11
Giu
2011

Il buco nell’acqua / Speciale weekend 5

Il libro di Astrid I servizi pubblici locali tra riforma e referendum è interessante, e merita di essere letto questo weekend, per almeno tre ragioni diverse.

La prima ragione sono gli autori: Claudio De Vincenti e Adriana Vigneri non sono due scatenati liberisti né dei “liberi servi” di Silvio Berlusconi. Se hanno consuetudine con la politica, ce l’hanno col centrosinistra: Vigneri è stata sottosegretario all’Interno quando ministro era Giorgio Napolitano (e in quella veste autrice del disegno di legge che nel 1998 contribuisce ad aprire il settore dei servizi pubblici locali alla concorrenza). Claudio De Vincenti è stato consigliere economico del viceministro delle Finanze, Vincenzo Visco, e presidente del Nars. Entrambi, soprattutto, sono due tecnici stimati da tutti che si sono distinti per la lucidità delle loro analisi.

La seconda ragione è, naturalmente, il libro stesso. De Vincenti e Vigneri non si nascondono che l’ordinamento dei servizi pubblici locali è carente, da tanti punti di vista. Né sottovalutano le difficoltà intrinseche di un settore che, per sua natura, fatica a conciliare le normali dinamiche concorrenziali con l’universalità del servizio e la caratteristica di “servizio pubblico” che deve non solo essere reso accessibile a tutti, ma anche messo a disposizione di quanti non hanno un reddito sufficiente a pagarne il prezzo. Un settore, per giunta, che non di rado si gonfia delle difficoltà tipiche del “monopolio tecnico”, dove la concorrenza nel mercato è impossibile – o del tutto non conveniente. Ma neppure tacciono sul fatto che tra contraddizioni, paure, timori e incertezze dei passi avanti sono stati fatti, eccome. Scrive De Vincenti: “la nuova normativa sui servizi pubblici locali presenta un impianto che nel complesso appare coerente con l’obiettivo di aprire i mercati alla verifica concorrenziale e di attrarre così capacità e risorse imprenditoriali, operando una più netta distinzione di ruoli tra enti locali come soggetti di governo e programmazione, da un lato, d imprese di erogazione dei servizi, dall’altro”. I due referendum sull’acqua mettono un’ipoteca su questo processo: “assisteremmo a una vera e propria débacle per la politica industriale”, dice De Vincenti. Vigneri si sofferma sulle lacune dell’attuale assetto, ma – ancora – ribadisce che quello che serve è un’accelerazione, non una marcia indietro; la correzione (o l’integrazione) di tecnicalità importanti, non lo sfascio del sistema che, se non è implicito nella lettera dei quesiti referendari, è sicuramente tra le intenzioni dichiarate dei loro promotori. Infatti, “alcune lacune possono essere colmate da legge nazionali, altre soltanto da Autorità indipendenti… Non si tratta di integrare la normativa esistente, occorre fare qualcosa di più, di più chiaro e netto”. Se tutto questo fosse travolto dal referendum (o dalle sue conseguenze politiche) perderemmo un’occasione di crescita economica, acuiremmo la crisi delle finanze pubbliche, e soprattutto ci abbandoneremmo al paradosso sollevato da Franco Bassanini nell’introduzione: “se un ente locale non è capace di indirizzare e controllare, non sarà neanche capace di indirizzare, controllare e gestire”. (Bassanini ha dedicato al tema del referendum un articolo molto esplicito, che più tardi pubblicheremo su Chicago-blog). In sostanza, questo volume è un tentativo meritorio (che nasce da un altrettanto meritorio seminario Astrid) di portare razionalità nel dibattito, senza sottrarsi alla responsabilità che tutti abbiamo: da un lato migliorare il sistema (cancellando quel che c’è da cancellare e integrando quel che deve essere integrato); dall’altro rispondere alla domanda referendaria, che non ammette distinguo. Il referendum non ci chiede, in fondo, se la legge Ronchi (e la legge Galli come ripresa nel codice ambiente sulla determinazione delle tariffe) sia il migliore dei mondi possibile. Non lo è. Ci chiede se sia un mondo migliore di quello che emergerebbe dalla vittoria dei sì, e se la direzione in cui il mondo si sta muovendo sia preferibile alla inversione che sarebbe fatalmente determinata dal referendum. Chi crede nella concorrenza non ha dubbi: questo mondo è migliore del mondo che i referendari vogliono consegnarci.

