4
Feb
2015

Il bluff di Syriza è già caduto: rifletta su questi punti chi vuole riproporlo

La visita ieri in Italia del premier greco Alexis Tsipras e del neoministro dell’Economia Yanis Varoufakis ha già scoperto il bluff di Syriza. Forse è il caso che l’informazione italiana ed europea si diano una regolata. La vittoria di Syriza alle elezioni di due domeniche fa è stata salutata da un torrente di entusiastici commenti. S’inneggiava alla svolta salvifica. L’Europa non avrebbe potuto che acconsentire alla promessa più importante fatta da Syriza ai greci, l’abbattimento del 50-60% del debito pubblico che all’80% è detenuto dalla BCE, dall’Eurosistema delle banche centrali dell’euroarea, e dai paesi membri dell’euro tramite l’EFSF. Perché non si poteva chiedere ai greci, con il loro 26% di disoccupazione e un quarto del PIl 2008 finora evaporato, di addossarsi ancora il 175% di PIl di debito pubblico.

E invece no. Aveva ragione chi si è permesso di obiettare che quella promessa era impossibile. Aveva ragione – pradossalmente e diamogliene atto – l’attuale ministro Varoufakis, che due anni fa sul suo blog invitava chi sa far di conto a non credere alla lettera al programma di Syriza, “molte delle cui promesse sono irrealizzabili a cominciare dall’abbattimento del debito” (sue testuali parole).

Proprio così. Infatti, nelle parole di Renzi e di Padoan Schioppa ieri seguite agli incontri con la delegazione greca, troverete detto e scritto che con Tsipras e Varoufakuis il governo italiano non è entrato nel merito delle loro proposte, esattamente come Renzi aveva concordato domenica scorsa a telefono con la Merkel. E quanto alle proposte concrete di Syriza, Varoufakis e Tsipras nelle loro dichiarazioni hanno abbandonato anche solo l’idea di abbattere il debito. Chiedono per una parte di trasformarne le cedole, cioè i rendimenti, agganciandoli alla crescita del PIL (proposta non nuova: qui un paper – di econoministi tedeschi! – che la illustra, qui una valutazione tecnica del FMI, qui la stroncatura di operatori del mercato), e di allungarne ancora la durata (che già oggi, nella media del debito esistente, grazie alle due ristrutturazioni assistite dalla Ue e dalla BCE, è superiore ai 16 anni rispetto ai 6,5 del debito italiano attuale) attraverso la conversione da trentennale a perpetual dei titoli greci detenuti dalla BCE. L’idea di una conferenza europea sul debito, l’esca verso Italia Spagna Portogallo e Francia per verificare se tutti insieme avrebbero fatto fronte comune contro il resto dell’Unione europea, è sparita anch’essa.

Nella sostanza, Tsipras chiede invece tre cose. Lo scalpo da consegnare ai greci per mostrare che non si torna indietro è la rinuncia alla trattativa con il Fondo Monetario Internazionale, per regolare la faccenda all’interno degli organi europei. E in questo sarà accontentato, anche Juncker è già a favore. Al FMI si dovette ricorrere quando gli strumenti d’emergenza europea, l’EFSF e l’EMS, o non esistevano o esistevano solo sulla carta. La seconda cosa è rinunciare al 4,5% di Pil che la Grecia è impegnata a ottenere ogni anno come avanzo primario di bilancio, per farlo scendere all’1,5%. E dunque poter contare su 3 punti di Pil di spesa pubblica in larga parte in deficit (così sarebbe, visto che a oggi il 4,5% nopn è raggiunto.., anche se Varoufakis dice ora che la Grecia non farà mai più deficit, come non fosse conseguente alla richiesta avanzata!), per pagare almeno alcune delle promesse fatte ai greci: il ritorno alle assunzioni pubbliche, il riabbassamento dell’età pensionabile, l’elettricità gratis a 300mila famiglie, l’abbattimento delle imposte immobiliari e via continuando. Cioè il ritorno della Grecia allo statalismo assistito che l’ha rovinata, e che oggi viene rigiustificato per sostenerne la domanda attraverso la spesa pubblica. La terza cosa è un ulteriore spostamento in avanti degli oneri da pagare sul debito, per effetto dello swap verso i due nuovi tipi di rendimento – GDP-linked e perpetual – proposti sui titoli esistenti.

