I costi di Alitalia
Lo scorso 7 Ottobre si è tenuto a Milano il BizTravelForum 2009, un evento molto importante nel settore dei viaggi d’affari.
Oltre al Ministro Michela Vittoria Brambilla, era presente Rocco Sabelli, amministratore delegato di Alitalia. Una cifra mi ha molto colpito nel suo corso del suo intervento: 7 centesimi di euro per il CASK, cioè il costo per posto chilometro offerto. Questo dato è estremamente importante per le compagnie aeree perché indica quanto costa al vettore ogni chilometro volato da un sedile vuoto.
Questo articolo non vuole esaminare il dato dei ricavi, della caduta dello yield e delle restrizioni alla concorrenza che il Governo ha permesso con la legge 166 del 2008. Di questi argomenti già ho trattato antecedentemente così come della privatizzazione infinita.
Il dato dei sette centesimi è molto importante poiché nel piano industriale detto “Piano Fenice” era previsto essere pari a 8,6 centesimi escludendo il noleggio degli aeromobili (costo non trascurabile). Il dato complessivo di CASK per il “Piano Fenice” era pari a circa 9,3 centesimi di euro.
È quindi da comprendere se il dato evidenziato nel corso della relazione da parte dell’amministratore delegato di Alitalia è pari a sette o sette e qualche cosa e a cosa si riferisce (con o senza noleggio degli aeromobili). È importante precisare perché la differenza potrebbe essere dell’ordine del 10/20 per cento.
Un’altra precisazione necessaria è il periodo al quale si riferisce il dato; nel settore aereo il CASK varia in funzione del periodo di riferimento.
Questo dato comunque non è eccessivamente distante dalle compagnie low cost e la differenza rispetto al Piano Fenice deriva principalmente da due fattori. In primo luogo il prezzo del petrolio che potrebbe aver fatto risparmiare diverse centinaia di milioni di euro. Già alcuni mesi si prospettava un risparmio di 400 milioni di euro rispetto al piano di rilancio di Banca Intesa.
Con il mantenersi del prezzo del petrolio ai livelli attuali e avendo la compagnia già coperto l’intero anno, probabilmente il risparmio è stato anche superiore a quello prospettato e i costi legati al carburante da circa 1,2 miliardi a 600 milioni di euro. Tale differenza pari a 600 milioni equivale a circa 1,25 centesimi di euro per il valore di CASK.
È bene quindi sapere se il punto di partenza era 9,3 o 8,6 centesimi per fare un confronto accettabile. Sottraendo i risparmi legati al carburante, si ottiene un valore di CASK compreso tra 7,3 e 8 centesimi di euro, non distante da quanto dichiarato da Alitalia. Certo il contratto flessibile ai lavoratori Alitalia potrebbe aver apportato ulteriori risparmi per qualche decina di milioni di euro l’anno, ma il valore di costo legato ai salari già non era elevato.
I sette centesimi di euro non si distanziano troppo dal dato di Easyjet che fa volare i propri aeromobili con un CASK inferiore ai 5,5 centesimi di euro. Il dato di Ryanair è invece più distante perché la compagnia irlandese ha un CASK inferiore ai 4 centesimi di euro.
Certo i costi non sono tutto nel trasporto aereo, ma sono importanti. La compagnia italiana potrebbe competere con le low cost solamente se fosse in grado di garantire un servizio migliore che giustifica la differenza di prezzo.
Non sarà facile competere con le due principali low cost che si stanno rafforzando nel mercato italiano e che hanno un livello di costo ancora inferiore alla compagnia di bandiera.
I sette centesimi sono un dato positivo per Alitalia, ma bisogna tenere conto che il dato considera anche i voli intercontinentali che hanno per loro natura un CASK inferiore.
Anche con un valore più basso del previsto, i prossimi sei mesi non saranno facili per Alitalia, perché la caduta dei ricavi è maggiore della riduzione dei costi. Il futuro della compagnia è totalmente dipendente da quando la crisi del trasporto aereo avrà termine.
forse nel CASK c’è detratto il costo africano ?
🙂