6
Nov
2014

I produttori di latte non pagano le multe dell’UE e lo Stato tenta di mettere le mani nelle tasche di tutti i contribuenti:una storia indegna.

Ci sono letture che ti suscitano indignazione, di quelle che più vai avanti più ti senti assalire da un montante e crescente sdegno, sino al punto di fermarti, di non leggere più, di non riuscire a completare, tanto è lo sbigottimento che ti assale.
Sono emozioni che può regalarti solo quella canaglia dello Stato italiano, quel coacervo di istituzioni, leggi, burocrazia e uomini scellerati che non provano vergogna per niente.
Sono emozioni che si provano leggendo la relazione della Corte dei Conti “sulla gestione degli interventi di recupero delle somme pagate dallo Stato in luogo degli allevatori per eccesso di produzione di quote latte” (qui) quando scopri che i produttori di latte che hanno violato le regole europee sull’eccesso di produzione avrebbero dovuto pagare di tasca propria 4,4 miliardi di multe all’Unione Europea che invece sono stati già pagati dallo Stato, dalla fiscalità generale, da tutti i cittadini insomma.
Turbamenti che ti assalgono quando leggi che per il periodo precedente la campagna lattiera 1995/96 poco meno di 2 miliardi di oneri sono stati interamente caricati sull’erario e non saranno più pagati dai produttori, mentre dei restanti 2,5 miliardi ancora da recuperare e già versati all’UE se ne possono in teoria riavere, per incapacità dello Stato, solo 2,2 con una perdita netta di più di 300 milioni.
Già incredulo, continui, e leggi il monito della Corte dei Conti che ti comunica che il recupero effettivo dei più di 2 miliardi di euro è stato sin’ora trascurabile e che le lungaggini burocratiche, le connivenze del legislatore e dell’amministrazione statale, le proroghe pensate ad arte concretizzano il serio rischio di non recuperare mai più questa montagna di soldi già anticipata dai contribuenti, da chi non produce latte, da chi lo produce ma non ha violato le regole. Una somma, peraltro, che, continuando questo andazzo rischia di essere definitivamente pagata anche da chi è appena nato e da chi deve ancora nascere: “ Ciò comporta un rilevante incremento della probabilità che, con il passare del tempo, le procedure esecutive diventino impossibili, con il rischio della traslazione dell’onere finanziario dagli allevatori inadempienti alla fiscalità generale….. “
L’atto d’accusa della Corte dei conti porta la rabbia vicino all’apice della sopportazione: 1) la riscossione coattiva del prelievo non è progredita a far data della legge n.33/2009, 2) l’onere della medesima riscossione è passato da Equitalia all’Ag.e.a., che versa però in uno stato di crisi, per carenze finanziarie e di organico, 3) l’operatività della procedura di riscossione prevista dalla legge n.228/2012 non è ancora oggi avviata, per la necessità di dare attuazione alla convenzione fra l’Ag.e.a. ed Equitalia, 4) in senso contrario all’assicurazione di una rapida ed incisiva azione espressa nell’adunanza del 6 dicembre 2012 da tutte le amministrazioni coinvolte, si constata – ancora una volta, un’inerzia ed una prassi amministrativa non conformi alla necessità di una decisa attività di recupero.
Basito ti rendi conto di quanto ragione abbia la Corte dei Conti nell’osservare che: ” L’accollo da parte dello Stato dell’onere del prelievo si configura come violazione non solo della regolamentazione dell’Unione europea ma, altresì,degli obiettivi della sua politica economica, indirizzati all’efficiente organizzazione del mercato lattiero – caseario, al suo assetto strutturale in linea con la necessità di contenere le produzioni ed alla tutela della libera concorrenza tra i produttori del settore
Non contento ancora dell’umiliazione che stai subendo come cittadino di questa penisola criminale, avanzi velocemente nella lettura e scopri che l’Unione europea ci ha messo in mora per il mancato recupero dei crediti nei confronti degli allevatori, che il tuo Paese se ne infischia, che tutto questo anche agli occhi della Corte sembra essere un obiettivo deliberato del legislatore e dell’intera classe dirigente nazionale che non se la sente proprio di far pagare chi non ha rispettato le regole preferendo allora concedere dilazioni, proroghe, sospensioni, ulteriori accertamenti, per non affrontare il malcontento ingiustificato ma rumoroso di pochi, scommettendo, invece, sul silenzio distratto di molti, “ al fine di alimentare le aspettative dei produttori, tese alla remissione del loro debito”.
Sei stato assalito dallo scoramento oramai quando leggi la pesante reprimenda dei Giudici che probabilmente non si capacitano nemmeno loro di come sia possibile continuare a non tenere conto delle regole che abbiamo scelto deliberatamente di rispettare in ambito internazionale: “ Permane diffusa nella Pubblica amministrazione l’idea che le disposizioni legislative italiane, anche se difformi dalla normativa dell’Unione, pretendano cogente applicazione, nonostante, sul punto,anche per la materia delle quote latte, si sia fatta chiarezza, da tempo, in senso contrario.
Ma ad un certo punto leggi che la Commissione Europea ha stigmatizzato l’ennesimo aiuto di Stato rappresentato dalla concessione di un’ulteriore proroga agli allevatori per il pagamento del loro debito e che “ ..per gli oneri finanziari di tale ulteriore beneficio a favore degli allevatori, quantificati in 5 milioni di euro, si attinge alla quota del fondo esigenze urgenti e indifferibili destinata: al finanziamento di interventi urgenti di riequilibrio socio – economico, sviluppo dei territori, attività di ricerca, assistenza ai malati oncologici e promozione attività sportive, culturali e sociali.”
Basta, non riesco ad andare avanti.
@roccotodero