Vedremo come vanno le cose al primo incontro diretto del governo Syriza con il governo tedesco. Ma di fatto il bluff di Syriza è già finito. Perché Tsipras e Varoufakis parlano di un negoziato lungo sei mesi, ma in realtà le banche greche hanno munizioni solo entro fine febbraio. E questo lo sanno i mercati come lo sanno gli altri governo europei. Già a metà gennaio due rilevanti banche greche hanno dovuto ricorrere all’ELA, la linea di liquidità straordinaria provvista dalla BCE agli istituti di credito in difficoltà. A dicembre i greci hanno ritirato 3 miliardi di depositi, a gennaio non sappiamo ancora ma si ritiene molto di più. Lo Stato drena dal sistema bancario per le sue esigenze in media 3 miliardi di euro al mese, dando in garanzia titoli pubblici a breve. Entro fine febbraio, se i greci avanzassero richieste non componibili con l’assenso europeo, la BCE dovrebbe negare l’assistenza di liquidità straordinaria. Prima di uscire o meno dall’euro o di qualunque altro negoziato, il governo di Syriza si troverebbe a non poter più pagare stipendi e pensioni. Perché nel frattempo a dicembre il gettito fiscale greco è stato del 17,7% inferiore alle attese e il 2014 si è chiuso con 3,2mld mancanti rispetto ai 55 programmatici, e a gennaio le prime stime parlano addirittura di un meno 40%, contando sugli effetti miracolosi della vuittoria di Syriza. Questa è l’amara realtà dei fatti.

Ed è un’amara realtà che avrebbe dovuto indurre a qualche senso misura, invece di promettere ai greci la luna.

La soluzione europea non può riguardare solo la Grecia. Non può includere alcun condono del debito, mentre sui tassi e sulla durata dei titoli si può discutere. Ma i tassi applicati ai debiti non possono essere inferiori ai costi sopportati dai paesi euromembri tramite Efsf ed EMS – Italia per prima – altrimenti il principio che vale per uno vale per tutti. Un meccanismo di iniziale federalizzazione del debito tramite l’abbattimento degli interessi, se la quota del debito in questione è solo quella a carico del bilancio della Bce e non degli Stati membri – può essere ipotizzata solo a patto che chi è finito sotto FMI non sia trattato meglio di chi, come l’Italia, non ne ha avuto alcun bisogno. Altrimenti li chiedessero a Putin, i soldi e gli aiuti. Né le riforme per accrescere produttività e apertura dei mercati possono essere buttate a mare, altrimenti la debolezza dell’economia greca continuerà ad eternarsi fino a un nuovo default sotto un nuovo governo dalla spesa facile (e dalla pressione fiscale di 10 punti inferiore alla nostra).

E’ bene che ci riflettano, quelli che in Italia vogliono imitare Syriza, e che l’hanno dipinta come la grande svolta contro il cieco rigore. Il governo greco in soli 10 giorni ha dimostrato una sola cosa: che promettere l’impossibile può far vincere le elezioni, ma poi ottenerlo impossibile resta. E il conto, se si continua a fare i velleitari, si rischia di presentarlo proprio a quei cittadini economicamente in ginocchio che hanno creduto per disperazione a miracoli impossibili.

 

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14 Responses

  1. Valerio

    Oscar, mi spiacerebbe motlo per i Greci ma è bene che si capisca molto bene che le promesse elettorali non valgono nela realtà. Lo svilupo della situazione sia da esempio, nel bene e nel male, per tutti gli elettori europei.

  2. adriano

    La vittoria di Syriza è l’unica che poteva e può prevedere dei cambiamenti.Altrimenti si continua,dopo lo spolio,con la spoliazione.Lei continua a elencare dati su dati per dimostrare che il disastro greco causato dalla moneta unica è la migliore soluzione,mentre quello che dovrebbero fare tutti è aiutare la Grecia a tornare alla dracma.L’errore di Tsipras non è nel suo “bluff” ma nel non avere il coraggio ammetterlo.Il terrorismo finanziario che evoca catastrofi dovrebbe spiegare cosa c’è di diverso nella situazione attuale ottenuta con le amabili ricette fin qui applicate.L’euro non è “irreversibile”,è “incomprensibile”,tranne per chi ha interesse a mantenerlo.

  3. Carissimo Oscar,
    secondo me, l’unica cosa realizzabile a breve – per molti, non solo per la Grecia – è l’abbattimento del servizio al debito. Credo che questa certezza non sia un punto debole della Grecia, ma un punto di forza per quel paese, come per tutti gli altri. Personalmente, non credo che gli immensi debiti pubblici dell’area Euro – non solo quelli della Grecia – siano ripagabili in questa generazione e nemmeno credo che possano restare sul “mercato”. Masse enormi di debiti greci (e non solo) finiranno congelate nelle casseforti delle banche centrali, in titoli sostanzialmente infruttiferi. E’ sbagliato? Non ne sono sicuro. Mi piacerebbe ascoltare la tua opinione in proposito.
    Con stima.
    Mauro Vaiani

  4. Rodolfo

    Egregio Giannino, stupisce che per tutti i media Italiani la speranza in Europa, e’ rappresentata dall’alleanza tra estrema sinistra ed estrema destra in Grecia. Tutto va bene tranne liberismo e libero mercato.