E questo mi porta alla terza ragione per leggere questo libro. Se lo leggerete, troverete argomenti solidi e razionali contro il referendum. E, se proprio non vi sarete fatti convincere, almeno – spero – il libro saprà catturare la vostra attenzione al punto che vi dimenticherete di andare ai seggi.

7 Responses

  1. alf

    “Se lo leggerete, troverete argomenti solidi e razionali contro il referendum. E, se proprio non vi sarete fatti convincere, almeno – spero – il libro saprà catturare la vostra attenzione al punto che vi dimenticherete di andare ai seggi.”.

    Un articolo che parla di metà referendum e invita a disertarlo tutto. Chiaro, limpido e soprattutto onesto.

  2. Piero

    lo sai che sono un semplice…

    è ovvio che quelli del centrosinistra sarebbero contro i referendum sull’acqua ma li cavalcano strumentalmente x sconfiggere Berlu & i suoi liberi d’esser servi…

    è ovvio (ma pare solo a me) che bisogna privatizzare la gestione delle reti x far cassa (siamo ai limiti del default.. l’altra sera ad Oltremare han detto che la mia povera e vecchissima Genova ha il 4° debito pro-capite italiano.. brrrrrr)

    è ovvio che le tariffe AUMENTERANNO comunque…
    se passano i referendum ci penseranno i privati x finanziare investimenti e far utili..
    se mancasse il quorum ci penseranno i comuni che utilizzeranno le tariffe x sostituire l’Ici (casomai non bastassero l’Imu e le nuove patrimoniali di scopo) e x pagare stipendi/consulenze ad un pò di amici trombati alle elezioni..

    PS: dopo questi mezzi-complimenti che ti ho fatto (sull’acqua voterò anch’io no) .. aggiungo però anche una critica.. ma xrchè giustamente evidenzi le demagogie dei sinistrorsi.. mentre dici sempre così poco poco delle demagogie dei silviostrorsi 🙂

  3. Luigi

    @Piero. Perchè a Stagnaro, mi pare, la demagogia dei silviostrorsi un po’, o forse un poco più di un po’, piace.Anch’io comunque sull’acqua voterò due NO.

  4. alberto

    Meglio pagare tariffe più alte sull’acqua(se sarà necessario) al proprio comune, così il sindaco dovrà spiegarlo ai cittadini quando chiederà il voto, piuttosto che pagare una banca o una multinazionale…

  5. Carlo Stagnaro

    Piero: come mi diceva un amico questa mattina, se passasse il “sì” al secondo quesito l’aumento di tariffa, anziché essere collegato al finanziamento degli investimenti, potrebbe essere ottenuto grazie allo spudorato ricorso alla finanza locale creativa, per esempio trasformando l’ “investimento” in un costo. Senza, a quel punto, alcuna possibilità di verificare se la remunerazione del capitale, implicita appunto nel costo dei servizi acquistati, sia “adeguata”, e con favori agli amici potenzialmente molto più allettanti del 7 per cento. Quanto al resto, francamente non mi ero reso conto di essere tenero verso la demagogia dei silviostrorsi (basta leggere quello che ho scritto su chicago, per esempio, sul nucleare…).

  6. Piero

    @Carlo Stagnaro

    ciao Carlo.. x quel che riguarda i referendum 6 stato coerente con entrambi i blocchi partitici.. ma su altre grosse questioni no.. ti faccio due esempi :

    * Silvio si è auto-gestito il passaggio al Digitale Terrestre x sè e x i suoi prestanomi o px amici che non nuociono.. alla faccia della Libera Concorrenza.. invece sul Blog che dirigi ho sempre visto solo critiche al carrozzone pubblico della Rai costosa (canone).. al contributo pubblico alla stampa che nn si regge sulle copie.. ma sulla storia delle Frequenze (che soldi alla mano vale mille volte tanto) nulla di nulla….
    silenzio assordante.. un pò strano.. oggettivamente..

    * la riforma fiscale.. con l’abolizione demagogica dell’Ici ha aumentato i debiti dei comuni (PRIMA devi imporre tagli alla spesa.. solo DOPO “puoi” ridurre le tasse.. si chiama Vincolo di Bilancio.. o più recentemente Patto di Stabilità)..
    ora l’Ici è sostituita dalle Tariffe (es. Acqua) e dall’Imu (che picchierà proprio sulle partite iva elettoralmente orientate x Silvio ma solo fra un pò.. x ora nn capiscono)..
    nn ricordo articoli seriali x evidenziare questo giochetto..

    ri-ciao..
    Piero

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