9
Nov
2009

Il Cipe, la macchina del tempo e il ponte sullo spreco

Non vi sono altre spiegazioni possibili alla decisione del Cipe di venerdì scorso di bloccare lo stanziamento di 800 milioni di euro previsti per la banda larga e nello stesso tempo di finanziare con 1,3 miliardi il progetto del ponte sullo stretto: in mezzo al tavolo quadrato che arreda la sala Cipe del palazzo di via XX Settembre, storica sede del Ministero del Tesoro, deve essere apparsa la macchina del tempo del film ‘Ritorno al Futuro’ e aver riportato indietro di qualche decennio i membri dell’illustre comitato. Solo così diventa razionale la priorità che è stata data: il ponte sullo stretto è un grande opera resa immensamente inutile dalla liberalizzazione dei cieli europei (completata nel 1997) e dal conseguente sviluppo del trasporto aereo.
Se fino alla metà degli anni ’90 l’utilizzo del mezzo aereo non era alla portata di tutti e molti italiani si facevano ancora in auto la penisola per imbarcarsi sui traghetti tra Scilla e Cariddi, oggi non è più così: le merci viaggiano sempre più in nave, magari su comodi trasporti Ro-Ro, mentre i passeggeri, anche i più giovani e squattrinati, prendono l’aereo. Furono solo 3,7 milioni negli aeroporti siciliani nel 1990 ma già 7,2 nel 2000 e oltre 11 milioni nel 2007 e 2008. Nello stesso periodo il trasporto ferroviario passeggeri e merci, che secondo le previsioni dell’advisor economico del progetto era destinato ad una crescita impetuosa, si è praticamente dissolto.
Prima di buttare nello stretto un sacco di quattrini del contribuente di stato ‘high cost’ non era forse meglio se il governo faceva rivedere l’analisi di economicità dell’opera, ormai risalente a quasi dieci anni fa, lasciando prevedibilmente spazio al viaggiatore di mercato ‘low cost’?

10 Responses

  1. Massimiliano

    Ancora non e’chiaro che gli investimenti in infrastrutture tecnologiche sono non solo la strada attraverso la quale ci si mette nelle condizioni di uscire piu’ velocemente dalla crisi, ma anche la risorsa strategica che permettera’ ai paesi di beneficiare della crescita successiva

  2. luigi zoppoli

    Il traffico merci su gomma ha sempre maggiore tendenza a servirsi di navi per evitare il lunghissimo e costoso viaggio su autostrada. Con guadagno di tempo e costi. E’ una tendenza in accelerazione.

  3. Il dubbio è se ogni tipo di merce può permettersi di viaggiare per nave o per aereo o aspettare i traghetti.
    Personalmente non mi dispiace l’idea del Ponte sullo Stretto, anche se avrei preferito che lo stato ci mettesse solo la sicurezza della proprità privata degli investitori.

    Per quel che riguarda la banda larga, IMHO la soluzione è la stessa. Lasciate i privati mettere giù tutto le reti che vogliono, dove vogliono, liberamente e senza tasse.

  4. Riccardo

    @Mirco Romanato
    Ho ancora a vedere in Italia una grande opera in project financing, ma non a discorsi, con i soldi veri dei privati.
    I privati non finanzierebbero mai il ponte sullo stretto, perchè non possono obbligare i cittadini ad usare il ponte per spostarsi. I privati, perlomeno in Italia, investono solo dove c’è la rendita assicurata al 100%: autostrade, servizi aereportuali, banche, etc…
    Quanto alla banda larga in Italia c’erà una società che avrebbe avuto la forza economica di mettere le reti, Telecom, ma purtroppo è stata privatizzata e depredata dai vari Colaninno e tronchetti vari…

  5. Giovanni Vultaggio

    Non sono un economista, mi scuserete, ma parlo di cose che conosco: Le destinazioni per cui da e per l’isola occorre attraversare lo stretto si limitano alla sola Calabria e poco più. Per il resto del mondo cìè e ci sarà l’aereo, ed è veramente crollato il numero dei convoglimerci e quello dei passeggeri su rotaia. Credo inoltre di ricordare da Report che una clausola nel contratto di gestione assicura il gestore sulla copertura dell’ “eventuale” disavanzo da parte delo Stato .. vorrei far notare a riguardo come il ponte sullOresund tra Svezia e Danimarca, tra Malmo e Copenaghen (35€ ad attraversamento) è ancora oggi in forte passivo. Finisco dicendo che sarebbe ora che si capisse come il cemento sia ormai diventato l’unica materia grigia ammissibile in Sicilia e come questa cultura monotematica, oltrechè criminogena, finisca per fossilizzare le energie professionali dell’isola. Il ponte – è a parer mio – uno straordinario oppiaceo per una popolazione siciliana cìhe vanta tra i più bassi indici di istruzione d’italia e non aiuta a sostenere nè lo scarso “software” locale che decide di rimanere, nè quelle eventuali iniziative o progetti economicamente sostenibili, capaci di avere ed attrarre “futuro”. La sua realizzazazione di fronte al dissesto ambientale dell’isola, al degrado dei centri storici e in questi momenti di crisi è – secondo me – un crimine populista, uno spreco cesaropapista o una follia dirigista da piano quinquantennale.