  5. Gildo Baroni

    L’esperimento Grecia lo trovo molto interessante, perchè si gioca a carte scoperte, nel senso che abbiamo visto chi in Italia, pubblicamente, ha esaltato la vittoria degli estremi . Tutti felici nel combattere il nemico Europa e Germania. Abbiamo l’esempio concreto di come andrà a finire in Italia se applicassimo quello che Vendola e Salvini vorrebbero. Purtroppo , per la Grecia, penso che prima dell’estate potrò dar loro dei perfetti imbecilli.
    Gildo Baroni

  6. Pietro

    Mi chiedo: che differenza c’è tra l’economia greca rispetto al resto d’Europa e il meridione rispetto al resto d’Italia? Sono entrambe delle zone che senza i sussidii della parte più ricca (e virtuosa) sarebbero già falliti perché sono inefficienti e in deficit fiscale. O sbaglio?

  7. Ivo Cieri

    Caro Giannino, concordo pienamente sulle tue osservazioni ed aggiungo che la Grecia pensa anche di risolvere la propria situazione finanziaria col solo turismo e con le fragole e gli yogurt? Vero è che i nostri professori,qualche tempo fa, da noi, andavano in pensione dopo quei canonici 16 anni ecc. di servizio (quei privilegi sono causa anche dell’attuale nostro dissesto), ma è anche vero che i barbieri ellenici sono andati in pensione a 50 anni perché “maneggiavano” i rasoi, ritenuti strumenti pericolosi e come tali da consentire il pensionamento del barbiere greco. Oltre che per i barbieri, l’assistenzialismo statale greco ne ha combinato di tutti i colori, le tasse non si pagano, la corruzione ha livelli inimmaginabili anche per noi, lo sfarzo dell’Olimpiadi han fatto realizzare opere faraoniche che non hanno avuto un ritorno economico alcuno. Perché queste informazioni non vengon date? Ogni nazione può comportarsi come meglio crede, votare per chi vuole, ma se siamo tutti sullo stesso carro, se si crede ancora alle favole, un pò di onestà varrebbe la pena di poterla esercitare e far capire che, si, sulla luna ci siamo andati, ma non si risolve in una semplice passeggiata! Grazie.

  8. Francesco_P

    Consiglierei a tutti coloro che auspicano la cancellazione del debito greco di acquistare titoli ellenici, sapendo che non saranno restituiti. Un esempio di limpida generosità con i soldi propri anziché con i soldi degli altri.
    In fondo basterebbe che dieci milioni di ammiratori della faccia tosta, pardon del coraggio, di Tsipras in tutta Europa si tassassero di 33.000 euro ciascuno…

  9. Thundersquirrel

    Quoto il commento di Francesco P: in fondo, anche quando si ragiona in grande, i conti sono abbastanza facili da fare; sono buon senso e buona fede che scarseggiano.

  10. Marcello

    Noi italiani siamo troppo ignoranti per capire queste argomentazioni…è più comodo andare dietro alle sciocchezze di Grillo e Lega, invece di rimboccarci le maniche e lavorare!!!

  11. MARCO

    bisognerebbe ricordarsi del 2011 quando la frau venne a conoscenza del debito greco e correttamente disse “paghino”, poi guardandosi in casa quante aziende tedeshe avrebbero dovuto tagliarsi i capelli ha riformulato “paghiamo” così l’Italia guidata da “economisti inesperti fai da te” è entrata tra i grandi creditori , le aziende tedesche son state pagate e pure le sue banche (tipo Parmalat in cui i fornitori son stati pagati e gli azionisti fregati e pur i sottoscrittori di obbligazioni proditoriamente vendute dalle banche)
    Gli stessi protagonisti di Parmalat hanno avallato la condivisione del debito greco tanto i pagatori restano sempre quei fessi dei contribuenti.
    A tutti i commentatori, berlusconiani leghisti e tremontiani o verdiniani o renziani bisognerebbe far presente il passato per negoziare al meglio il futuro, senza scherzar troppo sugli economisti che sbagliano le previsioni
    Figurarsi i politici e gli intrattenitori che sbagliano addirittura le analisi EX POST!!
    grazie e scusate lo sfogo…i 40 miliardi di euro di credito greco li teniamo saldamente noi nel nostro fondo schiena grazie a LORO politicanti ed intrattenitori

