Ibra in exchange for Eto’o: About A Positive Sum Game
Tra un paio di ore (scrivo questo post mercoledì 16 settembre alle ore 18 e 30) inizia Inter-Barcellona, ma nel frattempo è curioso leggere questa dichiarazione di José Mourinho: “A Barcellona sono tutti entusiasti di Ibrahimovic e lui è contento perché ha ottenuto quello che voleva. All’Inter Eto’o è il giocatore perfetto, il più adatto per il gioco che vogliamo esprimere. È stato un affare per tutti, l’affare ideale perché sono tutti felici”.
Non sappiamo se l’allenatore portoghese abbia studi di economia alle spalle, ma ovviamente basta un po’ di buon senso per capire i principi di maggior valore. In questo caso, Mourinho rileva che (non sempre, ma talvolta) una cessione si rivela un gioco a somma positiva (per una definizione di Positive Sum Game, qui): dove tutti vincono.
La questione sembra minore, ma non lo è. Una parte rilevante dell’avversione al mercato proviene dall’incomprensione di questo semplice fatto: che in un scambio si può vincere in due. Oltre che, certo, dal non saper intendere che non soltanto uno scambio può essere un gioco “a somma positiva” ex post (a conti fatti), ma sempre lo è ex ante (prima di verificarne le conseguenze). E siccome l’ex post è nella mente di Dio e quindi è sull’ex ante che dobbiamo basarci, ogni scambio è – per definizione – reciprocamente vantaggioso.
Tutta l’economia liberale da tempo sottolinea come la soggettività delle preferenze permetta e favorisca esiti di questo tipo (detti win-win), poiché anche il più elementare baratto di una vacca contro due pecore discende dal fatto che un soggetto preferisce avere la vacca e l’altro le due pecore. In fondo lo scambio ci ricorda che non siamo eguali ed è per questo che è produttivo di valore.
La diffusa difficoltà a comprendere questa verità elementare, secondo l’economista Paul H. Rubin (autore di un volume, Politica darwiniana, che tra poche settimane sarà edito da IBL Libri con una prefazione di Gilberto Corbellini), proviene dal nostro passato preistorico: e cioè dal fatto che deriviamo da società – al cui interno siamo vissuti per molte decine di migliaia di anni – in cui lo spazio dello scambio era limitatissimo, se non assente. Quelli che prevalevano erano giochi “a somma zero”: come nel caso del furto. (Ormai bisognerebbe però saper guardare tutto ciò da lontano, razionalizzando e gestendo le nostre pulsioni più arcaiche, che ovviamente possono anche essere modificate e rielaborate.)
Non sappiamo chi, tra Inter e Barcellona, abbia tratto più beneficio dallo scambio dei due giocatori: anche se forse potremmo essere un po’ meglio informati in merito tra qualche ora. Ma certamente entrambe le società hanno compiuto quello scambio perché lo trovavano vantaggioso, ed era un modo per migliorare la propria situazione.
Ecco: la regolamentazione statale va a colpire le relazioni sociali in quello snodo in cui le interazioni liberamente scelte creano ricchezza, quasi ex nihilo, e aumentano il benessere di tutti. E quando si colpisce l’istituzione dello scambio quello che si verifica – diversamente che nel caso dell’affare Ibra – Eto’o, ma ben diversamente anche dall’esito di un incontro di calcio – è che a perdere sono tutti.
concordo sul fatto che in uno scambio si può vincere in due (gioco a somma positiva).
Ma in una partita di calcio, o in una competizione posizionale come la Champions può vincere solo una squadra e l’altra, per definizione, perde.
Chi vince avrà vinto anche per merito di Ibra (o Eto’o) e dello scambio con Eto’o (o Ibra), chi perde avrà perso anche per demerito di Eto’o (o Ibra) e dello scambio con Ibra (o Eto’o). Chi vince stasera dirà che dallo scambio ci ha guadagnato, chi perde dirà che da quello scambio ci ha rimesso; detto altrimenti questo – mi pare – un gioco a somma zero.
Poi è normale che ex ante ambedue le parti siano convinte di essere vincenti, ma ex post questo scambio, così come la partita, sarà “vincente” solo per una squadra e “perdente” per l’altra.
Vero, ma nel post si parla dell’importanza dell’ex ante.
Ho capito e apprezzato l’articolo. Si, si può vincere in due.
Peccato che di questo fatto ovvio della vita si ricordano in pochi.
PS: peccato che voi(persone del blog) non scriviate sul Corriere, in molti bar c’è una copia per la libera consultazione…a volte un pensiero giusto nel momento giusto apre la mente.
PPS: w l’Inter 🙂
–mi sa che ho sbagliato spedire il msg, se è un doppione scusate—
Ex – post mi pare sia stato a somma zero 🙂
Ex – ante non c’è regolamentazione statale ma nello sport c’è troppa asimmetria informativa per poter ragionare in questi termini ( condizione, eventuale infortunio, crescista smisurata durante la stagione)
Ex-post non basta una partita, però che inter …. serve Rossi in Uefa per vincere?