6 Responses

  1. Antonio De Rinaldis

    Tempo fa mandai un articolo alla redazione che non fu pubblicato e che ripropongo sotto:
    “Il mercato … delle vacche
    La crisi economica che sta attanagliando l’Europa ha molti padri. Primi fra tutti i governi nazionali incapaci di coniugare politiche di bilancio e di crescita, ma anche e soprattutto il “governo” europeo.
    Un esempio? Il mercato delle “vacche” da latte. O se preferite delle “quote latte”.
    Per anni – ed invero per molti anni ancora – il “governo” dell’Europa agricola è vissuto (e vivrà) sull’idea che il mercato interno non andasse liberalizzato ma protetto, creando così una sorta di protezionismo interno che ha distrutto di fatto le capacità produttive dei singoli Stati membri oltre che il merito “produttivo”.
    Certo le intenzioni erano “nobili”, ma il protezionismo non è mai il minore dei mali. Esso si porta dietro e crea problemi ben più grandi.
    La storia economica è ricca di insegnamenti in tal senso. Non da meno quella giudiziaria.
    In merito a questi ultimi oggi si è scoperto che non si sa neanche per quanti anni una mucca produce latte!
    C’è chi dice circa 8 anni e c’è chi dice – come i tecnici dell’Agea (l’Agenzia delle Erogazioni in Agricoltura) – per circa 82 anni!!!
    A sostenerlo è un algoritmo sviluppato dai tecnici dell’Agea per stimare il parco bovino nazionale e per determinare le quote latte.
    Questo algoritmo vale, si stima, 4 miliardi di euro. Tante sono le multe comminate ai produttori di latte vaccino. Vale cioè gran parte degli sforamenti sanzionati e che con un gesto politico contestato e censurato anche a livello europeo sono stati posti a carico della collettività.
    Su questa vicenda sta indagando la Procura di Roma.
    Ma al di là delle verità giudiziarie, l’insegnamento che si può trarre da questa vicenda è sempre lo stesso, se vogliamo unico: il mercato mal si concilia con le sovrastrutture e quando le regole indotte dalle sovrastrutture prendono il sopravvento sulle regole del mercato, questo si ribella e si deprime e ci deprime. Ne valeva la pena?”
    Caro Rocco fermo restando quello che tu scrivi e che non fa una piega, chiediti però come siamo arrivati a quelle multe. non solo per dei furbetti che pure ci saranno stati ma anche per l’alchimia legislativa mista alla burocrazia deviata del nostro Paese. la nostra capacittà produttiva è inferiore ai consumi nazionali così “importiamo” latte dagli altri paesi europei e non solo che utilizziamo per la trasformazione …. perchè quello che produciamo non è sufficiente per il consumo quotidiano … credo che se è stato lo Stato a sbagliare è lui che deve pagare e non gli agricoltori onesti Ciò al netto dei furbi