  12. gogol

    Che dire, sono d’accordo. I miracoli qualche volta accadono, ma non battendo i piedi in terra.
    Un senatore degli USA, non ricordo il nome, accenna oggi a un rischio di democrazia in Grecia con riferimento alla Germania del dopo prima guerra mondiale (condizioni disumane impostele dai vincitori), per ora è remoto, per ora…
    La mia opinione? Penso che dobbiamo prima vedere il problema, non assopire i sintomi con una cascata di Euro. E il problema deriva da un errore madornale all’inizio: “dentro anche la Grecia”.
    Fraudolenza dei politici greci del tempo? Ovvio, ma siamo certi che nessun’altro sapeva? Colpa del popolo greco? Degli omini verdi certo no, ma… solo dei greci? Attenzione a non cancellare le ragioni storiche (la Grecia dentro faceva comodo) e pensare scioccamente che al punto in cui siamo serve efficienza e non chiacchiere. Non dobbiamo vedere il problema “Greco” dai suoi effetti e pensare che pagare, significherebbe essere ingiusti nei confronti di altri stati con maggior diritto. I sintomi delle difficoltà italiane, per esempio, e greche possono assomigliarsi, ma i problemi no. Non possiamo applicare la cura di stati in difficoltà come l’Italia, alla Grecia o viceversa. Oppure dire che dare ossigeno alla Grecia e non ad altri è ingiusto. Non si tratta di giusto o ingiusto: non è la stessa “malattia”. Se queste questioni si risolvono sempre e solo con un assegno… beh, credo che il rischio dii buttar via una montagna dii soldi, senza buttar fuori l’ammalato dall’ospedale, stavolta sia un rischio molto forte.
    La EU non può imboccare la strada del “Greekexit” così come intesa nelle discussioni attuali, perché in realtà la Grecia nell’Euro è entrata in modo fittizio “in modo politico”. L’Irlanda no, l’Italia no, ecc… queste si son davvero sforzate di ottenere quei parametri minimi ecc…
    La Grecia costituisce un caso; la soluzione del problema Grecia deve quindi essere considerata inapplicabile ad altri, in difficoltà si, ma dentro con merito (o quasi). Non è lo stesso problema. La Grecia è un “intruso”, un passeggero trovato con un biglietto falso. Buttarlo fuori bordo? Ovviamente no, farlo lavorare da mozzo senza paga per ripagare biglietto e consumi? Stiamo parlando d’un popolo, non di un guitto. Una soluzione potrebbe essere invece di accudirlo in qualche modo fino al porto più vicino, fino a che cioè non sia in grado di stare almeno in piedi (reset). Grecia dentro quindi (dentro in modo fittizio, in realtà non era mai entrata) per ragioni di salvezza dell’Euro (e di tutti noi), poi spiace dirlo, giunti al porto, Grecia fuori dall’Euro. Fuori fino a che non dimostri di poter camminare da sola per un periodo. Naturalmente se rientra deve prima, come minimo aver ripagato i debiti o quanto casomai concordato. Quando rientrerà, se lo vorrà, sarà con merito, come gli altri.
    L’Europa dovrebbe pagare e la Grecia fuori lo stesso? E’ questa la stravagante e banale proposta? Secondo me è la sola garanzia di riavere i soldi indietro; ridarebbe fiato alla Grecia ammonendola (e non solo la Grecia) di superare quei problemi che le impediscono di stare, e non soltanto entrare, nell’Euro. E l’Europa coglierebbe l’opportunità di dare lezione di affidabilità della sua moneta.
    Tutti possono sbagliare, attenzione, anche l’EU-Euro, ma è facendosi carico dei propri errori che si va avanti, non rattoppando e creando malcontento di ogni tipo. Anche un problema di queste dimensioni offre opportunità, basta uno sforzo di onestà in tutti.
    L’Euro cesserà di creare timori di bond fittizio. Ogni altra strada non solo sarà foriera di guai ulteriori, ma ne accenderà uno nuovo e paradossale: l’economia più importante al mondo ha una moneta che puzza di politica, e una banca impossibilitata a sopperire una politica unitaria troppo debole.

  13. Massimo

    Segnalo un bell’articolo di Alberto Mingardi sulla Stampa di oggi “La doppia morale di Tsipras” che insieme a molti altri aspetti, tocca il problema dell’asimmetria fra Tsipras, che gode di una leggittimazione democratica proveniente da una fresca vittoria elettorale, e le sue controparti della ‘troika’ che invece ne mancano, e per più godono di scarsa popolarità. La soluzione potrebbe essere di indire un referendum fra tutti i cittadini europei con una semplicissima domanda: “volete voi che aumentiamo le vostre tasse per pagare i debiti dei Greci?”; una volta ottenuto un risultato la ‘troika’ non avrebbe difficoltà a sottomettersi docilmente alla volontà popolare.

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