10
Lug
2013

Il decreto del fare, Art.11 – Cinema

L’articolo 11 del “decreto del fare” estende anche al 2014 i crediti d’imposta (tax credit) per la produzione, la distribuzione e l’esercizio cinematografico. Il tetto massimo di spesa viene fissato in 45 milioni. Questi meccanismi di incentivazione fiscale a favore degli investimenti nel settore cinematografico sono stati introdotti dalla legge finanziaria 2008 e poi prorogati fino al 31 dicembre 2013. Si applicano sia alle imprese che non appartengono alla filiera del settore cinematografico ed audiovisivo (c.d. tax credit esterno) che alle imprese interne alla filiera del cinema (c.d. tax credit interno).

A differenza del precedente stanziamento triennale, la nuova proroga ha validità unicamente annuale e, soprattutto, dimezza l’entità della spesa. Dal 2011 al 2013, le risorse messe a disposizione per finanziare il tax credit sono state nell’ordine dei 270 milioni (90 milioni ogni anno), nel 2014 saranno invece di 45 milioni.

Il credito d’imposta per il cinema è un provvedimento che come IBL avevamo a suo tempo commentato in maniera non negativa: si vedano a tal proposito il Briefing Paper n. 45 [PDF] e il Focus n. 85 [PDF]. Nonostante la necessità di ricorrere a precisi criteri per individuare le opere da “sostenere”, rappresenta un meccanismo sicuramente più neutro rispetto al finanziamento diretto. Come ha stabilito la Commissione europea [PDF], le incentivazioni fiscali per la cinematografia italiana rappresentano un aiuto di Stato, ma secondo il Trattato CE sono ugualmente consentite se utilizzate secondo criteri di nazionalità, “culturalità” e territorialità.

Sicuramente sarebbe preferibile un sistema di piena concorrenzialità anche in ambito cinematografico, che non contempli una selettività nell’erogazione del sussidio. L’individuazione di “criteri culturali” per beneficiare degli sgravi fiscali, porta a distorsioni e soprattutto al mantenimento di commissioni giudicanti. Nonostante ciò si tratta di un sistema preferibile a quello dei contributi diretti: la decisione su quanto investire e su quale film investire passa per soggetti privati e non per autorità pubbliche.

Se il tax credit consente in parte di allentare il legame fra cultura, politica e apparato pubblico (burocrazia), permette anche e soprattutto di aumentare l’afflusso degli investimenti privati (stimolati proprio da un fisco di favore).

Nel precedente stanziamento triennale, la criticità maggiore era rappresentata dalla fonte del finanziamento: i 90 milioni annui erano stati infatti reperiti con l’inasprimento delle accise sui carburanti (Briefing Paper n. 99 – PDF). Anche per il 2014, purtroppo, le risorse verranno recuperate allo stesso modo. Tale aspetto è oggi più che mai negativo in quanto la tassazione sui carburanti è già troppo elevata e denota – una volta di più – l’incapacità di razionalizzazione della spesa pubblica (ricorrendo come unica via all’aumento dell’imposizione fiscale).

L’articolo 61 del “decreto del fare” mostra come, nel 2014, a fronte di nuovi oneri  complessivi per  94,40 milioni di euro (di cui 45 per finanziare il tax credit), 75 milioni verranno reperiti con l’aumento dell’accisa su benzina e gasolio.

Un’ipotesi che non è stata presa in considerazione è invece quella di dirottare la totalità dei contributi diretti verso il fondo che finanzia il tax credit: passando da un sistema d’intervento diretto a un sistema completamente indiretto.

In questi ultimi anni i sussidi diretti erogati tramite il Fondo unico per lo spettacolo sono andati via via calando. Le agevolazioni fiscali hanno però consentito di aggiungere nuove risorse per il settore .

La produzione di pellicole non ha subito flessioni. Anzi, nel 2012 si sono realizzati in Italia 166 film, rispetto ai 155 del 2011. Da notare inoltre come più di 100 film abbiano richiesto una qualche forma di credito d’imposta.

In questi pochi anni il tax credit ha pertanto preso piede nel nostro paese, sopravanzando l’importanza dei contributi diretti e generando maggiori investimenti nel settore.

Occorrerebbe però dare progettualità a tale strumento. La pianificazione degli investimenti da parte dei privati richiede che le norme abbiano un orizzonte temporale prolungato (e una minore incertezza relativa alle risorse disponibili). Sostituire il finanziamento diretto con quello indiretto è una via da perseguire. Per questo bisogna dare stabilità al tax credit, ma evitando di finanziarlo con gli aumenti delle accise sui carburanti: recuperando cioè risorse tagliando la spesa pubblica.

Per vedere tutti i commenti degli esperti dell’Istituto Bruno Leoni, clicca qui.

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