  2. Francesco_P

    Quello delle quote latte è uno dei mostri europei più clamorosi, una vera e propria macchia protezionistica a favore di Germania e Francia.
    Andrebbero cancellate immediatamente. Per un produttore vessato dalla fiscalità generale le quote latte significano la differenza fra la sopravvivenza e il fallimento.
    A un vero liberista questi provvedimenti protezionistici anti-mercato fanno semplicemente schifo.
    Farsi carico a livello della fiscalità generale per le inadempienze dei singoli è un discorso diverso perché l’iniquità delle quote latte non giustifica il sostegno pubblico all’inadempienza dei produttori. Ma lo Stato non ha altra scelta se non quella di fare il “furbetto” a danno di tutti perché, essendo in torto su troppe questioni, non può richiedere la fine di un’iniquità vergognosa con la necessaria veemenza.

  3. Marco

    è una schifezza, poi ci lamentiamo del “rigore” dell’Europa? ma come pensate che possano continuare a credere alle nostre panzane? ci dovrebbero mettere in amministrazione controllata altro che storie. Se a qualcuno non andava bene entrare in Europa si alzava e lo diceva per tempo. Che in caso di crisi si quotizzino le produzioni già lo si era sperimentato con l’acciaio e a quei tempi a limitarsi furono Tedeschi e Italiani grazie a Prodi quindi chi non gradiva poteva evitare l’ingresso ma i Padani erano filotedeschi e Berlusconi aveva il canale 5 in Francia (grazie all’amicizia del padrino Craxi con Mitterand) e in Spagna (Craxi – Felipe) la DC era amica di Kohl e Adenauer e i comunisti non avevano idee dopo la caduta del muro. Beh signori nemmeno al tavolo del poker si può voler giocare a ramino!
    Renzi è troppo cool per capire la complessità del governo e fuori dal terreno delle battutacce caro a Berlusconi non riesce a cimentarsi; e così sta trasformando il ventennio passato nella parata delle cheers leaders toscane al suo corteo mediatico

  4. Henri Schmit

    è importante parlare di questo problema creato intenzionalmente non tanto spontaneamente e autonomamente dai produttori di latte quanto dal governo dell’epoca (FI-Lega se ricordo bene). Questo è l’illegalità al colmo, cioè commessa, promossa e coperta dal governo della Repubblica!

    E alla fine noi tutti pagheremo per questo tipo di propaganda elettorale dei partiti di governo dell’epoca. Ma vi rendete conto?

    Sbaglia di grosso chi COMMENTANDO QUESTO VALOROSO ARTICOLO discute o contesta le quote latte; è fuori tema.

  5. andrea61

    Quando leggo che le quote latte servono per gonfiare il protafogli a Francia e Germania mi metto a ridere.
    Se il prezzo fosse fatto solo da libero mercato, nessun produttore italiano riuscirebbe ad avvicinarsi ai valori dell’Europa centrosettenionale.
    Basta vedere già ora quanto costa un litro di latte intero in Olanda o Germania e confrontarlo col prezzo del mediocre latte finto-intero italiano.

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