11
Giu
2014

I numeri vanno guardati per quello che sono: per cori e tifo c’è lo stadio

Alcuni dati hanno fatti ieri impennare il barometro dell’ottimismo: la produzione industriale di aprile, il superindice Ocse, i consumi nel primo trimestre. I titoli dei siti e giornali online hanno diffuso ieri e oggi squilli ispirati alla ripresa. Si è aggiunto poi un quarto dato, ben noto, relativo al debito pubblico, con una nota di pessimismo da parte dell’agenzia di rating Standard & Poor’s. Certo, di ottimismo c’è bisogno. E subito il premier dall’Asia ha rilanciato contro i professionisti del pessimismo. Tuttavia osservatori e media non dovrebbero cadere nella trappola dei cori da stadio. I numeri vannio letti e interpretati per quello che sono, non per quello che vorremmo che fossero. Spiace anche osservare che sui social media ormai richiamare alla realtà espone a raffiche di insulti. Ognuno guardi pure le cose come più gli piace, ma è il dovere, non il piacere, che spinge a dire che qualche timido segnale c’è, ma è ancora del tutto fuori luogo intonare peana e marce trionfali. Vediamo i dati uno per uno.

Produzione industriale. Il consenso delle attese era per un andamento della produzione industriale in aprile positivo su marzo per un più 0,4%. Invece il dato congiunturale ha visto un aumento dello 0,7%, e più 1,6% sullo stesso mese 2013. Se andiamo a osservare i settori che se la cavano meglio, troviamo la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo esclusi macchine e impianti (+7,1%), l’industria alimentare, delle bevande e tabacco (+5,8%), e l’automotive (+3,4%). Segni negativi ancora molto forti nella raffinazione di prodotti petroliferi (-8,1%), apparecchiature elettriche e per uso domestico non elettriche (-6,7%), e fornitura di energia (-4,9%).

Tuttavia dobbiamo guardare al dato di aprile senza decontestualizzarlo dal trimestre precedente, dal trascinamento già accumulato sulla crescita attesa nel 2014, e dai punti di partenza del precrisi. Se consideriamo tutti questi aspetti, il più 0,7% congiunturale di produzione industriale di aprile è certo benvenuto, ma occorrono molte altre rondini per far primavera. Ricordate che il primo trimestre del PIL italiano si è chiuso a un meno 0,1% sul precedente e a un meno 0,5% su base annuale precedente, con un effetto tendenziale di trascinamento sul Pil 2014 pari a meno 0,2%. Il che significa che rispetto allo 0,8% di PIl atteso nelle previsioni del governo per il 2014 manca ancora un punto pieno di PIL, da realizzare da aprile in poi. Al dato negativo del primo trimestre ha concorso una prudente diminuzione delle scorte accumulate dalle imprese nel trimestre precedente (nell’ultimo trimestre 2013 l’attività industriale aveva recuperato uno 0,7% sul precedente), dovuta al fatto che le attese di crescita della domanda interna non sono migliorate come ci si attendeva, mentre il commercio mondiale continua a tossicchiare. Ecco perché la produzione industriale ad aprile può iniziare a ricostituire scorte. Ma il punto è quel che verrà dopo. Per maggio, le prime elaborazioni del Centro Studi di Confindustria prevedono una crescita della produzione industriale di nuovo a quota zero, rispetto alla ripresa di aprile. In altre parole continuiamo ad avere un motore che al primo salir di giri ritorna poi verso il basso. E non dimenticate, infine, che compreso il dato positivo di aprile che non si vedeva dal 2011, cioè prima dell’esplosione della seconda fase della crisi, quella del rischi sovrano europeo, restiamo indietro rispetto alla produzione industrial precrisi di aprile 2008 di ben il 23,9%. A questi ritmi servono anni e anni, per recuperare il gap.

