stata ipotecata a copertura del debito dello stato. Nessun progresso, nessuna espansione e prosperità sono pertanto possibili. Possiamo assistere solo a convulsioni, tensioni perturbazioni, stagnazione e infine miseria.
Le unità monetarie, che passano di mano in mano rappresentano atomi di debito prodotti da un processo totalmente incontrollato ed inarrestabile.
Come andrà a finire? Appunto, come una reazione nucleare incontrollata.
Come sempre di una chiarezza cristallina. Inquietante.
Tornare all’oro significherebbe tornare ad un’economia ottocentesca. Non è certo una soluzione proponibile perché distruggerebbe le imprese. Senza debito, senza promessa di futuro pagamento, non sarebbero possibili gli investimenti.
Il debito deve essere visto non come risorsa da destinare ad investimenti importanti e capaci di generare ritorno, non come una panacea per poter vivere al di sopra dei propri mezzi o dilazionare sine die problemi reali come l’occupazione e la crescita economica degli Stati.
Il credit crunch americano non è nient’altro che il risultato di debito inesigibile erogato per stimolare il mercato interno. L’ingegneria finanziaria è stato il mezzo per nascondere in complicatissimi strutturati la “polvere” di crediti destinati a passare a sofferenza sotto il “tappeto” di strumenti finanziari solvibili.
Sappiamo che la polvere ha finito per svalutare anche il debito buono che serviva a nascondere i crediti inesigibili. Così è stato distrutto anche il prezioso Bukhara. Infatti da un giorno con l’altro un’intera classe di asset considerati liquidità dalle banche si sono trasformati in vera e propria spazzatura.
Adesso parliamo del default prossimo venturo dell’Italia. Il debito pubblico italiano è cresciuto progressivamente nel tempo per effetto di provvedimenti assistenzialisti, assunzioni clientelari, creazioni di enti inutili (ma con poteri di blocco, ma poltrone da assegnare e ruote da ungere …), opere iniziate e lasciate a metà, ecc. Poiché la maggior parte di queste spese si protraevano per anni o erano addirittura permanenti il debito è cresciuto progressivamente. Nessun governo ha mai fatto pulizia, ma ha solo aggiunto, aggiunto, aggiunto. Solo un piccolo esempio: oltre 4 mln. di dipendenti pubblici o si licenziano in massa o peseranno per sempre sul bilancio dello Stato!
La spesa pubblica rappresenta il 52% del PIL, la pressione fiscale è ormai prossima al 50%, l’evasione fiscale di cui tutti parlano, ma a cui nessuno pone rimedio, permette di creare fondi con cui finanziare i partiti, e la macchina pubblica costituisce un ostacolo burocratico per le imprese.
L’Italia non è la Grecia per dimensioni, ricchezza media dei privati e soprattutto per capacità industriale, ma condivide con la Grecia la perversione della dipendenza dallo Stato spendaccione. Ergo l’Italia, nonostante tutto, è destinata allo shock di vedere le aste dei titoli di Stato disertate e da li a poco a dover dichiarare l’insolvenza. Ricordiamoci che l’Argentina ha risorse naturali e potenzialità enormemente maggiori dell’Italia, eppure è finita in default. Sta emergendo come nuova forza economica dopo un decennio.
Morale: qualsiasi politica monetaria richiede una ferrea DISCIPLINA. L’ORO INCORPORA LA DISCIPLINA NELLA SUA FISICITA’, al contrario della moneta virtuale che ha i suoi vantaggi, ma richiede una DISCIPLINA IMPOSTA, tranne pagarne le conseguenze in un futuro più o meno prossimo.
Complimenti!
Non è realistico pensare di tornare all’oro o all’argento, almeno per quanto riguarda il mercato interno ad un Paese? La prima funzione della moneta (o del denaro?) dovrebbe essere la capacità di misurare il valore della merce con cui tale moneta è scambiata, è esatto? La disponibilità non è poi così determinante, una volta che se ne assume una quantità fissa a termine di confronto; in questo senso è analogo ad un metro campione al quale ci si riferisce per misurare le lunghezze.
@riccardo
Non è realistico pensare di adottarlo in un paese dell’eurozona a meno di uscirne. Ma in Svizzera questo progetto è in agenda.