  6. @Riccardo.
    Quando parlo di privati intendo privati (plurale), non un monopolista privato. Nulla dovrebbe vietare ad una azienda o a un gruppo di privati di stendere i cavi o di installare ponti dati (laser, per esempio) che credono di stendere.
    Ad esempio, in Norvegia, la società elettrica è diventata uo dei maggiori provider di banda larga. Il suo business model è quello di mandare degli agenti di vendita in giro per i quartieri e, quando ottengono un numero di persone interessate sufficente, iniziano a stendere i cavi. In questo modo gli investimenti sono ridotti al minimo, dato che si stendono prima dove sono più richiesti.
    Non vedo perché l’azienda elettrica, o quella del gas, o quella dell’acqua, non potrebbero fare lo stesso. Oppure un qualsiasi imprenditore o un gruppo di imprenditori che necessitano della connessione a banda larga.
    Il problema maggiore è portare le linee alle abitazioni e alle aziende, il resto è facile.
    Ma servono regole che permettano di investire con una ragionevole sicurezza che l’investimento non sarà reso infruttifero da qualche decisione politica.

  7. Riccardo C.

    @Mirco
    Permettimi di darti del tu e di dissentire su due punti. Il primo è che i privati possano oggi essere interessati a sostenere interamente lo sviluppo della banda larga “vera” ovvero la fibra ottica (il resto, compreso wimax è solo un surrogato che può andare bene per le aree difficilmente raggiungibili in altro modo). E’ un investimento enorme che deve essere fatto su un orizzonte di 30 anni. Nessun privato oggi ha contemporaneamente le risorse finanziarie e la possibilità di ragionare “a 30 anni”.
    Il secondo punto è che non servono “regole” che permettano di investire con sicurezza, serve piuttosto una visione strategica ed una coerenza (chiamala credibilità) della classe politica che purtroppo non si vede neanche all’orizzonte.

  8. andrea lucangeli

    Da elettore del centro-destra (leghista…) trovo che il ponte sullo Stretto rappresenti un demenziale delirio di onnipotenza del Berlusca (che pure apprezzo per altre decisioni).- La tesi secondo cui – senza ponte – la Sicilia non sarebbe pienamente integrata con l’Italia è veramente ridicola: come la mettiamo, infatti, con la Sardegna? I casi sono due: 1) costruiamo anche lì un bel ponte (magari direttamente dalle spiagge del Lazio oppure 2) la Sardegna non sarà mai pienamente integrata con il resto d’Italia.- E la Francia con la Corsica? E la Spagna con le Baleari? Ridicolo.- E c’è ancora qualche “deputaticchio” meridionale del PDL che ha il coraggio di sostenere una simile panzana….- Sconcertante

  9. @Riccardo
    Forse ci fraintendiamo. Non intendo dire che i privati possano o vogliano sobbarcarsi lo sviluppo di tutta la banda larga in Italia. Ma con regole certe (tipo che il Comune non può rifiutarti il permesso di scavare i buchi per i cavi, etc.) i privati (anche relativamente piccoli) sarebbero più che felici di mettere giù i cavi per un gran numero di zone che sono remunerative ai loro occhi.
    Ovvio che se uno deve “convincere” il Sindaco ad avere il permesso, deve aspettare mesi per avere il via libera da parte di quella o questa amministrazione, etc. lascia perdere.
    Ma, nelle città, gruppi interessati, potrebbero benissimo finanziare parti della rete. Ovviamente questo non fa certo piacere alle aziende di telecomunicazione, visto che gli porterebbe via il lavoro.
    Si potrebbe benissimo cominciare con zone commerciali, dove ci sono grossi complessi di uffici e di aziende e poi proseguire.
    La voglia e i clienti per la fibra ottica ci sono, se lasciamo libero il mercato di organizzarsi vedrai che un modo lo trova di soddisfarli.

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