Superindice OCSE. L’Italia è stato l’unico paese del G7 a registrare un miglioramento in aprile dell’indicatore elaborato dall’Ocse. E’ salito a 101,6 da 101,4 in marzo. Su base annua l’incremento è del 2,4%, rispetto al +1,05% della Germania. Mentre l’indice scende o sale meno del previsto per Cina, Brasile e Russia, resta stabile negli Stati Uniti, in Germania e in Gran Bretagna, stenta in Giappone. L’Italia è promossa, hanno titolato in molti. Dimenticando quel che accadde nel terzo trimestre 2009: anche allora l’Italia fu in testa come miglioramento del superindice Ocse, ma quel che avvenne dopo ancora non finisce di farci pangere. E’ allora il caso di capire che cosa sia, questo superindice. Il Composite Leading Indicator è una rielaborazione di informazioni qualitative sul futuro, per individuare entro sei-nove mesi l’andamento del PIL e soprattutto il passaggio da ripresa a recessione o viceversa. E’ un indicatore di tendenza, non un metro dell’intensità di ripresa comparata. Per di più, per ogni paese è elaborato sommando indicatori diversi. E di conseguenza le comparazioni devono essere ancora più caute. Per l’Italia, il superindice contiene sei voci, tre relative alle aspettative future (la fiducia delle famiglie e le aspettative delle imprese manifatturiere sulla loro produzione futura e sul loro portafoglio ordini), due dall’Istat (i nuovi ordini al netto delle variazioni del livello dei prezzi e le ragioni di scambio) e uno della Banca d’Italia (il tasso di interesse sul mercato interbancario a tre mesi). Altri Paesi seguono tutt’altri criteri, per esempio la Germania comprende il portafoglio di ordini esteri, la Spagna l’afflusso dei turisti. Ma per quanto questi indicatori futuri siano elementi di costruzione della fiducia, non è affatto detto che poi si avverino. Lo stesso Ocse scrive che«sebbene i segni di espansione siano evidenti in diversi Paesi, devono essere interpretati con cautela. Il miglioramento atteso dell’attività economica, in rapporto al suo livello potenziale di lungo termine, può essere parzialmente attribuito a un decremento di questo stesso livello potenziale di lungo termine stimato e non soltanto al miglioramento dell’attività economica in sé». Cioè a un aumento del CLI positivo può corrispondere dopo 6-9 mesi un andamento del PIL molto più ridotto. E quanto sia ridotto il nostro, lo dicono i dati Istat che abbiamo citato prima.

Consumi. Il dato si commenta da solo. Nel primo trimestre 2014 la spesa delle famiglie residenti ha segna un lievissimo aumento, pressochè impercettibile, pari allo 0,1% rispetto al trimestre precedente. In termini tendenziali, cioè proiettati sul futuro, il dato risulta invece ancora negativo (-0,6%). Il mio consiglio è seguire sempre l’indicatore del commercio elaborato dal centro studi di Confcommercio: ai ritmi attuali di ripresa così asfittici dei consumi, occorrono 11 anni prima di tornare ai livelli del 2007-inizio 2008.

Debito pubblico. Su questo, la nota di S&P non dice davvero nulla di nuovo. Il nostro 134% attuale di debito pubblico rispetto al PIL ha registrato negli anni di crisi il minor incremento dopo la Slovenia, perché noi lo avevamo già al 109% quando entrammo nell’euro e al 116% quando esplose l’eurocrisi, cioè molto più in altro degli altri paesi dell’eurozona. Il punto è che da noi il debito continua a salire, per effetto della bassa crescita nominale – leggi inflazione – e della assente crescita reale. Ecco perché ammonirci sul fatto che l’levato debito «potrebbe bloccare la ripresa per anni» è cosa che la politica italiana dovrebbe sapere bene. Se non abbassiamo la spesa pubblica per tramutarla in sgravi fiscali a impresa e lavoro, credere di abbatterlo a colpi di avanzi primari del 5% del PIL ogni anno per via di strangolamento tributario deprime lo sviluppo e i redditi. Non resta che sperare che Renzi e Padoan lo sappiano a memoria, e si accingano a fare davvero quanto finora è stato promesso.