I prezzi rappresentano il valore di scambio tra denaro e i prodotti da vendere ma variano entrambi in base a domanda e offerta. Pertanto anche se è efficace, non è proprio preciso il paragone con il metro perché pure il prezzo dell’oro oscilla anche se tende costantemente al suo valore normale che è il costo di produzione. Se lei o suo padre avesse acquistato ad es nel 1950 un barile di petrolio lo avrebbe sempre pagato con la stessa quantità d’oro di oggi. Questo vuol dire che non si sarebbe arricchito nel tempo in termini di prodotto, ma avrebbe mantenuto il potere d’acquisto. L’oro quindi non è investimento ma un intermediario di scambio di valore stabile.
Vera l’affermazione sulla disponibilità: L’oro come denaro viene sempre utilizzato al massimo grado perché sovrabbondanza e scarsità si riequilibrano immediatamente attraverso gli aggiustamenti del suo potere d’acquisto.
G.C.
Niente di nuovo, ma mi associo ai complimenti per la chiarezza e l’efficacia espositiva. Quello che stupisce e’ l’esiguita’ dei commenti. Mentre la casa brucia si preferisce discettare di evasione e patrimoniali invece di affrontare il problema alla radice. Credo che siamo ad un cambio epocale e che il mondo, incluso quello della finanza, non sara’ mai più quello che ci e’ stato famigliare negli ultimi sessant’anni.
Complimenti all’autore, e finalmente su chicago-blog si parla della causa alla base delle bolle e seguenti drammatiche recessioni che stiamo vivendo. Si definisce l’inflazione per ciò che è, aumento della base monetaria, la cui conseguenza è l’aumento dei prezzi. Una cosa non messa troppo in risalto è come il sistema odierno di carta moneta attuale trasferisca ricchezza dal basso verso l’alto. I primi percettori della moneta (solitamento stati, industrie e lobbies vicino al governo) possono agire nel mercato a prezzi invariati. Come questa moneta fresca di stampa inizia a circolare si creano aspettative di crescita economica e i prezzi iniziano a gonfiarsi. Chi ne soffre di più sono i dipendenti e pensionati che vedranno le loro retribuzioni adeguarsi molto lentamente. Inoltre, finalmente di dice come molta della ricchezza della democrazia più bella del mondo, gli USA), sia il risultato di una frode. Hanno rubato potere d’acquisto e, una volta divenuta insostenibile la truffa, come tutti i truffatori hanno scaricato le conseguenze sui creditori, drammatico aumento dei prezzi a due cifre negli anni 70 (pensiamo ai paesi poveri), oltre alla mancata conversione in oro (sempre sugli USA sarebbe bello se su un altro articolo si potesse dibattere senza dogmatismi degli eventi dell’11 settembre e della seguente guerra al terrore). Infine domanda all’autore. Non riesco a capire cosa intenda nel primo paragrafo quando definisce le banche centrali guardiani del sistema monetario. Sembra quasi un ruolo positivo, quando in realtà è noto l’interesse delle banche centrali a monopolizzare la creazione di moneta e a trasferire ricchezza verso di essa. Non vorremmo credere che quando JP Morgan, Rothschild e Rockfeller a Jekyll Island scrivevano il testo per la creazione della FED avessero in mente un sistema che garantisse alle masse prosperità e benessere? Seguite Ron Paul negli USA. Peccato non sia clonabile! Stati e banche centrali sono armi di distruzione di massa. Più centralizziamo il potere più saremo inermi. No a stai nazionle, UE, FMI, ONU, governi mondiali e tutte queste organizzazioni che servono solo a una elite tecnocratica autoreferenziale.
@francesco sica
Ringrazio Lei e tutti i lettori. Su questo blog si è già parlato diffusamente di bolle finanziarie e delle loro cause-effetti da parte di altri autori.
Giustamente fa riferimento alla redistribuzione della ricchezza. Essa è conseguenza della inflazione monetaria e lo spiega Lei. I vostri interventi servono a completare i temi trattati o quello che omette l’autore. Sarebbe un argomento da approfondire ma non potevo specificare tutto in un singolo post. Comunque ne riparlerò.
L’espressione “guardiani del sistema monetario” non implica nessun giudizio di valore sulle banche centrali, era la loro originaria funzione: controllare che le banche non si indebitassero eccessivamente mettendo a rischio il sistema come per esempio poteva avvenire, una volta, scontando troppe cambiali perché si riteneva che creassero eccessi di liquidità con effetti inflattivi. A questo riguardo famosa fu nell’800 la polemica sulle real bills (o cambiali commerciali).
