I lavoratori votino a maggioranza, per scioperare nel trasporto pubblico
Ieri, altro venerdì di passione nel trasporto pubblico locale, a Roma e molte altre città italiane. Lo sciopero indetto da un sindacato minore, l’USB, a Roma ha prodotto il fermo di due delle tre linee della metropolitana e una forte riduzione delle corse degli autobus. A Milano lo sciopero non si è tenuto, perché il prefetto ha precettato considerando la concomitanza dell’EXPO. A Torino, per via dell’esposizione della Sindone, è rimbalzato al 24 maggio.
Ma lo stillicidio di scioperi nel trasporto ripropone ormai in maniera non rinviabile una questione che già abbiamo sollevato il 17 aprile scorso, quando l’ira dei passeggeri romani esplose, e dovettero intervenire le forze dell’ordine. Occorre una nuova legge sul diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali. Il ministro Delrio, proprio intervistato dal Messaggero, disse che il governo ci stava pensando. Bene, ora è il momento di passare dalla riflessione ai fatti. Quel che non si può credere, è che i limiti a scioperi proclamati a raffica da sigle sindacali di bassa e bassissima rappresentatività possano essere identificati solo se in una grande città si tiene l’EXPO, l’ostensione della Sindone, o prossimamente a Roma il Giubileo. Liberiamoci da questa ipocrisia. Il diritto dei cittadini, dei lavoratori e dei turisti va meglio salvaguardato sempre, perché oggi e da anni non lo è, rispetto alla tutela che va garantita al diritto di sciopero. Anzi, diciamola tutta: Roma non ha proprio bisogno del Giubileo, per essere salvaguardata meglio ogni giorno. Il peso che porta per le mille manifestazioni annuali che si tengono a Roma perché è la Capitale, l’afflusso costante per la presenza del Vaticano e del papa, tutto ciò basta e avanza perché a Roma – ma vale per tutta Italia – una normativa più equilibrata tuteli meglio la continuità e regolarità del servizio pubblico.
Abbiamo già spiegato ai nostri lettori che in materia di sciopero nei servizi pubblici essenziali abbiamo una legge di fine anni Novanta, emendata successivamente, che insieme agli accordi tra sindacati e imprese di trasporto fissa dei limiti sulle fasce di garanzia da offrire al pubblico, sui tempi minimi di preavviso, e sulle procedure di “raffreddamento” conciliativo delle vertenze. In Italia, per via di quella legge, non sarebbero possibili gli scioperi a oltranza del settore pubblico che avvengono annualmente in Francia, o quello di sette giorni che ha bloccato le ferrovie la settimana scorsa in Germania.
Però quella legge, e gli accordi bilaterali tra sindacati e imprese di trasporto, nulla dicono della rappresentanza minima dei sindacati e-o della necessità di far votare preventivamente i lavoratori, superando nel referendum una certa soglia di consenso, per poter indire uno sciopero. E’ questo il punto più delicato che occorre finalmente affrontare. Sappiamo bene che il governo ha in corso con i sindacati uno scontro diretto su molti temi, a cominciare dalla scuola. Ma non è una buona ragione per non mettere mano a quest’altra questione fondamentale: quali nuove regole porre, perché ogni venerdì di ogni settimana un sindacato minore non firmatario degli accordi con le aziende non s’inventi uno sciopero dei trasporti?
Offriamo qualche spunto di riflessione. L’industria privata, insieme a Cgil, Cisl e Uil, hanno firmato a gennaio 2014, dopo 3 anni di confronto, un protocollo interconfederale che fissa con precisione le soglie sopra le quali ci si siede ai tavoli contrattuali nazionali e aziendali, si firmano accordi che a quel punto sono validi ed esigibili erga omnes, e si ha diritto a godere dei diritti sindacali. E’ un meccanismo di cui siamo – a un anno di distanza – all’inizio della fase attuativa, perché spetta all’INPS procedere alla verifica della rappresentanza sindacale, controllando sia gli iscritti dichiarati sia i voti raccolti nelle rappresentanze unitarie aziendali, votate dai lavoratori. Si prevede che gli accordi siano validi a seconda che siano approvati dalle rappresentante aziendali dove sono solo i delegati sindacali, e dove a quel punto basta la maggioranza delle sigle più rappresentative, o se invece approvati dalle RSU serve anche la maggioranza dei voti dei lavoratori.
Sono regole che varranno solo in una parte, sia pur molto importante, dell’economia privata italiana. Ma sono da estendere al pubblico. Anche perché le municipalizzate come l’Atac a Roma o l’ATM a Milano hanno contratti “privati”, non pubblici. Per capirci: l’USB non si riconosce né nelle intese firmate da Cgil, Cisl e Uil con l’Atac a Roma, né analogamente in quelle sottoscritte con ATM a Milano. Ma se valessero nel trasporto locale le regole di rappresentanza accettate dal sindacato nell’industria, le intese sarebbero pienamente valide ed esigibili senza che sigle minoritarie non firmatarie potessero disconoscerle.