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5 Responses

  1. roberto

    Egregio, ha perfettamente ragione !
    basta guardare e capire un pò di dati ma non da guru dell’economia ma da casalinga di Voghera per capire che sono bufale.
    Comunque sono d’accordo; il senso critico non è pessimismo ma realismo e basta.
    Purtroppo siamo alla comunicazione di regime con i tifosi schierati e i compagni allineati e coperti.
    Sarò drastico; questo è un paese di mafiosi ma non nel senso storico del fenomemo ma in quello più meschino e mediocre, con i soliti problemi dell’italietta di Sordi: il raccomandato, il commendatore,il professore e tutti i servilismi e paracul…. del caso che anno portato al disastro attuale.
    E siamo alle solite, un’abile comunicatore fotte tutti (Renzi) e quello che lo stato riesci a dire in una situazione di corruzione dilagante decennale con le stesse persone già coinvolte in mani pulite: “la magistratura farà il suo corso ” che cosa vuol dire !! Le cose da fare sono molto pìu semplici ma incisive, e per favore , subito ! Ormai siamo alle cose da fare entro “ieri”.
    Però ho un dubbio epocale: nonostante tutto gli Italiani dormono e votano gli stessi ?! Mah ..mi arrendo e rinuncio a capire.
    Saluti
    RG

  2. adriano

    Gli unici numeri che hanno importanza sono quelli sulla disoccupazione.Ai livelli attuali gli altri sanno di speculazione accademica da iniziati e valgono zero.Come il PIL che naturalmente aumenterà grazie ai nuovi metodi allucinanti di calcolo.Se è con questi mezzucci da basso impero che si crede di superarre la crisi stiamo freschi.Anche se,con l’attuale stagione,non sarebbe male.

  3. paolo

    che Renzi e Padoan capiscano che lo “strangolamento tributario” porta solo disastri è una pia illusione. Nel PD/DC non esiste questo livello di comprensione. Di stamattina infatti la ventilata voce di un aumento (oltre che di benzina ecc) anche del bollo auto per l’anno prossimo.

    Proprio difficile capire ! Malgrado i risultati disastrosi della mostruosa stangata di Monti siano evidenti a tutti

  4. serlio

    tra poco si dovrà pagare la patrimoniale sugli immobili voluta dall’innominabile che porta una iella (a noi) tremenda.
    lo pseudo liberista autore del massacro fiscale + ignobile di sempre impone agli italiani di pagare dei bei soldini solo per il fatto di essere possessori di immobili per alimentare spreco locale e statale. comuni che si lamentano di non avere soldini appaltano servizi esterni a società “vicine” che subappaltano a subappaltatori che a loro loro subappaltano a dei poveri cristi che fanno il lavoro. tutti i passaggi sono pagati dal contribuente e la pa che dovrebbe poi controllare i risultati non fa niente. Purtroppo sono fatti appurati in un piccolo comune affetto da peste rossa.
    a noi invece la imu, le spese di manutenzione ordinaria, straordinaria, tassazione sugli affitti, tasse di registro dei contratti di affitto, la tassazione su affitti non percepiti, spesa di registro all’acquisto e forse non ho finito.
    Mentre l’innominabile sta comodamente seduto in senato retribuito a vita per avere lavorato 16 mesi! mica male!!
    ha fatto un lavoro egregio per conto dei partiti parassiti, PD in prima fila.

  5. Bobsorsi

    Ref. serlio: l’innominabile andrebbe processato per Alto Tradimento. E gli andrebbe confiscata la Laurea in Economia. Sul fatto che esistano ancora i senatori a vita, questo é un’ipocrisia degna di un regime monarchico.

    Ref. Giannino: una persona preparata come Lei non puó essere estraneo alla politica. Ha già espiato le critiche…adesso riparta in umiltà e tenacemente. C’é un vuoto che ha bisogno di essere colmato…e Passera non ha la verginità politica di cui lei dispone.

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