La banca centrale era il fulcro ed il guardiano del sistema creditizio nel senso che controllava l’industria bancaria e finanziaria ed era capace di far fronte anche a crisi generalizzate di sfiducia. Oggi invece di vigilare sulle crisi le determina per cortese concessione dello stato
Mi e’ sembrato di leggere un testo medioevale: come si fa, nell’epoca della globalizzazione, a pensare all’ oro come “denaro”? Pensiamo agli eventuali problemi di regolazione dell’esistente e non a suggestioni paleo-capitalistiche.
Concetti base spiegati semplicemente, chiaramente ma soprattutto esenti da considerazioni di parte. Si ritorna alla economia di base che non conosce ideologie e/o politiche.
Complimenti
Buongiorno a tutti. Letto sopra, non capisco bene pero’ cosa ci sia allora di sbagliato nelle teorie dei signoraggisti. L’idea che mi ero fatto autonomamente (non signoraggistica spero), immaginando come dovrebbe essere fatto un sistema monetario che funziona, e’ che e’ debito verso il pubblico (giustamente) _solo_ il denaro che viene creato dalla banca centrale in eccedenza all’aumento del PIL reale, mentre ad ogni aumento reale del PIL puo’ venir iniettato denaro nel sistema, e viene iniettato, in ugual misura all’aumento del PIL, allo scopo di evitare deflazione (stampando denaro per pagare i dipendenti pubblici ad esempio, da cui l’idea che un’economia che cresce che ne so al ritmo del 10 per cento percentuale di PIL l’anno puo’ permettersi una spesa pubblica del 10 per cento del PIL l’anno senza imporre tasse).
Se invece _tutto_ il denaro fosse creato come debito, temo avrebbero ragione i signoraggisti, (per quel che mi e’ dato di capire di questo sistema che mi pare giunto ad un livello di complessita’ tale da essere nella pratica paradossalmente equiparabile al gioco dei tre bussolotti). Voglio ben sperare non sia cosi’, il peggio non sarebbe tanto nel fatto di costituire una truffa colossale, quanto nel fatto di poter essere scoperta da un bambino di terza elementare.
Salute a tutti.
@Francesco P
“Un sistema che funziona in teoria ma non funziona in pratica mette in evidenza la sua assurdità”
La moneta virtuale incorpora nella sua “inesistenza fisica” il principio stesso del suo fallimento, la capacità di emettere moneta con un colpo di mouse o di poter espandere il credito usando il meccanismo della riserva frazionaria, rende tutto sin troppo semplice. Come creare un sistema di regole ferree se l’oggetto delle regole stesse non esiste?
@Andreaperin
Forse sarebbe il caso che tu ti ponga la domanda cruciale; Cos’è il denaro? E da cosa si origina il denaro?
Articolo molto interessante, cercavo da tempo una descrizione cosi sintetica e chiara. Chiedo gentilmente all’autore di indicare dove si possono trovare approfondimenti alle seguenti domande:
perché non esiste una saracinesca centrale utile per bloccare la crescita del debito pubblico? Chi autorizza l’indebitamento? Per esempio , un consiglio comunale è autonomo rispetto al governo centrale nel decidere di accendere un nuovo debito? lo spread da chi è calcolato e sulla base di quali contrattazioni (aste e mercato BOT ?)
perché il debito pubblico non viene presentato all’elettore come nuova imposta a riscossione posticipata (interessi e capitale)? Esiste una contabilità analitica che lega il debito ai progetti di crescita del PIL? Quali sono le regole di governance del debito pubblico? Grazie
Sono totalmente d’accordo sull’analisi fatta. Credo che, nell’ipotesi ottimistica, a pagare il debito sarà chi detiene carta moneta in tasca, la quale sarà sempre più annacquata. In definitiva, l’inflazione non è altro che una espropriazione, più o meno lenta e molto, molto silenziosa, a danno di chi detiene dei risparmi. Se dovesse (visione catastrofistica) collassare il sistema, invece, il castello di carta si trasformerà in fumo, con sottostante cenere. Anzi nemmeno cenere, è un videogame, si tratta solo di numeri scritti in un computer…. e non bruciano, spariscono.
Concordo sul problema creato dal denaro oggi, che risulta come ho già scritto “creation of money out of thin air”
http://mgiannini.blogspot.com/2010/03/money-creation-for-nothing-or-let.html
Ecco perché la BCE é in un grosso impasse, oltretutto essendosi riempita di titoli svalutati e con perdite enormi.
Bellissimo articolo!!! complimenti!!
UN’analisi che mette a “nudo” veramente il sistema….i miei complimenti!!!