Cosa ancor più delicata è fissare delle soglie certe di rappresentanza sindacale non per siglare intese e contratti, ma per indire scioperi. Mentre la materia contrattuale vede in campo la tutela dei lavoratori e quella delle aziende, nel caso degli scioperi va tutelato anche l’interesse pubblico, quello dei passeggeri nel trasporto pubblico, e degli utenti in generale nei servizi pubblici essenziali. In questo caso, il governo dovrà riflettere attentamente. Non solo per evitare nuovi scontri con il sindacato.
La giurisprudenza della Corte costituzionale è unanime, nel ritenere il diritto di sciopero come prerogativa del singolo lavoratore, non devoluta alla mera decisione della rappresentanza sindacale. Ci sono stati casi in passato di scioperi promossi dal basso attraverso sms nei confronti dei quali ogni intervento di precetto risultò impossibile, proprio perché la giurisprudenza riconosce che l’esercizio della tutela costituzionale dello sciopero si intesta a ogni singolo lavoratore.
Veda dunque il governo, quale soglia minima di rappresentanza sindacale è necessaria per indire uno sciopero nei trasporti pubblici. Ma dovrà pressoché obbligatoriamente prevedere che siano gli stessi lavoratori, a pronunciarsi preventivamente. Sappiamo di dire una cosa che ai sindacati non piace, ma nel trasporto pubblico occorrerebbe per noi più del 50% dei voti, visti i danni che s’infliggono ai cittadini, e all’economia dell’intero Paese.
Non vogliamo illuderci. Può essere benissimo che il governo scelga soglie più basse. Ma il punto di fondo è un altro. Regole nuove servono. Questo capitolo va aperto. Basta con la guerra tra sigle sindacali – questo sono, gli scioperi delle piccole sigle contro le grandi, per mostrare di aver più seguito – combattute ai danni di Roma e dell’intera comunità nazionale.
Io sono assolutamente contrario a questa impostazione! Per me qualsiasi dipendente pubblico non dovrebbe avere il diritto di sciopero. Esattamente come per i militari (ce li vedete che scioperano durante una missione?).
Se gli va bene è cosi altrimenti che si trovino un altro lavoro sul libero mercato!
PS Ovviamente è una modifica che io introdurrei negli altri paesi normali, tipo l’Inghilterra. L’Italia è una via si mezzo tra Cuba e la Francia quindi è inutile anche discutere di queste cose… l’unica cosa da fare è emigrare!
Caro Giannino, non le nascondo che pur condividendo solo parzialmente le sue prese di posizione su molte materie, nutrivo un considerevole rispetto e simpatia nei suoi confronti fin da quando decise di scendere in politica (per il profilo “onesto” del suo programma politico) e anche dopo la sua rinuncia per i motivi che conosciamo (secondo me coerentemente, virtù abbastanza rara).
Condividevo anche alcune sue battaglie contro lo stato ladrone (anche se con toni a volte eccessivi) ma soprattutto il suo profilo non “servile” nei confronti del potente di turno….. Spesso, per quanto sopra premesso e per la sua abile dialettica, ho pensato che fosse una persona abbastanza colta o, quantomeno, che si informa adeguatamente prima di parlare di un argomento. Stavolta però mi è caduto veramente in basso: la superficialità con cui ha affrontato questo argomento è disarmante, denuncia una ignoranza in materia veramente palese, ma fin qui niente male perché non si può sapere tutto, ma almeno ci si deve informare prima di fare congetture o proposte fuori dal mondo!! Ho cercato anche l’audio della sua trasmissione sperando in qualcosa di meglio, ma inutilmente purtroppo, l’impostazione e la disinformazione è stata disarmante !!
Come solo vagamente accennato dal suo invitato, grazie ai nostri Padri Costituenti (ai quali non finirò mai di esternare la mia gratitudine), il diritto di sciopero è del singolo lavoratore !!! Capisco che oramai stia passando sempre più la concezione che il lavoratore sia una bestia da soma o semplicemente una risorsa da sfruttare e da gettare alla stregua di una macchina utensile quando non più utile o quando non garantisce più la produttività attesa, ma questa resta una concezione medioevale !!
Lei accenna all’esigenza di avere una legge sulla rappresentanza: MAGARI dico io !!!! Ma per i motivi esattamente opposti ai suoi: la Costituzione (sia sempre benedetta!!) impedirebbe non solo la legge da padrone delle ferriere a cui lei aspira, ma abolirebbe certi aspetti palesemente incostituzionali che hanno gli accordi interconfederali vigenti sulla rappresentanza !! Vuole qualche esempio? La riserva del 30% dei posti nelle rappresentanze sindacali riservate ai sindacati confederali (si figuri se oltre a decidere i candidati, i partiti politici si riservassero un terzo del parlamento per diritto divino, democratico vero ?); la libertà delle aziende di concedere “montagne” di permessi e di agibilità sindacali (assemblee, cogestioni, rimborsi etc) ai sindacati a lei graditi in barba alla legge contro i sindacati gialli (come se in parlamento fossero elargiti i rimborsi elettorali solo ai partiti maggiori e potessero solo loro partecipare agli organi di controllo, alle commissioni etc…); la libertà delle aziende di chiamare (e firmare) chi desiderano alle trattative aziendali, questo comporta che un sindacato scomodo seppure più rappresentativo di tutti gli altri può essere escluso dalle trattative, democratico anche questo, vero ?
Poi ora c’è anche l’accordo interconfederale a cui faceva riferimento che introduce altre pillole di libertà non di poco conto, ma non voglio addentrarmi oltre. Insomma, magari ci fosse una legge sulla rappresentanza !!! Ma non nutro molte speranze perché alla sua confindustria limiterebbe il potere discrezionale, quindi…..
Clamoroso (anche se non il primo, né ultimo) il suo stupore sul fatto che uno sciopero indetto da un piccolo sindacato possa bloccare un impresa o un servizio: MI PREGIO DI INFORMARLA che chi ferma un azienda o un servizio SONO I LAVORATORI !!! E anche qui GRAZIE A DIO !!! Perché è l’unica manifestazione democratica che ha il lavoratore per dimostrare il suo dissenso !! (o preferisce la violenza?) Le ricordo che il lavoratore rinuncia a giornate di lavoro e a parti cospicue del suo stipendio, spesso e volentieri per chiedere aumenti largamente inferiori a quello cui rinuncia o, sempre più spesso, “solo” per ambienti di lavoro più salubri, turni più “umani” e/o maggiore sicurezza negli ambienti di lavoro ! Devo ricordarle che abbiamo il record dei paesi cosiddetti “civilizzati” per gli infortuni e le morti sul lavoro???????
Perciò se uno sciopero indetto da un sindacato poco rappresentativo ha una grossa adesione, significa che ha colto nel segno sui bisogni e sulle rivendicazioni dei lavoratori, quindi bravo sindacato ! Piuttosto il mio dubbio invece è sui sindacati maggioritari, stanno diventando la brutta copia dei partiti politici, lontani dai bisogni della gente ???
Ma che proposta è poi quella della consultazione preventiva di uno sciopero ? Io anche se non volessi fare uno sciopero, non negherei mai a qualcun altro di poterlo fare e se la maggioranza dei lavoratori blocca un servizio vincerebbe anche il referendum, qual è il vero scopo ? Rallentarne l’indizione ? Comunque sarebbe un problema di agibilità anche per le aziende perché dopo dovrebbero permettere lo svolgimento del referendum tutte le volte e con esito per lei inutile: se pochi lo volessero fare, poco sarebbe il disagio risparmiato, viceversa non potrebbe fermarlo e avrebbe il blocco tanto ostacolato !! mah ???
L’interesse pubblico sempre invocato nei servizi pubblici essenziali è ancora da lei citato per proporre l’amenità della rappresentanza minima per indire gli scioperi: anche qui ci viene in soccorso la Costituzione (ancora Grazie!!) per dire che non può esistere una cosa del genere visto che tale diritto è in capo al lavoratore, ancor prima che al sindacato; infatti grazie a i nostri benemeriti Padri, è possibile indire uno sciopero direttamente dai lavoratori !!! Ma lei ricorda che al tempo dei fasci c’era un solo sindacato ufficiale che non faceva MAI sciopero ?? Vuole questo ??
Togliamo poi dalla testa delle persone che sanno ragionare la bufala dell’interesse pubblico, che è solo una manfrina per limitare il diritto di sciopero: perché mai altrimenti deve essere tutelato il pendolare e non la vecchina che, fuori dagli orari garantiti, vuole ad esempio andare all’ospedale per un’analisi o una visita o semplicemente andare a fare la spesa ? Sapesse poi quanti aneddoti contraddittori potrei raccontarle… ! Infatti in un paese più “normale” come la Germania non esiste una limitazione del genere…
A questo punto si è veramente superato: quando ha fatto l’esempio della Germania accennando che hanno bloccato per una settimana i trasporti ribadendo che da noi non sarebbe stato possibile (quindi la nostra legislazione è più restrittiva), per poi auspicare di recepire quel che da loro è solo un progetto di legge che limita l’azione sindacale; quindi riconosce che siamo meno garantisti nel diritto del lavoro ma vuol ugualmente prendere ad esempio l’unico aspetto peggiorativo (tra l’altro neppure vigente e a probabile bocciatura della corte suprema tedesca) di una legislazione che è migliore della nostra !!??
Straordinario salto triplo carpiato con avvitamento destrorso !! Siccome io penso che lei sia una persona intelligente, questo significa che il suo auspicio è quello di vivere in un mondo del lavoro di stile FASCISTA (o comunista totalitario, tanto, che differenza c’è ?), complimenti davvero…. Per uno che porta avanti il liberismo sfrenato senza alcuna limitazione al diritto di impresa, una tale concezione nel mondo del lavoro mi stupisce e mi delude profondamente, soprattutto perché palesemente contraddittorio: quando avrà fatto pace al suo interno su queste clamorose contraddizioni, riuscirà a convincermi che sbaglio ?
Inutile dire che a questo punto mi viene meno la considerazione che avevo sulla attendibilità e onestà del suo intero operare, peccato davvero.
Distinti saluti
Stefano